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Autore: L_Fy    04/02/2008    22 recensioni
Una ragazza nuova e i due fratelli più contesi della scuola: Verena, Teo e Dieci. Cos’altro se non il classico triangolo? Ma non dimentichiamo Oleana, la nuova, frizzante amica di Verena: quindi, un insolito rettangolo. E il cattivo di turno, Scaturro il Terribile, non lo consideriamo come vertice? Vediamo, così dovrebbe essere un pentagono: ma se ci aggiungiamo anche una pseudo-fidanzata pseudo-aristocratica, una madre finlandese, un cane formato roditore, un diario segreto e un bel po’ di fantasia, che figura geometrica salta fuori? Forse una così articolata che può calzarle un solo nome: adolescenza!!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 : Secondo scambio

Capitolo 16 : Secondo scambio

 

Il quarto d’ora successivo fu per tutti piuttosto gradevole: mentre Verena faceva la crocerossina e aiutava Oleana e Scaturro a sorbire una improba brodaglia marroncina che Tellu aveva catalogato come tisana, la feroce finlandese si era armata di telefono e con il piglio deciso di un vichingo aveva telefonato al ristorante per denunciare l’avvelenamento. Il suo colorito accento scandinavo che insultava in italiano mentre Otello waffeggiava in sottofondo risultarono essere una delle scene più divertenti e surreali a cui Verena avesse mai assistito. Alla fine, Tellu spuntò una cena gratis in risarcimento, riattaccò vittoriosa e cominciò il giro di telefonate per informare i genitori degli altri ragazzi. Il signor Ferri, dopo aver rimediato il più possibile al danno ecologico inferto da Scaturro alle sue begonie, era rientrato in cucina e se ne stava con le mani in tasca e l’aria pensosa a osservare di nascosto Verena che passava da Scaturro e Oleana seguita dai ringhi ammonitori di Otello. Quando finalmente Tellu ripose il telefono, il marito le si avvicinò e le parlò sottovoce.

“Che ne pensi?” chiese con aria da cospiratore.

“Di ke kossa?” rispose la moglie sospettosa “Delle begonnie o del maskarponne?”

“Di Verena. E’ carina da morire.”

“Se la vuoi prenderre komme konkubinna fai purre.”

“Davvero posso? Non è ancora minorenne?”

“Enrikko!”

“Dai che scherzavo. Pensavo che è piuttosto strano che sia entrata così facilmente in casa nostra. Mariacarla ci ha messo mesi, e prima di lei c’era stata solo quella tizia di quarta liceo che dava a Teo lezioni di anatomia. Beato lui. Comunque non ho mai visto un gran viavai di femmine, qui. Soprattutto invitate da Teo.”

“Lukka e Matteo non sonno poi kossì divversi” rispose Tellu senza sbottonarsi troppo “Tutti e due hanno gusti un po’ difficcilli e danno konfiddenza sollo a ki konnoskono benne.”

“Appunto. Cosa ci fa allora qui una tizia che conoscono si e no da due giorni?”

“Devvo mandarla via?”

“Certo che no! Sono così felice che Teo abbia una ragazza che volevo offrire un brindisi, se non fossero stati tutti in fase di vomito.”

“Verenna non è la raggazza di Teo.” specificò Tellu neutra.

“Non ancora” ammise il signor Ferri “Ma quei due non sono solo amici.”

“E a te ki te lo dicce?”

“Il mio infallibile e italico fiuto” rispose il signor Ferri altezzoso “Tu sarai anche finlandese e bionda e bella ed ecologica, ma hai la sensibilità emozionale di un pinguino. C’è del feeling elettrico tra Teo e Verena, queste cose un padre latino le sente subito. Lui non l’ho mai visto così agitato come in questi giorni e lei… lei lo ha baciato prima ancora di chiedergli il nome, no?”

“E tu komme fai a saperlo?”

“Ho i miei informatori.” glissò il signor Ferri sibillino.

“Komunkue non vuol dirre niente. E tu non fikkanasarre nella vitta privatta dei tuoi figli, kiarro?”

“Perché, vuoi farlo solo tu?”

Senza attendere risposta, il signor Ferri si allontanò dalla moglie e si avvicinò a Verena con una tazza fumante in mano.

“Verena cara, perché non porti una tazza di tisana a quei due cerebrolesi dei gemelli? Se hanno finito di lavarsi e non si sono disciolti nell’acqua farà loro solo bene.”

