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Autore: Haley_    25/07/2013    16 recensioni
"Ognuno di noi accetta l'amore che pensa di meritare" (Stephen Chbosky)
Seguito di 'Una damigella per lo sposo'
Dal prologo:
"Ero spaesata, spaventata e non sapevo cosa ne sarebbe stato di me e della mia vita.
Ora che mi guardo allo specchio, invece, vedo una donna forte, sicura di sé e realizzata"

Dal quinto capitolo:
Sono passati appena dieci minuti e già stiamo per litigare.
“Avete legato molto a quanto vedo..” – Ignora la mia battuta per continuare – “Viene a cena da te, ti riporta a casa…”
“La mia macchina non partiva!” – Scoppio – “E poi non devo giustificarmi con te!”

AU, tutti umani
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una damigella per lo sposo'
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Nei capitoli precedenti:

Logan è al matrimonio di Damon e Meredith perché amico del fotografo, conosce Elena e da lì inizia un rapporto di amicizia/ lavorativo.
Elena decide di aiutare Logan riguardo un caso di associazioni a delinquere in cui sembra essere coinvolto anche Giuseppe Salvatore. Tappa importante per questo piano criminoso è la cena di beneficienza a cui anche Caroline si autoinvita per far colpo su Logan.
Damon aspetta Elena a casa, per parlare con lei.
 
Faccio pietà ad assemblare i set di Polyvore, ma questi sono gli outfit di Elena e Caroline alla cena:
http://www.polyvore.com/just_say_yes_cap12/set?id=90961816
All’interno piccolo spoiler precapitolo… ci sono due indumenti particolari, a chi appartengono?




12

“…e quindi per colpa di Lionel ci siamo ritrovati ad una serata gay” – Logan cattura l’attenzione di ogni ospite al tavolo, compresa quella di Caroline che ride e sbatte le ciglia neanche avesse un tic in stato avanzato! – “Ammetto di aver fatto colpo anche su un paio di loro”
Altra risata da oca di Care.
Beh, che c’è da ridere?
Sì è simpatico.
Divertente.
E poi ha quel modo di fare che ti fa pendere dalle sue labbra.
Ma dannazione, un po’ di ritegno!
Almeno io non lo do a vedere!
Mi reggo la testa con una mano e mi volto dall’altra parte per nascondere la mia aria annoiata.
La villa è bellissima e stracolma di gente, tanto che mi è impossibile riconoscere Giuseppe tra tanti volti estranei.
Pochissimi giovani e molte persone di mezza età, se non più vecchie.
Per quello che Logan mi ha spiegato, la maggior parte dei presenti, comprese persone dell’organizzazione, pensa che si tratti sul serio di una serata di beneficienza, ma sotto c’è ben altro.
Non ho intenzione di aggredire Giuseppe con un interrogatorio, considerato che non sono sicura della sua colpevolezza.
Ho ancora troppa confusione in testa, l’unico modo per fare chiarezza è parlare con lui e cercare di capire, attraverso semplici domande, se è sincero o meno.
Lo conosco da troppo tempo, sarò capace di capire se mente da uno sguardo o no?
“Elena, non ti diverti?”
Beccata da Logan.
E io che pensavo che non riuscisse a vedere oltre gli occhi chiari e gli sguardi accattivanti della mia amica.
“Non molto” – Mi alzo dalla sedia – “Vogliate scusarmi, vado in bagno”
Caroline mi ignora, iniziando a parlare con Logan. Lui mi guarda, ma io mi allontano velocemente.
Mentre mi divincolo tra gli invitati e i vari tavoli, continuo a combattere con i miei dubbi.
Chi è che nasconde qualcosa?
Logan o Giuseppe?
Da chi rimarrei più delusa?
Non c’è una terza possibilità?
Logan mi ha accolto nella sua ‘famiglia’ quando ne avevo più bisogno, ma Giuseppe c’è sempre stato per me.
E di nuovo, l’ipotesi più probabile si palesa.
Logan non era al matrimonio di Damon per caso.
Non poteva esserlo.
Il dubbio mi perseguita dalla festa di Nina*.
Ed è strano come lui si sia avvicinato proprio a me, come mi abbia offerto subito un lavoro pur non conoscendomi.
Eppure quanto posso essermi sbagliata su di lui?
Mi ha sempre dato l’impressione di essere sincero e, in qualche modo tutto suo, di tenerci a me.
E proprio nel momento in cui la porta che conduce all’ingresso della villa si fa più vicina, in un gruppo di signori che parlano animatamente con dei bicchieri in mano scorgo la figura di Giuseppe Salvatore.
