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Autore: Eternal Cosmos    10/02/2008    6 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 15: [Dreamscape] Visione d'Incubo
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Albus, Minerva e Hagrid rimasero silenziosi e cupamente guardinghi al fianco di Sirius, che stava tentando di calmare il nervoso Licantropo di fronte a lui. Remus era agitato e si morse le labbra in più di un'occasione, aspettando di sentire il verdetto finale.
Harry era appoggiato al muro dell'aula di Pozioni, lontano da loro, e la sua espressione mostrava che già sapeva quale sarebbe stato il risultato dell'ispezione, dall'apparenza di quel ghigno.
Severus Snape non era mai sembrato così concentrato ed entusiasta di una pozione in tutta la sua vita; ma questa pozione non era in nessun libro che avesse mai letto o scritto. Era una pozione che semplicemente non sarebbe stato capace di tramare, per quante volte ci avesse provato.
Sapere che James era perfettamente abile a compiere un'impresa del genere… Severus non sapeva se volesse sentirsi furioso, invidioso, o semplicemente estasiato che qualcun altro fosse stato in grado di tramare l'impossibile.
Analizzò la pozione meticolosamente; l'annusò, provò a determinare quali ingredienti fossero nella miscela, e se qualcuno di quelli sarebbe stato tossico per Lupin. La pozione era un amalgama di così tanti ingredienti incompatibili fra loro, che non era sicuro di come avrebbe agito sul Licantropo; mai avrebbe pensato ad un composto simile.
Per quanto buona potesse essere, Severus aveva qualche dubbio: era ancora troppo diffidente nei riguardi di James Evans, ma poiché non voleva dare inizio ad una disputa con Lupin, mantenne soltanto la bocca sigillata al proposito, e proseguì nel testare la Wolfsbane.
Dopo due ore di tensione, Severus sospirò e spense il fuoco sul quale la pozione stava bollendo. Il respiro di Remus si strozzò, e Sirius strinse le spalle dell'amico, in appoggio.
“Ho finito. Questa pozione deve essere una delle più difficili che abbia mai visto. Alcuni ingredienti non vanno sempre bene combinati insieme, ma in qualche modo gli effetti collaterali devono essersi annullati in questa qui. Davvero non posso dire se aiuterà Lupin, ma non c'è nulla in essa che lo ucciderebbe.”
Remus rilasciò il fiato che aveva trattenuto, e guardò Sirius con un sorriso così ampio che Sirius stesso dovette ghignare, come anche gli altri insegnanti.
“Bene, questo è sicuramente il miglior regalo di Natale che tu potessi mai ricevere, Remus, ragazzo mio! Nessuno se lo sarebbe aspettato!” Esclamò giovialmente Albus, mentre camminava oltre, verso James, che stava ancora fermo in disparte. Il vecchio diede una pacca sulla schiena del ragazzo dai capelli scuri. “Ora devi solo prometterci che non dirai a nessuno della condizione di Remus.”
Remus scattò e corse verso James, fermandosi tra il Preside e il giovane ospite, con fare protettivo. “Ha già promesso Albus! Io gli credo” disse con convinzione.
Severus avrebbe voluto rispondere, ma si trattenne dal fare una smorfia al tono Gryffindor di Lupin.
Albus sollevò un sopracciglio e ridacchiò. “D'accordo, d'accordo! Non ho intenzione di infastidire ulteriormente il tuo piccolo protetto! Auguro una buona giornata a tutti voi!”
Dumbledore agitò allegramente la mano in direzione del gruppo e tornò nel suo ufficio. Harry sapeva che il Preside stava celando la propria preoccupazione e il sospetto con un aspetto gioviale. Decise che avrebbe potuto preoccuparsi meno, al momento.
Hagrid iniziò a felicitarsi di cuore con Remus, e Sirius si avvicinò a James, che stava immobile al proprio posto. “Hey ragazzino, stai bene?”
James sbatté gli occhi un paio di volte, e sorrise a Sirius per nascondere il proprio stato. “Scusa, ero immerso nei miei pensieri. Che facciamo oggi? I Tre Manici di Scopa è chiuso per il resto della settimana, per le vacanze. Potrò restare qui un po' più a lungo.” A dir la verità, la parola ‘protetto’ aveva sfiorato una corda sensibile dentro di Harry.
Sirius parve compiaciuto di sentirlo, ed invitò James a seguire Remus, lui e Hagrid per una battaglia a palle di neve, di fuori. James rise e si accodò ai tre uomini più grandi con spirito leggero.
“Oy Professore!” Hagrid apostrofò il Maestro di Pozioni, “che, vuol venire?”
Snape parve genuinamente oltraggiato e incrociò le braccia, alzando uno sguardo derisorio al quartetto. “Non esiste pretesto per cui denigrerei mai me stesso con una tale attività.”