*          *          *

“Ooooh, adesso si che mi sento meglio.” gorgogliò Dieci lasciandosi avvolgere dall’acqua calda della doccia. Teo, in piedi davanti allo specchio del bagno appannato dal vapore, non rispose con la solita sequela di battutine stupide: se ne stava con la faccia seria a fissare la sua immagine nebulosa e notando come fosse drammatica la sua somiglianza con il gemello in quel momento. Chiunque li avrebbe confusi l’uno per l’altro, come era sempre successo fin da piccoli. Eppure, nonostante fossero perfettamente identici, alla lunga tutte le ragazze avevano sempre preferito Luca a Teo. Non che la cosa lo avesse mai disturbato più di tanto: Dio, c’era stata Matilde in quinta elementare… Che rabbia, quella volta. E quante botte che si erano dati: forse per la prima volta, le aveva prese anche Dieci! Ma poi ognuno di loro si era fatto la sua vita e fino a quel momento non era più successo che si pestassero i piedi. Fino a quel momento.

Finché che non era arrivata lei. Da allora tutto era cambiato.

“Che casino.” mormorò Teo alla sua immagine riflessa.

“Cos’hai detto?” domandò Dieci con la voce attutita dallo scroscio dell’acqua.

“Ti ho chiesto perché non affoghi.” rispose Teo truce a voce più alta.

La testa bagnata di Dieci sbucò da dietro il vetro scorrevole.

“Che simpaticone” commentò altezzoso “Ti ha morso la tarantola o hai anche tu un po’ di mascarpone da scaricare?”

“Perché ce l’hai ancora tanto con Verena?” lo spiazzò Teo girandosi bruscamente a guardarlo. 

“E questo che cazzo c’entra?” domandò meravigliato il gemello.

“Niente di niente, ma voglio saperlo.”

Dieci ci mise un po’ a rispondere, i begli occhi blu abbassati dalla sorpresa. Stava meditando che evidentemente Teo ci teneva davvero a quell’aspide, se continuava a parlargliene ogni secondo. E doveva ammetterlo, litigare con Verena e subire le sue battutine al vetriolo era davvero divertente. Inoltre era un’ottima ballerina e a ben pensarci era anche carina. No, più che carina. Insomma, ok, era uno schianto, ma questo non aveva davvero importanza, giusto?

“Io non ce l’ho con lei” rispose alla fine lentamente “Il fatto che battibecchiamo sempre è un po’ il nostro modo di fare; io non lo faccio di sicuro con cattiveria, e nemmeno lei, suppongo. Lei è… una tipa piuttosto interessante.”

Interessante, meditò Teo. Beh, era una buona cosa, no? Ci aveva sperato tanto che Dieci e Verena si trovassero interessanti… no?

“Bene.” mormorò a corto di idee.

Assurdo: se era quello che voleva, perché si sentiva così confuso?

“Vado a vestirmi.” decise bruscamente girando le spalle a Dieci che rimase a guardarlo perplesso mentre usciva dal bagno.

*          *          *

Teo, ancora corrucciato, entrò in punta di piedi in camera, cercando di fare poco rumore per non svegliare Mariacarla che dormiva ancora assisa sul letto con lo stesso leggiadro abbandono della principessa Aurora punta dall’arcolaio avvelenato. Ma sul parquet della stanza gli zoccoli da bagno finlandesi regalati dai nonni materni fecero un baccano d’inferno peggio di una comitiva di ballerini di flamenco: Mariacarla si mosse lamentandosi debolmente e aprì gli occhi proprio mentre Teo le transitava davanti, col cuore in gola e la faccia colpevole.

“Ehm, ciao.” le disse Teo velocemente; avrebbe aggiunto anche qualcos’altro, ma un improvviso e inaspettato sorriso dolcissimo di Mariacarla lo ammutolì.

“Ciao tesoro” mormorò con voce flebile allungando una mano verso di lui “Che mi è successo?”

Tesoro, pensò Teo interdetto mentre automaticamente prendeva la mano di Mariacarla: ovvio che lo aveva scambiato per il gemello. Di nuovo! Va beh lo svenimento e la luce soffusa… Ovvio che si era sbagliata. Ovvio che doveva spiegare a Mariacarla chi era. Ovvio…

“Sei svenuta” rispose a voce molto bassa “Come stai adesso?”

Mariacarla chiuse gli occhi e ispirò a fondo.

“Meglio” rispose riaprendoli con un sorriso mesto “E gli altri?”

“Meglio.” gorgogliò Teo col cuore in gola: gli si era inceppato qualcosa dentro, e non era solo la sua solita logorrea. Da una parte sapeva perfettamente di dover dire a Mariacarla chi era, dall’altra… dall’altra c’era la mano di Mariacarla nella sua e il suo sguardo innamorato.

