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Autore: UsaSama    24/07/2013    5 recensioni
Shiho Miyano, conosciuta come Ai Haibara, ha finalmente ultimato il suo antidoto, e senza pensarci lo ha dato al suo amico nonché famoso detective Conan Edogawa, conosciuto da tutti come Shinichi Kudo. Questa sarà una decisione dolorosa per la ragazza, ma mai quanto quello che sta per attenderla.
Shiho Miyano dovrà affrontare qualcosa di molto più grande che un semplice addio (o forse, meglio dire, arrivederci?). Dovrà riuscire ad affrontare la sua paura più grande, nascosta nella notte nera nel suo cuore. E per farlo dovrà affrontare colui che la identifica come "la rosa rossa".
{ConanxAi/ShinichixShiho e GinxSherry}
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black night is not right, 
I don't feel so bright, 
I don't care to sit tight. 
Maybe i'll find on the way down the line 
that i'm free, free to be me. 
Black night is a long way from home.

{Black Night, Deep Purple}

 


~ Black Night, Red Rose ×
 

Capitolo 1
L
a Soluzione

 
Lavorava giorno e notte, incessantemente. Doveva riuscire a concludere qualcosa avendo solo quella pillola rossa e bianca. Ricavare gli ingredienti, le singole parti, che componevano un veleno letale non era poi tanto un’impresa semplice. Le occhiaie dipinte sul suo volto, gli occhi arrossati e lucidi per la stanchezza, i capelli ramati sudati per via del caldo estivo che stava pian piano prendendo piede a Tokyo, e davanti a lei, nell’oscurità totale, la luce dello schermo del computer sul quale lavorava incessantemente da giorni.

Ormai le vacanze estive erano iniziate, e per Ai Haibara non erano mai state più indaffarate.  Smanettava davanti a quel maledetto computer, premendo i tasti per cercare una soluzione efficace al problema che lei stessa aveva creato.  Il rimpicciolimento suo e del suo amico (o forse qualcosa di più?) Conan Edogawa non era decisamente nei suoi piani. Ma, come si suole dire, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Lei però non lo faceva per sé stessa, quanto più per il suo grandissimo amico per fare in modo che tornasse dalla ragazza che lui ama, Ran Mouri. Haibara capiva esattamente il motivo per cui lui la amava: bella, dolce, molto gentile e disponibile con tutti. Assomigliava un sacco alla sorella che le era stata portata via dalle stesse persone con le quali lavorava due anni prima.

Nonostante non volesse assumere l’antidoto, Conan l’aveva costretta a farlo, anche perché poi avrebbe voluto affrontare l’Organizzazione, e quindi lei avrebbe dovuto dargli delle dritte su come riuscire a entrare nelle loro menti contorte. D’altronde, lei c’era stata dentro, e alcuni membri li conosceva benissimo, specialmente quel membro. Capelli color platino, occhi verdi glaciali, fermi, come se volessero cancellarti dalla faccia della terra, Gin era sicuramente il più spietato degli assassini presenti nell’Organizzazione. Il suo volto e le sue gesta, i suoi abiti e le sue parole percuotevano la piccola Ai, altresì da lui chiamata “Sherry”, anche nei suoi sogni più intimi, costringendola a svegliarsi sempre di soprassalto e ad andare a prendersi un calmante.

Sapeva che presto i suoi nervi avrebbero ceduto.

Quasi non ne poteva più delle notti insonni, non ne poteva più del continuo svegliarsi che faceva, non ne poteva più anche solo di vedere tutti i giorni la luce dell’alba che faceva capolino nella sua stanza, la quale le faceva capire che un altro giorno era stato buttato via. Un altro giorno gettato al vento, senza concludere niente di niente.

Odiava tutto questo.

Decise di chiudere il computer portatile e di riposare almeno gli occhi, i quali stavano quasi lacrimando. Sapeva che ormai era inutile continuare ancora per quel giorno, anche perché le sarebbe venuto un esaurimento tale da mandarla in un ospedale psichiatrico. Anche se, in un certo senso, secondo lei ne avrebbe avuto bisogno.

Non sapeva più cosa pensare. Non riusciva a capire come mai ogni volta che sognava Conan, immancabilmente arrivasse anche Gin. I sogni erano bene o male sempre quelli: lei e Conan che passeggiavano tranquilli (a volte mano nella mano) e Gin che arrivava, picchiava Conan, rendendolo innocuo, e prendeva lei, la torturava, la violentava, e infine la uccideva. E a quel punto si svegliava, madida di sudore, con le lacrime che, nolenti, si apprestavano a rigarle la guancia.

