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Autore: Ailis_    30/07/2013    3 recensioni
Julya Peskov non era certo prevista nella vita di Stefan.
Eppure quando lei ritorna, la sua presenza è come un uragano nella vita di Stefan.
Julya nasconde un segreto, qualcosa che ha dominato la sua vita per secoli e che ora è talmente vicino da non poterselo lasciare sfuggire.
Il rapporto con Stefan si è incrinato tanto tempo prima, ma lei ha bisogno di lui per la sua ricerca. E quando lui deciderà di aiutarla, Julya scoprirà di provare qualcosa di più della semplice amicizia.
Ma è davvero così? Riuscirà Julya ha trovare ciò che ha cercato per tutta la vita? E perché ne ha così bisogno?
Quando pensano di avercela fatta, ogni certezza crolla e il suo mondo verrà sconvolto. All'orizzonte, comparirà una vecchia conoscenza, qualcuno in grado di riportare a galla qualcosa che Julya pensava di aver dimenticato, un amore che ha segnato la sua vita e il suo cuore, indimenticabile ed eterno. Cosa succederà? Saprà dare retta al proprio cuore ed essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andai a cercare l'amore e mi persi'
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Capitolo 10

Buonsalve.
No, non ho scusanti per il ritardo, ma stavolta penso che in queste note mi dilungherò un poco.
Scherzavo, sarò breve perché, davvero, mi basta una parola.

Il fatto è... be', grazie.

Grazie a chi recensisce perché mi regala un bel momento, a chi ha  storia tra le preferite/seguite/ricordate e anche a chi ha letto e pensato “Ehi, mica male questa storia” o “Mi piace proprio”, anche se non ha recensito.

In questo momento, poter scrivere è una delle poche cose che mi aiuta.

Vi giuro che risponderò a tutte le recensioni, il prima possibile. Purtroppo ora non mi è possibile, ma ce la farò.



Dedicato a tutti voi.


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Every breath, every hour has come to this, one step closer


Il vuoto di lunghi anni di distanza
può un attimo colmare,
poiché l'assenza del mago non rompe l'incantesimo
Emily Dickinson




La cena era andata esattamente come i fratelli Salvatore volevano, anche se ora si trovavano con cinque Originali e senza la minima idea di cosa ci fosse in quella che Bonnie e sua madre stavano cercando di aprire.
Apparentemente la situazione non era delle migliori, se non fosse stato per il fatto che Klaus non sembrava in un ottima posizione, così costretto dalle braccia del fratello, e neanche gli altri apparivano esattamente di ottimo umore.
Inutile dire che Stefan non vedeva l'ora di andarsene e concludere quella battaglia una volta per tutte.
A casa ne aveva un'altra ad attenderlo e non era sicuro che il livello di difficoltà fosse di molto inferiore.
Julya sapeva rivelarsi un osso duro, quando voleva, e se si fosse messa in testa di fargli passare le pene dell'inferno allora lo avrebbe fatto e non sarebbe stato per niente divertente.
Non capiva come lei non comprendesse che lo faceva solo perché le voleva bene e voleva vederla di nuovo sorridere come faceva prima che si addentrassero di propria volontà in quella ricerca del Graal.
Con il senno di poi, non era stata una grande idea iniziare quell'impresa, ma lui pensava che Julya avesse calcolato tutti i rischi.
Ora però non era il momento di piangere sul latte versato e doveva mettersi al lavoro per farla tornare in sé.

Siete liberi di andare” li congedò Elijah con un cenno del capo, accennando un sorriso ironico “E' una questione di famiglia”
Damon e Stefan erano quasi alla porta quando questa si spalancò e Stefan venne travolto da Julya che lo trascinò a terra senza curarsi del posto, del momento e di qualunque altra cosa.
Il suo vestito era sporco di sangue e gli occhi scuri spiccavano sulla pelle più pallida che mai, chiaro segno che per liberarsi aveva dovuto superare tutte le trappole.
Per quanto seccato, Stefan non poté non provare un briciolo di ammirazione per la forza d'animo e la testardaggine che Julya aveva avuto.
Molti si sarebbero fermati alla porta tinteggiata con la verbena.