Una competizione assolutamente impari, a dire la verità.

Gli faceva troppo effetto lo sguardo di Mariacarla su di sé con quell’espressione… senza la solita alterigia, senza il solito sottile fastidio ma solo con quell’azzurro indifeso, spalancato, fiducioso.

“Hai… vuoi un po’ d’acqua?” tentennò Teo incerto; c’era sempre la questione della sua maledetta erre di mezzo, accidenti!

“No” sospirò Mariacarla “Lo stomaco va molto meglio. Dimmi solo che non ho vomitato anche io come quel bifolco ammorbante di Scaturro, morirei di vergogna!”

“Non hai vomitato” rispose Teo con un piccolo sorriso “Sei solo svenuta.”

“Meno male” chiocciò Mariacarla sollevata. Svenire andava bene, era decisamente più aristocratico che vomitare sulle begonie.

“Nella caduta un tacco delle Jimmy Choo è deceduto.” mentì Teo segnandosi mentalmente di farsi ringraziare da Verena, e Mariacarla fece una smorfia di dolore.

“Perfetto” borbottò “Chissà che faccia ha fatto miss candeggina quando sono svenuta: sarà schiattata dalla gioia.”

“Miss… chi?”

Che domanda inutile…

“L’amichetta di Teo” rispose Mariacarla con evidente fastidio nella voce “Verena l’anticonformista. Verena dal look alternativo. Verena la contestatrice. Verena che mi guarda sempre come se fossi un soprammobile fuori moda. Quella lì, insomma. Lo sai che mi odia.”

Teo rimase più o meno interdetto sul posto.

“Ma no che non ti odia.” disse in fretta: meno male che non aveva raccontato a Mariacarla del tacco delle Jimmy Choo… Comunque, sapeva di non essere sincero: Verena e Mariacarla erano decisamente incompatibili e lo sapevano tutti.

“Sì invece” ribadì Mariacarla socchiudendo di nuovo gli occhi “Ma la cosa non mi disturba affatto.”

La disturbava, invece, era evidente: come era evidente che non l’avrebbe disturbata così tanto se Verena non fosse stata così tosta.

“Sei gelosa di lei?” buttò lì Teo provocatorio e Mariacarla arrossì.

“Io… gelosa?” esclamò scandalizzata “E di cosa? Dei suoi vestiti di gomma… delle sue battutine al curaro… della sua spocchia proletaria?”

Mentiva platealmente! Era gelosa marcia, constatò meravigliato Teo: Mariacarla, con il suo nome altisonante, le sue gambe chilometriche, i suoi capelli biondi, con i suoi soldi e la sua raffinatezza, era davvero gelosa di Verena Bassi, nessun ramo aggiunto!!

“Ammetti che in fondo ha stile.” gorgogliò Teo, ancora tramortito dalla sorpresa. 

“Stile?”

Come se non fosse già abbastanza sconcertato, Mariacarla spiazzò del tutto Teo quando il suo sguardo altezzoso si sfaldò di colpo, trasformandosi in quello di un cucciolo ferito e indifeso.

“Io lo ammetto” mormorò con una vocetta liquida e commovente “Stasera con quella gonna ridicola era davvero graziosa. E balla maledettamente bene. Ma a te non piace, vero?”

Quasi lo supplicava. E aspettava una risposta, evidentemente.

“Ricordati che non sta parlando con te” ammonì una voce severa come quella del grillo parlante nella testa di Teo “Non ti compromettere, non dire niente, non fare niente, non respirare nemmeno se non vuoi cacciarti nei guai!”

Ma Teo non era mai stato bravo ad ascoltare le vocette interiori, meno che meno i grilli parlanti.

“A me piaci tu.” rispose sottovoce con sincerità.

Ecco, l’aveva detto. L’aveva fatto davvero, buttando finalmente fuori quello che si teneva dentro segretamente da mesi: aveva detto a Mariacarla quello che provava per lei… e non era servito a niente di niente.

Mariacarla gli sorrise di nuovo, rinfrancata e radiosa; avvicinarsi a lei e accarezzarle la guancia con un dito fu una tentazione più forte di lui. Lo fece senza nemmeno sapere di farlo, senza nemmeno godersi la morbidezza della sua pelle al tocco.

“Che cazzo fai?!?” strillò immediatamente il grillo parlante nella sua testa inviperito.

“Uhmmm…” gorgogliò Mariacarla chiudendo ancora gli occhi “Fallo ancora.”

Teo si bloccò, sentendo un migliaio di aghi punzecchiargli fastidiosamente le piante dei piedi e la sensazione di pericolo imminente alitargli sul collo.