Hagrid fece spallucce, mentre Sirius sghignazzò alla faccia di Snape. “A tuo scapito, Snape!”
Harry alzò gli occhi a Snape e i loro sguardi s'incontrarono. In quello dell'uomo c'era circospezione; James si voltò.
Sirius rise. “Dimenticati di lui, James! E' solo geloso, gli passerà!”
Severus stava per dire al cagnaccio di zittirsi e di occuparsi dei suoi propri affari, ma i quattro uomini erano già fuori dalla porta. “Cagnaccio pulcioso… idioti.”
………

Complessivamente, il resto della vacanza trascorse in un'atmosfera tranquilla. Harry non aveva dormito sempre ad Hogwarts, perché erano rare le volte in cui Nagini poteva mostrarsi. Era tornato a far visita all'Ashwinder un paio di volte, qualche volta quando Hagrid era là, e anche quando era assente dalla casupola, così da poter parlare al serpente del fuoco.
Naturalmente, aveva saggiamente tenuto la bocca chiusa, quando Hagrid era là con lui.
Harry era anche tornato alla Camera dei Segreti, come promesso. Il Basilisco era stato più accogliente della prima volta, con sollievo di Harry. aveva permesso a Salazar di uscire fuori attraverso i numerosi, giganteschi tubi che passavano attraverso Hogwarts e le sue fondamenta. Il ragazzo stesso l'aveva accompagnato, cavalcando il dorso di Salazar, e si era realmente divertito a vedere come il Basilisco cacciasse le proprie prede.
Rosmerta era deliziata di vedere che James si divertiva davvero, invece di stare ai Tre Manici di Scopa tutto il giorno, anche se passava le proprie giornate con adulti, invece che con ragazzi della sua età. La donna non riusciva ancora a comprenderlo, perché parlavano raramente della vita del ragazzo, ma lasciava che fosse così; glielo avrebbe detto quando si sarebbe sentito pronto.
Ma c'era stato anche un lato negativo in tutto ciò: era divenuto difficile restare da solo, pure per solo una manciata di minuti, ad Hogwarts. Quand'anche non era con Sirius o Remus, c'era Snape a spiarlo da dietro le spalle, con i suoi occhi calcolatori, sfidandolo a dire o fare qualcosa che avrebbe portato il Maestro di Pozioni a sfoderare la bacchetta.
Harry aveva dovuto recuperare il mantello dell'invisibilità di suo padre, per raggiungere il bagno di Mirtilla, ma anche così c'era pericolo: Dumbledore aveva la capacità di vedere attraverso di esso, ed Harry non riuscì a immaginare che cosa avrebbe fatto il vecchio se si fosse accorto che il ragazzo dai capelli scuri aveva il mantello di James Potter.
Sì, complessivamente la vacanza era stata divertente… in generale. Ma c'era stato un problema nella notte tra giovedì, il secondo giorno di gennaio, e venerdì. Gli ultimi giorni prima del ritorno degli studenti. Quest'incidente fece totalmente sprofondare l'umore di Harry, che allontanò da sè una volta ancora tutti coloro che gli erano vicino…Sirius e Remus inclusi.

Flashback
Harry aveva avuto una giornata grandiosa, assolutamente spensierata col suo inconsapevole Padrino e suo 'zio' Remus. Snape non si era fatto vedere, per prima cosa, ma forse era stato perché erano negli alloggi di Remus e Sirius, ed Harry stava malamente subendo una sconfitta agli scacchi dei maghi da parte di Remus. Era riuscito a battere Sirius, ma Remus si era dimostrato uno stratega migliore di lui, per quanto riguardava il gioco.
Erano andati a letto molto tardi, Sirius e Remus dormivano della grossa in pochi secondi, e le palpebre di Harry si erano abbassate nel momento in cui aveva poggiato la testa sul cuscino… dimenticandosi completamente del fascino di silenzio e dell'usuale, di notte rinforzata, barriera mentale d'Occlumanzia, per proteggersi dagli incubi; la normale dose di pozione Dreamless Sleep non ebbe alcun effetto su di lui.

Sedeva su quello che pareva essere un trono, e comprese ciò che accadeva non appena vide il circolo dei Mangiamorte inginocchiato di fronte a lui. Ma Harry non poteva far nulla, se non stare a guardare
“Mi sono stancato di aspettare.”
La voce era differente, meno ruvida, più risonante.
“Voglio che Wormtail sia liberato da Azkaban. Come vanno i preparativi?”
I Mangiamorte si agitarono nervosamente al tono di voce del loro Maestro. “Ci stiamo occupando di rivoltare i Dissennatori contro il Ministero. Azkaban è molto ben sorvegliata, comunque, così.. avremo problemi ad entrare,” Rispose tremando uno tra gli uomini.
