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Autore: brendahugme    30/07/2013    1 recensioni
"Porque a mi? Porque a mi?
Porque me toca sufrir asi?
Te fuiste un dia sin avisar
Y fue asi que te perdi"
-Ambientata durante la seconda serie de 'Il Mondo di Patty', nel periodo in cui Francesca e Babi si stabiliscono a casa di Antonella.-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Antonella Lamas Bernardi, Bianca Bernardi, Bruno Molina, Leandro Diaz Rivarola | Coppie: Antonella/Bruno, Carmen/Leandro, Matias/Patricia
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
“Puoi farcela Bianca!”


 


“Svolta a sinistra Leandro, svolta a sinistra!” Carmen sbraitava alzando le mani al cielo e rendendo la guida –già difficile del suo per via del traffico- impossibile a Leandro.
“Carmen vuoi piantarla?! Se continui così andremo a sbattere da qualche parte! Ora calmati e dimmi dov’è questo benedetto supermercato.”
“Si vede che non sei un uomo di casa, non lo sei mai stato.”
“Perché dici così?”
“Non sai nemmeno dove andare a fare la spesa, non lo sai!”
“La smetti con queste frecciatine? Sai benissimo che mi danno fastidio.”
“Ok, ok. Calmati però.”
“Io sono calmo, se qui c’è qualcuno agitato quella sei tu.”
“Non sono agitata, non lo sono!” Carmen incrociò le braccia. “Girà lì Leandro, lì!” Urlò poi nell’orecchio dell’uomo, che esibì subito un’espressione infastidita.
“Ah, e poi tu saresti calma?!”
La donna annuì.
“Non capisco perché ti preoccupi così tanto per Bianca, un mese fa volevate uccidervi a vicenda e adesso vi preoccupate l’una per l’altra?”
“No, no. Bianca ormai è mia amica e poi.. a te cosa importa!? Pensa a guidare, và..”
Leandro sorrise divertito: come si faceva a non amare quella donna, così goffa tanto quanto dolce e altruista?
 
Quando arrivarono nei pressi del supermercato notarono subito un gruppetto di gente radunato sul ciglio della strada e un brusio di sottofondo udibile anche da alcuni metri di distanza. Leandro accostò l’auto insospettito, e non appena quella rallentò Carmen aprì lo sportello e uscì fuori alla velocità della luce, dirigendosi verso il gruppo di persone.
“Permesso, permesso. Fatemi passare, per favore.” Carmen si faceva largo fra le persone, suscitando il risentimento di alcune di loro: ad alcuni pestò un piede, ad altri diede una gomitata, ma l’importante fu che arrivò al ‘centro della scena’.
Un urlo le scappò istintivamente, poi si portò le mani alla bocca, inorridita.
 “Leandro, Leandro corri!”
Leandro aveva appena chiuso la macchina e, sentendo l’urlo di Carmen si precipitò anche lui verso il gruppo di persone.
“Fatemi passare, scusate..”
“Lei è un medico?” Chiese un uomo sulla cinquantina, con in mano due buste stracolme di spesa.
“Si, si.. sono il primario di una clinica che sta qua vicino..”
E , udite quelle parole, l’uomo lo fece passare. Arrivò accanto a Carmen e rimase terrorizzato anche lui da ciò che vide: Bianca era ancora distesa a terra, con il sangue che lentamente le usciva dalla ferita sulla fronte e con il cellulare ancora stretto nella mano destra.
“Oh mio Dio.” Balbettò, chinandosi sopra al corpo privo di sensi della ex-moglie, mentre Carmen, ancora esterrefatta, giocherellava nervosamente con un pon-pon del maglione, come fosse in trance.
“Avete già chiamato un’ambulanza?” Leandro strinse il polso sottile di Bianca fra le sue mani, costatando che il cuore le batteva ancora, molto lentamente, ma le batteva.
“Si, signore. Ci hanno detto che saranno qui fra poco.” Rispose una donna.
“Bene. Qualcuno ha visto cos’è successo?”
Nessuno rispose.
“Perfetto.” Borbottò Leandro.  
 
