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Autore: Chilemex    24/07/2013    2 recensioni
[Crossover Fire Emblem Awakening~Fire Emblem Radiant Dawn]
Il gruppo dei Pastori al completo, capitanati come sempre da Chrom, incontreranno, in una giornata apparentemente normale, un personaggio alquanto particolare. Si tratta di qualcuno che dichiara di essere un Laguz proveniente da un luogo chiamato "Terre di Gania", un posto di cui i Pastori non hanno mai sentito parlare prima. Il personaggio, inoltre, racconterà di esser stato aggredito da uno stregone il cui intento è proprio quello di eliminare ed uccidere tutti gli individui appartenenti a questa razza, partendo da quelli più "importanti". Spetterà ai Pastori, accompagnati da questo Laguz, il compito di fermare questo stregone per evitare l'estinzione della cosiddetta Razza Orgogliosa.
[Spoiler (su entrambi i giochi) ~ Out of Character]
[Ambientato in seguito agli eventi di FE Radiant Dawn, con qualche modifica agli epiloghi]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrom, Ranulf, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nonostante il modo in cui i soldati avversari si scagliarono inizialmente sull’esercito dei Pastori, la battaglia si svolse poi in modo più o meno “ordinato” (per quanto possa essere ordinata una battaglia).
Gli alleati che iniziarono a correre verso l’orda di improvvisi nemici furono: Chrom, Ranulf, Virion, Vaike, Miriel, Donnel, Lon’zu, Flavia, Lucina, Owain, Severa, Linfan, Yarne, Noire, Nah, Palne e Gaius. I quattro curatori specializzati dell’esercito (Lissa, Libra, Maribelle e Brady) rimasero dov’erano, impugnando comunque i propri bastoni. I rimanenti, infine, tornarono indietro per proteggere i carri, sistemandosi nei dintorni di essi.
Anche se ormai i Pastori avevano imparato che le battaglie erano più facili se combattute dividendo l’esercito in coppie, stavolta quasi tutti attaccarono da soli.
Questo perché, a giudicare dal numero di nemici, far concentrare ogni Pastore su un solo avversario si sarebbe rivelato più rapido, e la battaglia sarebbe finita prima.
E l’idea non sembrava poi così sbagliata: i nemici erano in totale 20, mentre gli alleati erano in 17 curatori esclusi. In questo modo, con un Pastore concentrato su un solo nemico e i Sacerdoti nelle retrovie, vincere non avrebbe dovuto essere troppo difficile.
Così i Pastori, correndo per raggiungere i propri avversari, si divisero in modo da concentrarsi ciascuno sul proprio obiettivo, l’avversario che avevano scelto.
 
Flavia si ritrovò di fronte ad un mirmidone, che impugnava la sua lama letale saldamente e con aria determinata… Almeno finché lei non si presentò davanti a lui. L’avversario, infatti, dopo averla vista, sussultò ed arretrò di qualche passo, iniziando a sudare.
«Khan… Khan Flavia?» balbettò l’uomo, senza abbassare la spada ma facendola tremare in modo evidente.
«Vicecomandante Mark, che sorpresa…» disse Flavia, in tono sarcastico «Ti conviene spiegarmi cosa diamine state facendo prima che questo esercito sgomini te, i tuoi amici ed il comandante Berth!»
L’uomo vacillò ancora, come se stesse cercando di combattere contro l’impulso di agire.
«N-non… Non posso dirvelo, Khan Flavia… Mi dispiace…» mormorò poi, con voce roca.
«“Non posso dirvelo” non significa nulla, soldato. Spiegami cosa stai facendo, subito!» rispose Flavia, autoritaria. Ma non ci fu verso.
«No… Non posso proprio farlo… Perdonatemi, Khan Flavia!» esclamò subito dopo l’uomo, per poi riafferrare saldamente la sua lama letale e scagliarsi su Flavia.
Lei, però, non si fece cogliere impreparata nonostante la confusione. Posizionò di traverso la sua spada d’argento in modo che questa parasse perfettamente il colpo della lama avversaria, che si bloccò quindi a pochi centimetri dal suo viso. Flavia diede una forte spinta e l’uomo venne respinto, arretrando e barcollando.
Ciononostante, non perse tempo e tornò all’attacco con una serie di colpi rapidi, che però Flavia parò senza difficoltà.
La storia si ripeté per più di un minuto: l’uomo continuava ad attaccare e Flavia continuava a neutralizzare i suoi colpi, senza però reagire per evitare di ferire qualcuno che, fino a poco tempo prima, le era stato fedele ed aveva servito i Regna Ferox.
Ad un certo punto, però, Flavia si stancò di resistere. Parò l’ennesimo colpo, quindi tese la propria spada all’indietro e sferrò un fendente rapido e al contempo potente, che centrò in pieno l’avversario incapace di difendersi.
L’uomo, dopo un attimo di confusione, crollò a terra con tutto il suo peso.
Flavia, contrariata per ciò che aveva appena fatto, gli si avvicinò e lo guardò.
«Dimmi perché ci state attaccando. È un ordine, vicecomandante Mark!» esclamò la donna, adirata.
Ma lui, con la voce che gli veniva a mancare, continuò a rispondere: «N-non… Posso… Farlo… Chiedo perdono, Khan Flavia…»
Poi, l’uomo tossì un paio di volte e non si mosse più.
Flavia sospirò, con disappunto, e senza che nessun altro lo notasse fece cadere una Pozione accanto alla mano dell’uomo. Sapeva perfettamente di non averlo ucciso.
Fatto ciò, si diresse verso un altro soldato che si trovava nei pressi di quella zona.
 
