Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: FedericaLille    01/08/2013    12 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Banner

 

 

Capitolo diciassettesimo




Ruotai lentamente la chiave dentro la serratura. Erano le due e mezza di notte, sperai che Mike fosse già a letto. Purtroppo non ero mai stata brava a sperare: ogni volta che incrociavo le dita si realizzava l’esatto contrario.
Mike era seduto nel divano, fingeva di essere assorto a guardare la tv mentre io attraversavo il soggiorno.
Ma io dovevo parlare con lui, dirgli che era inutile continuare ad aggiustare un rapporto ormai rotto per sempre. Che io non provavo più niente per lui, e che lui non meritava che io lo prendessi ancora in giro.
Finalmente anche la mia mente si era schiarita le idee. Qualunque cosa fosse successa con Zayn, questo era indipendente. A prescindere da qualsiasi altro fattore esterno, io non amavo Mike.
“Mike, possiamo parlare?”, chiesi, avvicinandomi al divano.
Lui annuì e spense la tv. Effettivamente non la stava guardando con molta attenzione.
Mi sedetti accanto a lui, non troppo vicina da sfiorarlo, non troppo lontana da impaurirlo.
“Mi stai lasciando?”, iniziò lui.
Ecco, aveva capito già tutto. E mi rendeva il tutto ancora più difficile.
“Non ti sto… lasciando. Ti voglio dire quello che mi succede, perché non parliamo mai…”, spiegai.
Lui tacque e aspettò che io iniziassi il mio discorso.
“Qualcosa non va più tra di noi, non trovi? Viviamo sotto lo stesso tetto ma ci vediamo poche volte. Stiamo insieme ma non ci raccontiamo le nostre giornate. Non ci dimostriamo più che ci amiamo, forse proprio perché non ci amiamo più…” Sentivo gli occhi inumidirsi, chissà perché.
“Ma quella notte…”, prese a parlare, ma lo interruppi all’istante.
“Io non ho provato niente quella notte. Cercavo solo di far funzionare le cose. Ma non ce la faccio a mentirti ancora, a mentire a me stessa”, ammisi, col cuore in mano.
“Sei innamorata di Zayn?”, chiese a bassa voce.
Che domanda inopportuna! Non lo sapevo ancora quello che provavo per Zayn, diamine. Chi se lo sarebbe mai aspettata che proprio Mike dovesse porgermi quella domanda?
“No!”, risposi, di fretta e furia.
“Tu menti! Menti ancora!” La voce di Mike cominciò ad alzare volume, e non era un buon segno.
“Credimi se ti dico che lui non c’entra niente con tutto questo!” Ero sincera.
“Vai a dirlo a qualcun altro! Sono stato cieco finora, ma adesso vedo tutto chiaramente!”
“Invece non vedi un bel niente! Non capisci…” Ero sull’orlo del pianto, non potevo sopportare una lite come quella. Troppe emozioni in una sola sera.
“Io non capisco?! Catherine, stai scherzando?!” Mike si mise in piedi e cominciò a gesticolare. “Non sono un idiota, Catherine!”
Quando ripeteva il mio nome più volte significava che non ragionava più. La rabbia si era impossessata di lui, ancora.
“Calmati Mike, non ti ho mai dato dell’idiota.” Mi alzai anch’io dal divano. Ma mi ritrovai di nuovo seduta.
Mike mi aveva spinto all’indietro e si era incamminato verso la cucina.
“Mike!”, lo richiamai.
Lui mi ignorava. Come si permetteva a spingermi in quel modo? Lo seguii in cucina.
“Mike!!”, urlai ancora più forte.
“Che cazzo vuoi ora?!”, si voltò verso di me, con un’aggressività che non gli conoscevo.
“Datti una calmata e parliamo da persone civili!”, risposi, con lo stesso tono.
“Ma vattene da quel cantante fallito, vattene a fare la puttana!”
A quelle parole non ci vidi più dalla rabbia. Non aveva mai usato un linguaggio simile in mia presenza, era troppo… Avevo gli occhi gonfi, trattenevo le lacrime a stento.
“Sei un cretino! Perché non capisci che io non avrei mai potuto tradirti?!”, gli sbraitai contro, avvicinandomi sempre di più a lui.
Mike mi diede un secondo spintone, stavolta non c’era il divano dietro di me perciò sarei potuta cadere per terra se non avessi trovato subito l’equilibrio. Ed era stata un impresa ardua, dato che indossavo ancora i tacchi alti.
“E non provare più ad alzarmi le mani, intesi?!”, continuai, imbestialita.
“Non mi fai paura” La sua voce era più calma, ora. Mi illusi che si era tranquillizzato.
Scossi la testa e girai i tacchi. Meglio chiuderla lì.
“Ehi, dove credi di andare?”, domandò, alle mie spalle.
“Vado a dormire. Sono stanca. Tu dormi nel divano”, ordinai.
“Ah ah! Simpatica!”, mi schernì. Che cavolo aveva stasera, questo?
Mi girai di nuovo verso di lui, pronta a rimproverarlo ancora. Alzai un dito contro di lui, ma lui mi afferrò il polso della mano e lo strinse forte, troppo forte.
“Lasciami subito!”, strillai. Faceva male, non lo capiva?
Lui mi obbedì, quando già una lacrima era scesa sulla mia guancia. Non capivo che cosa gli fosse successo. Non era mai stato così, mai. Mi faceva più male il fatto che lui si comportasse in quel modo, che il dolore fisico della sua stretta.
“Vai pure a dormire di là. Ci sto io nel divano, stanotte. Ma domani vado via”, mormorai, abbassando lo sguardo, per nascondere le lacrime che inondavano il mio viso.
Non avevo pensato che mettere fine a quella storia sarebbe stata così dura. Mi stava ferendo profondamente. Lui non era il mio ragazzo.
“E dove andrai, sentiamo?”, chiese, sprezzante.
“Ovunque lontano da te”
Improvvisamente Mike si accasciò a terra. Sbarrai gli occhi, esterrefatta.
Cadde sulle ginocchia e cominciò a singhiozzare. Mi sfiorò l’abito lungo e piagnucolò: “Non mi lasciare… Ti prego, non mi lasciare…”
Mi sorprese il fatto che di punto in bianco fosse esploso in quel modo. E mi spezzava il cuore vederlo così sofferente, ma aveva sbagliato, e tanto anche. Non avrei più potuto sentirmi sicura al suo fianco. Non solo non l’amavo, per di più mi faceva… paura.
Indietreggiai e raggiunsi la camera da letto per cambiarmi. Mike non mi seguì, continuò a piangere sul pavimento della cucina. Mi sforzavo di essere insensibile a quel pianto. Se avessi ceduto alle sue suppliche e fossi rimasta, me ne sarei pentita amaramente, ne ero certa.
Andai in soggiorno e sistemai delle coperte sul divano.
Subito dopo sentii dei passi, una porta chiudersi. Mike era andato in camera da letto. Finalmente quella sera si era conclusa.
 