“Giuseppe” Lo chiamo, e appena si gira il suo sorriso si trasforma in un’espressione stupita.
Non saprei dire se piacevolmente sorpresa o meno.
“Elena” – Si riprende, tornando a sorridere – “Che sorpresa! Cosa ci fai tu qui?”
“Sono qui… sono qui per lavoro” – Le labbra mi tremano, mi succede raramente ma sempre quando sono molto agitata – “Devo scrivere un articolo su questa iniziativa. Cercavo qualcuno che mi desse qualche informazione in più, magari il responsabile. Tu sapresti indicarmi qualche volto?”
Riprendo sicurezza, mostrandomi tranquilla.
In fondo sono una giornalista, cosa c’è di strano?
“Avanti, sediamoci” – Con un braccio mi invita verso una saletta che appena entrata non avevo visto – “Si dia il caso che io conosca il responsabile dell’organizzazione”
“Ah sì?”
Mi sento sporca a portare avanti questa messa in scena, ma se non ha nulla da nascondere allora nulla scoprirò.
“Sì, è il figlio di un mio caro amico che purtroppo è scomparso qualche anno fa” – racconta – “Qual è il giornale per cui lavori?”
“Spectrum” – Mento, non sto seguendo il piano di Logan. Voglio fare a modo mio – “è un articolo di prova, se piacerà al redattore allora potrei avere una possibilità di essere assunta”
“Lo spero, è un giornale molto in voga. Mi sembra strano che si interessi ad una piccola raccolta fondi come questa”
“Sai, è una rivista molto eclettica”
Cerco di cavarmela così.
Appunto numero sessantamila per Elena Gilbert: ‘Impara a mentire!’
“Allora cosa vuoi sapere? Non penso che al momento sia possibile parlare con Marcel, è fuori città”
“Chi è Marcel?” –  Caccio velocemente dalla borsetta un registratore, così da essere sicura di non perdermi neanche una parola – “Ti dispiace se registro?”
“Qualsiasi cosa dirò potrà essere usata contro di me?” Scherza, e non posso non notare l’enorme somiglianza con Damon.
Stessi occhi, stessa espressione.
Mia nonna ha ragione, si somigliano molto.
“Qualcosa del genere!” Gli sorrido.
“Marcel è figlio di un mio vecchio compagno di college, dopo la scomparsa del padre ha ereditato tutte le sue proprietà. Possiede quasi tutta New Orleans.”
“E perché mai il principe di New Orleans dovrebbe interessarsi a raccogliere fondi per la costruzione di scuole in Panama?”
“Non giudicare un libro dalla copertina, Elena. Marcel è un ragazzo di cuore.”
“Mi sembra di capire che tu non sia nuovo di questi eventi. Sei legato a questa associazione?”
“Mi piace tenermi attivo socialmente, e poi è sempre una buona occasione per rincontrarmi con alcuni miei amici e bere vino”
“Ma tu non fai parte dell’organizzazione o sbaglio?”
“No, sono un semplice invitato” Precisa.
“Credi in questi eventi? Mi spiego: non tutte le associazioni fanno ciò che promettono di fare. Spesso molti dei soldi devoluti non arrivano mai a destinazione” Sondo il terreno, consapevole di star rischiando.
Non voglio mostrarmi sospettosa, e non voglio che lui sappia che io so.
Bene, ho appena ammesso a me stessa di essere quasi sicura che lui c’entri qualcosa in quello che probabilmente sta per succedere in seguito alla donazione di tutti i soldi a questa fantomatica associazione.
“Da quando sei così scettica, Elena?”
“Ho capito che è sempre meglio verificare i fatti, soprattutto quando stai per versare una bella somma!” Cerco di buttarla sul ridere, forse ho esagerato con le domande.
“Il mondo non va avanti se non abbiamo fiducia l’un l’altro” – Mi risponde con la sua classica pacatezza – “Scusami Elena, ma io devo tornare di là. Ho ancora una donazione da fare. A me non serve vedere per credere.”
Fiducia.
Non è mai stato un mio problema darla e ne ho pagato le conseguenze, ma come fare a capire chi se la merita sul serio?
“Và pure” – Gli dico, rimanendo seduta quando lui è già in piedi – “Io cerco il bagno e torno in sala”
“Se stai scappando da qualcuno, sei la benvenuta al mio tavolo. Abbasseresti l’età media di trent’anni”
Sorrido guardando mentre se ne va.