Ranulf e Chrom erano due dei pochi che preferirono combattere in duo. Infatti, avanzarono nella piana fianco a fianco, e Chrom ebbe delle serie difficoltà a mantenere il passo con Ranulf: il Laguz, nella sua forma animale, era davvero veloce.
In ogni caso, i due furono costretti ad arrestarsi dopo pochi secondi; davanti a loro si era presentato all’improvviso uno spadaccino armato di spada di ferro che, a giudicare dallo sguardo, aveva solo intenzione di colpire qualcuno e fargli male.
Chrom cercò nuovamente di parlare con lo spadaccino in modo pacifico, per farsi spiegare il motivo di tutto ciò, ma lui lo ignorò completamente. Peggio ancora, l’uomo scattò all’improvviso e si lanciò verso Ranulf con la spada alzata, pronto a colpirlo.
Lui, che aveva previsto quell’attacco, si spostò con una velocità impressionante e si posizionò alle spalle del soldato, che rimase confuso.
Quello, pensò Ranulf, sarebbe stato il momento perfetto per attaccare il nemico e finirlo in un solo colpo alle spalle. Si preparò ad assalirlo, ringhiando, ma… Qualcosa lo bloccò. Dentro di sé, Ranulf sentì che non avrebbe potuto attaccare quel soldato, e le sue zampe rimasero a vacillare sul terreno della piana.
Il nemico non poté che approfittare di questo attimo di esitazione di Ranulf, così gli saltò di nuovo addosso, pronto a colpirlo… E stavolta il Laguz non schivò.
L’uomo afferrò Ranulf al collo, e solo allora lui iniziò a porre resistenza ed a cercare di liberarsi, ma la stretta era troppo forte.
«Reagisci, Ranulf!» urlò Chrom, ma lui non reagì, anche se gli sarebbe bastato un morso od un graffio ben assestato per liberarsi. Ormai era in balia del soldato.
«Ah! È proprio vero che i semiumani sopravvalutano la propria forza! Siete ridicoli! Addio!» esclamò lo spadaccino, ridendo istericamente, alzando la spada di ferro e poi abbassandola velocemente verso la gola di Ranulf…
Un colpo secco risuonò nell’aria… Poi la spada di ferro cadde a terra, a pochi centimetri da Ranulf, insieme al soldato che l’aveva sostenuta fino a quel momento.
Dietro di lui c’era Chrom, con la sua Falchion lucente e tesa in avanti, che aveva appena colpito il nemico in modo fatale.
Ranulf, finalmente libero dalla presa, si rialzò e riconquistò il controllo di sé.
«Stai bene?» gli chiese Chrom, abbassando Falchion ma senza riporla.
«Sì, tutto bene… Grazie Chrom, mi hai salvato di nuovo…» rispose Ranulf, con la sua voce più profonda da Laguz trasformato, con un pizzico di vergogna.
«Non preoccuparti, so cosa ti è successo» continuò Chrom, notando la preoccupazione dell’altro «Ti sentivi in colpa ad attaccare la gente di questo posto, vero?»
«Sì, è così… Come hai fatto a capirlo?» domandò Ranulf, mentre i suoi occhi felini scrutavano i dintorni.
Chrom sorrise: «Non è la prima volta che vedo una cosa del genere, anzi, molte volte sono stato colpito anch’io da questa sensazione… Era come se stessi attaccando un amico… Ma ricorda, sono stati loro ad attaccare noi, abbiamo tutto il diritto di difenderci! E per quanto possa essere triste, questo è l’unico modo per uscirne incolumi!»
Ranulf sembrò approvare, ed annuendo leggermente rispose: «Hai ragione. Scusami, non avrei dovuto esitare. Andiamo avanti, c’è altra gente che ha bisogno di una mano!»
Chrom, felice di vedere di esser riuscito a risollevare il morale di Ranulf, lo seguì ancora attraverso la piana.
 