L’ambulanza arrivò qualche decina di secondi dopo: gli infermieri scesero e dopo aver fatto qualche domanda in giro sollevarono il corpo della donna e lo poggiarono su una barella.
“Sono il dottor Leandro Diaz Rivarola, il direttore di una clinica qua vicino, gradirei poter accompagnarvi in ospedale ed essere totalmente presente..”
Un giovane infermiere lo interruppe. “lei conosce questa donna?”
“Si,si” Leandro si massaggiò nervosamente la fronte “E’ la mia ex-moglie.”
“Deve esserle ancora molto attaccato allora. Prego, venga pure in ospedale con noi.”
Carmen era ancora scossa e stringeva fa le mani il cellulare di Bianca, Leandro le si avvicinò e la strinse in un caloroso abbraccio. Lei non si sottrasse a quella stretta, dimenticando tutti i diverbi avuti con l’uomo per via della paternità di Babi, che lui le aveva nascosto fino al giorno del matrimonio, e si lasciò avvolgere da qual calore così familiare che solo l’uomo della sua vita poteva infonderle.
“Senti, prendi la mia auto e raggiungici in ospedale. Chiama Soccorro e falla venire con te, poi assieme avvertirete Antonella e Fabio, d’accordo?”
La donna annuì e prese le chiavi della macchina. “Passo a prendere Soccorro e vi raggiungiamo.”
“Si. Ah, avvertite anche Fito, poi sicuramente la notizia si spargerà a macchia d’olio..”
“Va bene, ma tu adesso vai Leandro, non preoccuparti, penso a tutto io.” E detto questo salì in macchina e partì con un sonoro rombo del motore.
 

 

 
Soccorro era a casa, e stava giocherellando con il piccolo Giacomo, quando Carmen spalancò la porta e piombò dentro come un uragano. Soccorro si accorse subito della sua espressione e le sei avvicinò con cautela.
“Soccorro, prendi la borsa tua e quella per il bambino, dobbiamo correre in ospedale.”
“Perché in ospedale? Cos’è successo?”
“Bianca, Bianca ha avuto un incidente.”
“Un cosa?!”
“Si, si. Corri, prendi tutta la roba e andiamo.”
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e dopo aver sistemato, la sua borsa su una spalla e quella con la roba di Giacomo sull’altra, salì in macchina e assieme si precipitarono al policlinico.

 

 
 Le pareti dell’ospedale erano di un colore arancio, ma molto tendente al salmone, come era solita dire Patty, e si respirava per tutto l’edificio un forte odore di medicine e disinfettanti. Le due donne con il piccolo Giacomo si precipitarono all’accettazione, chiedendo informazioni riguardo a Bianca.
“Ah, la donna con il caschetto platinato dite, no?” Domandò una donna con i capelli neri legati in una coda, mentre cominciò a controllare fra un mucchio di scartoffie. Le due donne annuirono.
“La stanno operando adesso, era un caso alquanto grave stando a quello che c’è scritto qui…”
“Dove possiamo trovarla?”
“Andate al secondo piano, alla fine del corridoio ‘B’ troverete delle panche, accomodatevi lì e aspettate.”
“Grazie.” Risposero in coro e si precipitarono al punto indicatole dalla donna come due atlete che si battagliano per la medaglia d’oro nelle gare di velocità.
 
Arrivate destinazione posarono la roba e si accomodarono, quando Carmen si ricordò di una cosa.
“Dobbiamo chiamare Fabio e Antonella!”
Soccorro annuì e frugò nella tasca dei jeans in cerca del telefono. “Ho i numeri nella rubrica, chiamali tu.”

“D’accordo.” Carmen prese il cellulare e compose il primo numero.”
 