Dopo alcuni minuti passati a riflettere prendo forza e mi alzo anche io. Rientro nella sala, guardo il tabellone dove stanno tenendo il conto dei soldi raccolti fin ora e dopo una breve occhiata in giro, mi ritrovo ad assistere ad una scena che su di me ha lo stesso effetto di un’orticaria fulminante.
Caroline sta ridendo a chissà quale altra battuta di Logan, mentre poggia la mano sul suo petto. Per un breve istante mi guarda, si è accorta della mia presenza nonostante sia lontana da loro di qualche metro, ma torna subito al suo interlocutore.
Sta facendo la civetta col mio capo.
Ovviamente lui non si sposta, ma perché mai dovrebbe?
Non so stasera cos’è ad irritarmi di più, se lei e la sua smania di ottenere tutto ciò che vede o il non sapere di chi fidarmi.
Con uno scatto quasi di rabbia, giro i tacchi e per poco non urto un cameriere.
Ho bisogno di aria.
 
“Finalmente ti ho trovata”
Logan mi è vicino, mi osserva con quei suoi occhi blu che cambiano sfumatura a seconda del tempo. Ed ora sono proprio del colore del mare in una notte invernale: irrequieto e a tratti spaventoso.
Già, mi spaventa averlo a pochi millimetri dal mio volto e mi accende allo stesso tempo.
Sono attratta da… da chi?
Chi è lui?
“Elena” – mi chiama e si toglie la giacca per poggiarla sulle mie spalle – “Perché sei qui?”
“Cercavo un po’ di tranquillità” rispondo senza troppa voglia.
“Qualcosa ti ha scosso?” – continua – “Hai parlato con Giuseppe?”
“Sì, ma non ho scoperto nulla di concreto… se è quello che volevi sapere”
Sono la solita ingenua.
Logan mi ha dato un lavoro solo perché gli servivo, non perché avesse visto qualche dote giornalistica in me.
In più, ora mi ritrovo anche ad essere gelosa di Caroline. Lei è brillante, esuberante, ha successo nel lavoro e con gli uomini, bastava guardare la faccia di Logan mentre le parlava.
“No, volevo sapere come stavi” – Mi riprende – “Non ti va di dirmi cosa ti fa stare così?”
“Così come? Ero stanca di quella musica e di tutta quella gente. Volevo solo un po’ di pace” continuo a guardare davanti a me, in quel laghetto che mi gela solo alla vista.
Con la coda dell’occhio intravedo il suo sguardo che non mi da tregua, e cerco di trattenere una lacrima di frustrazione che mi fa sentire ancora più stupida.
“Perché piangi ora?” è un così bravo attore da fingere anche angoscia nel vedermi in questo stato?
Scaccio la lacrima velocemente.
Non sono triste, sono arrabbiata.
Ferita.
“Dimmi la verità, non sei capitato per caso al matrimonio di Damon” –  Soffio – “Tu stavi già indagando su Giuseppe Salvatore”
Nessuna risposta, basta un suo sospiro per capire.
“Immagino sapessi già molto di me” – deduco amaramente – “la sciocca che si è innamorata dello sposo. Sei proprio senza cuore… e io che mi sono anche confidata con te.”
“Sì” – Ammette – “sapevo chi eri ma non ti ho chiedo di lavorare con me per sfruttarti”
Logan porta una mano sulla mia, ma la sposto bruscamente.
“Chi vuoi prendere in giro?”
“Scusa, non avrei dovuto coinvolgerti” – Mi alzo ma lui mi segue – “Elena, ti prego. Tu per me non sei una ragazza qualsiasi, non avrei mai voluto ferirti intenzionalmente”
“Sono stanca di sentire scuse e ancora scuse” – sono furiosa – “Sembra che il mondo intero mi tratti come una cretina!”
O sono io a farmi trattare come tale?
“Elena! Dove vai?!”
Inizio a camminare sull’erba, bagnata a causa dell’umidità che c’è nell’aria,  dopo avergli lanciato addosso la giacca ed essermi tolta i tacchi che avrebbero di sicuro ostacolato la mia di per sé goffa fuga.
Inizio a correre, e sì mi sento abbastanza stupida, spero che Logan rinunci a seguirmi nel giardino di questa reggia che assomiglia più ad un labirinto.
È buio, maledettamente buio, quasi da far paura. L’unico lampione a dar luce si trova a cento metri da dove mi trovo, perché quello nelle mie vicinanze va ad intermittenza.
Il buio non mi piace, da quando mi riporta alla notte in cui sono stata aggredita.
Brava Elena, sei sempre tu a cacciarti in questi guai.
Mi volto indietro, e mi tranquillizzo quando vedo Logan corrermi incontro.
“Dannazione Elena, fermati!”
