Festa
accademica. Fine del tango.
Beatrice
“Vedo che stai già
festeggiando” Guido guarda Azzurra spaesato, confuso e
disorientato. Beatrice
parla, ma è difficile ascoltare lei e avere occhi solo per
la persona che
tenevi stretta a te fino a poco prima “Ma tu non eri a New
York?” chiede Guido
poco convinto “E invece sono riuscita a tornare e ti do una
notizia in
anteprima hai vinto la cattedra a Berlino” Beatrice si
avvicina a baciarlo e
lui si chiede soltanto “dove sta andando lei?”, il
bacio diventa più esigente,
la sua attenzione è stata strategicamente catturata dalla
fidanzata. Ma Guido
si libera per un attimo scusandosi e la raggiunge
“Azzurra” la ragazza è di
spalle e pensa “devo proprio voltarmi?” si gira
verso di lui fingendo una calma
e una tranquillità solo apparente “Dove stai
andando? Non c’è bisogno che tu
vada via? La festa non è ancora finita, puoi restare ancora
se vuoi” le dice
come un fiume in piena senza respirare ma propenso a convincerla.
“Per
me è finita, invece. E’
tardi, domani devo svegliarmi presto per accompagnare Davide a scuola e
poi c’è
Beatrice, io che ci resto a fare?”
“Ma
ti stavi trovando bene, ti
stavi divertendo, eri a tuo agio” lei fissa un punto ben
preciso di fronte a
sé. Beatrice è già perfettamente
integrata al gruppo, scherza, ride, cita
episodi, scrittori, fa riferimenti politici, molti la circondano,
conversano.
Guido
segue il suo sguardo e vede
la stessa scena che si oppone con una concretezza schiacciante alle sue
parole
“Buonanotte professor Corsi e buon proseguimento di
serata”
Si
allontana di qualche passo e
Guido raggiunge il gruppo dei colleghi che parla, sparla e straparla.
Azzurra
prende la sua auto per
rientrare in convento, è sconsolata, scalza e decisamente
rattristata “Vado a
casa e mi metto un po’ accanto a Davide, lo osservo dormire e
tutto mi sembrerà
migliore. Sembriamo essere noi a dare tanta forza a lui ed invece
è quello
scricciolo ad essere una forza inarrestabile per noi e per
me”.
Poco
dopo però resta vittima di
un incidente, l’auto non ne vuole sapere di partire, la
caviglia le fa un male
cane, aver guidato senza scarpa ha avuto il suo prezzo e il cellulare
deve aver
preso un colpo cadendo dalla borsetta poggiata sul sedile anteriore,
prova a
chiamare il convento e il cell di suor angela ma non riesce a prendere
la
linea. La persona con cui ha tamponato non le ispira molta fiducia, in
quell’auto c’erano due uomini e i loro modi non
sono molto gentili “che
situazione del cavolo” constata sperando che il cellulare si
riprenda dalla
botta tornando a fare il suo lavoro.
Guido
è stanco delle chiacchiere
e della festa, sono le tre di notte ed è veramente tardi,
prima di congedarsi
nei pressi della scala d’accesso si rende conto che
c’è una scarpa abbandonata
“E’ di Azzurra” la raccoglie e chiama un
taxi per tornare a casa. Accompagna
Beatrice in hotel che sembra un po’ delusa per la serata in
sé e soprattutto
per l’epilogo tra di loro, ma Guido era stato chiaro, mai
nottate in convento.
“Sei
sicuro di non voler restare
in albergo con me?”
“No
Beatrice te l’ho già detto,
preferisco andare a casa”
“A
casa?”
“Si
in convento. Ho lasciato
Davide da solo già per troppo tempo, poi sono
stanco”
“Assente
e silenzioso, direi.
Comunque hai ragione tu sarà per la stanchezza.
Buonanotte”
Proseguendo
su quella strada, lui
si accorge di un auto ferma sul ciglio della strada e poi intravede
distintamente una donna vestita in rosso seduta sul marciapiede e due
uomini
vicino a lei.
“Fermo!
SI FERMI” urla quasi
senza rendersi conto.
“Eh
un attimo, qua già hanno
fatto un botto me ne vuole far fare un altro
professò?”
“Aspetti
qui” ordina scendendo
dall’auto.
“Andiamo
riprendi a funzionare,
forza, solo una volta, ti prego” lei implora il suo cellulare
“Azzurra”
La
ragazza sobbalza “Guido”
risponde passando da un tono di sorpresa e di sollievo ad uno di
superiorità
“Perché sei qui?” Come se fosse nella
condizione di fare conversazione e di non
considerare un miracolo il fatto che lui fosse lì in quel
momento.
“Passavo
in taxi ed ho
riconosciuto la tua macchina poi ti ho vista qua, a terra, stai male?
Vuoi che
chiami un’ambulanza?”
“No…
no… solo la caviglia mi fa
male”
“Ma
cosa è successo?”
“E’
successo che la signorina
c’ha tamponati ed ora ci deve risarcire i danni”
“Io?
Ma se voi avete frenato all’improvviso
e non ho potuto evitarvi”
“Si
vabbè dicono tutte così, lei
ci deve ripagare i danni”
“Sentite
io non vedo danni
evidenti, fortunatamente, non credo sia stato uno scontro troppo forte,
comunque questo è il mio bigliettino di visita, io sono un
avvocato e se domani
va bene ci vediamo alla residenza universitaria del convento degli
angeli, così
faremo un C.I.D. e chiariremo le posizioni”
“Un
avvocato?” domanda uno
guardando l’altro “brutta razza” risponde
l’amico e si allontanano dopo aver
preso il bigliettino
“Ma
tu non sei un avvocato?”
chiede lei acida
“Vabbè
lo sono stato, di sicuro,
conosco la legge”
“Ahi,
ahi, ahi”
“Ti
fa male vero? Ma c’è la fai
ad alzarti?”