Lucina, con la sua Falchion Gemina impugnata saldamente, stava attraversando una zona “libera” del campo di battaglia per scrutare attentamente le posizioni dei vari nemici ed elaborare una strategia.
Dopo pochi attimi di studio, decise di andare ad attaccare un guerriero apparentemente non impegnato in altre battaglie, poco lontano da lì.
Lucina iniziò a correre, concentrata sul suo nuovo obiettivo, finché non notò qualcosa con la coda dell’occhio…
Si voltò a sinistra, ed i suoi sospetti furono confermati: un arciere, distante quasi dieci metri da lei, le stava puntando addosso una freccia tesa col suo arco d’acciaio, ed era sul punto di scagliarla.
Nel preciso momento in cui l’arciere nemico lasciò andare il filo dell’arco, Lucina si abbassò agilmente… E la freccia le volò sopra la testa, schivandola per pochissimo.
La ragazza si rimise in piedi, e guardandosi intorno capì che, nonostante la sua schivata, l‘attacco non era andato a vuoto. La freccia infatti, dopo aver mancato Lucina, aveva colpito in pieno Donnel alla spalla (anche lui stava passando di lì alla ricerca di qualche nemico da attaccare), ferendolo.
«Oh santo cielo!» esclamò lei, correndo da lui «Donnel, stai bene?»
L’ex contadino rispose: «Oh beh, sono stato meglio, ma non è nulla di grave… Che sfortuna, eh?»
Donnel, anche se si notava una certa sofferenza sul suo volto, stava sorridendo e scherzando sull’attacco appena subito. Lucina lo aiutò a togliere la freccia dalla spalla, ma la ferita si stava ancora prendo.
«Wow, deve aver beccato un nervo o qualcosa del genere… Non riesco a muovere il braccio!» disse Donnel, ora leggermente preoccupato.
Prima che Lucina potesse rispondere qualsiasi cosa, e prima che si preoccupasse più del necessario, una luce verde avvolse Donnel per qualche secondo, e quando sparì la sua ferita alla spalla non c’era più.
Entrambi si voltarono, e videro che Maribelle si era avvicinata, in groppa al suo cavallo, ed aveva appena usato il suo bastone di Cura su Donnel.
«Wow, incredibile!» esclamò il ragazzo, muovendo il braccio prima ferito ed impugnando la propria spada, soddisfatto «Grazie mille, Maribelle!»
«Figurati, ho visto la scena… Sì, hai avuto davvero sfortuna!» rispose la valchiria, ridendo ed allontanandosi di nuovo senza farsi notare da altri nemici.
Ridendo a sua volta, Donnel tornò a voltarsi verso l’arciere che l’aveva colpito (e che ora se la stava ancora ridendo), dicendo: «Tu invece hai avuto fortuna… Fino ad ora!»
Iniziò a correre verso il nemico, schivando le due frecce che questo gli lanciò in tutta fretta, e con un solo fendente lo atterrò definitivamente.
«Ottimo lavoro, Donnel!» si congratulò Lucina, ricominciando a correre e tornando all’attacco.
 
Vaike decise di affrontare un lottatore, che come lui era armato di ascia. Essendo lui stesso un guerriero, avrebbe attaccato il nemico a distanza usando il suo arco di ferro.
Non appena Vaike fu abbastanza vicino, tese l’arco e si preparò a scagliare la freccia, sperando di eliminare l’avversario in un colpo solo.
Il soldato, però, si accorse di Vaike e schivò la sua freccia in tempo.
«Umpf, che piantagrane» borbottò Vaike, riabbassando l’arco… E notando che l’avversario si stava già preparando a contrattaccare.
Vedendo che, pur preparando l’attacco, l’altro rimaneva nello stesso punto, Vaike capì che la sua arma era un’ascia da lancio.
«Interessante… Sarà ancora più facile!» disse tra sé e sé.
Il guerriero ripose l’arco ed iniziò a concentrarsi intensamente, come se stesse cercando di formulare un incantesimo intricato (cosa molto improbabile, per Vaike).
Il lottatore avversario, non curandosene, scagliò la sua ascia da lancio verso Vaike…
E lui, aprendo gli occhi all’improvviso, alzò una mano e la prese al volo, senza farsi un solo graffio.
Il nemico sembrò decisamente sconvolto.
«C-come diamine…?!» balbettò, a bocca aperta.
«Te lo spiegherò un’altra volta!» esclamò Vaike, ridendo di gusto per il successo della sua tecnica, per poi rilanciare l’ascia al suo legittimo proprietario.
Questo, ovviamente, fu colto di sorpresa da quel contrattacco davvero particolare; fu colpito in pieno e cadde a terra, sconfitto.
«Meno male che ha funzionato…» mormorò Vaike, con un ghigno divertito stampato in faccia «Avanti il prossimo!»
 