Al suo ennesimo richiamo, obbedisco.
Mi sento piccola, in quel posto, davanti a lui e in questo mondo.
Boccheggio provando a parlare,ma è lui a precedermi.
“Mi sono avvicinato per i motivi sbagliati, ma dalla prima parola mi hai reso pazzo di te” – Mi prende per la vita inaspettatamente, avvicinandomi di scatto a lui, e sento un piacevole formicolio attraversami lo stomaco e andare più giù – “Avevi gli occhi tristi, ma tutta la voglia di sbraitarmi contro”
“Con te mi viene naturale” La flebilità della mia voce mi rende poco credibile, ma sono troppo concentrata sulle palpitazioni accelerate del mio cuore.
Questa reazione non è normale.
No, non lo è affatto.
“Elena” – Logan fa salire la mano destra dalla vita al mio viso, scivolando sulla linea sinuosa del vestito – “Non avevo intenzione di usarti, credimi”
Lo guardo, provando a leggergli nel pensiero, capire se è sincero o si tratta di una bugia.
Stasera non mi riesce, e forse non ne sono mai stata capace.
“È difficile credere a qualcuno che ha già mentito in precedenza”
“Non mi aiuterai più con Giuseppe Salvatore, ti tiro completamente fuori dal caso e non ne parleremo mai più.”
La sua voce cede, il mio respiro aumenta e i nostri nasi si sfiorano.
“Io mi licenzio”
Se mi lasciasse, forse quello che dico non tremerebbe tra le mie labbra.
“Cosa?” Si discosta lievemente da me, genuinamente colpito.
“L’unico modo per iniziare a fidarmi di te è licenziarmi”
Non posso credere di avergli dato un’opportunità.
Sto tentando in tutti i modi di credergli.
“Hai tutte le ragioni.”
Sussurra al mio orecchio, i miei occhi si fanno pesanti tanto da chiuderli.
Ora mi sfiora la guancia con le labbra, e questo non è altro che il preludio di un bacio che vorrei ricevere.
Quello che succede subito dopo è così veloce e inaspettato da richiedere qualche secondo di tempo per essere elaborato da entrambi.
Schizzi d’acqua iniziano a bagnarci dalla testa ai piedi.
Gli irrigatori.
Dannati irrigatori.
“Ma stiamo scherzando?!” L’imprecazione di Logan è seguita dal mio urlo acuto.
Mi prende la mano e mi trascina dietro di sé, così iniziamo a correre senza una meta precisa.
Una volta messo piede sul viale in pietra, abbasso lo sguardo verso il mio vestito e mi tocco ripetutamente i capelli. Sono completamente bagnata, e Logan non è da meno. Il suo elegante vestito grigio è zuppo e sgocciolante.
Inizio a ridere, ma ridere di gusto.
“Stiamo scherzando?!”Contagio anche Logan, che con il suo splendido sorriso scaccia la giacca fradicia dalle spalle.
“E ora?” Chiedo, facendomi scappare un’altra risata.
“Ora entriamo nella villa e troviamo un modo per asciugarci e per passare inosservato”
“Facile a dirsi!”
“Entriamo da una porta di servizio… la villa conta almeno cento camere con annessi bagni Troviamone uno ed infiliamoci dentro”
Logan prende la mia mano, facendo intrecciare le nostre dita e io mi zittisco, imbarazzata.
“Questa è tutta colpa tua, Gilbert” – Mi prende in giro – “Se non ti fossi licenziata tu, l’avrei fatto io. Il ruolo dell’assistente è quello di semplificare il lavoro del proprio capo, non di creare altri problemi!”
 
Seguo Logan nel buio di quei corridoi arredati ancora in stile ottocentesco, il che rende l’atmosfera molto più spettrale. La villa è stata evidentemente restaurata, ma il mobilio è quella appartenente alla ricca famiglia che abitava qui nel 1864. Prima di partecipare alla cena mi sono informata sul sito internet e ho letto la storia di questa favolosa reggia.
Si narra che a viverci erano due giovani fratelli, che dopo essersi innamorati della stessa ragazza, una contessina del luogo che avevano ospitato per l’estate, si erano uccisi a vicenda in uno scontro brutale.
Inutile dire quanto la storia mi abbia toccato, per fortuna Damon e Stefan non sono arrivati a questo epilogo.
E, inoltre, nessun castello è stato scenario di sensuali incontri ravvicinati nel cuore della notte.
“Cosa pensi?” Sussurra Logan.
Non penso ci sia qualcuno nei corridoi, sono tutti nella sala dei ricevimenti e, in più, la villa difficilmente accoglie ospiti ordinari, ma di sicuro è sempre meglio non fare rumore.
