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Autore: Always_7    29/07/2013    3 recensioni
In questa mia FanFiction, ho voluto ripercorrere quel commovente momento in cui un piccolo, smunto, gracile ragazzino di nome Severus parla per la prima volta con Lily, la bella bambina dai capelli rossi, quella bambina speciale, che tante volte ha ammirato, nascosto dietro il suo cespuglio. Ho analizzato quelli che, secondo me, sarebbero potuti essere i sentimenti del piccolo Severus, utilizzando per filo e per segno i dialoghi di zia Rowling (non mi sognerei di cambiare la storia neanche per un momento!).
Dal testo:
Eccola lì. Rimase nascosto dietro un cespuglio, mentre la bella bambina dai capelli rossi, dondolava sull’altalena in compagnia della sorella. Ma Severus sembrava non accorgersi dell’altra bambina: i suoi occhi erano fissi sulla più piccola, con i suoi capelli morbidi e splendenti, il suo sorriso gentile e la sua pelle chiara. E continuò a guardarla, mentre quest’ultima, arrivata al punto più alto dell’arco, si lanciò dall’altalena, ricadendo leggiadra al suolo, dopo essersi librata nell’aria un po’ troppo a lungo.
La stesura di questa one-shot mi ha preso molto, spero che la troverete appassionante! Mi raccomando lasciate molto recensioni! Accetto soprattutto critiche costruttive, in modo da migliorarmi sempre di più!
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E’ estate inoltrata. Il piccolo Severus Piton è strisciato fuori casa, senza farsi vedere. I suoi genitori non la smettono di litigare. Litigano. Litigano. Litigano. Si lanciano insulti. Il papà la picchia, ma la mamma non reagisce, anche se ha una bacchetta. Lei potrebbe lanciargli un incantesimo, ma non lo fa, perché la mamma ama il papà, nonostante che questi la tratti male, nonostante tratti mali anche lui.
Ma finalmente a Settembre sarebbe cominciata la scuola e lui non avrebbe più dovuto vivere ogni giorno quello strazio. Lui sarebbe andato ad Hogwarts, perché era un mago.
Questi erano i pensieri  di Severus, mentre cammina diretto al parco giochi, dove sapeva che avrebbe trovato lei.
Eccola lì. Rimase nascosto dietro un cespuglio, mentre la  bella bambina dai capelli rossi, dondolava sull’altalena in compagnia della sorella. Ma Severus sembrava non accorgersi dell’altra bambina: i suoi occhi erano fissi sulla più piccola, con i suoi capelli morbidi e splendenti, il suo sorriso gentile e la sua pelle chiara. E continuò a guardarla, mentre quest’ultima, arrivata al punto più alto dell’arco, si lanciò dall’altalena, ricadendo leggiadra al suolo, dopo essersi librata nell’aria un po’ troppo a lungo.
-La mamma ti ha detto di non farlo!
Le gridò infuriata la sorella maggiore. A lui sembrava solo invidiosa delle sue straordinarie capacità. E sembrò confermarlo qualche minuto più tardi, mentre la sorellina giocava con un fiorellino caduto a terra.
-Smettila!
-Mica ti fa del male, rispose tranquilla la bimba alle inutili e insensate strilla della sorella. Proprio non la sopportava quella. Perché doveva sempre essere così antipatica?
-Non è giusto, come fai?
Domandò, allora, quella.
-E’ ovvio, no?
Esclamò a quel punto Il piccolo Severus, che sembrava quasi uno spaventapasseri con quegli abiti tanto più grandi di lui. Quasi si pentì di aver abbandonato il suo nascondiglio e involontariamente un certo rossore chiazzò la sua faccia giallognola.
Adesso le avrebbe detto la verità. Le avrebbe rivelato chi fosse in  realtà, così avrebbero potuto passare tutto il loro tempo insieme. Perché doveva continuare a sprecare tutto il suo tempo in compagnia di quella stupida Babbana?  Lei era speciale. Sarebbero entrambi andato ad Hogwarts e sarebbero stati amici per sempre.
-Che cos’è ovvio?
Il ragazzino era agitato, non voleva che anche quell’altra li sentisse: doveva essere un segreto tra loro due.
-Io so cosa sei.
-Cioè?
-Tu sei…sei una strega. Sussurrò Severus. Finalmente glielo aveva detto. Ora avrebbero potuto giocare insieme e divertirsi a fare tante magie. Ma la reazione della bambina non fu quella che si sarebbe aspettato. Sembrava…offesa. Lui non aveva fatto niente, pero’. Lui aveva solamente detto la verità.
-Non è una cosa carina da dire!
E detto questo, si allontanò, raggiungendo la sorella.
-No! Esclamò Il ragazzo, mentre saltellando si dirigeva verso di loro. Lui non poteva perderla così facilmente. Non poteva. Non voleva.
Le due sorelle lo guardarono entrambe con disprezzo. Severus era sconvolto dal suo sguardo. Lily non poteva guardarlo così.
-Lo sei -continuò, insistente-  Sei una strega. E’ un po’ che ti tengo d’occhio. Ma non c’è niente di male. Anche mia mamma è una strega, ed io sono un mago.
Questa volta gli parve di essere stato più convincente, ma la risata della sorella maggiore lo paralizzò.
-Un mago! Io so benissimo chi sei. Sei il figlio dei Piton! Abitano giù a Spinner’s End , vicino al fiume. Perché ci stai spiando?
Non le stava spiando lui. Solo perché frequentava il parco sempre gli stessi giorni e alla stessa ora di Lily, non significava certo che lui era uno spione. E poi a Severus non interessava manco un po’ la stupida sorella della dolce Lily: lei era una Babbana, non era degna di comprensione.
-Non vi spio. Non te, comunque. Tu sei una Babbana.
Aveva concentrato in quell’ultima parola tutto l’odio e il disprezzo che provava nei confronti di quella stupida sporca Babbana, che faceva di tutto per allontanare da lui Lily.
-Lily , su, andiamo via! Esclamò, allora. La sorellina la seguì, lanciando un’occhiataccia al piccolo Severus.
E così lo lasciarono da solo, come tutti, del resto. Era l’opportunità che aspettava da tanto tempo, aveva finalmente trovato il coraggio di parlare con l’adorabile bimba dai capelli rossi e tutto era andato storto! Una grande delusione si impossessò di lui, mentre si trascinava i piedi verso casa. Sul suo visino magro, smunto, chiazzato di rosso, per via dello sforzo contro la Babbana, spuntarono lacrime silenziose, lacrime che si asciugò via con forza, prima di rientrare in casa e chiudersi in camera sua, coprendosi le orecchie nella speranza di non udire le grida dei genitori.
  
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