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Autore: alpha_omega    25/07/2013    4 recensioni
In quel momento Ludwig si rese conto di tre cose:
la prima era che quel ragazzo non era umano
la seconda era il fatto che gli aveva appena salvato la vita
mentre la terza, ma non meno importante
non riusciva a smettere di guardarlo.
Possono due mondi diversi come i loro imparare ad amare?
entrambi avevano paura di scoprirlo.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La polizia non ci mise molto ad arrivare; ma era già troppo tardi per quei poveretti: si erano gettati in mare e non ne erano più riemersi. Li avevano ritrovati qualche ora di ricerca dopo. Erano tutti morti con uno strano sorriso in volto.
Ludwig guardò l'orologio: era tardi, e malgrado lo shock per l'incidente si sentiva stanchissimo.
Mentre tornavano a casa suo fratello ruppe il silenzio.
-Facci l'abitudine-.
-Cosa?!-
-Non è la prima volta che succede: a volte la gente sparisce e li si ritrova in questo stato, credono sia un problema legato all'acqua, ma io non ci credo: molti erano marinai esperti che avevano lavorato in quella baia per anni interi senza nessun problema, poi un giorno si sono buttati in mare e li hanno trovati morti sulla riva con quell'espressione da manicomio in faccia; forse questo posto merita davvero il nome di baia delle sirene-
Ludwig si mise a ridere -Non dirmi che credi alle sirene-
Gilbert sbottò -E allora dammela tu una spiegazione, perchè io non ci capisco più niente; all'accademia non te l'hanno detto, ma ci hanno chiamato qui per risolvere il problema, non per studiare un qualche microorganismo: la gente sta iniziando ad avere paura.
Non seppe cosa rispondere: così continuarono in silenzio fino ad arrivare ad una piccola villetta dipinta di bianco: simile a molte altre in quella via.
-Questa è casa nostra- Suo fratello infilò le chiavi nella porta e tirò la maniglia con un colpo deciso.
La porta dava su un salotto dall'aria antica: la prima cosa che colpiva l'occhio era il bellissimo caminetto di mattoni e la grossa libreria a muro attorno alla quale erano disposti un divano e due poltroncine dall'aria comodissima: Ludwig emise un fischio di approvazione, era veramente ben arredata.
-E lei è la mia Eliza- la voce di suo fratello era carica di affetto mentre indicava una figura raggomitolata sul divano: la ragazza stava dormendo profondamente; era buio, ma anche alla luce fioca delle braci morenti si poteva scorgere la sua bellezza: un'eleganza che la seguiva anche nel sonno, i capelli sparpagliati sul cuscino la facevano sembrare ancora più dolce di quanto non fosse.
Gilbert prese una coperta, la distese delicatamente sopra il corpo della ragazza e le diede un bacio sulla fronte. Poi si rivolse a Ludwig parlando a bassa voce per non svegliarla -Vieni: ti faccio vedere la tua stanza.
La sua camera da letto si trovava al secondo piano: era arredata con l'essenziale; un letto, un comodino, un armadio, uno specchio e una sedia. Dalla finestra si poteva godere di una vista sul mare, anche se essendo buio non si poteva vedere un granchè. Ludwig immaginò che il panorama dovesse essere meraviglioso. Il pensiero gli fece dimenicare per un attimo l'incidente alla baia. Gli piaceva molto quel posto. Un piccolo angolo di paradiso con il suo piccolo angolo d'inferno personale.
-E questo è il bagno- Gilbert aprì un'altra porta rivelandone il contenuto.
A Ludwig per poco non cadde la mascella. -Ma è...enorme!-.
Era grosso quattro o cinque volte camera sua: con una vasca da bagno e una doccia gigantesche; in una grossa mensola erano posizionati vari barattoli contenenti tutto il necessario per soddisfare i bisogni del più lussuoso albergo del mondo. In un angolo era posizionato un vaso in ceramica alto più di un metro. Lo aprì, dentro era pieno di polverina bianca. La sfiorò con la punta delle dita e annusò i polpastrelli. -Sale...- mormorò. Che ci faceva del sale da cucina in bagno?.
-E' stata un'idea di Elizaveta: secondo lei è ottimo per il corpo-.                                                                 
-Si, e magari con un po' di origano e olio, così completiamo la serie-.
Il fratello parve non sentirlo: scostò la manica della camicia e imprecò leggendo l'ora. -E' meglio se vai a riposarti; domani sarò una giornata davvero intensa, e il magnifico me non può assomigliare neanche lontanamente ad un panda, quindi buonanotte-. Detto questo sparì, dileguandosi oltre la porta del bagno. Ludwig fece lo stesso chiudendosela alle spalle e s'infilò a letto, pregando le divinità del cielo di non fargli sognare ciò che aveva visto quel pomeriggio.
Le divinità non l'ascoltarono.
 