“A quanto sia affascinante, ma spaventoso questo posto”
“Nell’ottocento una certa Katherine Pierce si divertiva a giocare con il cuore di due fratelli” – Racconta, cercando di impressionarmi con l’espressione degli occhi – “E giocava molto, soprattutto tra le lenzuola di quei due”
“Sì, lo so. Anche io so usare google!” Ribatto acida.
“Bene” – Sbuffa – “Devo trovare un altro modo per impressionare le ragazze”
Continuo a seguirlo, mi stringe ancora la mano e io lo lascio fare.
Dovrei staccarmi, andarmene via.
Non lo faccio.
Logan prova ad aprire una porta dopo l’altra, ma si rivelano chiuse a chiave.
“Qual è esattamente il tuo piano?”
“Trovare una serratura rotta”
Alzo gli occhi al soffitto, ma quando sto per lamentarmi nuovamente l’ennesima porta, stranamente, si apre.
“Che tattica” dice, celebrandosi.
“Che fortuna” Bisbiglio.
Logan accende la luce, grazie alla quale riesco a visualizzare un grande letto a baldacchino, uno scrittoio d’epoca e un tappeto impolverato al centro della camera.
“Ecco  il bagno” Dice, indicandomi un’altra porta e aprendola.
Senza molta sorpresa, anche il bagno è fedele al gusto della villa.
Logan fruga in un armadietto, che stona un po’ con l’ambiente, trovando degli asciugamani color borgogna.
“Perfetto”
La sua mossa successiva mi spiazza, mi giro di scatto.
“Che stai facendo?!” Gli dico, con le mani sugli occhi.
Logan si sta sbottonando la camicia, privo di vergogna.
“Fa freddo con questi abiti bagnati, conviene che ti spogli”
“Sei impazzito?”
Un attimo prima gli stavo urlando contro, e ora non si fa nessun problema a spogliarsi davanti a me?
“Come vuoi, Elena. Morirai di freddo” Lo sento armeggiare con la cintura dei pantaloni e quando mi volto a guardarlo è in boxer davanti a me.
Mi volto di nuovo.
“Tranquilla, puoi guardare” – Mi schernisce – “E dai, Elena. Prenderai un accidenti se non ti levi quel vestito. Prometto che non farò lo spione, o almeno non mi farò scoprire da te!”
Poggia una coppia di asciugamano sul letto, vicino a me, e il mio occhio –non lo ammetterò mai, neanche sotto tortura cinese – cade sulle sue parti basse.
Caroline ha ragione.
Odio darle ragione, ma è così.
‘Il poco sesso rende deboli. L’astinenza ci fa fare cose stupide!’ Aveva detto non più di due giorni fa.
E io sono in astinenza da un bel po’, chiusa in una camera con un bel ragazzo di cui non so se fidarmi e che mi stava per baciare, per di più mezzo nudo!
Farò qualche cavolata, me lo sento.
Mi decido a svestirmi anche io, mossa dal freddo, dall’orgoglio di non sembrare una bambina e, purtroppo, da quello stesso formicolio che mi infastidiva poco prima.
“Carino lo slip trasparente”
Gli lancio il mio vestito bagnato addosso, e mi affretto a coprirmi con uno dei teli che mi ha dato.
Avrei preferito uno di quelli da mare, ma mi devo accontentare di questo striminzito e che a stento mi copre dove necessario.
“Sei sempre così delicata con me”
“Sei tu che mi ispiri violenza”
“Spero carnale”
“Fisica, nel senso che ti darei volentieri un calcio negli stinchi!”
“Sadomaso, mm” – Fa lo spiritoso – “Non lo preferisco, ma per te questo ed altro!”
Mi lascio scappare un verso di fastidio ma, appena il silenzio cade su di noi, l’imbarazzo mi inibisce a tal punto da stringermi nell’asciugamano e guardare fisso suoi miei piedi.
“Mentre passavamo, prima, ho visto un lavatoio. Porto i vestiti, nel caso ci fosse anche un’asciugatrice.”
Annuisco, portandomi a sedere sul letto ancora un po’ infreddolita.
Cosa ci faccio qui?
Perché non scappo?
Ok, forse ho scelto il momento sbagliato.
Una ragazza mezza nuda che corre nel cuore della notte nel luogo di un evento mondano potrebbe dare nell’occhio.
“Missione compiuta”
Logan ritorna nella stanza dopo non molto, dandomi modo nuovamente di guardarlo in tutto il suo splendore.
“Potresti coprirti?” Chiedo infastidita, anche se la vista non è per nulla male.