“Azzardati!!!!” berciò la vocetta interiore, e Teo provò con tutte le sue forza ad ascoltarla.

“Hai… bisogno di qualcosa?” gracidò in un patetico diversivo.

Mariacarla lo guardò a occhi socchiusi, lo sguardo ammaliante di una fata dei boschi.

“Sì” mormorò sottovoce “Il bacio del risveglio.”

Teo rimase per un bel pezzo immobile, con la mano di Mariacarla nella sua, la luce dell’abat-jour di Batman che gli colorava d’oro i capelli e il cuore che batteva come un tamburo africano nel petto.

“Non posso.” mormorò sottovoce, con voce spezzata.

Non poteva. Mariacarla era di Dieci. Con la sua puzza sotto il naso, i suoi costosissimi vestiti e i suoi occhi azzurri di porcellana che sapevano essere tanto distanti e tanto belli.

“Uff” mormorò Mariacarla facendo un piccolo broncio da bambina “Nemmeno uno piccolo così?”

No. Certo che no. Mai.

E mentre lo pensava, Teo si trovò a chinarsi silenziosamente verso di lei e a sfiorare le sue labbra sorridenti con le proprie.

“Merda.” piagnucolò il grillo parlante nella sua testa, sconfitto.

Profumo di parrucchiere e di Chanel Nr.5; labbra morbide che si schiusero per approfondire il bacio; bocca umida, proibita, da assaggiare appena appena solo per averne il ricordo vago da sognare in segreto. E subito via, lontano dalla luce dell’abat-jour, col cuore sempre più incastrato in gola e la paura di aver fatto la più grossa cazzata della propria vita pronta ad agguantare le viscere.

“Wow” sospirò Mariacarla stiracchiandosi come un gatto “Erano mesi che non mi baciavi così.”

“Oh” disse Teo con la bocca secca: si sentiva malissimo, tutto indolenzito come se avesse corso per un giorno intero senza mai fermarsi “C’è… la tisana… di là. Io… mi ci vuole un goccetto.”

“Ok.” rispose Mariacarla mansueta “Ti aspetto qui.”

Teo si girò e uscì rapidamente dalla stanza: provava la sottile sensazione di camminare nell’acqua e di essere finito chissà come anche lui con un certo tipo di mascarpone avariato sullo stomaco.

*          *          *         

Verena era arrivata sulla soglia della camera di Teo con una tazza di tisana in mano, giusto in tempo per beccare Dieci in accappatoio di spugna in piedi davanti al letto su cui era distesa Mariacarla. Normalmente, se ne sarebbe andata subito per non violare la loro privacy, ma c’era qualcosa nel modo in cui Dieci teneva la mano di Mariacarla… qualcosa che la fermò. Non sapeva cos’era, se non forse l’aria insolitamente dolce e timida con cui Dieci si chinò sulla fidanzata per baciarla. Il suo profilo, incerto alla luce dell’abat-jour, con le ciglia bionde abbassate, era di una dolcezza struggente che le pungolò il cuore di malinconia. Avrebbe dovuto allontanarsi discretamente, lo sapeva… ma per qualche assurdo motivo, la nuca scoperta di Dieci, con quei ricciolini biondi e umidi color platino, le metteva addosso una sensazione strana, come… come di rimpianto.

“Per Dieci?” berciò Vocetta1 severamente “Ma scherziamo?!? Non abbiamo nemmeno finito di ammettere lo scompenso cardiaco per la erre di un gemello, ci vengono già le scalmane per i ricciolini dell’altro?”

Verena si riscosse e si allontanò bruscamente dalla camera di Teo col cuore che aveva preso a batterle pesantemente nel petto. Non era normale tutto ciò, questo era poco ma sicuro. “D’altronde, da quando i Ferri sono entrati nella tua vita, di normale non c’è proprio più niente” specificò Vocetta2 “Dai topocani agli inviti a cena!”

Ma lo stesso la domanda rimaneva. Perché il cuore le batteva così forte? Perché vedere Dieci e Mariacarla che si baciavano le metteva addosso tanta atavica tristezza?

Aveva bisogno di rivedere Teo. Aveva bisogno di sentire di nuovo il fuoco delle sue erre per rimettere le cose a posto!

“Come dire, hai bisogno di soffrire per capire cosa provi” specificò Vocetta1 “Questo può significare due cose: masochismo o stupidità. Facciamo che nel tuo caso possono essere entrambe!”

Prima che le venisse a mancare il coraggio (“Prima che il cervello si riconnetta alla rete” rettificò Vocetta2 lugubre), Verena marciò verso il bagno e bussò con tre colpi decisi alla porta.

