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Autore: masterteo89    29/07/2013    2 recensioni
La storia della vita di un giovane umano proveniente dal futuro e catapultato nel passato...proprio tra le grinfie degli yoro del sud. Una storia di schiavitù , amicizia, crudeltà , gioia ... poichè anche nell'oscurità la speranza non muore mai. Ma sarà solo l'inizio, poichè chi di crudeltà ferisce di crudeltà perisce...
Citazione:
"i progenitori della tribù scavarono dove non dovevano scavare. In queste caverne le ombre sono vive, caute e silenziose. Si muovono nell'oscurità seguendo il richiamo della luce, si avvicinano di soppiatto e si nutrono delle tue più intime paure. Fredde e spietate, le ombre sono più taglienti della lama di una spada."
Una vicenda parallela alle avventure del mezzodemone amato, iniziata con un ritmo calmo e rilassato ma tuttavia destinata a mutare in una perigliosa avventura : il risveglio di un'antico male più pericoloso di Naraku infatti condurrà un manipolo di sventurati verso il più pericoloso viaggio della loro vita. A volte morire non basta per espiare i propri peccati...
Genere: Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Decisioni FINALMENTE mi sono laureato(a Febbraio a dire il vero, ma vabbè)!!! La storia proseguirà perchè intendo finirla. Ora, perdonatemi per l'attesa e...spero che il capitolo vi piaccia!




Decisioni 1a parte


Stava calando la sera : lunghe ombre si allungavano sul tranquillo boschetto, gettando ogni cosa in una cupa penombra mentre il disco solre si estingueva, agonizzante, all'orizzonte.

Un tramonto rosso sangue, un triste epilogo di un antefatto nefasto che preannunciava l'inizio di un periodo cupo e tenebroso.

La morte del sole e il giubilo delle tenebre, la nascita di un nuovo ordine atto a destabilizzare l'armonia secolare vigente sul creato. Melkyor, il signore delle tenebre.

E a conoscenza del malaugurato evento erano solamente un manipolo di reietti, soli al mondo e senza più un luogo da poter chiamare "casa".

Cosa ne è di una creatura quando perde la propria patria? Cosa ne è di un individuo quando la sorte lo strappa ai propri cari?

Amici, parenti, compagni e conoscenti sono tutti uguali nella morte, legione fantasma di ricordi che busseranno sempre alle porte della mente : monito silente di ciò che hai perduto e non ti verrà mai reso.

Ma se nelle avversità il pavido affoga, il valente accetta la propria situazione e non si spezza. Si piega , affranto dal grave peso delle sue sventure, ma in breve si ribella al funesto fardello e afferrandolo saldo tra le mani lo accetta quale parte di sè.

Indesiderato? Sgradevole? Turpe? Si, ma la sventura è un peso che non può essere estirpato, solo condiviso.

E in questo momento il gruppetto che si preparava a trascorrere la notte nel bosco condivideva non solo un grande dolore ma anche un pesante fardello.

Il primo derivava dalla morte dei propri cari e dalla rovina della propria terra natale. Il secondo era il più difficile da accettare.

Riassumendolo in una semplice parola lo si potrebbe definire responsabilità. Poichè era innegabile che la colpa di ciò che era accaduto era loro. E sia in vita che nell'oltretomba sarebbero stati giudicati per le loro azioni in maniera severa e inflessibile.

Non avevano ben chiaro cosa fare o dove andare, ma una cosa era certa : non avrebbero voltato le spalle al loro peccato.

E già attraverso le scure fronde degli alberi si poteva vedere chiaramente che sul monte degli yoro del sud l'ombra era più fitta e minacciosa : per lungo tempo non vi sarebbe stata un'alba a fugare le tenebre, solo il male avrebbe risieduto nelle terre di un popolo che poteva essere definito crudele e barbaro, ma tuttavia legato alla luce.

I nuovi abitanti del monte invece erano qualcosa destinata a governare solamente nei più scuri recessi della terra, un morbo che se lasciato libero di espandersi avrebbe corrotto l'esistenza stessa.

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David , adagiato contro il tronco di un vecchio albero, osservava con sguardo assorto il cielo stellato : bagnandosi della fievole e pallida luce lunare rifletteva sui recenti avvenimenti e su ciò che probabilmente lo attendeva in futuro.