“No, e tu potresti scoprirti?”
“No!”
“E va bene, non guardarmi con quello sguardo da giudicona!”
Sorrido vittoriosa, per lo meno non dovrò sorbirmi i suoi gioielli di famiglia davanti i miei occhi.
Santa Elena Gilbert da Mystic Falls, cosa le tocca vedere’
Mi prendo in giro da sola, non ho più una credibilità.
Sembravano degli ottimi gioielli di famiglia…
Contegno, Elena!
“Penso che tra dieci minuti riavremo i nostri vestiti e non dovrai più soffrire” Logan tira il lenzuolo dal letto, obbligandomi a scostarmi per rendergli l’impresa meno ardua.
Si siede accanto a me, sistemando i cuscini dietro di noi, e coprendomi quasi interamente con il lenzuolo.
“Hai freddo?” La sua premura mi scalda.
“Sto meglio”
Non ce la faccio a continuare, a mostrami scostante e arrabbiata, di sospettare che ci sia sempre una brutta sorpresa dietro l’angolo ad aspettarmi.
Quando vivevo a New York ero ben diversa; rischiavo, mi divertivo, vivevo le mie relazioni serenamente, senza l’opprimente paura di sbagliare.
Da una parte mi dico che non posso credere a Logan, che mi ha già dimostrato di essere un bugiardo; dall’altra non posso concepire che lui sia stato falso con me per tutto questo tempo, per quasi due anni. E per cosa? Avere delle informazioni che probabilmente non avrò mai, o che non vorrò dargli.
“Lo capisco”
A seguito di un paio di minuti di silenzio, Logan parla di nuovo.
“Cosa?” domando.
“Perché vuoi licenziarti. Ti ho mentito, non lo meritavi”
“Infatti”
“Mi toccherà darti anche la liquidazione”
Ci giriamo in sincrono, fissandoci per un po’ finché non scappa ad entrambi un sorriso.
“Perché hai così a cuore il caso di Giuseppe?”
“Non è Giuseppe Salvatore che mi interessa”
“E chi?” Aggrotto le sopracciglia.
“Il suo socio in affari
“Che io sappia, Giuseppe ha sempre lavorato da solo”
“ Non mi sto riferendo allo studio legale, ma al suo socio nel riciclaggio di denaro sporco
“Chi è?”
“Il compagno di mia madre”
Improvvisamente mi è tutto più chiaro.
È una questione personale.
“Stai cercando di smascherare il compagno di tua madre?”
“Voglio aprirle gli occhi e mostrarle il mostro con cui si è sposata”
Delle voci e dei passi veloci provenienti dal corridoio mi distraggono dalla conversazione.
“Arriva qualcuno” Logan mi fa alzare velocemente facendomi segno di entrare nel bagno.
Mi trascino dietro il lenzuolo, temendo seriamente di essere scoperta da qualcuno che lavora nella villa, o peggio, dal proprietario stesso.
Un ragazzo e una ragazza, mezzi nudi dove non dovrebbero essere.
Chiunque penserebbe a male.
Anche io.
Logan chiude la luce della camera, seguendomi all’interno del bagno e lasciandoci nel buio, il rumore dei passi è sempre più vicino.
La stanza è questa” – La serratura della porta scatta, e il cigolio è accompagnato da una  voce gutturale maschile che non conosco – “La valigia dovrebbe essere qui
Altri passi e un lieve rumore.
La luce passa al di sotto della porta e ricollego il suono sentito in precedenza all’interruttore della luce.
Le dita di Logan sotto il mio mento, e uno sguardo che sembra voler dirmi ‘calmati o ci farai scoprire’ mi donano un minimo di lucidità.
È qui. Mi ha detto che si trovava nell’unica stanza senza chiave” – Non posso crederci. Tendo l’orecchio cercando di captare qualsiasi altra sillaba che mi confermi si tratti di un mio errore – “Guarda nell’armadio
Nessun dubbio.
È la voce di Giuseppe Salvatore.
Logan si guarda intorno, ma non ne comprendo il motivo; al momento sono troppo impegnata a capire cosa sta succedendo.
Qui non c’è niente” – è nuovamente l’altro uomo a parlare – “Proviamo nel bagno
Logan prende il lenzuolo che mantengo in vita mollemente, lo appallottola velocemente buttandolo nella vasca e mi tira dietro una grossa colonna.
Mi porta con le spalle sul muro, standomi di fronte e coprendomi la bocca con la mano.
Stringo gli occhi al suono stride della maniglia che si abbassa e nella mia testa già la sto materializzando.
Siamo fottuti.