“Chi è?” berciò una voce dal di dentro, attutita dallo scroscio dell’acqua della doccia.

“Sono Verena.” disse lei aggrappandosi alla tazza che teneva in mano.

“Che vuoi?”

“Ti ho portato la tisana.”

Gesù, che scusa triste e puerile: peggio di “ho portato il cocomero” di Dirty Dancing.

Il battito del cuore di Verena era così assordante che sembrava quello di un cannone: “Rilassati” la incoraggiò Vocetta1 “Adesso arriva Teo, ti fa il suo solito sorriso a 800 Volt, ti rovescia addosso un centinaio di quelle sue erre con le bollicine e tu ritorni psicopatica e infelice, come al solito!”

Lo scroscio dell’acqua si interruppe e, dopo un breve rumore di tramestio, la porta si aprì. Lo sguardo di Verena si incrociò con quello di Dieci e subito una specie di doccia ghiacciata le gelò il cuore. Lui se ne stava in piedi, seminudo e gocciolante d’acqua, con i capelli appiccicati alla fronte e i contorni sfumati dal vapore. Era bello da far prendere un colpo, come al solito… Ma niente sorriso. La guardava aggrottato (“Teo aggrottato!”) e anche un po’ scocciato (“Teo scocciato!!”), muto e ostile come una statua di marmo. “Se sapessimo cos’è, diremmo che guarderebbe così una savusilakka.” commentò Vocetta1 petulante. Niente occhi celesti ammiccanti, niente parlantina rutilante… “Niente surriscaldamento” fece notare Vocetta2 “E soprattutto niente musica. Nemmeno Mino Reitano. Nemmeno il requiem di Mozart.”

“Beh?” le chiese infine lui, imbronciato.

Che ci faceva l’aspide lì? Era chiaro che non aveva intenzione di litigare, anzi, sembrava stranamente accomodante… malleabile. Cos’era quell’improvvisa bandiera bianca?

“Ehi, sei sveglia?”

Verena si riscosse, cercando di riprendere fiato e sentendosi il cuore pesante e dolente come piombo fuso.

“La tisana” disse infine osservandosi mestamente i piedi “Volevo sapere se… ehm… te ne andava un po’. E se… ehm… stavi bene.”

Dieci si limitò a inarcare un sopracciglio: non gli piaceva affatto quell’interessamento. Non gli piaceva affatto che Verena cercasse di avvicinarsi a lui e che lo guardasse con quegli occhioni indifesi. E, soprattutto, non voleva affatto che Verena finisse per diventare una seconda Matilde, primo per Teo, secondo per Mariacarla e terzo per se stesso.

“Sto bene.” rispose seccamente.

“Oh. Ok.” rispose Verena senza alzare gli occhi dalle scarpe, ma non si mosse.

“Dai, Teo, solo un sorriso… solo una erre.” piagnucolò Vocetta2, pateticamente.

“La tisana bevila tu” rispose invece Dieci glaciale “Adesso smamma che non ho finito.”

Di nuovo Verena sentì qualcosa di artico strizzarle il cuore e bloccarle il fiato in gola. Alzò appena il mento, il viso come pietra.

“Scusa il disturbo” disse con una voce dura che sembrava non appartenerle “La tisana era solo un modo per ringraziarti della serata e… per il ballo. Mi dispiace di averti scocciato: non succederà più.”

Girò le spalle e si allontanò mentre la porta del bagno si richiudeva con un tonfo secco e definitivo.

*          *          *

“Ehi.”

Oleana sorrise a Verena mentre questa si sedeva sul bordo del divano con un’espressione abbattuta sul viso e una tazza di tisana in mano.

“Ehi. Come stai?” chiese Oleana notando il colorito pallido dell’amica.

“Dovrei chiederlo io a te” glissò Verena sforzandosi di sorridere “Dopo il tuo love affair con il lavello ti vedo un po’ provata.”

“E’ stato un amore breve ma intenso” approvò Oleana ammiccando “Scaturro è ancora vivo?”

“Purtroppo sì” rispose Verena contrita “Anche Mariacarla è ancora viva, nonostante nel suo mascarpone la dose di stricnina fosse doppia. E nessuno ha vomitato sul topocane affogandolo. In compenso, le begonie di Tellu sono state dichiarate defunte non meno di mezzora fa.”

“Non ce n’è andata bene nemmeno una” sospirò affranta Oleana “I gemelli Ferri?”

“Quelli mangiano pizza con ananas e amianto dall’infanzia, cosa vuoi che gli facciano un po’ di sostanze radioattive?”