Pochi metri più in là, l’ennesimo spadaccino si stava preparando ad attaccare il primo bersaglio capitato a tiro: in questo caso, il nemico puntò a Severa.
La ragazzina era girata da un’altra parte, e non sembrava impegnata in nessun’altra battaglia… L’occasione perfetta!
Lo spadaccino iniziò a correre, senza però fare troppo rumore, caricando intanto un fendente con cui atterrare Severa.
Appena fu abbastanza vicino, sferrò l’attacco… Ma non colpì la ragazza, bensì la spada d’acciaio che le apparteneva.
Severa, infatti, era riuscita a parare la spada avversaria tenendo la sua con entrambe le mani… E sempre rimanendo girata dall’altra parte.
Stupefatto, il soldato continuò a far forza sulla spada cercando di rompere la difesa dell’altra… Ma la resistenza di Severa era impressionante.
«Oh, andiamo…» lo schernì la ragazzina, girandosi all’improvviso verso lo spadaccino e mantenendo la spada in posizione «È davvero questo tutto quello che sai fare? Un attacco alle spalle… Con una spada così?»
Severa balzò all’indietro, facendo sbilanciare il suo avversario, e un secondo dopo lo attaccò con un affondo secco. Non ci fu molto da fare per l’uomo, che cadde a terra ancora con un’espressione sconvolta sul volto.
«Siete piuttosto debolucci, eh?» ridacchiò Severa, andando poi ad aiutare il padre Lon’zu che si stava occupando di un sacerdote guerriero alquanto aggressivo.
 
Linfan era a pochi metri di distanza da un cavaliere armatura, e lo stava fissando costantemente in attesa di un eventuale attacco a cui reagire.
Il nemico, ad un certo punto, si mosse e si preparò a colpire la ragazza… Ma senza spostarsi. A quel punto, Linfan capì che aveva intenzione di attaccarla con un giavellotto, perciò si concentrò per schivarlo.
Il cavaliere scagliò la sua arma con violenza, talmente forte che Linfan non riuscì a prevedere il momento giusto per spostarsi… E fu colpita.
Il giavellotto ferì Linfan in maniera davvero grave, decisamente più di quanto potesse aspettarsi da un normale giavellotto. La ragazza cadde a terra, incapace di reagire e contrattaccare… Era stato un colpo critico.
«Cavolo, che sfortuna…» mormorò Linfan, tastando l’erba della piana nella speranza di rialzarsi, ma invano.
L’avversario, naturalmente, non perse tempo ed approfittò di quel suo attacco fortunato per sferrarne un altro, stavolta da vicino. Cambiò arma, afferrando una lancia d’acciaio ed avvicinandosi il più velocemente possibile alla ragazza inerme.
Una volta arrivato a portata, l’uomo caricò il colpo con la lancia, pronto a dare il colpo di grazia a Linfan.
Mentre lei chiudeva gli occhi, trattenendo le lacrime e sperando già di vedere il volto di suo padre… Sentì qualcosa muoversi intorno a lei, e l’erba sparire dalla sua presa.
Immediatamente, spalancò gli occhi e si guardò intorno: era stata proprio lei a muoversi, ed ora si trovava a moltissimi metri di distanza dal cavaliere che l’aveva colpita. Linfan si rialzò, guardandosi intorno, e dopo aver visto Brady che la osservava preoccupato, capì che lui aveva usato Soccorso su di lei per salvarla.
«Oh, Brady… Mi hai seriamente salvato la vita! Grazie!» esclamò Linfan al ragazzo, di nuovo serena.
«Sì, figurati, ma vedi di stare più attenta, stavi per farti ammazzare!» le rispose Brady, con aria apparentemente seccata ma comunque sorridente.
«Sì, certo… Grazie ancora!» replicò la ragazza, e prima che potesse tornare sul campo di battaglia, Lissa (che si trovava lì vicino insieme agli atri curatori) eseguì una magia di Cura per guarire i danni causati dal colpo critico col giavellotto.
Linfan tornò dal cavaliere che l’aveva colpita, scagliò una semplice magia di Arcifuoco e questo fu sconfitto definitivamente.
 