Harry sentì che si alzava in piedi e perdeva la pazienza. Camminò attorno agli uomini prostrati con sguardo penetrante, e si fermò davanti ad uno specchio. Non poteva crederci! Se non avesse distrutto il corpo del suo Voldemort quando era un neonato, queste sarebbero state le reali sembianze di Tom, agendo normalmente.
Lucenti capelli corvini, con un principio di grigio, pettinati all'indietro, quasi come quelli di Malfoy, ma corti. Un volto aristocratico gli rivolse lo sguardo dal riflesso dello specchio, ma ciò che portò Harry a riconoscere Tom Marvolo Riddle furono i suoi occhi, le sue profonde, serpentine iridi cremisi. Tom era già giunto al punto di non-ritorno; la sua anima era offuscata dalle tenebre, così per il resto della sua vita.
Il suo aspetto non era così decrepito come era stato invece quello del suo Voldemort; no, questo Voldemort era davvero in forze, e non pareva vecchio quanto era in realtà, essendo un mago e tutto il resto. Poteva avere.. quanti anni? Tra i sessanta e settanta, di sicuro.
Gli occhi rossi luccicarono pericolosamente e Harry sentì la mano scivolargli ad impugnare la bacchetta nascosta nel mantello nero. “Idioti! Voi siete Mangiamorte! I MIEI Mangiamorte!” Ringhiò ad alta voce.
I seguaci rabbrividirono; sapevano ciò che stava per accadere.
“E i miei Mangiamorte non si nascondono nè operano in segreto! Vogliamo che l'intero pianeta sappia che il grande Lord Voldemort sta per prenderne il possesso! Non voglio alcuna pietà! UCCIDETE COLORO CHE SI PONGONO SULLA VOSTRA STRADA! CRUCIO!” Si voltò velocemente e si rivolse contro uno dei propri uomini, facendolo gridare ed iniziare a contorcersi sul pavimento della fortezza.
Harry sentì la cicatrice incendiarsi e se la sfregò. “Fermo! Fermati Voldemort!”
Tom sbatté le palpebre e l'incantesimo si dissolse.
Voldemort strinse pericolosamente gli occhi, quindi fece l'opposto; impresse ancora maggior potere nell'incantesimo e Harry, troppo orgoglioso per gridare, lo guardò con determinazione ed innalzò il muro mentale più potente che potesse creare al momento per destabilizzare la propria nemesi, tentando con davvero molta difficoltà di non far stridere i denti dal dolore.
Voldemort sentì come se la sua testa stesse per spaccarglisi tutto d'un tratto, e chiuse gli occhi, sibilando per la sofferenza. L'incantesimo terminò e il Mangiamorte fu inaspettatamente rilasciato, sebbene non si mosse dal proprio posto sul pavimento.
Tom si sostenne la testa, mentre i seguaci stavano tutti a guardarlo con aria insicura. Che stava accadendo al loro Maestro?
“Esci FUORI! Esci dalla mia testa! Come osi? Chi sei?” Chiese Voldemort ad alta voce; era sconvolto, livido di una rabbia insana!
Prima i Mangiamorte pensarono che il loro Lord stesse parlando con loro, ma si avvidero rapidamente che c'era qualcosa che non andava.
Harry stava tentando di tenere in piedi la barriera, ma il Cruciatus aveva svolto il proprio lavoro. Cedette, ma l'ultima cosa che fece prima d'interrompere la connessione tra di loro, fu quella di fare in direzione di Voldemort una faccia angelica, e di ghignare. “Non è ancora tempo, Tom,” Lo derise Harry con un sorrisetto malizioso.
Voldemort s'infuriò al sentire il proprio indegno nome babbano, e contro l'impudente figura che aveva, per la prima volta in tutta la sua vita, avuto successo nell'aggirare le barriere della sua mente. Fece forza con tutta la propria energia, e l'immagine del ragazzo sparì in un attimo.


Il silenzio tornò nella sua mente ed egli sedette sulla propria sedia, sospirando di fatica.
“Maestro?” Domandò prudentemente Bellatrix Lestrange, facendo un passo in direzione del Lord. L'occhiataccia di Voldemort la fece precipitare nuovamente indietro, tra i ranghi.
I Mangiamorte piagnucolarono quando il loro marchio si destò fiammeggiando, e la sensazione bruciante si diffuse sul loro braccio sinistro. Si sentì allora un sonoro POP! neanche alcuni secondi dopo, e un uomo mascherato e avvolto dal mantello si inchinò profondamente. “Maestro, avete chiamato?”
Voldemort riuscì nel sedersi nuovamente in maniera eretta, e il suo sguardo scarlatto penetrò in quello di uno dei suoi più fidati seguaci. “Lucius. Dimmi di più su questo ragazzo che ha catturato l'attenzione di tuo figlio.” La voce del Lord non tradiva ciò che gli era accaduto pochi minuti prima, e nessuno dei Mangiamorte era davvero abbastanza folle da chiedere qualcosa al proposito.