Eccola” Giuseppe parla, in contemporanea allo scatto della porta.
Entra nella stanza dove ci troviamo uno spiraglio di luce, ma nulla più.
Logan si lascia andare ad un sospiro silenzioso, ma che percepisco sulla mia pelle data la distanza quasi inesistente tra noi.
Trasferisci i soldi nella solita banca, i numeri di conti corrente li trovi nell’e-mail che ti ho inviato. Io prendo l’assegno della beneficienza e poi facciamo lo scambio”
La voce sconosciuta da direttive, la luce si spegne e la porta sbatte.
Logan si allontana, e io finalmente posso respirare.
“La porta aperta non era un caso” – mormora – “Andiamocene di qua, subito”
Annuisco, ancora spaventata.
 
Il loft è silenzioso, tanto da sentire il respiro appesantito di Nina che dorme sul mio letto.
Damon la osserva, accarezzandola piano con una mano mentre con l’altra si sostiene la testa. Il gomito affonda nel materasso, e in quella posizione per la prima volta lo guardo bene.
È cambiato, oltre il taglio di capelli, sembra abbia fatto un po’ più di palestra negli ultimi tempi, il volto è rilassato ma non mi da l’impressione di essere felice.
Alza i suoi occhi azzurri quando si accorge della mia presenza.
“Elena, cos’hai?” Si alza, quasi a rallentatore.
Non mi stupisce che la domanda sia arrivata così velocemente, il vestito spiegazzato e i capelli umidicci e gonfi parlano da soli.
“Io…”
Io non so rispondere.
Dovrei dirgli che sono andata a quella cena per indagare su suo padre e che ho sperato con tutta me stessa che mi stessi sbagliando, che per poco non ho baciato Logan e proprio quando ho compreso che lui mi avesse preso in giro ed usato ho avuto la conferma che Giuseppe sta portando avanti un affare che non ha nulla di legale.
Damon prende Nina in braccio per metterla nel box delicatamente, lasciando che io guadagni tempo per inventare una scusa.
Non me ne viene nessuna.
Le pupille di Damon si muovono velocemente su di me, mentre si avvicina.
“Cosa ti è successo?” – mi prende il viso nelle mani – “Sei sconvolta. Qualcuno ti ha fatto del male?!”
“Sto…sto bene” Stasera non posso sopportare che altri due occhi chiari mi studino.
“Elena, siamo amici ora” – si avvicina di più a me, guardandomi negli occhi quasi voglia controllare che non sia ubriaca o in stato di shock – “Mi puoi dire tutto”
Provo a ridere, mi sforzo.
“Stavo nel giardino della villa e… gli irrigatori mi hanno completamente bagnata. Non so se noti i miei capelli effetto voluminoso”
Mezza verità.
Ho solo omesso il piccolo particolare in cui io e Logan stavamo per baciarci, se non fosse stato per quegli aggeggi infernali.
Damon è confuso, lo capisco da come aggrotta le sopracciglia e muove le labbra da un lato.
“Mi stai mentendo”
“Damon, ti prego. Non è successo niente”
Che brutta situazione.
Conoscendolo non me la darà vinta tanto facilmente.
“Sto provando con tutto me stesso a farlo funzionare” – Fa scivolare i palmi delle mani dal mio viso, privandomi di quel calore che riusciva a calmarmi  – “Noi
Non posso dargli torto, al momento sono io l’ostacolo tra me e lui.
Se solo sapesse che non sto parlando per non farlo allarmare.
Che Giuseppe Salvatore sia immischiato in un’attività criminosa è quasi sicuro, ma ancora non ho le prove per parlarne con Damon.
Non so neanche come potrebbe reagire.
E poi Stefan?
Dovrei dirlo anche a lui.
Mi tocco la testa, mi pulsa così tanto da non farmi più ragionare.
“Mi sono licenziata e gli irrigatori mi hanno bagnata da capo a piedi, sì le due cose sono avvenute a distanza di sei secondi circa”
“Perché?”
“Io e Logan abbiamo…” – continuo a massaggiare la testa, sedendomi su un bordo del letto – “Lascia stare, è stato meglio così. Tu piuttosto, avevi qualcosa da dirmi.”
“Sì…” – Si siede accanto a me, guarda davanti a lui ed io ho un flash. Sento che una delle mie paure sta per annunciarsi – “Domani torno a Denver”
“Ah…”
Cosa si aspetta che gli dica?
Queste due settimane insieme sono state troppo belle e tranquille, ma non potevano durare a lungo.