 
Fabio era a provare con il suo gruppo, gli ‘Scratch’, nel garage della casa di Gonzalo e Bruno, quando gli squillò il telefono e fu costretto ad interrompere le prove.
“Pronto?!” Rispose alla chiamata con tono scocciato.
“Ciao Fabio, sono Carmen, devo dirti una cosa importante...” Il ragazzo riconobbe subito il tono di preoccupazione che era velato nella voce della donna.
“Ciao Carmen, dimmi tutto.”
“Si tratta di tua mamma, ha avuto un incidente .. ora  sta qui in ospedale e la stanno operando, per favore vieni qui al più presto..”
A Fabio crollò improvvisamente la terra sotto ai piedi. La sua espressione si rabbuiò improvvisante, suscitando la curiosità dei suoi compagni. Com’era possibile che sua madre aveva avuto un incidente e che stava in ospedale? Non poteva crederci –o meglio- non voleva crederci, ma a quanto pare, quella era la pura e cruda verità.
“Si, si. Arrivo subito.” Disse con tono allarmato, e chiuse la telefonata
“Ehy, Fabio, cos’hai?” Chiese Guido, poggiando il basso elettrico al muro.
Lui scosse la testa, mentre alcune lacrime facevano capolino dagli occhi. “Mia mamma.. è in ospedale .. sembra sia grave.”
I suoi amici gli si strinsero intorno, abbracciandolo. “Dai, ti accompagniamo noi se vuoi.” Disse Alan, cercando di rassicurarlo con un sorriso.
“Si, gli amici servono anche a questo, no?” Gonzalo gli diede una pacca sulla spalla. “Dai, andiamo, prendo la macchina di mio padre.”
“Grazie ragazzi, grazie davvero.” Fabio era commosso, poteva ritenersi fortunato ad avere degli amici come loro.

 

“Fabio è stato avvertito, ora telefono ad Antonella.” Disse Carmen, chiudendo la telefonata.
“Come l’ha presa?”
“Come vuoi che l’abbia presa Soccorro? Era scosso, povero ragazzo.. ultimamente glie ne stanno capitando di tutti i colori alla tua famiglia.”

“Già.” Sospirò Soccorro, stringendo a se il piccolo Giacomo.
 

Antonella era nella sua camera, o meglio, nello sgabuzzino che ora fungeva da camera sua, mentre sfogliava distrattamente una rivista di moda. Francesca le aveva proibito di uscire dopo quello che le aveva detto riguardo a Babi e la ragazza si chiedeva se fosse realmente quello il modo in cui ‘glie l’avrebbe fatta pagare’.
La suoneria del suo cellulare –‘Gasolina’, la prima canzone delle Divinas- la fece riemergere dai suoi pensieri e la costrinse a chiudere il giornaletto per rispondere alla chiamata: la scritta che appariva sul display le diceva che la stava chiamando Soccorro, sua zia.
“Pronto, zia?”
“No, Antonella, sono Carmen..”
“Ah, ciao Carmen.. devi dirmi qualcosa?”
Carmen si mordicchiava il labbro, chissà come l’avrebbe presa la ragazza: era molto attaccata a sua madre, molto di più di quanto non lo fosse Fabio, e Carmen  temeva più di ogni altra cosa una sua reazione sconsiderata.
“Carmen, ci sei? Tutto bene?”
“Antonella, tua madre ha avuto un incidente, la stanno operando adesso.”
“What?!” Rispose scioccata Antonella.
Menomale, aveva reagito solamente con una sua tipica esclamazione inglese.
“Carmen, spero che questo sia uno scherzo..”
“No Antonella è tutto vero. Mi dispiace, veramente, abbiamo già avvertito tuo fratello che ci sta raggiungendo qua all’ospedale ..”
“Non può essere! Non può essere!” Urlò Antonella, scoppiando in lacrime. Ora aveva capito a cosa si riferiva Francesca quando aveva detto che ‘glie la voleva far pagare’, era sicurissima che fosse colpa sua.
“Calmati tesoro, dai.” La voce di Carmen era incredibilmente dolce.
“Ok, arrivo subito in ospedale.” Concluse, cercando di ricacciare dentro le lacrime.
“ Ti aspettiamo.”
 
Antonella richiuse il telefono e indossò velocementente un piumino color crema, uscendo di corsa dalla sua camera.  Nella rocambolesca ‘fuga’ incrociò Francesca, che la bloccò tenendola per un braccio.
“Dove credi di andare, signorina?”
“Vado da mia madre, in ospedale. E prega Dio che stia bene, altrimenti te la faccio pagare io questa volta!”
E detto questo la spinse via, liberandosi, e in men che non si dica era già in strada che correva verso l’ospedale.

 
 
 
°Angolo Autrice°

AHHH, quanto è lungo questo capitolo! Che fatica per scriverlo, non potete immaginare.
Spero vi piaccia, veramente, ma sappiate che il bello inizierà solamente dal capitolo successivo u.u
 
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno, un beso. :**

  
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