Malfoy sbatté le palpebre, confuso sul perché il suo Maestro lo avesse chiamato così d'urgenza per sapere di più a proposito di un insignificante ragazzo, ma chi era lui per non esaudire i desideri del suo Lord? “Come vi ho detto l'ultima volta, il suo nome è James Evans. Draco mi ha riferito di come il ragazzo possa passare per la copia adolescente di –Black-” Qui un ghigno, “occhi blu, lunghi capelli neri che gli arrivano appena un po' più giù delle spalle.”
Prima che l'uomo biondo potesse continuare, tuttavia, Voldemort sibilò qualcosa che suonò piuttosto concitato e furioso. “Lucius! Dovrai fare delle ricerche su questo ragazzo!”
Malfoy s'inchinò con un sorrisetto soddisfatto. “Ho già iniziato, mio Lord. Ciò che Draco mi ha detto suonava troppo sospetto per i miei gusti. Sto cominciando ad avere tutte le prove di cui ho bisogno per fargli una ‘visita ufficiale’ ad Hogwarts. Potrei chiedere, Maestro, come mai siete così d'improvviso interessato al ragazzo?”
“NO, NON PUOI! Vai, Lucius, prima che io perda la pazienza. andatevene tutti!” Ruggì.
Non c'è bisogno di dire che tutti obbedirono senza chiedere alcunché.


Ciò che svegliò i pochi studenti che erano rimasti e gli insegnanti di Hogwarts, quella notte, era stato più che un po' allarmante e spaventoso, davvero di più per Sirius e Remus, che erano negli stessi alloggi dell'ospite di Dumbledore.
Un grido agghiacciante di puro dolore risuonò nell'intero castello nel mezzo della notte, svegliando la maggior parte delle persone.
Sirius e Remus letteralmente caddero sul pavimento e si precipitarono nella camera di James, con le bacchette sguainate, pronti ad assalire qualunque nemico. Non erano preparati a vedere il ragazzo tremare e contorcersi dal dolore, e gridare come se fosse sotto Cruciatus, comunque.
Sudore ricopriva il volto di James mentre si agitava, la coperta non era più sul letto, ma gettata a terra, in disordine. Fortunatamente per Harry, aveva ancora indosso i guanti, essendo abituato ad indossarli sempre quando era nel castello.
“JAMES! SVEGLIATI! Per Merlino! Che gli succede?!” disse Sirius nel panico, tentando di svegliare il più giovane.
Remus stava per chiamare Dumbledore attraverso il caminetto (.. con la Polvere Volante Ndt) ma il Preside fu più veloce di lui, e comparve sulla porta,con Minerva, Severus e Poppy dietro di sè.
Non erano pronti a vedere ciò che videro: Sirius stava trattenendo il ragazzo come poteva per evitare che si facesse male durante il suo incubo, se così poteva essere chiamato.
Poppy strillò “CRUCIATUS!” ma come poteva il ragazzo manifestare i sintomi senza nessuno là che stesse lanciandogli l'Imperdonabile contro?
Dumbledore stava per accingersi a tentare di incantare James, quando le grida si interruppero bruscamente, e il giovane balzò su, nel letto, respirando affannosamente e sudando, imprecando e massaggiandosi la fronte con forza. “Figlio di una pu**ana!” Imprecò più forte che potè, che non fu comunque forte quanto sperava per esternare la sua frustrazione; la sua gola gli doleva d'inferno un'altra volta, ma il problema era la sua cicatrice, la sua maledetta cicatrice!
Sentì delle mani che tentavano di prendergli le sue per scostargliele dalla fronte, e si allontanò, cercando come poteva di riacquisire le propre facoltà.
Poppy sbuffò, ma ogni volta che cercava di toccarlo il ragazzo sgattaiolava via. Harry fece un lungo respiro e si raddrizzò, ora completamente calmo, sebbene stesse ancora interiormente tremando.
“Mister Evans, torna qui immediatamente!” Poppy Pomfrey strepitò, quando iniziò a perdere la pazienza. James la ignorò ed iniziò a vestirsi. Seguirono con gli occhi James che veniva lasciato mettersi i pantaloni, e quando prese il mantello Dumbledore fu rapido a domandare dove il ragazzo stesse andando.
“James, che cosa è successo? Dove stai andando a quest'ora?”
“Sto tornando a Hogsmeade,” disse con voce roca, “Mi dispiace di avervi svegliato in questo modo. Non avreste dovuto sentirmi, ma sono stato disattento. Per favore fatemi passare.”
Invece, Dumbledore stava bloccando la porta, la sua sola via d'uscita. Il Preside non si mosse e insistette sulla questione. “Una tua disattenzione? Di che cosa stai parlando?”
