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Autore: Deb    24/07/2013    2 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Così sia
Capitolo XI


Da un po' di giorni, Merlin si sentiva più libero, come svuotato di tutta la frustrazione e l'ansia che aveva provato nei mesi precedenti.
Finalmente aveva accettato il ritorno di Arthur e non aveva più paura di perderlo improvvisamente.
Non provava più il senso di colpa per non essere riuscito a salvarlo in tempo, non poteva più struggersi e non lo voleva.
Le cose sarebbero potute andare diversamente, ma non aveva senso chiedersi continuamente come.
Avevano seguito quella strada, non sarebbero mai potuti tornare indietro per modificarla, quindi Merlin non si doveva più perdere nei pensieri di una vita alternativa.
Inoltre, doveva ammettere che a volte i sogni che faceva Arthur erano alquanto utili. Lui non era abituato a conoscere prima il futuro, e non sapeva quanto ciò potesse essere un dono, come una maledizione.
Nei giorni precedenti, erano riusciti a fermare un gruppo di briganti che stavano per attaccare un carro pieno di armi diretto verso Camelot.
Arthur l'aveva sognato ed aveva deciso di coglierli di sorpresa.
Non sempre i suoi sogni erano così chiari, spesso dovevano essere interpretati e a Merlin era toccato quel lavoro.
Non sempre lo stregone era certo che le sue spiegazioni fossero giuste, come quando Arthur aveva sognato Morgana. Poteva lui essere sicuro che effettivamente non avrebbe fatto ritorno?
Merlin sentiva che nel mondo magico le acque si stavano agitando. Sentiva vibrare la magia nell'aria e sapeva che, per il momento, non avrebbe potuto fare nulla.
In quel momento, stava seguendo Arthur per il castello, gli doveva far vedere la sua nuova stanza e Merlin si domandava dove fosse.
Imboccarono il corridoio che portava alle stanze del re e Merlin non poté fare a meno di aggrottare la fronte.
«Siamo arrivati», annunciò il sovrano fermandosi davanti ad una porta.
«Ne siete sicuro?», domandò Merlin perplesso.
«Certo».
«Ma... questa è la vostra stanza», affermò il mago che conosceva dannatamente bene tutte le dimore del re.
Arthur spalancò la porta e, una volta entrati, Merlin notò come fosse cambiata la camera.
Vi era un letto a due piazze nel mezzo, una libreria, ancora vuota, lungo tutto il lato destro del muro e un armadio per i vestiti.
Precedentemente, quella stanza veniva usata da Arthur per rimanere da solo a leggere o a pensare, ora era diventata la sua camera. Il suo appartamento.
«E, guarda, Merlin!», esclamò tutto eccitato il re, aprendo una porta che era posta sulla loro sinistra, «ogni qualvolta urlerò il tuo nome, potrai arrivare in tre secondi nella mia stanza».
«Eccola, la fregatura», aggiunse Merlin sarcastico.
«Dai, Merlin, almeno non devo correre in tunica da notte nell'appartamento di Gaius ogni volta che ho un sogno che non comprendo, sarà tutto più veloce e privato».
Il suo ragionamento non faceva una piega, non sapeva però che, probabilmente, tutto quello avrebbe fomentato ancora di più i pettegolezzi dei suoi sudditi che, ovviamente, lui non aveva ancora udito.
Merlin aveva sentito persino Percival e Leon discutere di quanto fosse strano il comportamento del re, di quanto si fosse affezionato, fin troppo, del proprio ex servo. Loro erano giunti alla conclusione che si comportava in tale maniera perché Merlin era riuscito a salvargli la vita e che si sarebbe sentito debitore a vita.

Non essere più il servo personale di Arthur avrebbe dovuto aiutarlo nel rifiutare, cortesemente, di non accompagnarlo a caccia.
Merlin, però, non era riuscito a dirgli di no quando, quella stessa mattina, Arthur era entrato nella sua camera, senza bussare e con solo addosso i pantaloni del pigiama.
«Merlin, oggi andremo a caccia!», aveva esclamato con il suo fare da asino reale.
Lo stregone, che ancora era a letto perché se lo poteva permettere, aveva mugugnato qualcosa e alzato una mano nell’aria per scacciarlo.
«Ci credo che arrivavi sempre tardi, dormiglione!» Urlò, con il suo solito modo di fare educato, spogliò Merlin dalle proprie coperte, facendogli venire un brivido.
«Grazie, Arthur, per l’offerta, ma mi vedo costretto a rifiutare», affermò con voce assonnata il mago, mettendosi seduto con la schiena appoggiata alla sponda del letto.
«Non puoi rifiutarti».
«Posso eccome, ora», aveva risposto con prontezza, «non mi è mai piaciuta la caccia, quindi se posso evitarla, la evito. Ripeto, grazie per l’invito, ma mi vedo costretto a declinare».
I suoi occhi cambiarono colore e la legna nel camino cominciò a bruciare, Arthur era sobbalzato, come accadeva ogni qualvolta lui usasse qualsiasi incantesimo, anche il più futile.
«È un ordine, Merlin», insistette il sovrano.
Sbuffò, «per favore, Sire».
«Mi spiace, ma devi esserci! Non ho ancora un valletto, ne farai tu le veci, per oggi», continuò a parlare il biondo con fare offeso.
«Non sono più un servo, perché dovrei…».
Arthur non gli fece finire di formulare la frase, «se vuoi posso indire il consiglio e toglierti il tuo titolo. Non ci metto nulla, sono il re, Merlin, e voglio che tu venga a caccia».
Lui sbuffò e scese dal letto.
In fondo aveva ragione, era lui il re e se lo voleva a caccia ci sarebbe dovuto andare.
«Avete vinto», affermò sconfitto Merlin osservando il sorriso vittorioso del suo re.
«Perfetto, bene. Ora… preparami tutto l’occorrente e, per favore, non dimenticarti nulla».
Così, Merlin si era ritrovato a seguire il suo sovrano per il bosco, in allerta e con tutto il materiale – ultra-pesante – sulle sue spalle.
Quant’era durata la sua vacanza? Un mese circa.