“Non ti sto lasciando” – Prende la mia testa nella mano per farla scontrare contro la sua spalla – “Devo sistemare alcune cose, tornerò presto”
Chiudo gli occhi in modo automatico, mi beo della sua presa su di me e mi lascio trasportare da lui sul letto.
“Tornerai da Meredith?” Gli domando, potrei dare la colpa al torpore che mi avvolge ma la verità è che non posso lasciarlo andare senza domande. Mi ucciderebbe pensarlo di nuovo a Denver, senza sapere se è lì per lasciarla o per rinnovare la loro unione. Perché devo confessarlo, la mia parte egoista ha sperato che la lasciasse e ritornasse da me.
Sospira.
“Non voglio parlare con te di questo” – Risponde – “Non mi sembra giusto”
“Ora sei tu che non vuoi farlo funzionare” Riapro gli occhi.
Viso a viso, e la mia mano destra finisce contro il suo cuore.
Avverto il battito accelerato.
In una sola serata, questa è la seconda volta che mi trovo così vicino ad un uomo, e Damon non è un uomo qualunque.
“Devo lasciarla”
Il suo è un sussurro, ma nel mio cuore rimbomba come se fosse stato urlato. Sento quasi il sapore delle sue labbra sulle mie, perché basterebbe un movimento impercettibile all’occhio umano affinché queste si incontrino.
Il suo labbro inferiore sfiora il mio superiore, sta per schiudere la bocca, per baciarmi, ma dura un attimo.
Si allontana da me alzandosi di fretta e abbandonandomi sul letto, immobile.
“Non possiamo” si giustifica, dandomi le spalle.
Stavo per baciare un uomo sposato.

 


* Nel capitolo 9, Elena ritorna dalla festa sovrappensiero con dei dubbi su Logan: “Il suo comportamento strano, la sua dedizione che diventa quasi ossessione fino al punto di annullarsi come individuo. Una brutta sensazione si insedia in me, iniziando a tormentarmi. Logan mi ha sempre aiutato senza chiedere nulla in cambio, ma ora… ora non so cosa pensare.”
 


Note
Vi avevo promesso un capitolo pieno di azione, e così è stato.
Elena è confusa, ma al suo posto sfido chiunque a non esserlo.
Da una parte c’è Logan che non era al matrimonio per caso, e non si è avvicinata a lei solo per provarci… ma che nonostante tutto si è sempre comportato bene.
Dall’altra c’è Giuseppe, un uomo che conosce da una vita e che ha cresciuto i suoi due ragazzi preferiti… ad un primo incontro nulla le appare strano, ma quando lei e Logan si infilano per caso in una stanza della villa dove Giuseppe parla con un uomo sconosciuto inizia a non sembrarle più tanto innocente.
Si sa di più su Logan e sul perché è così legato a questo caso, che si scopre essere un’attività di riciclaggio di denaro sporco. Lui non mira a Giuseppe, ma ad un suo socio nonché compagno della madre.
Caroline ci ha provato con Logan un po’ troppo spudoratamente, ed Elena ammette di essere gelosa e anche attratta dal suo capo.
Ah, Caroline non si è smaterializzata dal nulla… nel prossimo capitolo saprete che fine ha fatto!
I dubbi su Logan sono forti ed Elena decide di licenziarsi… anche se poi stanno per baciarsi… ma dettagli!
Anche la conversazione tra Giuseppe e l’uomo sconosciuto non è stata molto chiara, vi prometto che le cose saranno spiegate meglio…
Non vi ho fatto penare tanto per sapere cosa Damon doveva dire ad Elena… torna a Denver, perché giustamente lì ha una moglie e anche un lavoro. E poi… lascio commentare voi.
Fatemi sapere se c’è qualcosa di non chiaro o che non avete capito…
A seguito di una lunga riflessione ho deciso di tagliare un bel po’ di cose nella storia, in modo da renderla più veloce e corta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato nonostante sia stato molto più lungo rispetto agli altri.
Fatemi sapere che ne pensate, supposizioni, qualunque cosa e grazie a chi segue e recensisce la storia.
Piccola curiosità: La villa dove ha luogo la cena è la casa di Damon e Stefan nel 1864, il giardino ovviamente è stato rimodernato (ci sono gli irrigatori!) ma è lo stesso di quello in cui Katherine e Stefan giocano rincorrendosi.. infatti Elena lo definisce 'un labirinto'. Ho inserito anche la storia di  una certa Katherine Pierce che giocava con due fratelli... vi ricorda qualcosa? :p
Ho detto tutto, un bacio!
Ps. Non ho avuto molto tempo, ma ora mi metto e rispondo a tutte le recensioni!

 

  
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