Tu! Lurido bastardo” inveì contro di lui e probabilmente se avesse avuto un pugnale glielo avrebbe ficcato nello stomaco, esattamente come lui aveva fatto con lei.
Mi hai pugnalata e avvelenata con la verbena!”
La spinse via e si rimise in piedi. Julya aveva gli occhi luccicanti di furia, i capelli spettinati e le labbra aperte in una specie di ringhio roco.

Andiamo a parlarne fuori”
Parlarne?” ringhiò lei “io non voglio parlarne. Voglio solo farti provare le stesse cose che ho provato io”
A quel punto intervenne Damon.
O meglio, si sarebbe sicuramente intromesso con qualche commento sarcastico -e Stefan già lo vedeva balenare nei suoi occhi e raggiungere le labbra incurvate nel solito sorriso beffardo- ma qualcun altro intervenne.

Julya”
Si voltò e a quel punto Stefan assistette al rapido susseguirsi di diverse espressioni sul volto della vampira. Dapprima vi fu in disappunto, come se pensasse che qualcuno la stesse prendendo in giro, poi sorpresa, incredulità, disorientamento e infine i suoi occhi si accesero in un modo che Stefan non aveva mai visto.
Gli era sembrato impossibile calmare Julya, ma ora, dopo la tensione iniziale, sembrava essere improvvisamente in pace e pareva quasi che la sua persona emanasse luce.

Kol”



La sua voce ebbe un inaspettato potere su di lei, probabilmente perché non si aspettava di sentirla.
Per prima cosa provò frustrazione perché pensò che quella fosse un'allucinazione da verbena invece che la realtà.
Sarebbe stato troppo bello se così non fosse stato e Julya non credeva che quel periodo potesse portarle qualcosa di buono.
Poi però Kol sorrise nel suo solito modo, con quel irresistibile mix di irriverenza e fascino, e Julya capì che era la realtà.
Tuttavia le ci volle un attimo per connettere le idee e realizzare davvero che Kol era lì, non più in una bara con un pugnale nel petto.
Sbatté le palpebre con una buffa espressione di incredulità e sorpresa sul volto fino a quando la consapevolezza non la colpì in pieno petto come un luminoso lampo di luce bianca, tanto intenso da far sciogliere come neve al sole la rabbia e il rancore.
D'un tratto le sembrò di essersi illuminata, come se avesse visto il sole dopo tanto tempo e invece era solo Kol.
Ma il punto era esattamente quello: lui era Kol e non c'era nessun solo quando si trattava di lui e di lei.
Pensava di aver smesso di provare qualcosa per lui, ma ora che era lì, di fronte a lei con quel suo solito sguardo, sentì che non era mai stato vero.
Qualunque cosa avesse provato per Stefan – e qualcosa c'era stato, anche se era stato fuggevole come un temporale estivo- non era nulla paragonato a quello che provava in quel momento e solo perché lui la stava guardando.
Avrebbe voluto toccarlo, ma temeva che se si fosse avvicinata e avesse provato a stringerlo a sé si sarebbe accorta che era tutta un'illusione del suo stupido subconscio.
Come se avesse bisogno che lui le dicesse cosa desiderasse e non lo sapesse già da sola.
Titubò nella speranza di trovare il coraggio di avvicinarsi.
Lui la aspettava con un sorriso, guardandola con occhi così intensi da farle venire la lacrime agli occhi. E non seppe come o quando fosse passata dal groppo alla gola al pianto, ma si trovò con le guance bagnate di lacrime in un battito di ciglia.
Non ricordava neanche l'ultima volta che aveva pianto come una bambina.
Doveva essere uno spettacolo orrendo, con i capelli fuori posto, gli occhi cerchiati dal mascara che si scioglieva e l'abito sporco di sangue e terra.

Ti sono mancato, tesoro?”
Lo chiedeva anche?
Certo che le era mancato: ogni minuto di ogni giorno, anche se aveva fatto di tutto per dimenticarlo.
Aveva seppellito se stessa e il proprio cuore tra i libri di storia, filosofia e teologia per trovare il Graal e non aveva chiuso gli occhi di fronte ai grandi drammi della sua vita perchè se avesse trovato il Graal sarebbe andato tutto bene.
Ma non era vero, era solo una bugia che aveva inventato per riparare se stessa dalla sofferenza che altrimenti l'avrebbe travolta come un'onda.
Ma aveva solo ottenuto di rimandare la resa dei conti e l'unico risultato che aveva ottenuto era stato di rendere le cose più difficili e più dolorose.