James lo guardò fissamente, ed evitò di spostare lo sguardo verso qualunque altra faccia dubbiosa, in special modo quelle preoccupate di Sirius e di Remus. Proprio il Licantropo fece alcuni passi verso di lui ed ebbe successo nel posare gentilmente una mano sulla spalla di James. “James, che ti è accaduto? Non possiamo aiutarti, se non ci dici qual'è il problema. Perché ti sfregavi la fronte in quel modo? Dovresti lasciare che Poppy gli dia uno sguardo. Ho sentito scorrere da te così tanto dolore, quando hai gridato…”
Harry serrò gli occhi con forza. ‘Dannazione a lui e alla sua voce rassicurante! Maledetto te, Remus! IO. DAVVERO. NON POSSO…!’
James si tirò via dalla presa di Lupin e guardò l'uomo, senza emozione, quando fu abbastanza lontano da tutti. Questo innervosì Remus. ‘Oh no! Si sta chiudendo in se stesso, come la prima volta che l'ho visto!’
“Se proprio dovete saperlo,” James sussurrò appena, “Sono i miei incubi, a farmi questo.”
Spalancarono la bocca, ma la richiusero altrettanto rapidamente, senza spiccicar parola. L'infermiera si rivolse verso di lui, e prima che potesse fermarla, aveva sollevato la sua frangia per rivelare la sua cicatrice ancora rossa e pulsante; si mosse per toccarla, mossa sbagliata.
“Non la tocchi!” scattò rabbiosamente James, facendo un altro passo indietro. Stava iniziando a sentirsi messo all'angolo sul serio, e lo odiava.
“Quella cicatrice…” mormorò Pomfrey pensierosamente.
James le lanciò uno sguardaccio. “Mi sono procurato questa cicatrice quand'ero appena un neonato. Non può guarirla, nessuno può. Detesto quando la gente la guarda. E' una cicatrice maledetta e mi fa sperimentare alcuni incantesimi,a volte.”
Poppy sbiancò. “E hai appena provato la maledizione Cruciatus, non è vero?”
Anche gli insegnanti divennero pallidi, e qualcosa scattò nella mente di Albus. “La magia che ti ho sentito usare qualche volta…”
Gli adulti guardarono Dumbledore interrogativamente, ma Harry capì alla perfezione che cosa il vecchio volesse sapere. “Sarà anche inclusa tra le Arti Oscure, ma mi è necessaria. Ho dovuto praticare l'Occlumanzia…”
Minerva boccheggiò e gli occhi dei Malandrini si spalancarono; Severus assottigliò gli occhi.
“Che mi dice della Legilimanzia, Mister Evans?” chiese Albus guardingo.
James inclinò la testa di lato, guardando nessuno in particolare. “E' stata necessaria. Ma non la uso spesso, e di certo non contro persone che so come non mie nemiche.”
Albus sembrò soddisfatto dalla risposta, e tornò a rilassarsi. Poppy si schiarì la gola. “Devo esaminare lui e quella sua cicatrice, adesso, Albus!”
“Non ho bisogno della sua pietà!” abbaiò James irascibilmente, prima di aprirsi un varco tra gli adulti che protestavano. Camminò più in fretta che potè, quasi corse, verso la sala principale, ignorando le alte proteste che risuonavano dietro di lui, come anche le facce di studenti spaventati che si affacciavano sulla sua strada.
“James fermati! Devi andare in Infermeria! Hai appena sperimentato il Cruciatus!”
‘Oh buondìo, urlalo al mondo intero, già che ci sei, no?’ Pensò Harry con frustrazione.
“Non puoi andare fuori a quest'ora!”
James si guardò indietro non appena raggiunse la doppia porta, e la spalancò. Aria gelida gli ghiacciò le ossa, ma era risoluto a tornare al villaggio. “BUCKBEAK!” chiamò rigidamente, e in poco tempo sentì il familiare gracchiare avvicinarsi.
“Torna qui –ragazzo!” ringhiò Snape pericolosamente, ma venne colpito da Sirius. “Non parlargli in questo modo, unticcio di un impiastro!”
“RAGAZZI!” Dumbledore diede un'occhiata d'avvertimento ad entrambi, e quando la loro attenzione tornò a James, il ragazzo non era più là, ma in alto, nell'aria, volando via in groppa a Buckbeak.
“Oh cielo, credo che stavolta lo abbiamo perso…” E Albus intendeva in molti sensi.
“che cosa vuoi dire?” domandò ansiosamente Sirius. “Andrò a trovarlo a Hogsmeade domani!” incalzò, “Gli chiederò di tornare!”
Dumbledore sospirò stancamente e chiuse gli occhi. “Forse sarebbe meglio per tutti noi che non tornasse. Sapevo che stava nascondendo qualcosa di grosso e ho l'impressione che i suoi incubi siano parte di questo segreto. Non posso proprio rischiare il benessere degli studenti. Vive nel suo proprio mondo.”
