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Autore: YouAreAParah00    24/07/2013    5 recensioni
" « Usagi-san, sono così felice! » si avvicinò e fece per abbracciarlo, ma ricevette un netto rifiuto.
« E tu chi sei? ».
Quelle parole gli spaccarono in due inequivocabilmente il cuore. "
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Perché solo adesso penso
che non ti ho mai detto,
quel ti amo maledetto
che adesso io griderei.
E anche se ami io lo so,
non ritornerai.

[ Scusami
Se qualche volta ho bisogno di chiamarti per sentirmi meglio
Se ogni notte ti sento così forte che rimango sveglio
Se non sono stato come volevi e se non sono perfetto
Ma adesso se stai pensando che ti sei sbagliata
Chiudi a chiave l’orgoglio che hai dentro
E vieni qui da me
A me basta anche una volta per dirti ciò che sento,
perché l’amore è più forte di quel ti amo maledetto. ]
- Paolo Meneguzzi, quel ti amo maledetto.

 
 
Quella mattina si alzò con la consapevolezza di essersi tolto qualcosa di molto pesante dallo stomaco.
Si guardò attorno, ma non c’era nemmeno un rumore, né un sussurro. Solo una luce abbagliante rompeva la stanza ancora imbiancata.
Quindi si vestì velocemente, sgattaiolò nel soggiorno ed ebbe un tuffo al cuore: Akihiko era lì, che lo aspettava.
«Ti sei svegliato, ragazzo.» Apostrofò seccato.
«Ehm sì...»
Un giorno ricorderai, e ti farò innamorare di nuovo di me! È una promessa!
In un momento divenne tutto rosso in viso. Non poteva crederci.
L’aveva detto. Incredibile, pensò. Aveva sempre affermato il suo unico credo, ovvero io-non-amo-Usagi-né-le-attenzioni-che-mi-da.
«Gli altri sono usciti.» Disse facendolo risvegliare dai suoi pensieri. «Ryuuga aveva detto di aver trovato un lavoro part-time in un bar sulla spiaggia, e così Rukia si è arrabbiata ed è andata a beccarla. Anche se non sapeva che aveva assunto anche lei...» rise di gusto.
Mio dio, amava quel sorriso.
«Ho capito.» Rispose. « E tu, Usagi-san? ».
«Arrivo anch’io, stavo aspettando che ti svegliassi.»
Dentro di lui una felicità segreta si espase.
«Precedimi pure, e dì agli altri che sto arrivando.»
«Ho capito.» Ripetè.
Si mise le scarpe, ancora con il fiato sulla gola, ed aprì la porta velocemente. Stava per uscire, ma Akihiko lo bloccò di nuovo per il braccio.
Mio dio, amava quella vicinanza.
«Cos...»
Il suo viso si avvicinò al suo orecchio e sussurrò.
Mio dio, amava quella voce.
«Non giocare con me, ragazzino.» Disse «Hai sbagliato persona.»
«Non... Non sto... g-giocando...».
Avanti! Non poteva vacillare adesso, pensò. Doveva arrivare fino in fondo.
«Hai detto che devo ricordare. Cosa?» continuò.
«Io non... Adesso devo a-andare...» mormorò.
Lo cinse per la vita e lo tirò a sé.
«Aspetta Usagi-san, che fai?!» esclamò. «No!»
Si liberò con decisione ma perse l’equilibrio, e prima che potesse cadere Usagi lo bloccò mettendo un braccio davanti e lo tenne stretto.
In un istante Misaki provò di nuovo il dolore allucinante alla caviglia che aveva sentito quando era caduto dal balcone del palazzo di villa Usami. Strinse i denti così forte che sudò.
Usagi, nel frattempo, non parlò.
«Mi dispiace.» Riuscì a dire Misaki.
Akihiko lo lasciò, e il ragazzo si radrizzò in piedi, con la caviglia ancora tremante.
«Bene, vedo che hai capito che questa storia dei ricordi deve finire.» Sussurrò Usami. « E poi, mi dispiace, ma non è possibile che prima io sia stato innamorato di te.»
La caviglia gli fece ancora più male. Era strano che gli dolesse ancora, era passato ormai molto tempo dall’incidente.
«Fin quando io ho memoria, ho sempre amato un uomo che non mi ha mai ricambiato.»
Con il dolore della caviglia, si aggiunse anche un dolore profondo che nutriva nel cuore.
Era vero. Non ci aveva mai pensato a questo.
Prima di amare lui, Akihiko amava suo fratello. Takahiro.
Era ovvio che, avendo dimenticato il ragazzo, egli abbia nutrito di nuovo quel vecchio amore.
Si sentì morire. Volle sotterrarsi e sparire in qualche angolo isolato del mondo.
Lo scrittore era in piedi, con la sua solita espressione seria, imperscrutabile.
Lo odiava.
Odiava il modo in cui gli arruffava i capelli, il modo in cui lo faceva sentire sempre stupido, il modo in cui lo prendeva con violenza e lo violava.
Lo sguardo freddo si incastrò negli occhi verdi.
Lo odiava.
Misaki girò sui tacchi, con la caviglia dolorante, e aprì la porta per uscire. Quando la chiuse riuscì a intravedere un Usagi cupo e senza colore.
Si accorse di odiare ancora di più il modo in cui lo amava.
  
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