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Autore: CharlieIlvendicatore    30/07/2013    4 recensioni
"The Gate Control" o la "La teoria del cancello" è una teoria neurologica secondo la quale quando si prova dolore gli stimoli tattili, scatenati nello stesso luogo in cui esso ha sede, lo inibiscono. E' il motivo per cui sfreghiamo o comprimiamo la ferita quando ci facciamo male. E se fosse così anche per un dolore diverso? quello che viene dalla nostra testa, quello che non riusciamo a capire. Forse è per questo che ci ritroviamo mille volte a pensare e a pensare a chi ci ha ferito e che ci arrovelliamo e immaginiamo cosa sarebbe cambiato se avessimo agito in modo diverso. Forse è il motivo per cui sentiamo il disperato bisogno di parlarne. Sono i nostri modi per toccare, comprimere quel tasto dolente al fine di provare un po' meno dolore? Questo è ciò che crede Cloe, la protagonista, ma il suo imbarazzo a parlare di qualsiasi cosa di romantico, di confidarsi con qualcuno la blocca terribilmente e la porterà ad aprirsi veramente solo con un ragazzo conosciuto su internet. E se lui fosse una persona che in realtà conosce anche fin troppo bene?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche giorno dopo mi sedetti al mio banco come tutte le mattine. Il livido sull'occhio destro ormai era sparito e avevo restituito I trucchi a Rosalya, con cui iniziavo a stringere amicizia.Mi era sempre sembrata una ragazza snob e superficiale, ma mi accorsi che mi sbagliavo di grosso, era simpatica, solare ed era un vero piacere chiacchierare con lei del più e del mano. La vedevo spesso in giro insieme al gemello dai capelli azzurri. Per qualche strano motivo non riuscivo a smettere di pensare al nostro incontro. Non avevo mai conosciuto dei gemelli, erano due tipi piuttosto bizzarri.
-Ti sta spuntando un enorme brufolo sulla guancia, secchiona.
L'odiosa voce di Castiel interruppe il mio flusso di pensieri. Mi toccai la guancia con I polpastrelli per sentire sotto alle dita un piccolo rigonfiamento unto, mi accorsi che purtroppo aveva ragione. Aspettai l'intervallo  per controllare lo stato della mia faccia e mi diressi al piano di sotto, ma come aprii piano la porta del bagno delle ragazze una voce mi fece trasalire, bloccandomi.
- Quella stracciona si accorgerà di cosa vuol dire mettersi tra me e Castiel.
Era Ambra. Socchiusi piano la porta per sbirciare: vicino al lavandino c'erano lei e le sue due amichette intente a gonfiare gavettoni e ridacchiare. Erano provviste anche di uova e farina. Ambra aveva detto “stracciona” e si era riferita a Castiel, quindi tutto quel che vedevo era una “sorpresa” per me. Mi allontanai dal bagno e mi infilai nella classe più vicina. Appena chiusi la porta sentii I loro passi nel corridoio, mi ero salvata per un pelo. 
- Ehi, ciao. Che ci fai qui?- Era una voce maschile, del ragazzo dell'altro giorno: Armin.In realtà non sono mai stata brava a ricordare I nomi, non sapevo come si chiamava più di metà della mia classe, eppure il suo mi era rimasto scoplito in testa.Era seduto su un banco con una console portatile in mano.
-Ciao, ti chiami Armin giusto?-
-Esatto, scusami ma mi sono scordato il tuo nome. Sai, ero parecchio intento a giocare.
-Sono Cloe.- Staccai la  schiena dalla porta e mi avvicinai a lui.
-Ok, adesso non me lo scorderò. Comunque non mi  hai detto che ci fai qui, mi cercavi?-
Staccò lo sguardo dal gioco per dirigerlo verso di me diventai rossa, avrei voluto sprofondare. Lui puntò velocemente lo sguardo sul piccolo schermo, infossando appena il collo tra le scapole.
-Ehm..Mi nascondo da alcune arpie che vogliono lanciarmi gavettoni e uova.
-Dici sul serio?
-Si, potresti controllare se c'è qualcuna di loro in corridoio: sono una ragazza bionda alta, una brunetta con la coda di cavallo e una ragazza asiatica.