Sirius e Remus provarono a negarlo più vivamente che poterono, ma Snape ghignò e li interruppe. “Ho sempre avuto dei sospetti sul ragazzo. Ho sempre saputo che stava nascondendo qualcosa. Indossava sempre quel mantello oppure quei lunghi guanti che gli nascondevano le braccia. Non mi fido di lui… Conosce cose…”
“questa è una totale idiozia!” esclamò Sirius con rabbia. “Non ha mai fatto qualcosa di sbagliato, contro nessuno! Non hai il diritto di accusarlo in questo modo!”
Snape fece una smorfia. “La prossima volta che maneggerà un serpente come ha fatto due settimane fa, gli dirò di venirti a trovare!”
Iniziarono a bisticciare, ma s'interruppero rapidamente quando il Preside intimò loro di smetterla. “Non c'è motivo di starsene sulla porta, ragazzi. Mister Evans non tornerà, stanotte.”
Poppy stava smaniando per andare Hogsmeade, ma seguì tutti gli altri nuovamente all'interno, per dedicarsi ad un meritato riposo, anche se ad ogni modo non le sarebbe tornato il sonno tanto facilmente.
Fine Flashback

Così ora Harry stava silenziosamente servendo un cliente, cercando di non pensare a Sirius e Remus, che erano venuti a fargli visita non troppo tempo prima, senza esito, perché lui era rimasto chiuso nella propria stanza per tutto il tempo che erano stati là.
Con un'espressione abbattuta impressa in viso, Rosmerta aveva chiesto loro di andarsene, dopo due ore di suppliche davanti alla porta della camera di James.
Harry servì un'altro cliente ed ignorò lo sguardo di Rosmerta che lo pedinava. Semplicemente, la donna non aveva capito che cosa fosse accaduto, ma James tenne la bocca ben chiusa.
………

Passò una settimana.
Harry stava iniziando a diventare impaziente; sapeva che Voldemort aveva intenzione di fare qualcosa, lo sentiva, poteva sentire la tensione nell'aria… Ed aveva ragione. L'unica cosa di cui non era a conoscenza, era che il Signore Oscuro stava seguendo una pista.
Harry sospirò, frustrato, per la decima volta, quel giorno. Rosmerta, come tutti i presenti, ora si teneva a distanza da lui; stava quasi sempre facendo qualche smorfia, era irascibile, e la mano della bacchetta sempre pronta a scattare.
Stava lucidando un tavolo, quando iniziarono pianti d'orrore, grida. Gli astanti nel pub gelarono di paura non appena una vecchia strega grassottella spalancò la porta con uno scoppio e si nascose dietro il bancone. “MANGIAMORTE! UN ATTACCO! NASCONDETEVI!”
La gente inizò ad entrare nel panico, e prese a nascondersi non appena sentì il caos di fuori; incantesimi e maledizioni venivano scagliati in ogni direzione. Rosmerta fu sospinta verso il retro del proprio pub dai clienti che tentavano di nascondersi il più velocemente possibile. “James! JAMES!”
Harry rimase pietrificato dalla loro codardia, ma non perse tempo a biasimarli. Sfoderò rapidamente la bacchetta e corse fuori, sorpassando un abitante del villaggio che urlava. Delle persone venivano ferite; un mago che cercò di giungere in soccorso venne scaraventato in una casa vicina da un Expelliarmus, un altro si contorceva avendo subito gli effetti di un breve Cruciatus.
Un Mangiamorte rise e giunse alle spalle di quell'ultimo. Gli occhi di Harry si spalancarono rapidamente, ma si assottigliarono altrettanto in fretta; senza ancora usare la bacchetta, usò l'incantesimo di appello su una panchina di legno e la scagliò contro i due, riuscendo a colpire il Mangiamorte alla schiena e facendolo svenire.
C'erano altri tre Mangiamorte, e ognuno di loro causava devastazione nel villaggio. Ogni strega e mago sulla loro strada subiva il Cruciatus o gli venivano inflitte brutte ferite.
Notò due bambini tutti rannicchiati in un angolo, ma sembrò quasi che il Mangiamorte avesse visto lui e, seguita la direzione del suo sguardo, avesse ghignato sadicamente.
Harry vide rosso. Corse verso i ragazzini con fare protettivo e puntò la sua bacchetta rosso brillante contro il trio dei seguaci mascherati. I due giovinetti dietro di lui, di poco più di sette o otto anni, iniziarono a piangere e a supplicare James di proteggerli.
“Ha! Ha! Ha! Guardate che cosa abbiamo qui! Un ragazzino che crede di poter giocare a fare l'eroe!” Lo derise malvagiamente uno dei Mangiamorte.