Miriel si stava occupando di un semplice mago che, distante qualche metro da lei, era pronto a sferrare il suo attacco.
Purtroppo, nonostante le sue capacità di osservazione, Miriel non riuscì a capire di che tipo di magia si trattasse quella del tomo usato dall’avversario, e venne decisamente colta di sorpresa quando questo scagliò un semplice attacco di Fuoco, che colpì Miriel e la ferì lievemente.
Lei vacillò per un po’, più per la sorpresa che per il colpo in sé, e qualche attimo dopo vide avvicinarsi un altro attacco, uguale a quello appena subìto.
Miriel cercò di schivarlo, ma non fu necessario, perché prima che la sfera di fuoco potesse raggiungerla, essa si disintegrò nell’aria. L’incantesimo non era stato sferrato nella maniera corretta, perciò aveva perso il suo effetto a metà strada.
Il nemico sembrò confuso, e Miriel non poté che approfittarne: prese il suo tomo di Bolganone e sferrò rapidamente un attacco magico. La lava letale, come previsto, comparve dalla zona di terreno su cui si trovava il nemico e lo investì, facendo bastare un colpo solo per atterrarlo.
«La vostra eccessiva convinzione ed esaltazione causata dal primo attacco andato a segno vi ha portato ad eseguire il secondo incantesimo in maniera frettolosa e poco curata. Un errore sciocco, per un mago apparentemente specializzato» disse Miriel, rivolta all’avversario appena sconfitto. Senza curarsene ulteriormente, proseguì la battaglia aiutando gli altri alleati.
 
Il tiratore scelto maschio del gruppo, Virion, stava letteralmente duellando a suon di arco e frecce con un altro arciere. Sistemati ad una distanza abbastanza ampia per poter prendersi di mira facilmente, i due attaccavano a turno scagliando una freccia alla volta. Per qualche minuto, nessuno dei due fu colpito, ma ad un certo punto…
«Smettila di schivare, stupido damerino!» urlò il nemico, in preda alla rabbia, caricando il colpo successivo.
Naturalmente, Virion lo schivò senza troppi problemi; tuttavia, subito dopo aver scagliato la prima freccia, il ferossita ne caricò un’altra e mirò più in basso.
Virion, dopo un attimo di confusione, capì cos’aveva intenzione di fare e rimase immobile, preparandosi mentalmente. La freccia partì, dritta verso le gambe di Virion, e lui… Con un semplice saltò in alto la schivò.
«Ah, buon uomo… Questa tecnica è decisamente prevedibile, soprattutto in questo caso» lo schernì Virion, ridacchiando e caricando una freccia «E poi… Mi sembrava che avessimo detto di lanciare una freccia alla volta… È stato sleale, da parte vostra! Ora, se permettete…»
Sorprendendo il nemico, la freccia di Virion eseguì una traiettoria ad arco salendo all’inizio e scendendo alla fine, per poi colpire perfettamente il petto dell’obiettivo.
Questo, naturalmente, non poté fare molto altro e cadde a terra.
«Decisamente un dilettante…» mormorò Virion, non divertito ma lusingato.
 
Gaius, dopo aver sistemato un altro ladro acrobata con una silenziosa pugnalata alle spalle, aveva deciso di andare ad aiutare suo figlio Owain, il quale stava affrontando un mercenario dotato di spada di ferro.
Con  la sua lama letale (accuratamente rinominata), arma con la quale il rosso poetico era specializzato, non c’era molta difficoltà.
«Questa mano…» stava esclamando Owain, con la sua solita aria drammatica «Questa mano non frenerà la mia spada viste soltanto le tue origini, vile ferossita! Sfiderò ogni uomo che si presenterà sulla mia strada per ostacolarmi, e tu non farai eccezione!»
«Oh, avanti, Owain…» mormorò Gaius, alzando gli occhi al cielo «È solo un tizio pagato per essere qui che trema solo a vederci… Non fare tante storie!»
«Argh… Papà, perché devi sempre rovinare i miei momenti di gloria?» protestò Owain, simulando brevemente un broncio, per poi impugnare improvvisamente la lama letale e scagliarsi sul mercenario.
Il nemico fece di tutto per schivare, ma Owain fu letteralmente fulmineo e lo stese in un colpo.
«Vedi? È stato meno emozionante di quanto entrambi potessimo sperare…» sospirò Gaius, con un ghigno divertito, facendo sorridere anche il figlio.
 
Nah, che aveva appena atterrato uno spadaccino con un semplice soffio in forma drago, stava esaminando il campo di battaglia per osservare i (ormai pochi) nemici rimasti.
La Manakete, tornata in forma umana, notò in lontananza un’alleata decisamente in difficoltà. Si avvicinò, e vide che Noire era letteralmente terrorizzata dal mago che stava affrontando.
«Noire, che ti succede?» chiese Nah, avvicinandosi all’altra ragazza tenendo lo sguardo fisso sul mago.
«Ha un tomo… Un tomo del Vento!» esclamò Noire in risposta, in preda al panico «Il vento devia la traiettoria delle frecce e non riesco a colpirlo!»
Nah sorrise, alzando per un attimo gli occhi al cielo, poi tenne stretta la sua Pietra Drago.
In un attimo, Nah tornò ad essere un drago vero e proprio.
«Vedrai che ora il vento non sarà più un problema!» disse, con la sua voce “amplificata” dalla forma drago, per poi girarsi verso il mago nemico (rimasto paralizzato dallo stupore) e colpirlo con un altro attacco semplice.
Questo, naturalmente preso in pieno, rimase fortemente stordito… L’occasione perfetta per Noire, che non perse un attimo e scagliò una freccia in direzione del nemico. Non servirono altri colpi.
Nah tornò nuovamente in forma umana, stiracchiandosi.
«G-grazie, Nah… È stato uno dei miei tanti momenti di paura ed esitazione, cercherò di evitare che si ripetano» mormorò Noire, accennando un sorriso.
«Di niente, figurati. Ho già steso qualche altro tizio qui intorno, perciò non potevo che aiutarti!» rispose la Manakete, ridacchiando. A quanto pare si stava divertendo.
 