Armin mise in pausa il videogame, si alzò e diede una sbirciata fuori dalla porta appena socchiusa.
-C'è una ragazza bionda proprio qui davanti e non sembra intenzionata ad andarsene.
Sbuffai. Lui si rimise a sedere e riprese la console in mano, fece continuare, ma all'improvviso si bloccò e i suoi occhi azzurri ritornerono verso di me.
- Gioco a GTA. Vuoi provare?- disse alzando appena l'oggetto.Mi fece segno con la mano di sedermi di fianco a lui e lo raggiunsi. Guardai lo schermo e mi accorsi che era un gioco di macchine, non ci voleva.
-Ehm.. non so perché ma con le auto non vado d'accordo, finisco sempre contro ai muri.-  In realtà dopo un po' di pratica avevo imparato a giocare a mario kart, per sfidare mio fratello, ma questo videogame era del tutto diverso. Lui fece un sorriso vagamente divertito e cominciò a dirmi che dovevo assolutamente provare, una parte di me credeva che si sarebbe divertito a vadere la mia imbranatezza, quella parte di me non sbagliava. Alla fine mi lasciai convincere, dopotutto era un buon modo per passare il tempo in attesa che le arpie se ne andassero. Mi diede la console e provò ad insegnarmi a giocare. Fu un totale disastro: investii qualche pedone, finii contro diversi palazzi e, per finire in bellezza, causai un bell'incidente a catena. Lui ogni tanto si faceva scappare una risatina sommessa.
-Pensa che con quelli della sala giochi sono anche peggio.- commentai delusa. Mancava poco al suono della campanella che avrebbe segnato la fine dell'intervallo. Armin si alzò di nuovo e andò a controllare in corridoio. Ritornò scuotendo la testa. Che fare? Mandai un sms a Castiel spiegandogli la situazione e dicendogli di portarmi il mio zaino. Si presentò dopo poco incappucciato nell'aula. Mi porse lo zaino.
-Grazie.
-Per poco Ambra non mi riconosceva. Si può sapere cosa hai in mente?
-Niente di che. Tu devi solo portare questo al professore e dire che sono andata a casa prima perché non stavo bene.- Dissi tirando fuori il libretto delle assenze dallo zaino. Compilai un foglietto per l'uscita anticipata e glielo diedi.
-Va bene. Se vuoi gliela faccio pagare alla bionda.-
-Non ti preoccupare penserò a una vendetta mentre sono fuori.- Dissi con un sorriso malizioso.
-La cosa si fa interessante posso venire anch'io?
-No torna in classe, I prof si insospettirebbero.- Castiel uscì dalla porta. Io mi avvicinai alla finestra della classe e la aprii, volevo uscire dal lì ma mi aspettava un bel salto. Chissà se le mie caviglie avrebbero retto. Armin mi guardava mentre cercavo di capire se sarei riuscita nel mio intento.
-Io posso venire?
-Cosa?- Per un attimo sentii un nodo alla gola.
-Mi va di fare un giro.. posso venire?
-Ok, ma dovrai aiutarmi con la mia vendetta.- Ero seduta a cavalcioni alla finestra guardando giù. Eravamo solo in un piano rialzato, ma mi sembravano dieci piani.
-Prendimi le mani e scendi piano giù dal muro.- Eseguii gli ordini e scesi lentamente sull'erba. Se non fossi stata troppo impaurita dall'altezza penso che sarei morta di vergogna a stringergli le mani. Lui mi raggiunse con un salto, dopotutto non doveva essere così alta.
 -Allora cos'hai in mente di fare?
-Pensavo di prepararle un controgavettone all'uscita dalla scuola. Andiamo a fare la spesa?-
- Ok, ma mi devi guidare. Non sono ancora pratico della città.
-Ne approfitteremo per fare un piccolo tour.
Lo guardai un attimo, sorrideva. Distolsi velocemente lo sguardo imbarazzata, dovevo proprio fare qualcosa riguardo al mio modo di interagire coi ragazzi carini. L'unico che non mi faceva nè caldo nè freddo era Castiel, ma era così odioso che era impensabile vedere la sua bellezza. Camminammo fino in centro, poco lontano. 