 
Feliciano non riusciva a dormire quella notte; era così nervoso che il suo buffo ricciolo di capelli era teso come una corda di violino: riuscì solo a guardare la superficie della gigantesca grotta sottomarina dove lui e il suo Clan passavano ogni notte a dormire, naturalmente tiepida per il calore dei corpi all'interno: erano circa un centinaio. Senza contare quelli che operavano in superficie per fare in modo che gli umani non gli dessero la caccia, che erano circa una decina; lui conosceva una ragazza che se ne era occupata; ma, chissà perchè, aveva fatto perdere le sue tracce.
Accanto a lui, suo fratello Lovino si rigirò più e più volte nel sonno, alzando una miriade di sabbia dal terreno della grotta e sbattendo ripetutamente la coda a terra: probabilmente un'altro incubo: da quando il loro nonno era stato ucciso da un umano non si dava pace nemmeno nei sogni. Si avvicinò a lui e lo abbracciò: il che parve calmarlo un poco anche se non del tutto, ma era meglio di niente.
Se lo ricordava: il nonno, un tritone di tutto rispetto, dalla muscolatura impeccabile e sempre pronto a scherzare. Era stato il loro capo per un po': questo prima di venire catturato e... non riusciva nemmeno a pensarci, ma i loro infiltrati erano riusciti a tenere segreta l'intera faccenda. Ora il loro capo era un ragazzo di nome Roderich, sebbene la successione spettasse a suo fratello di diritto, ma lui glielo aveva lasciato fare: non gli importava più di niente ormai. Tranne che del suo adorato fratellino che proteggeva con ogni mezzo a sua disposizione da squali e altre creature pericolose.
Feliciano strinse a se Lovino: dimostrava appena diciott'anni, ma in realtà ne avrebbe compiuti venti il mese prossimo: era merito dell'eterna giovinezza; le sirene erano immortali a patto che si nutrissero regolarmente degli anni restanti degli umani. Il fratello avrebbe avuto per sempre quell'aspetto; in cui si somigliavano entrambi: due ragazzi snelli dalla carnagione leggermente abbronzata e i capelli castani di due tonalità diverse ma molto simili tra loro: avevano anche la stessa ciocca di capelli a ricciolo, sebbene in punti diversi della testa. L'unica cosa completamente diversa era il colore della coda: ogni sirena aveva una coda di colore argentato, ma i riflessi cambiavano da individuo a individuo: quella di Lovino era contornata da riflessi color rame, tendenti all'oro, mentre quella di Feliciano era di un tenue azzurro pastello.
La loro non era la famiglia più numerosa del clan: anzi, erano pochi i gruppi di soli due individui: a pochi metri da una delle pareti della grotta Natalya dormiva profondamente assieme ai suoi due fratelli: una ragazza dalle forme prosperose e un ragazzo gigantesco che nel sonno le abbracciava entrambe, con un sorriso un po' infantile dipinto sul volto da bambino; gli sembrava si chiamasse Ivan o qualcosa del genere, ma non si ricordava molto bene. C'erano anche altri due fratelli: Mattew e Alfred, sebbene non si somigliassero per niente, a parte nei lineamenti del viso. Per il resto era impossibile pensare a una qualsiasi parentela tra loro due.
La luce che filtrava dall'entrata cambiò: si stava facendo giorno: senza dire una parola si alzò e si diresse verso l'uscita insieme ad altri due che come lui avrebbero dovuto eseguire il primo Bacio quel giorno; un ragazzo minuto dai tratti orientali di nome Kiku e una ragazza abbronzata con due lunghi codini castani di cui non ricordava il nome. Senza dire una parola sfrecciarono tutti e tre verso la superficie.
 
 
Ludwig ripose l'ennesimo campione nella sacca dell'attrezzatura; determinato più che mai a scoprire cosa contenesse: quando sentì una voce dietro di se.
-Ciao-. Era calda e piena di simpatia, faceva sorridere al solo sentirla.
Continuò a lavorare: molto probabilmente era solo uno scherzo della sua mente, quando sentì qualcosa toccarlo su una spalla.
Si girò di scatto.
Appoggiato col mento sul bordo della nave c'era un ragazzo castano con uno strano ricciolo che gli spuntava dalla testa; lo guardava quasi con curiosità. Sorrideva.
-Ciao- il suo sorriso si allargò di un paio di centimetri. -Ci conosciamo?-.
 
 
ANGOLO AUTRICE
spero vi sia piaciuta; ringrazio di cuore chi ha recensito (e anche chi ha letto) il precedente capitolo. Aggiornerò il prima possibile.
A presto
alpha_omega
  
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