“Fortuna che la furia omicida del mascarpone assassino non ha intaccato il ceppo finlandese.”

“Già. In fondo, al pari dei funghi patogeni e delle muffe, hanno uno scopo anche loro nel grande cerchio della vita. L’unica che ha rischiato grosso sei stata tu. Adesso il tuo colorito sta migliorando: ora invece che gorgonzola sembri solo zuppa di funghi.”

“Non parlare di zuppe o brodaglie, per favore” piagnucolò Oleana “E se credi di potermi rifilare un’altra fornitura di quel liquido finlandese primordiale e immondo che Tellu chiama tisana sei decisamente fuori strada.”

Verena nascose un piccolo sorriso dietro una finta espressione sorpresa.

“Parli di questa portentosa e miracolosa pozione magica?” chiese mostrandole la tazza “Non era per te. Era per… ehm… Teo. Ma non l’ha voluta.”

E non vuole nemmeno te.” constatò Vocetta1 lapidaria: il viso di Verena tornò serio e vagamente triste e le antenne di Oleana, benché provate dalla precedente tragica esperienza gastrica, si rizzarono e vibrarono impazzite.

“Che succede?” chiese con piglio deciso e Verena si affrettò a indossare una solida maschera di indifferenza.

“Niente di niente. A parte quelle povere begonie, sai… sono davvero turbata dalla loro incresciosa dipartita.”

“Brutta faccenda, eh?”

“Sì, davvero una savusilakka.”

“Savu… e che diavolo è una savulakka?”

“Si dice savusilakka, ignorante. Comunque non ho idea di cosa sia: forse un tumore particolarmente maligno. Comunque, rende benissimo come mi sento adesso.”

“Ho un’idea per tirarci su il morale” si illuminò Oleana d’improvviso “Perché non sputiamo dentro alla tisana e la rifiliamo a Mariacarla?”

“Non credo che il raffinato apparato digerente di Mariacarla reggerebbe questo scambio di fluidi” rispose Verena con serietà “E se poi la bevesse Dieci?”

“Oh, con lui sì che scambierei i fluidi” sospirò Oleana sognante “Stasera ho ballato con lui per ben due minuti prima che quel dolomite di Scaturro stesse male. Ho volteggiato stretta a lui, tra le sue forti braccia…”

“… in mezzo a un milione di vecchietti con la dentiera e il pannolone per incontinenti…”

“Demolisci pure: Polident o non Polident, è stato il momento più erotico della mia vita. Piuttosto… anche tu e Teo sembravate parecchio impegnati.”

Le orecchie di Verena si incendiarono alla velocità della luce e la maschera d’indifferenza traballò pericolosamente.

“Stavamo solo ballando.” rispose con voce controllata.

Il sorriso da volpe che le rivolse Oleana disse più di molte parole.

“Tesoro, persino distratta dalle braccia di Dieci sono riuscita a notare la differenza tra un ballo e quello che stavate facendo voi. I vecchietti intorno stavano per schiantarsi a terra a recitare il rosario… o per prendere appunti, non si è capito bene.”

Verena boccheggiò, rigidamente seduta sul bordo del divano, in cerca di una risposta plausibile.

“Stronzate.” sfiatò infine, assolutamente inefficace.

“Andiamo, Verena” sbuffò Oleana impaziente “In tanti anni che conosco Teo non l’ho mai visto

in atteggiamenti così espliciti. E ti assicuro che il biondino l’ho osservato bene, in lungo, in largo e anche di traverso. Ho visto camicie su di lui che voi umani non potreste immaginarvi; ho visto mutande rosa, mascara superallungante e persino ciondolini di Hello Kitty. Ma non avevo mai visto Teo far fare il casquet a una ragazza.”

“Mi stava solo facendo vedere com’è il ballo da rimorchio.” si difese Verena stringendo convulsamente la tazza tra le mani.

“Certo. In mancanza di collezioni di francobolli da mostrarti, che doveva fare, poveretto?” 

“No, non hai capito: era un far vedere accademico, assolutamente didattico. Oserei dire oxfordiano.”

“E tu, eri accademica?”

“Io?” si stupì Verena “Certo che ero accademica.”

“Balle: sentivo i tuoi ormoni strillare anche in mezzo a quella bolgia geriatrica.”

“Gli unici ormoni che strillavano erano quelli di Scaturro, e ora sappiamo che era a causa del mascarpone avariato.”

“Proprio non ti capisco” sbuffò Oleana spazientita “Che male ci sarebbe ad ammettere che Teo non ti è del tutto indifferente?”