Dopo questi, rimasero poco meno di una decina di nemici. Tutti questi furono sistemati senza nessun problema da Yarne, Palne, Nah, Lucina e Virion. Un paio di loro raggiunse la zona dei carri con l’intento di saccheggiarli, ma entrambi furono fermati definitivamente da coloro che stavano sorvegliando i rifornimenti.
Rimaneva soltanto una persona sul campo di battaglia: l’uomo che aveva ordinato di attaccare.
«Immagino che quello potremmo lasciarlo a Ranulf e a papà» disse Lucina, rinfoderando la Falchion Gemina «Se il capitano nemico è forte come i suoi soldati, non avranno alcun problema!»
Così Lucina, seguita dagli altri che avevano combattuto, tornò nelle retrovie dove si trovavano i curatori, e guarire eventuali piccole ferite e ad assistere alla battaglia contro il capitano.
 
Chrom e Ranulf si erano fatti strada senza troppi problemi, ed erano finalmente giunti di fronte al capitano del piccolo esercito ferossita, il quale era rimasto a guardare i suoi soldati che si facevano ammazzare per tutto il tempo. Impugnava una spada d’argento, ma non era dotato né di scudo né di cavallo.
«A quanto pare abbiamo sottovalutato la forza di voi ylissiani…» disse Berth, il comandante, con tono disgustato «O forse siete voi che vi state sopravalutando!»
«Non ho idea di cosa tu stia dicendo» rispose Chrom con calma, rimanendo al fianco di Ranulf (ancora in forma animale) «Ma se appoggerai la tua arma e dichiarerai la resa, eviteremo di farti fare la fine dei tuoi soldati. Sei un ferossita… Non vogliamo affrontare un alleato»
Berth scoppiò a ridere, sempre più sprezzante, poi tornò a provocare Chrom e Ranulf.
«Sei ridicolo, principe Chrom! Una volta rispettavo te, i tuoi ideali, i tuoi metodi… Ma poi, quando il tuo esercito ha cominciato a riempirsi di feccia semiumana, non ho potuto che cambiare idea. Avrei potuto chiudere un occhio sui Taguel e sui Manakete, razze molto rare e potenti, ma cosa vedo qui…»
Berth spostò lo sguardo su Ranulf, che rimaneva pronto a reagire nonostante un accenno di esitazione.
«Laguz! Le bestie di Gania… Allearti con questo stupido gattino è stata una brutta mossa. I Laguz sono i parassiti di Tellius, se dovessero cominciare a comparire anche nel nostro continente, sarebbe la fine! Devono essere fermati ed io sono qui per questo!»
Chrom avrebbe voluto direttamente zittire il comandante a suon di fendenti, ma qualcosa lo incuriosì.
«Un momento… Cosa sai tu delle Terre di Gania e di Tellius? In questo continente non se ne è mai parlato, e nemmeno dei Laguz… Come sai tutte queste cose?»
Berth non sembrò intenzionato a rispondere. Al contrario, alzò la sua spada argento e la puntò verso Ranulf.
«Basta chiacchiere, ylissiani! È ora di combattere! Fatemi vedere quanto valgono questi semiumani!»
 