-- Chissà se riuscirò mai a vedere le famose foreste di bambù simili a quelle che vedevo nel film "La foresta dei pugnali volanti"?-- Mormorò a fior di labbra, mentre con un piede grattava distrattamente il terriccio umido e sporco.

Sporco. Buffo come si possa considerare sporca la terra incontaminata dall'inquinamento umano.

-- Ma soprattutto, esisteranno davvero o si tratterà di una trovata cinematografica?--

Avevano da poco finito di cenare, un pasto frugale a base di pesce che Yoshimo era misteriosamente riuscito a procurarsi facendo affidamento solo alle proprie abilità.

Nel tardo pomeriggio infatti la Kitsune si era posizionata sul ciglio del torrente, immobile e statuaria come la pietra dura e inflessibile. Solo le nove code spazzavano l'aria dietro di sè, un movimento lento e ipnotico che aveva catturato l'attenzione non solo del giovane umano ma pure di Frejia.

E mentre i due osservavano la scena in silenzio Cold Rain si era accoccolato di fianco a David, il muso appoggiato in grembo al giovane.  --Woof...--

Apparentemente anche il lupo era perplesso dall'atteggiamento della volpe.

Passarono alcuni istanti, poi improvvisamente le braccia della Kitsune guizzarono verso la superficie placida e argentata del ruscello, immergendosi fino all'altezza del gomito.

Quando si ritrasse Yoshimo aveva un lieve sorriso stampato sul volto e tra le mani stringeva un grosso pesce che si dibatteva terribilmente, lottando invano per la propria sopravvivenza.

-- Sono confuso. Non erano gli orsi che pescavano in quella singolare maniera?-- Domando David rivolto alla lupa.

-- Concordo. Quella volpe è strana.-- Replicò la ragazza, esalando un lungo sospiro.

-- E ora cosa stà facendo? Parla al pesce?-- Commentò sbigottito il giovane, accarezzando distrattamente il capo di Cold Rain e guadagnandosi un mugolio di approvazione.

-- Pare che si stia rivolgendo al fiume, ringraziandolo per avergli concesso di catturare quella preda.--

A tali parole David portò una mano a massaggiarsi la fronte, leggermente confuso. -- Sembra di assistere alle pratiche dei greci descritte nell'Iliade, dove ogni guerriero tentava di ingraziarsi un dio e ottenerne l'approvazione.--

-- Iliade? Greci? Ignoro cosa tu stia farfugliando, ma l'idea di fondo è corretta. Una Kyuubi no Kitsune, essendo vicina alle divinità, coglie aspetti della vita che ai più sfuggono. Un esempio è il fiume al quale si stà rivolgendo. O meglio, allo spirito del fiume che come un dio governa su quelle acque. Normalmente le creature non possono avvertirne la presenza e dunque lo spirito non reagisce; tuttavia una Kitsune non ha scuse. Se interagisce con il dominio di uno spirito o di un dio deve prima mostrare rispetto e ottenerne l'approvazione. Non è mai saggio adirare un dio, colomba. --

 -- Farò finta di non aver udito l'ultima parola.--

Una risatina unita ad uno sguardo beffardo e arrogante furono l'unica risposta che ricevette.

Ma la risata le morì sulle labbra quando si ritrovò con qualcosa di freddo e viscido scaraventato sul suo viso.

Lanciando un gridolino sorpreso afferrò saldamente l'assalitore, pronta a squartarlo senza pietà : ciò che accolse il suo sguardo però furono due occhi bianchi e vitrei, tante squame e una bocca che si apriva e chiudeva stupidamente in continuazione.

In parole povere, un bel pesciolone.

-- Quel bel visino non dovrebbe guardare le persone in maniera si arrogante. E quelle dolci e sensuali labbra non dovrebbero lasciarsi sfuggire parole di scherno-- Esclamò dolce e soave Yoshimo, dal bordo del ruscello.

-- Labbra dolci e sensuali...-- Mormorò Frejia stizzita, stringendo spasmodicamente i pugni ed incamminandosi lentamente verso la volpe. -- Labbra dolci e sensuali...ora ti mostro invece gli artigli lunghi ed affilati!--

Repentinamente, snudò le zanne e mentre le iridi si tingevano leggermente di rosso coprì in breve la distanza che li separava e si avventò sulla Kitsune.