Il gatto ti ha mangiato la lingua?” le domandò ancora, ma stavolta sembrava più incerto, titubante.
Fece un passo avanti e posò il bicchiere di vino sul mobile accanto all'ingresso.
Julya moriva dalla voglia di abbracciarlo, davvero.
Ogni parte del suo corpo le diceva di stringerlo a sé e non mollare la presa fino a quando non fosse stata sicura di non cadere più, ma all'ultimo momento si bloccò.
Il suo corpo diceva una cosa, il suo cuore un'altra e la sua testa ne diceva un'altra ancora.
Tra loro c'era la distanza di un passo: le sarebbe bastato un piccolo movimento per essere tra le sue braccia.
Ma non poteva, ecco il punto.
Non poteva stringerlo a sé e rendere tutto reale perché se se ne fosse andato un'altra volta... oh, se lui fosse andato via ancora di lei avrebbero raccolto solo cocci e non ci sarebbe stato nulla da fare per rimetterla insieme.
Lei era già a pezzi ed era fragile. Permettere a Kol – ed era lui il punto- di avvicinarsi di nuovo a lei in quel momento avrebbe potuto essere la sua fine.
Julya era diversa dalle altre persone.

La gente normale – non i vampiri folli come lei- cercava il conforto degli amici, dei parenti, di un compagno. Lei invece lo rifuggiva come la morte ed era un eccellente paragone perché pur di non morire lei era diventata una vampira.
Il punto era che le faceva paura – una paura insensata e irrazionale- l'idea di permettere a qualcuno di avvicinarsi a lei così tanto proprio quando era così vulnerabile, così terribilmente esposta.
Non poteva farlo.
Si sottrasse a quella vicinanza asciugandosi gli occhi.

Io... devo andare” balbettò e senza attendere oltre scomparve oltre la porta.
Kol fissò il punto oltre il quale era sparita apparentemente imperturbabile, ma nei suoi occhi c'era ancora lo stesso sguardo con cui l'aveva guardata l'ultima volta perché per lui non era cambiato nulla.
Julya sarebbe sempre stata sua, anche se fossero passati più di cento anni e il mondo avesse iniziato a ruotare su un nuovo asse.


*


Non si era accorta di aver camminato sino a casa di Caroline sino a quando lei non era uscita e si era seduta accanto a lei, proprio sotto il portico.
All'inizio non parlarono, stringendosi nei propri vestiti e guardando l'una davanti a sé, l'altra un punto sul selciato di fronte alla casa.
Dentro casa, l'orologio stava scoccando la mezzanotte, ma sembrava che nessuna delle due avesse troppa fretta di rientrare e rimanere da sola.
Entrambe, quella sera, avrebbero preferito non dover restare da sole.
Fu Caroline a spezzare il silenzio.

Hai un aspetto terribile”
Anche tu non sembri proprio in forma”
Mio padre sta morendo”
Mio fratello è morto”
Che schifo”
Puoi scommetterci”
Ci volle un attimo perché i loro cervelli prendessero atto dell'intera conversazione e poi scoppiarono a ridere.
Probabilmente la loro era solo una reazione allo stress degli ultimi giorni, una sorta di valvola di sfogo, un po' come la rabbia per Julya e il pianto per Caroline.
Risero fino alle lacrime e alla fine Caroline non smise di piangere, appoggiandosi alla spalla di Julya che la sostenne come poté.

Caroline pianse e lei la invidiò per questo, perché la sua era una reazione normale di fronte a un lutto; la invidiò perché sembrava così facile per Caroline manifestare il proprio dolore mentre lei, che provava la stessa emozione, probabilmente con la stessa intensità, non sapeva fare altro che tenersele dentro fino a implodere e poi afflosciarsi su se stessa.

Grazie” le sussurrò mentre si asciugava con una mano le guance e gli occhi bagnati di lacrime “Questo non è un periodo facile neanche per te”
Per questo non mi devi ringraziare. Non c'è nessuno che ti capisca come me”
Caroline accennò a un mezzo sorriso per poi tornare seria e triste, anche se questo non offuscò minimamente la luce che sembrava emanare.
Chissà se c'era stato un tempo in cui anche lei sembrava risplendere di luce propria, un po' come una stella.