Harry strinse gli occhi; quella era la voce di Rodolphus Lestrange, marito di Bellatrix Black… l'assassina del suo Padrino nell'altro mondo. “Non avvicinatevi ancora! Andatevene, o ne subirete le conseguenze!”
Il trio sghignazzò ed Harry gli lanciò contro un'occhiata glaciale.
“Ohh, sto tremando! Sono terrificato!” continuò un altro, sarcastico, e la voce provò che era nessun altro che Antonin Dolohov… di nuovo.
Harry ghignò in modo cattivo. ‘Così, Dolohov è tornato per un’altra lezione, non è vero? Non lo deluderò.’ Preparò la bacchetta, che iniziò a brillare pericolosamente.
I Mangiamorte prepararono le loro. “Hai fegato, ragazzino. E' un peccato che tu ci sia contro; il Signore Oscuro ti darebbe il benvenuto se divenissi un suo seguace!”
Harry rise sotto i baffi. “Non mi unirò mai a quel perdente miserabile! Al contrario di voi, che non avete dignità alcuna!”
Quello li fece agire, e Harry eresse rapidamente un incantesimo-scudo per evitare di essere colpito dal Cruciatus. I ragazzini dietro di lui strillarono di paura, e Harry realizzò che non aveva tempo di giocare con loro con i due alle spalle, scoperto per ogni attacco; contavano su di lui.
Con un forte grido puntò la bacchetta contro i Mangiamorte e rilasciò l'incantesimo scudo; “LACERO!”
Colpì chi Harry pensava fosse Rodolphus e l'uomo iniziò a urlare e tremare dal dolore, sul terreno coperto di neve, poiché gli effetti erano amplificati dalla bacchetta nuova.
Dolohov riconobbe all'istante l'incantesimo che aveva subito e cominciò ad indietreggiare.
“TU!” tuonò e gli si lanciò contro, afferrandogli il braccio con forza appena sopra il polso, sotto la manica. Mossa sbagliata. VERAMENTE sbagliata.
“RAHH!” lasciò andare di scatto Harry per assistersi la mano dolorante. “Qualcosa mi ha morso! Che cosa, diamine?!” Dolohov fissò la figura di un ghignante James Evans, ma non vide che cosa avesse potuto morderlo in quel modo.
Abbastanza in fretta, lui e l'altro suo complice furono colpiti dallo stesso incantesimo, ed ebbero tutte le difficoltà del mondo a gattonare via e smaterializzarsi con un sonoro pop, dimenticandosi completamente dell'ultimo di loro, che Harry aveva messo fuori combattimento davanti ai Tre Manici di Scopa.
Harry sospirò e ringraziò il cielo di aver lasciato che Nagini gli si arrotolasse attorno alla vita, oggi, invece di sparirgli sotto la pelle come un tatuaggio mobile. Si voltò, chinandosi in avanti per controllare i due ragazzi tremanti. Questi sussultarono e lo guardarono sospettosamente, ma accettarono la sua mano tesa senza pensarci due volte. “Wow! E' stato fantastico! Li hai fatti andar via!” esclamò con entusiasmo uno di loro.
Harry non comprese l'improvvisa energia del ragazzo. “State bene?”
Annuirono, ancora impressionati dal suo aspetto autoritario. Udirono una serie di grida e Harry si voltò rapidamente a puntare la bacchetta verso la fonte del rumore… ma presto l'abbassò, quando notò Rosmerta e gli altri abitanti del villaggio che guardavano nervosamente il corpo del Mangiamorte privo di sensi, non osando ancora togliergli la maschera bianca, e che lo fissavano.
“James!” Rosmerta strillò e gli corse incontro, assicurandosi che stesse bene prima di colpirlo dietro la nuca. “Ragazzaccio sconsiderato! Avresti potuto venire ucciso! Ero così preoccupata! Che è successo?!”
La madre dei due giovani ragazzini, finalmente li trovò e pianse di gioia, poiché non erano feriti, e quelli saltavano su e giù allegramente. “Li ha fatti andare via! Li ha fatti urlare così forte, mamma! Sono corsi via!”
Tutti lo guardarono e, dopo qualche minuto di silenzio, iniziarono a ringraziarlo. Rosmerta diede a James un'occhiata da vicino e gli mise una mano sulla spalla.
Le comunicò la propria inconfortevolezza per tutta quell'attenzione con uno sguardo.
“James, non puoi continuare così. Sei ancora un bambino! Non dovresti essere capace di misurarti con i Mangiamorte, non dovresti combattere con adulti come noi; dovresti essere ad Hogwarts, dove alla fin fine ti sei divertito durante le Vacanze di Natale. So che non ti trovi completamente a tuo agio qui con me; so che preferiresti essere ad Hogwarts. Non conosco quello per cui sei passato, ma sento che comunque ritieni che Hogwarts sia la tua casa, per quanto sembri assurdo. Dovresti andare.” Finì quietamente Rosmerta.