Yoshimo, imperturbabile altro non fece che scansarsi di lato, mandando la lupa ad infrangersi suo malgrado contro la superficie del ruscello che la accolse con entusiasmo nei suoi flutti.

Ma era troppo presto per cantare vittoria poichè una mano artigliata si serrò saldamente sulla caviglia della volpe, facendolo precipitare a sua volta nel fiume.

David, dal momento che non era interessato ad assistere allo svolgersi di una vicenda che probabilmente non sarebbe terminata a breve, si allontanò diretto verso il resto del gruppo.

Dietro di sè, i guaiti di dolore della volpe facevano intuire chi dei due avesse la meglio. -- Speriamo che non lo affoghi...-- Mormorò il giovane scuotendo il capo.

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David trovò gli altri compagni in una piccola radura a pochi minuti dal fiume : a giudicare dalle espressioni dipinte sui loro volti non avevano discusso nulla di piacevole.

Il primo a prendere la parola fu Obara-sama, addocchiando il giovane con malcelata curiosità.

-- Dove sono Frejia e Yoshimo?--

Increspando le labbra in un sorriso, David non potè che replicare -- Stanno facendo un bagno--.

Inarcando le sopracciglia, dubbiosa, Takara non riuscì a trattenersi dal commentare. -- Non sarei oltremodo rattristata se dovessero entrambi affogare.--

-- Una combinazione infelice. Quei due sono come dei cuccioli, hanno bisogno di essere sorvegliati. Da una parte Frejia, una testa calda dai capelli rossi come il fuoco e l'animo selvaggio e litigioso di un Oni. Dall'altra parte Yoshimo, saggio ma inguaribile pervertito.-- Asserì Obara, alternando lo sguardo tra Takara e David.

Una risata fragorosa ruppe la breve quiete che aveva seguito le parole del saggio anziano.

-- Non mi pare che la lupa sia l'unica testa calda di questo gruppo sgangherato!-- Esclamò reboante Rak'hartan, agitando la lancia concitato, preso dalla foga del discorso.

Non parve accorgersi dello sguardo minaccioso di Takara, ne del modo in cui le labbra della giovane lupa si erano assottigliate pericolosamente, nè del fatto che la sua graziosa e delicata mano si stava pericolosamente avvicinando alla katana che portava al fianco.

-- David! Te sei stato al fianco della mia allieva per parecchio tempo, puoi confermare le mie parole nevvero?-- Continuò imperterrito il guerriero.

David, misurando accuratamente le parole, rispose -- Potrei, Rak'hartan. Però ritengo non sia molto salutare destare il lupo che dorme.-- E mentre diceva queste cose osservava lievemente intimorito Takara che, voltatasi verso di lui, stava sorridendo in maniera apparentemente amichevole. Peccato che le labbra leggermente snudate mostravano alcune zanne pericolosamente appuntite, dando l'apparenza di un ghigno minaccioso celato dietro un sorrisetto di circostanza.

Ma David sapeva che Takara non sorrideva, e se lo faceva era un gesto discreto e spesso celato. Mostrarlo ora così apertamente presagiva solamente sventura.

-- Sagge parole David, sagge parole-- Replicò pacata la lupa, anche se l'occhiata che gli stava lanciando faceva intuire che ne avrebbero riparlato. David deglutì mentre un brivido freddo gli solcò la schiena.

Tanto bella quanto complicata quella lupa dallo sguardo algido come il ghiaccio e il cuore tenero e sensibile. Ma il problema che si presentava era sempre lo stesso : come sciogliere il ghiaccio senza rischiare di compromettere quella starana e fragile amicizia che li legava?

Dpiù di ogni altra cosa desiderava lenire il suo cuore, non perchè era attratto da lei. Semplicemente perchè un animo sensibile non sopporta, non accetta, non tollera la sofferenza altrui. Se può, vorrebbe sempre curare il suo prossimo dal male che lo affligge.

E Takara indossava chiaramente una curata maschera, una maschera che si crepava solamente in presenza dei pochi che avevano meritato in qualche modo il suo affetto :  Rak'hartan , Obara e David.



  
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