Non dormii affatto sonni tranquilli. Pensavo a cosa avrei fatto l’indomani, dove sarei andata, cosa ne sarebbe stato della mia vita.
Nel bel mezzo della notte più lunga della mia vita, un lampo di genio mi ricordò che avevo promesso alla mamma che sarei andata a trovarla nei prossimi giorni. Tornare a Rotheram mi avrebbe fatto più che bene, specialmente in un momento del genere.
Mi addormentai, finalmente, rassicurata dall’aver trovato una soluzione.
 
I raggi del sole illuminavano a tratti l’ambiente, penetrando dagli spiragli delle persiane aperte delle finestre. Schiudevo e richiudevo gli occhi lentamente, assonnacchiata, la mente svuotata, alla ricerca di qualche pensiero. Non capivo ancora bene dove mi trovavo, l’immagine che vedevano i miei occhi mi era nuova al risveglio, e nemmeno quella sorta di scomodo letto dove ero distesa mi era familiare.
Aprii totalmente gli occhi quando il rumore di una porta che sbatteva mi fece sobbalzare. E così tornarono i mille pensieri alla mente. Mi ricordai che mi trovavo nel divano del soggiorno, mi ricordai della mostra, delle discussioni con Mike della scorsa sera. Avrei preferito continuare a dormire beatamente, senza preoccupazione, nel mondo dei sogni.
Mike era appena uscito di casa. Controllai il mio cellulare, poggiato sul tavolino vicino il divano: segnava le sei in punto. Iniziava presto il suo turno di lavoro, oggi.
Istintivamente affondai la testa sotto le coperte e mi lasciai andare ad un urlo liberatore.
“Aaaaaaaaaaarrrrrrrrr!!”
Da oggi la mia vita cambiava drasticamente.
Mi misi in piedi, ormai incapace di riprendere sonno, e raggiunsi la cucina.
Spremuta d’arancia e fette biscottate… Al diavolo le vecchie abitudini! Ho voglia di mangiare sul serio.
Uova e bacon, fritti con tanto amore e tanto olio: tanto ingrassanti.
Me ne fottevo altamente.
Poi subito sotto la doccia, cercai di non farmi assalire dalle mille domande esistenziali, e stranamente ci riuscii.
Ero felice della svolta che stava prendendo la mia vita, positiva o negativa che fosse stata.
Mentre m’insaponavo il corpo, notai un segno scuro nel braccio destro, provai a lavarlo via ma… faceva male.
Era il livido nel polso che mi aveva procurato Mike la scorsa sera. Scossi la testa e allontanai quel ricordo.
Volevo dimenticare quegli attimi, lui non era in sé. Lo avevo già perdonato. Forse ero troppo buona, così dicevano anche le mie amiche del liceo, quando i ragazzi mi facevano i dispetti e io li ignoravo totalmente.
Ma di una cosa ero certa: non sarei stata un giorno di più in quella casa.
La casa era di proprietà di Mike, perciò mi toccava trovarmi un nuovo alloggio. Ciononostante in questa casa avevo speso parte dei miei stipendi. Il mio studio, ovvero la stanza contenente le mie opere, l’avevo arredato tutto da me. Poi l’armadio grande in camera da letto era stato pure spesa mia, dovuta al mio costante bisogno di spazio per i vestiti. C’erano poi i vari vasi con i fiori, e gli orologi appesi, ancora soldi usciti dalle mie tasche. Ma non potevo mica svaligiargli la casa.
In fondo lui mi aveva ospitato sotto il suo tetto, adesso dovevo dimenticare e andare avanti. Avevo messo da parte un po’ di soldini in quegli anni, mi sarei potuta permettere anche un appartamentino in centro.
Finita la doccia, diedi il via alla ‘preparazione valigie’.

 



 

 



Angolo Autrice.

Alcune di voi se l'aspettavano questo comportamento violento da parte di Mike.
Eppure mi sono limitata. Lui non le alza le mani, ha soltanto dei momenti di rabbia, di cui si pente subito.
Ha paura di perderla, e la perde. Ma non si rassegnerà, quindi non illudetevi che scompaia.
Cathy però pensa già ad un nuovo inizio. Ricordiamoci che oggi ha l'appuntamento con Zayn :)
E poi taaaante novità, dunque, se siete curiose... recensite a più non posso!!
Ultimamente vi sento molto attive e mi fa tantissimo piacere. Non deludetemi <3

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: FedericaLille