“Non le è del tutto indifferente?” ghignò Vocetta1 esilarata “Ma se le va a fuoco l’intero apparato tegumentario ogni volta che lui la sfiora!”

“Non ci sarebbe niente di male” si ostinò Verena schizzando in piedi “Ma Teo ha messo ben in chiaro che noi possiamo essere solo amici. Amici senza ormoni. E senza tisane.”

“Dammi retta, tu gli piaci.”

“E vero” cinguettò Vocetta1 ottimista “Non ti ha detto che le tue fossette sono un incanto?”

“Certo” pensò Verena abbacchiata “Un incanto, come le sue dannate camicie con le rouches.”

“Gli piace di più il mio vestito di gomma” dichiarò Verena con voce indurita “E comunque me ne importa meno di niente.”

“Negazione inutile e puerile” si intromise Vocetta2 inesorabile “La verità è che sei cotta marcia di quel finlandese dal ceppo frou frou.”

“Ora vado a sentire come sta Scaturro” decise Verena spazzando via dalla mente vocette e batticuore “Poi me ne vado a casa: questo film dell’orrore è durato anche troppo.”

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

AMORI MIEI!!

In ritardissimo!! E le risposte “ad personam” sono ancora corte corte… ma ho un ottimo motivo: ero al centro trasfusionale a donare il sangue (per la cronaca, zero negativo, donatore universale… se avete bisogno di plasma o piastrine, fatemi un fischio!!). Un bacio a tutti, se riesco a contarvi (madonna, siete lievitati!!!!) e la congiunzione astrale lo permette. Un imperituro e sentito ringraziamento a tutti voi, miei carissimi!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Krisma: Risposta lampo alle domande, condite da un bacio e un abbraccio affettuoso: Dunque, nopea heti… in verità non me lo ricordo. Qualcosa di attinente, tipo “fila via immediatamente!”. Ho usato internet, quindi magari la traduzione letterale è qualcosa di orribile, tipo “andato io ebbi…”. Seconda domanda… “non dovresti farlo” detto da Teo. Eh, ottima domanda!! Lui guardava la bocca di Verena ed era un po’ confuso. Lascio a voi, o miei diletti, libera interpretazione! Un bacione, ciao!!

Maryt2803: Una preguntina: il 28 marzo sei nata tu? O magari quel 2803 significa qualcos’altro e io devo farmi i cazzi miei? Comunque, per risponderti: ho volutamente creato Teo così ambiguo proprio per rendere difficile a lui (e a noi) gli sviluppi della sua vita sentimentale. Adesso posso confessare che il poveretto è etero, ma non è esperto della situazione… mi serviva così, dolcissimo, figo da morì e imbranato! Tutto chiaro, naw? A presto, carissima, un bacio!

Natalie_S: Eh, che bello sapere che ogni tanto anche tu pazzeggi e non fai niente!! Com’è che a me invece non capita mai? Vi invidio molto, o voi donne spaparanzate sui divani… Ferri senior ringrazia e ti invita fuori a cena (ma Tellu gli dà una botta in testa e lo manda all’ospedale… appuntamento saltato!!). Alla prossima, darling!

Lauraroberta87: Aaaah… credo di aver capito cos’è quella cosa di cui non possiamo parlare ma che forse abbiamo intuito entrambe… e quando la coppia sembrava fatta, zac!! Entra in scena la mia sadica propensione a ribaltare le carte in tavola coi poveri personaggi alla mercè della mia psiche malata. Che ci vuoi fare… a ognuno le sue sfighe. Che cara a dirmi quella cosa della dose elfiana ogni 10 minuti, mi sono commossa…

Erda: Carissima, ma grazie!! Ci vuole un bel cervellino per riconoscerne un altro, mi sa. O la cosa valeva solo per le facce di culo…? Non ricordo. Comunque sia, rispondimi presto, che analizzerò la cosa…

Evan88:  Doppia dose.-.. ma non abituatevi!! Sono già col fiato corto, tutto questo scrivere mi ammazza. Beh, forse un col pettino ce lo dà anche tutt ala droga che prendo… ma vabbé! Potenziale momento romantico, hai detto bene! Ma adesso…? Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di Teo, adesso!! Un bezo sul nezo!

Fattucchiara: Innanzi tutto, che forte il tuo nick!! Sono davvero felice e d onorata di accoglierti in questo spazio, che più che una allegra famiglia è un centro di igiene mentale, quindi non so se ti conviene farne parte… ma comunque!! Scaturro ti perplime? Figurati a me: i miei personaggi si muovono da soli e fanno quello che gli pare, sono in loro completa balia! Più che prendere le mie medicine, che posso fare? Ancora tanti baci e ringraziamenti, a presto!!  