Il comandante nemico, con uno scatto decisamente inaspettato, si scagliò su Ranulf a spada tratta. Il Laguz, stranamente colto di sorpresa, non ebbe il tempo di schivare e fu colpito.
Non fu un attacco terribile, ma Ranulf ebbe comunque un attimo di esitazione. Un attimo durante il quale Chrom poté andare in suo soccorso, attaccando Berth con un fendente ed allontanandolo dall’alleato prima che potesse fargli ancora del male.
«Tutto bene?» chiese Chrom, voltando la testa verso Ranulf.
«Direi di sì, non è stato nulla di grave… Solo la sorpresa!» rispose il Laguz, rialzandosi e sembrando perfettamente sano «Posso avere l’onore, ora?»
Gli artigli di Ranulf spuntarono all’improvviso dalle sue zampe, e con un vero e proprio scatto felino il Laguz fu addosso a Berth, graffiandolo al petto e in qualsiasi altro punto che avrebbe potuto essere debole.
Dopo qualche attimo tornò indietro, lasciando Berth confuso e ferito, ma ancora in piedi.
«Wow… Stiamo davvero per finirlo così? In modo così poco memorabile?» scherzò Chrom, esitando ed abbassando Falchion.
«Se non lo fai ora, causerà altri problemi anche al resto dell’esercito. Vai!» esclamò Ranulf, lasciando la scena a Chrom. Il capitano, facendo spallucce, impugnò di nuovo Falchion e corse verso Berth, pronto a dargli già il colpo finale.
Il nemico rimaneva immobile ed ansimante, guardando l’avversario che si avvicinava, con tutto l’odio che poteva esserci nei suoi occhi. Chrom si sarebbe aspettato una schivata dell’ultimo momento, un contrattacco…
E invece nulla. Berth fu colpito, volando all’indietro a causa dell’impatto con la spada, ed una volta atterrato non si rialzò più.
«Finito, quindi?» mormorò Chrom, quasi dispiaciuto, riponendo la sua spada leggendaria.
Nonostante l’attacco devastante, Berth non era ancora del tutto sconfitto. Si sentiva ancora il suo respiro soffocato, e stava cercando di dire qualcosa.
«Eh, come se non me lo aspettassi… S-siete degli sciocchi, ylissiani… Sconfiggendo me non avete f-fatto… Nulla!» disse il comandante ferossita, con la voce soffocata e debole ma ancora piena di odio e fastidio.
Ci fu un brevissimo lampo di luce alle spalle di Chrom; lui si girò, e vide che Ranulf era tornato in forma umana. Vestito esattamente come prima, senza un graffio, perfettamente in forma.
«Non può continuare a provocarci, non ora» disse Ranulf, sospirando «Scusa, Chrom…»
Il Laguz si avvicinò al corpo quasi immobile di Berth, e si abbassò per andargli più vicino.
Sentiva un forte rimorso per ciò che stava per fare, ma da una parte sapeva che era necessario. D’altronde, solo in quel momento si stava rendendo conto dell’importanza della missione che aveva intrapreso; non poteva permettersi tutte quelle esitazioni, non faceva nemmeno parte del suo carattere.
Ranulf afferrò Berth con la mano sinistra e lo tirò su, trattenendolo dal torso, mentre la mano destra si avvicinava alla gola della vittima. Nonostante la forma umana, le unghie di Ranulf si allungarono improvvisamente diventando dei veri e propri artigli.
Chrom, rimasto indietro, riuscì a vedere gli occhi del Laguz ribollire di rabbia, cosa che da quando l’aveva conosciuto non avevano mai fatto.
Ranulf avvicinò gli artigli appena sfoderati alla gola di Berth, sfiorandola.
«Che cosa sai delle Terre di Gania?» chiese, la voce piena di rabbia e furore «Chi te ne ha parlato? Ti conviene dirmelo!»
Anche se il ghigno di scherno non abbandonava il volto di Berth, questo parlò col poco fiato che gli rimaneva.
«È stato… Uno stregone…»
Ranulf stava per insistere per saperne il nome ma non fu necessario.
«V-Verlith… Mi ha dato moltissimo oro… E l’ha dato anche agli uomini del mio esercito… Ha detto che quell’oro sarebbe stato nostro se… A-avessimo fermato l’avanzata dei Pastori e del… S-semiumano…»
Chrom rimase a bocca aperta, ed anche Ranulf sembrò negativamente stupito.
«M-ma è stato tutto… Inutile. N-non avrei dovuto accettare… Ma ha minacciato di uccidere la mia famiglia… Tutte le fesserie che ho detto prima di affrontarvi… Me ne vergogno… P-perdonatemi, principe Chrom…»
Il fastidioso ghigno scherzoso dell’uomo svanì, rimpiazzato dall’espressione di un uomo morente e sinceramente dispiaciuto.
Finalmente Chrom capì il motivo di quell’imboscata. Se ciò che aveva detto Berth era vero, c’era Verlith dietro a tutto ciò.
Anche Ranulf, sospirando, lasciò andare il comandante ferossita che tornò ad accasciarsi sull’erba.
«Hai fatto ciò che avrebbero fatto tutti, comandante Berth. Non bisogna fartene un torto. Accetto le tue scuse» disse Chrom, calmo e rispettoso.
Dopodiché, il comandante Berth non si mosse più.
 