-Aspetta. Seguimi.- Armin cambiò direzione improvvisamente.
-Che hai in mente?
Si dirigeva verso la sala giochi.
-Voglio vedere se è vero che “guidi” peggio in sala giochi.
-No.
-Tranquilla, offro io.
-Non voglio fare l'ennesima figuraccia.
-Eddai, sarà divertente.
Mi feci convincere ed entrammo. Dopo aver acquistato entrambi qualche gettone ci sedemmo su uno di quei videogiochi con davanti il volante e iniziammo una partita insieme. Se andavo male con I comandi di una console con un volante vero andavo ancora peggio. Come previsto la mia macchina digitale passò tutto il tempo contro a un muretto, tra la mia disperazione e Armin che rideva come un matto nel vedermi sbandare, infierendo ogni tanto con qualche commentino sarcastico.
-Ricordami di chiudermi in casa quando prenderai la patente.- disse divertito.
-Ahah, molto divertente. A qualsiasi altro gioco posso batterti.
-Non c'è un solo gioco in questa sala giochi a cui tu possa battermi.
-Scommettiamo?- Avevo proprio in mente qualcosa che gli avrebbe fatto cambiare idea.
-Certo.- Lo portai davanti a Dance Dance Revolution. Uno di quei giochi con la pedana con le quattro freccie da schiacciare a tempo di musica.
-Ok, questo non vale.
-Ti ricordo che hai detto qualsiasi gioco.
Con sua estrema delusione e mia grande gioia montammo sulle pedane.
-Ti lascio l'onore di scegliere la canzone.
-Questa sembra un po' più lenta della altre.
Scelse Toxic di Britney Spears, una di quelle canzoni della mia infanzia che mi esaltavano in un modo pazzesco.  Io scelsi difficoltà “expert” e consigliai a Armin di farlo in modalità “beginner”, ma per non essere da meno, insistette per un livello“normal”. Non pensavo a vincere, ero completamente assorta dal gioco e dalla musica. La canzone era così dolce nella mia testa, suonava di infanzia e ricordi.Mentre la musica andava mi lasciai andare, sapevo tutti I passi. Io ero esperta a quel gioco, non riesco a ricordarmi quante volte avevo costretto Ken a farlo con me, povero ragazzo! Dopo circa trenta secondi sentii un commento acido. 
Prima che finisse la canzone decisi di regalargli un'ultima chicca: memorizzai I passi futuri mi girai spalle allo schermo continuando a schiacciare I pulsanti. Mi girai e lo vidi completamente paonazzo e col fiatone: dai tonfi che sentivo mentre giocavo avrei dovuto aspettarmelo. Aspettammo I risultati sullo schermo.
-Ho vinto!- Commentai con un sorriso, alzando medio e indice della mano destra in segno di vittoria.
-Ti odio..Giochi sleale...- rispose Armin ancora trafelato.
-Hai detto tu qualsiasi gioco.
Uscimmo dalla sala giochi e andammo al supermercato. Lì ci venne un'idea: Mentos e coca cola sarebbero stati I nostri gavettoni. L'avevo visto varie volte fatto su internet, ma non l'avevo mai provato. Tornammo davanti al liceo, ci mettemmo dietro il muro che segnava la fine del cortile con  la scuola ansiosi di agire. Finalmente suonò la campanella e la gente uscì, individuammo Ambra e aspettammo che si mettesse a fumare e sparlare con le sue amiche. Guardai un secondo Armin e ci scambiammo uno sguardo d'intesa come segnale per partire. Lei era di spalle e ci avvicinammo piano. Caricammo le armi e...
- Aahhh!Dannati ragazzacci il mio completo nuovo!
La coca-cola non aveva colpito solo Ambra, il getto era stato più forte del previsto ed era arrivato fino alla direttrice, la cui presenza era occultata dal corpo della bionda e delle sue amichette.  Provammo a scappare prima di essere riconosciuti ma Boris, il professore di ginnastica, ci intercettò e finimmo in presidenza. La direttrice era furiosa e ci mise in punizione: per la settimana seguente avremmo dovuto pulire il cortile dopo la scuola.
 
  
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