III.
“Da quanto ho potuto leggere o udire
di racconti e storie vissute, la strada del vero amore non è
mai piana”.
– William
Shakespeare –
Leroy
si accomoda accanto a Belle, alla tavola calda, berciandola con
un'occhiata che non ammette repliche di tanto in tanto.
Poi, arrivato
allo stremo, sentenzia acerrimo: «Non
capisco cosa ci trovi in lui».
Belle sorseggia il suo tè
freddo per un breve momento, sospira brevemente e risponde:
«Non
lo conosci. Non sai ciò che lo ha portato a...»,
vorrebbe
dire qualcosa, ma sa bene che le parole confidatele da
Rumpelstiltskin sono preziose «C'è del buono in
lui, io
lo so», ribatte infine, risoluta.
Leroy
sbuffa sonoramente e, prima di addentare il suo panino, non
può
fare a meno di lasciarsi sfuggire una sentenza: «Infatti ti
ha
abbandonata. Di nuovo».
Stavolta l'espressione di
Belle si fa più contrita, i lineamenti appaiono meno
rilassati. No, pensa fra sé e
sé, dev'essere
forte e proteggere Storybrooke.
In fondo Rumpelstiltskin le ha
affidato un compito di non poco conto, se ha affidato
quell'incantesimo proprio a lei ci dev'essere una ragione.
«Mi
sta proteggendo. Ci
sta proteggendo», precisa qualche secondo dopo, ottenendo una
fredda occhiata in tutta risposta. «E se mi stai chiedendo
il
motivo per cui resto con lui, Leroy, per cui lo amo... beh, tu,
più
di tutti, dovresti saperlo bene: il vero amore non ha confini, non
conosce limiti
spaziali o temporali. Se non sarà più
con te, sarà con la persona amata. E anche quando
quest'ultima
non ci sarà più resterà su questa
terra, in
questo... universo»,
conclude Belle, sottovoce, come se l'intero cosmo potesse per
l'appunto scagliarsi contro di loro da un momento all'altro.
Leroy
china il capo, forse rimugina tra sé e sé, le
loro
situazioni sono molto diverse eppure da un certo punto di vista
così
simili. Decide di prendere parola
solo quando, rialzando il capo,
nota con dispiacere l'espressione un po' rabbuiata di Belle.
«Beh,
se ti farà soffrire, devi sapere che sono tornato in
possesso
del mio piccone e so come usarlo».
Leroy
spera di strapparle un sorriso e, in effetti, il suo desiderio viene
esaudito dopo pochi istanti; Belle ridacchia, infatti, quella battuta
le ha
fatto ricacciare indietro le lacrime.
«Ti assumerò
come mio baldo cavaliere, nell'eventualità».
«O
come futuro testimone di nozze», Leroy rincara la dose, ben
sapendo a cosa va incontro.
Le
guance di Belle, infatti, assumono diverse tonalità e quella
che si avvicina di più è, forse, il porpora.
«Leroy!».
«Cosa
c'è? Quando torna se non sarà lui a sposarti,
sarà
qualcun altro».
Belle boccheggia goffamente per qualche
secondo, solo quando il rossore accenna a diminuire riesce a
formulare una risposta di senso compiuto; ma, d'un tratto,
i suoi
pensieri si fanno più cupi e si traducono in parole: «Se
tornerà».
Leroy
sbuffa piano, poi schiarisce la voce, al fine di ottenere la sua
attenzione: «Qualcuno una volta mi ha detto che l'amore
è
speranza, alimenta i nostri sogni».
Belle rialza il capo con
fierezza e, sebbene voglia dire tante cose, tutto ciò che
esce
dalle sue labbra è un flebile: «Grazie,
Leroy».
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La citazione iniziale proviene da Sogno
di una notte di mezza estate, di Shakespeare.
Adoro
il rapporto tra Leroy e Belle, spero sia esplorato di più
nella terza stagione. La storia è ambientata dopo il finale
della seconda stagione, ovviamente.
La citazione: “L'amore è
speranza, alimenta i nostri sogni” è invece presa
direttamente dalla 01x14, sono le parole che Belle disse a Leroy
tempo addietro.
E, sì, lo so che le situazioni Rumple/Belle e
Leroy/Astrid sono diverse ma l'impossibilità del loro amore
mi
fa amare ambedue queste coppie e trovare qualche piccola
similitudine.
Vi
annuncio che la prossima storia sarà una future!fic,
ambientata quindi molti anni dopo questa storia. Vi ringrazio per le
meravigliose recensioni, siete sempre gentilissimi!
Kì.