Era ormai trascorsa mezza giornata ed erano riusciti a catturare soltanto due conigli.
«Fermiamoci qui», aveva detto il sovrano. «Merlin, prepara il pranzo e abbevera i cavalli», ordinò poi senza guardarlo nemmeno in volto.
«Sarà fatto, Sire», rispose lui con uno sbuffo.
«E non lamentarti!» Urlò allora Arthur mentre raggiungeva gli altri cavalieri.
Era la prima battuta di caccia di Sir Itys, Sir Logan e Sir Fionnghal, ma si erano integrati con Leon e Percival in maniera eccelsa e già scherzavano tutti insieme.
Ovviamente, il tema delle risa era proprio lui: Merlin. E, come sempre, a cominciare era stato quell’asino reale di Arthur.
Se con una magia gli avesse fatto calare le braghe, sarebbe stato mandato alla gogna o, peggio, a morte?
Di certo non poteva mancargli di rispetto, non davanti ai nuovi cavalieri. Cosa avrebbero pensato? Che il re non era abbastanza autoritario da riuscir a tenere in riga il proprio consigliere.
Merlin decise, allora, di lasciar correre, per il momento.
«È pronto, Sire», annunciò il moro a gran voce.
«Alla fine, è utile utilizzare la magia, non abbiamo dovuto attendere nemmeno cinque minuti per mangiare», esclamò Logan addentando un pezzo di coniglio.
«Se utilizzata a fin di bene», aggiunse Leon, «tu non hai visto Morgana»
«Morgana ormai è acqua passata, Leon, non ci pensare», rispose Arthur troncando il discorso. Merlin lo guardò, sapeva che non gli piaceva parlare della sorellastra, voleva che quei ricordi fossero confinati in fondo alla mente.
Quel periodo era passato e finalmente c’era la pace, Arthur voleva giustamente godersela.
«Dio santissimo!», urlò il re sputando ciò che aveva appena messo in bocca e bevendo, tutto d’un fiato, l’acqua.
«Qualcosa non va, Sire?», chiese Merlin con finto fare preoccupato.
«Tu, dannato! Che diavolo ci hai messo qui dentro? E togliti quel sorrisino dalla faccia o ti mando alla gogna non appena torniamo!», Arthur si sporse verso di lui e gli diede un colpetto sulla nuca.
Il mago non poté fare a meno di ridere, insieme a tutti gli altri.
Si stava divertendo alla fine.
Forse Arthur aveva fatto bene ad insistere tanto a volerlo con lui, e, se doveva essere del tutto sincero, non gli dispiaceva nemmeno di dover lavorare come suo valletto. In fondo, quel compito non gli era mai pesato in passato – se non in alcune occasioni – e di certo non lo odiava ora.

---


Buongiorno! Scusatemi, ma sono di corsa. Volevo comunque aggiornare :D
Merlin purtroppo non è riuscito a prolungare la sua vacanza, anzi… Arthur ormai l’ha ripreso nelle veci di valletto! Non riesci a trovare un valletto? Riprendi il vecchio che è anche il tuo consigliere e stregone di corte! :P
Mi chiedo quanto prenda di salario xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Mancano sei capitoli alla fine! T_T Spero che la fic non vi deluda!
Baci
Deb

Spoiler prossimo capitolo:
Merlin non aveva mai abbassato il suo stato d’allerta fino a quel momento.
Era così tranquillo, con Arthur e gli altri cavalieri, che era stato uno stolto ed aveva abbassato le proprie barriere.
Non aveva ascoltato la terra che lo circondava, non aveva previsto quell’attacco.
«Saresti il più forte stregone del mondo, eh, Merlin?!»
   
 
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