“Non
lo so io con Umberto ho solo
fatto finta di essermi fatta male la caviglia”
“Sempre
la solita, tu!
Addirittura hai fatto finta di farti male per conoscere
quello”
“Tanto
poi ci hai pensato tu a
farlo sparire quello”
“EH!
Ho capito! Azzurra
appoggiati a me e cerchiamo di tornare in convento. Forse troviamo
sveglia
Margherita o suor Angela e ci facciamo dare qualcosa per allievare il
dolore”
“Veramente
fa male solo a me, al
limite mi FACCIO dare qualcosa per il dolore, comunque apprezzo la
partecipazione professor Corsi”
La
aiuta ad alzarsi e chiedendo al
tassista di avvicinarsi evita di farle fare sforzi
“Come
va?” le chiede
“Va
bene… va meglio di quel che
pensassi”
“Dammi
le chiavi, guido io la tua
macchina”
“Non
se ne parla nemmeno” salta
su dal sedile lei
“Azzurra
dai non è il momento di
andare per il sottile, dammi le chiavi”
“Non
parte, non si muove di lì,
forse temeva di essere guidata da te e si finge moribonda”
Lui
ride “Vabbè telefonerò ad un
carro attrezzi per farla rimuovere, torniamo a casa”
Guido
riesce a chiamare suor
Angela che li accoglie al ritorno, c’è anche
Margherita che dopo aver dato
un’occhiata, le consiglia una pomata, non sembra esserci
niente di rotto, é
solo un po’ gonfia, se ci fossero state fratture o rotture il
dolore sarebbe
stato insopportabile. Il giorno dopo, comunque, suggerisce ad Azzurra
di andare
con lei in ospedale per fare una radiografia e togliersi ogni dubbio.
Margherita
si ritira nella sua
stanza, mentre Guido le va a comprare una pomata per la contusione e
cerca di
farle recuperare l’auto dall’assistenza stradale.
Rimane con Suor Angela.
“Allora
mi spieghi come mai hai
avuto l’incidente ed eri da sola? Guido mi ha detto che ti ha
trovato per caso,
ma non stavate alla festa insieme?”
“No,
perché io me ne sono andata
via prima, è arrivata all’improvviso Miss Moscetta
dall’America e quindi fine
della serata”
“Ah,
che peccato”
“Guardi
suor Angela non mi sono
fatta niente”
“Ma
non è per te, è per Davide.
Eh, che chissà che cosa mi aspettavo io da questa festa, io
speravo… che voi vi
sareste messi insieme, avreste formato una famiglia e così
Davide non se lo
portavano via i servizi sociali”
“Aspetti…
aspetti che c’entrano i
servizi sociali, non abbiamo ancora trovato Paolo Marino, ma lo
troveremo… vero?”
il viso di suor Angela è piuttosto eloquente “non
lo troveremo… non mi piace
quando fa quella faccia”
“Paolo
Marino era stato arrestato
per droga qualche tempo fa e poi più nessuna
traccia”
“Ah!
E lei quando l’ha saputo?”
“Quando
Guido è venuto a stare in
convento o meglio poche settimane dopo. Ma la vera notizia è
arrivata qualche
giorno fa, in Thailandia hanno trovato un cadavere che aveva addosso i
documenti
di Paolo Marino, potrebbe essere morto e se lo dico a Guido, quello
scappa e
quindi io speravo che tu… che con te… insomma che
tra voi succedesse qualcosa.
Ma forse mi sono sbagliata”
“No,
lei non si è sbagliata, si è
vero Guido è rimasto con Miss Moscetta, ma prima
c’è stata la magia, la favola”
“Suor
Angela, Azzurra” li
interrompe proprio il professore
“Ahi…
ahi”
“Azzurra
ti fa ancora così male?”
chiede lui
“Solo
un po’”
“Ho
trovato la crema e poi prima
alla festa ho trovato anche questa” dice mostrandole la sua
scarpa.
“Ah”
Gliela
infila delicatamente “L’ho
recuperata” e mentre l’allaccia considera
sorridendo “Come Cenerentola”
“Come
Cenerentola” conferma lei.
E i loro sguardi sono uno intrecciato a quello dell’altra.
Dimentichi di suor
Angela e del mondo circostante. Lui e Lei dolcemente, semplicemente.
“Beh,
andiamo tutti a fare la
ninna?” li interrompe la consorella.
“Eh..
eh… si, anzi Azzurra avevo
pensato una cosa prima, mi dispiace per come è andata alla
festa, per
l’incidente, per la caviglia, perché non ti
trasferisci a casa mia e di Davide?
Così… così ci prendiamo noi cura di
te”
“Bene,
bene, bello, ottima idea
Guido, con questa caviglia anche io mi sentirei più sicura
se non fosse da sola
in stanza” coglie la palla al balzo suor Angela
“Va
bene, va bene, allora è
deciso, ti aiuto ad andare di sopra” interviene Guido,
intanto, Azzurra riesce
a reggersi in piedi abbastanza bene ma si appoggia a lui per non
affaticare il
piede.
“Buonanotte
ragazzi e buona
favola”
Guido
la guarda con fare
interrogativo
“Sogni
da favola, intendevo,
buonanotte”