Si era finalmente sdraiata nel letto, l’avambraccio posto sopra i suoi occhi, e il respiro lento, misurato. Il ticchettio dell’orologio che scandiva inesorabile il tempo, e il sole che pian piano si ergeva per un nuovo giorno. L’afa estiva però rimaneva, e la ragazza continuava a rendersi conto che serviva un ventilatore, soprattutto perché doveva lavorare in quell’angolino senza nemmeno un briciolo di corrente d’aria.
Se non sarebbe morta di pazzia, sicuramente lo sarebbe di asfissia.

Ad un tratto, sprofondò nel solito incubo. Lei che camminava, stavolta mano nella mano, con Conan. Gin, la sua pistola, la sua sigaretta. Uno sparo, Conan per terra esangue. Gin, la mano che la afferrava e la sbatteva contro il muro. Gin, la violenza. Gin, la pistola, la sua sigaretta. Uno sparo, e il risveglio.

Sembrava che si fosse addormentata da poco, e invece erano già le nove del mattino. Si alzò con gran fatica dal letto, trascinò i piedi fino alla cucina e si mise a preparare la colazione, mentre il Dottor Hiroshi Agasa scendeva le scale con un grande sbadiglio. Si stropicciò gli occhi, e poi notò la figuretta che si era messa ai fornelli:«Buongiorno Ai!»

«Salve, dottore.»

«Oh, vedo che nemmeno stanotte hai dormito molto. Sempre concentrata su quel farmaco?!» domandò lui, prendendo posto al tavolo.

«Purtroppo ha indovinato. Più mi scervello, meno capisco come fare per ritornare indietro. Come ho fatto a ricordarmi parte della formula che lo compone, non lo so nemmeno io...» si appoggiò al tavolo, mentre osservava il cibo che si cuoceva:«È... Frustrante, davvero. Vorrei capire come riuscire a estrarre ogni singolo elemento del farmaco... Ma per farlo avrei bisogno del computer dell’Organizzazione!» si grattò gli occhi, per poi andare a controllare nuovamente il cibo sul fuoco.

«Scusa, Ai, ma penso che tu ce l’abbia già il computer dell’Organizzazione...» fece il dottore, sorridendo in maniera soddisfatta.

«Co..? Dottore, direi proprio che non lo ho, dal momento che, se l’avessi, avrei già ultimato il farmaco da un secolo!» disse, mettendo nel piatto la colazione, per poi sedersi al tavolo.

«Sì, ma... Insomma, pensavo fossi più intelligente da arrivarci da sola, a quello che voglio dire.»

Ci fu un attimo di silenzio, in cui si poteva sentire il cervello di Ai che lavorava e cercava di elaborare la frase. Poi le venne in mente una cosa, e si sbatté forte una mano in testa per non averla pensata prima:«Ma certo!!! Devo cercare semplicemente di entrare nel loro computer! Spero solo di farcela...»
«Vedo che alla fine ce l’hai fatta a capire quello che volevo dirti.»  esclamò soddisfatto il dottor Agasa, mentre mangiava le sue frittelle:«Prima di andare a lavorare di nuovo, fai colazione, oggi ci penso io a cucinare per te.»

«Grazie, grazie davvero! Ha trovato la soluzione ideale al mio problema!» sorrise. Era contenta di avere con sé quella specie di padre che era il dottore, e gli sarebbe stata sempre grata per averla accolta in casa sua e averla trattata come una figlia.

«Dovere, cara Ai, dovere.»

Finita la colazione, Ai scese le scale a rotta di collo e si mise dietro a tentare di eludere il computer dell’Organizzazione. Sperava di potercela fare nel minor tempo possibile, anche perché non ne poteva più di lavorare per ore ed ore, per notti e giorni interi davanti a quella postazione, solo e unicamente per la soluzione di un farmaco al quale aveva lavorato lei stessa.

Ce la doveva fare. Se non per lei, almeno per lui.


×××
Angolo dell'Autrice

Buonasera a tutti quanti! Sono di ritorno! Io sono UsaSama, e sono l'autrice di questa fan fiction!
Il primo capitolo spero vi piaccia, non è niente di che, ma almeno è già qualcosa. 
Comunque, essendo il compleanno di una mia cara amica, questo capitolo lo dedico a lei! Augurissimi Jè!
Spero commenterai!
Ora però vado a letto, il sonno si fa sentire! *zzz*
Grazie per avermi letto e buonanotte!
UsaSama

  
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