E' stata una pessima giornata”
Puoi dirlo forte. Sto cercando di decidere quale sia stato il momento più traumatico”
Pensavo che avresti detto il momento in cui hai scoperto le trappole piazzate perché tu non fuggissi”
Quello” ammise con un sospiro, appoggiando le braccia sulle ginocchia e sistemandoci la testa sopranon è stato divertente. Ma credo che rivedere l'uomo che mi ha creata e che ho amato e amo ancora dopo cento anni... uhm, credo sia appena schizzato in cima alla mia lista dei momenti più destabilizzanti”
Aspetta, quando è successo? E lui chi è? Come è successo?”
Trenta minuti fa, più o meno. E lui è Kol, il fratello minore di Klaus. Il resto non lo so”

Caroline non indagò oltre.
Si sistemò meglio affianco a quella che aveva imparato a considerare un'amica e rimasero in silenzio.
All'improvviso non furono più due amiche sedute sotto un porticato, ma due spiriti affini, accomunati dalle azioni beffarde di un destino ingiusto.
Nessuna delle due meritava ciò che le era capitato, di questo Caroline era fermamente convinta.
Eppure non sembrava importante a nessuno.
La ragazza le prese una mano tra le sue e la strinse appena.
Julya sentì una fitta al petto e le fu grata di quello. Non credeva di aver trovato in lei un'amica così meravigliosa, ma era più che chiaro che aveva valutato male il tesoro che aveva scoperto.

Caroline non era solo piena di luce, ma anche leale e generosa e Julya lo sentiva, percepiva l'affetto e la sua presenza lì accanto a lei, anche nella difficoltà.
Fu strano pensare di avere accanto qualcuno del genere: non era abituata, ma era innegabilmente bello.
Era sicura che tra loro ci fosse un legame speciale, anche se si conoscevano da così poco.
Non c'era bisogno di alcune etichetta per questo legame: era lì e tanto bastava.


Lo ami ancora?” le chiese la bionda senza voltarsi, giusto per rompere il silenzio. Se non aveva qualcosa a cui pensare avrebbe continuato a vagare con la mente verso la stanza in cui suo madre stava morendo e non lo voleva fare, non fino a quando non fosse tornata dentro ad affrontare la schifosa realtà e avrebbe potuto dare libertà al proprio dolore.
Non lo so” confessò con un sospiro tremulo “credevo di aver dimenticato ogni cosa di lui e mi odiavo per questo, ma è bastato che mi guardasse... oh, ogni cosa è tornata alla mente. Ma non posso, ora, permettere a qualcuno di avvicinarsi a me”

Stai lasciando che io ti sia vicina” le fece notare, ma la sua voce era dolce e carezzevole, senza alcuna nota di biasimo.
E' diverso per il semplice fatto che lui è Kol e questo fa tutta la differenza del mondo”
Poi si accigliò e sembrò ricordarsi all'improvviso qualcosa di fastidioso perché sbuffò e poi si morse il labbro.

Ma qui non dobbiamo parlare di me. Io posso aspettare”
Non ne voglio parlare”
No” concesse Julya attirandola a sé in un abbraccio “non dobbiamo per forza parlare. Ma volevo che sapessi che sei la cosa più vicina a un'amica che abbia mai avuto e che se hai bisogno... be', seconda stanza a destra a casa Salvatore”
E se decidessi di rintanarmi sotto un letto?”
Ti chiederei di tenermi un posto. O di venire sotto il mio: è grande e c'è un sacco di spazio anche per te”
Caroline le sorrise e la strinse, attirandola un po' di più a sé per ringraziarla di essere lì per lei, nonostante tutto.
Si separarono quando comparve sulla soglia Liz Forbes ed entrambe capirono che era quasi giunto il momento.

Va'” la incitò Julya “ci vediamo domani, Caroline”
La ragazza annuì e caracollò oltre la porta di ingresso, sostenendo sulle spalle un peso davvero enorme per un corpo così minuto, ma Julya la capiva.
Rimase sola sotto il portico fino a quando non trovò la forza di dirigersi verso casa. Voleva solo nascondersi sotto le coperte e dormire.



Continua


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