Tutti i Pastori, sia quelli che avevano combattuto che quelli che erano rimasti ai carri, raggiunsero Chrom e Ranulf. Il capitano dei Pastori spiegò brevemente ai suoi amici ciò che aveva confessato Berth, e tutti loro sembrarono visibilmente colpiti.
«Quindi… Verlith ha pagato il comandante ferossita per farci ammazzare?» chiese Anna «Un comportamento meschino ma astuto, direi»
«Non ci voglio credere» sbottò Flavia, apparentemente sconvolta «Conoscevo il comandante Berth di persona. Non avrebbe mai cercato di uccidere un esercito innocente per un po’ di sporco denaro. È sempre stato un’ottima persona»
«Davvero?» iniziò Chrom, inclinando la testa «Non vorrei mancargli di rispetto, ma non sembrava una persona molto amichevole quando ci ha affrontato. Al contrario, era molto sgarbato e… Poco sottile. Soltanto prima di morire ha dimostrato un po’ di buonsenso…»
«Lo stesso» ribatté Flavia «Anzi, ancora peggio. Il suo carattere non è mai stato così, era sempre educato e gentile con tutti. Una persona non può cambiare così tanto solo per dell’oro…»
«Questo è quello che credi tu» disse Basilio, intromettendosi «Il denaro ha un potere più grande di quanto tu possa immaginare, soprattutto quando è tanto. E resta anche un altro dilemma… Perché Berth ha confessato tutto quando Ranulf l’ha minacciato? Ormai era in punto di morte, avrebbe potuto tranquillamente portarsi il segreto nella tomba e lasciarci all’oscuro di tutto…»
Nessuno seppe trovare una risposta.
«E non credo che quello sia l’unico elemento confuso di tutta questa storia» aggiunse Sully «Verlith non è quello che tanto parla della superiorità degli umani? Se tiene così tanto alla razza umana, come può mandare dei soldati a caso a farsi ammazzare? Non ha senso…»
Chrom sospirò, riconoscendo che anche quella era una parte degli eventi ancora molto confusa. Una delle tante.
«È tutto così strano…» disse il capitano «Soldati ferossiti che ci attaccano e che dichiarano di esser stati assoldati da Verlith…»
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi Chrom riprese a parlare normalmente.
«Non ci siamo organizzati bene per questa battaglia. Avremmo dovuto portare più persone all’attacco, invece di concentrarci troppo sulla difesa. Diciamo che il fatto che la battaglia si sia presentata così all’improvviso ci ha distratto dalle priorità. Ciononostante, non ci sono stati problemi e abbiamo combattuto molto bene. Forse perché siamo abituati a lotte più… Difficili»
Flavia si lasciò sfuggire una risata, dicendo: «Già, in effetti le truppe del comandante Berth sono sempre state un po’ deboluccie, rispetto alla media. Li ho sempre rimproverati per questo!»
Chrom avrebbe voluto ripetere a Flavia che gli dispiaceva di aver sconfitto una delle truppe dei Regna Ferox, ma sapeva che anche lei comprendeva la gravità della situazione e la necessità dell’aver combattuto.
Frederick si avvicinò al capitano dei Pastori, dicendo: «Signore, i carri sono pronti a ripartire. Possiamo riprendere la marcia quando volete»
Chrom annuì: «Grazie Frederick. Bene Pastori, è il momento di ricominciare ad avanzare. Questa battaglia ci ha fatto perdere del tempo prezioso, dobbiamo recuperare. Siete pronti?»
Quasi tutti i Pastori annuirono, e alcuni dei cavalieri del gruppo ripresero il controllo dei carri.
«Molto bene. In marcia!»
L’esercito ricominciò a muoversi con lo stesso andamento di prima, avanzando lungo il sentiero che stava seguendo precedentemente alla battaglia.
 
 




 

E questo era il quinto capitolo!
Non saprei cosa dire… Ho come l’impressione di non cavarmela troppo bene con le battaglie, e questa era la prima della storia…
Ho cercato di raccontare la battaglia seguendo lo stile del gioco vero e proprio, aggiungendo qualche dettaglio… Non saprei dire se è venuto bene o no :3
In ogni caso, la prima battaglia è finita (in modo davvero poco memorabile) ed è il momento di proseguire!
E questa nota finale è inutile.
Grazie mille in anticipo agli eventuali lettori di questo capitolo e… Alla prossima! :D
 
P.S. Ultimamente sto rigiocando Fire Emblem Awakening, per fare una playthrough identica a quella che ho concluso circa un mese fa, che era la prima… È un lavoro lunghissimo e tedioso, devo recuperare 75 ore di grinding, ma… Questo gioco non stanca mai! C’:
E ho già detto che voglio fare tantissime playthrough con l’obiettivo di sbloccare TUTTE le conversazioni di sostegno disponibili? Ci metterò una vita, ma nonostante tutto dubito che mi stancherò… I love this game ♥
 
P.P.S. Stavo pensando di cambiare il titolo dell'intera storia, ma non mi viene in mente nulla... Qualcuno avrebbe un buon consiglio? Va bene anche in lingua inglese, volendo!
  
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