Saraj: Effettivamente, Ferri senior sarà anche bruttino e basso come l’ottavo nano di Biancaneve, ma è una forza della natura! Come avrebbe fatto altrimenti a far innamorare una sventolona come Tellu? Sarebbe bello fare uno spin off dei due… ci penserò!! Per non viziarti, comunque, ti rifilo insieme al capitolo una pizza con sopra l’avocado, contenta?

Rik Bisini: Oh, finalmente una critica. Cominciavo a pensare che non me ne avresti più fatte… lo sai che in fondo mi piace soffrire, ogni tanto qualche scappellotto me lo devi dare! Comunque, che dire a mia discolpa? Niente, sarebbe inutile. Ho vergognosamente peccato di pigrizia: far parlare tutti ma proprio tutti era impossibile e faticoso… e poi MC mi serviva semimorta per ovvi motivi, no? Per il resto… dici che mi sto ripetendo? Dici che uso sempre lo stesso schema e che sto rifilando la stessa minestra?Oddio, che tragedia… devo buttare via tutto?!?!? Fammi sapere, mio diletto, sai che la mia coscienza ti appartiene!!

Suni: Prima le cose serie: perché ti adoro? Perché sei forte e un po’ pazza (un po’… come dire che c’è un po’ d’acqua nell’Atlantico…). Perché mi piaci. Non in senso biblico, dovrei prima vedere almeno una foto per quello, e comunque mi sa che a una delle due manca qualche argomento per sviluppare una storia d’amore… e poi scusa, e il tuo lui?!? Comunque, se vuoi non ti adoro più. Peccato, però, avevo già preparato un altare così carino…   

Teo: Non posso tradurre le mie perle finlandesi… e poi scusa, ma tu non hai la erre rotolosa? Dovresti già sapere tutto, allora!! J Baci sparsi, mio diletto, a presto!!

Greta91: Eh eh eh, e poi non dite che non vi amo!! Non potendo procedere coi regali seri (macchina, cellulare, uomo biondo e bello… no, quello l’avevo chiesto io…) continuo coi capitoli… ti dovrai accontentare! Baci baci!

Kabubi: “Maddrinah” sono io? E’ qualcosa in una lingua morta tipo l’aramaico o è un parto della tua (dilagante) fantasia? Mi piace però: posso prenderlo come titolo onorario? Comunque, nopea, heti è finlandese, non norvegese: per me è uguale, ma magari ai finlandesi dispiace…

Kate91: Oh, grazie per le belle parole!! Anche tu malata? Quel mascarpone era davvero micidiale… Ma sei sicura di voler tentare la sorte con la brodaglia finnica?!? Io ci penserei su…

Kokky: Eh, come fa Teo a fare qualcosa che ancora non ha preso nemmeno in considerazione come idea…? Vedremo, vedremo… grazie dei complimenti, bacini!

ReaderNotViewer: Mia cara, a che mi serve un dizionario cartaceo quando c’è internet? Spulciando qua e là mi sono segnata frasi ad effetto in tutte le lingue, compreso come si dice “sposta quel catorcio dalla strada” in lettone. Se un giorno mi servirà… rimedieremo all’ignoranza sulla musica anni 80 in sede di raduno, dove mentre ti abbofferai di tigelle ti sparerò un’endovena di musica. Ti va? Baci ovunque, mia cara!!

Aprril: Con due erre, ma si può!! Sei un mito, tesora. Effettivamente, sei l’unica che ha notato il rossore di Teo. Perché nessuno ha capito quanto sia significativo e improbabile ? Ah, il phon!! Effettivamente con lui siamo intimi… io un pensierino ce l’avrei anche fatto, ma ho il sospetto che lui sia gay.

Londonlilyt: E secondo te, non l’avrei voluto io un papà come il signor Ferri? Aspetta un momento: io SONO un papà copme il signor Ferri!! Solo che sono femmina (anche se è un po’ che nn controllo la situazione, laggiù…). Non vedo l’ora di ingozzarti, vedrai che le tigelle ti piaceranno, amora mia!! ;-)

__Miriel__: MA quante fans ha raccolto il signor Ferri? Quasi più di Marco, che esteticamente è un filino meglio… Ah, l’amour!! Baci baci, a presto!!

MarzyPappy: la mia futura metà canora!! Con le nostre due voxi associate, conquisteremo il mondo !!!( Beh, male che vada ci mangiamo una pizza…). O diciamo nopea, heti a chiunque passi vicino al nostro tavolo, che ne dici? Asia (DRummyDream) ringrazie e non vede l’ora di cederti il suo letto J

  
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