Harry la fissò senza risposte.
Rosmerta gli diede un confortante sorriso. “Dopo tutto, devi ancora a Xiomara un incontro di Quidditch! Non vuoi essere chiamato bugiardo, non è vero? Ora vai! Va' dove il tuo cuore ti comanda!”
Una lacrima si fece strada sulla guancia della donna, ma gli sorrise, spintonandolo nella giusta direzione. Harry le diede un pacato ma triste sorriso. Lei rise, cercando di alleggerire l'atmosfera. “Sai che sarai sempre il benvenuto qui James! E farai meglio a venire a farmi visita! Ora prendi le tue cose e vai ad Hogwarts!”
James annuì silenziosamente e, ignorando i ringraziamenti attorno a lui, tornò nella sua camera per ridurre e impacchettare i suoi possedimenti.
Sfortunatamente, non vide Lucius Malfoy ghignare vittoriosamente, nel mentre della battaglia, e sparire non appena entrò ai Tre Manici di Scopa.
Bel lavoro Nagini. Grazie,” Harry sussurrò all'animale.
Davvero non c'è di che, masster. Ma l'umano aveva un ssapore abbasssstanza ripugnante.”
Harry ridacchiò piano al proprio secondo famiglio, non appena finì di impacchettare le sue cose ed uscì fuori, con Hedwig che lo seguiva doverosamente.
………

Xiomara sospirò al riprendere i contenitori delle palle da gioco per il successivo allenamento di Quidditch. Non ricordava, in realtà, quale squadra avesse dovuto allenarsi quel giorno, tra Gryffindor e Slytherin, ma conoscendole entrambe, sapeva che tutte e due si sarebbero fatte avanti e avrebbero inziato a battibeccare su chi aveva eventulamente per primo il diritto di palla.
Posizionò le pesanti scatole al centro del campo, e alzò gli occhi al cielo azzurro e sereno. Sussultò al sentire come se qualcuno la stesse spiando, si voltò e sbatté le palpebre.
James Evans dietro di lei la guardava con un ghigno giocoso. “Ehilà! Che mi dice di quell'uno-contro-uno?”
Xiomara sorrise selvaggiamente. “Sei qua!”
………

Lucius s'inchinò con fare sottomesso davanti al prorpio Maestro. Dolohov, Lestrange e il terzo Mangiamorte mostravano ancora degli spasmi, in un angolo, e respiravano con difficoltà.
“Rapporto, Lucius. Dove il quarto membro della tua squadra?”
Lucius pareva in qualche modo compiaciuto, sebbene uno dei suoi fosse stato tramortito e catturato. “Il ragazzo lo ha fermato con una potente sferzata di magia senza bacchetta. Ha dimostrato di essere una considerevole minaccia ai vostri futuri piani. Ho riconosciuto perfettamente l'incantesimo che ha usato contro gli altri e me. Egli è colui che si è chiamato il ‘Ragazzo-Che-Visse’, oppure è connesso a lui. Quello che ci aveva attaccato la prima volta… aveva occhi verde scuro, è tutto ciò che siamo riusciti a vedere al buio. Se è realmente lui questo ‘Ragazzo-Che-Visse’, deve star usando un fascino davvero potente per ingannare anche Dumbledore.”
Lo sguardo di Voldemort scandagliò i più potenti tra i membri del suo esercito, e si posò quindi su Nagini, che gli sibilò dalla propria postazione sotto di lui.
“Sono compiaciuto, Lucius. Prendi i tuoi alleati più potenti dal ministero e va' ad Hogwarts. Voglio che la reale identità di questo ragazzo sia smascherata davanti a tutti, e se resiste lo voglio morto. Chiunque ponga resistenza a Lord Voldemort deve servire da esempio di come nessuno debba intralciami!”
Lucius s'inchinò profondamente. Antonin Dolohov gli afferrò una manica prima che il biondo potesse smaterializzarsi per radunare la propria squadra. “Fammi venire con te. Quel piccolo figlio di pu***na ha osato attaccarmi due volte! Voglio la mia vendetta! Voglio esserci, quando sarà sottomesso!” Disse con convinzione.
Malfoy annuì. “Indosserai il cappuccio e agirai come se fossi un Auror.”
“Aspetta! Anche io vengo!” un'altra voce, femminile stavolta, lo chiamò, e c'era una sola donna nell'intera armata dei Mangiamorte: Bellatrix Lestrange, conosciuta dai più come Bellatrix Black.
“Perché vuoi venire, Bellatrix? Non ho bisogno del tuo aiuto,” ringhiò Lucius.
Lei ridacchiò con malvagità. “Voglio vedere il ragazzo che ha avuto il potere di battere alcuni tra i più potenti servitori del nostro Lord. Non è di tutti i giorni che tu sia inferiore a un misero moccioso, Lucius. La vecchiaia t'infiacchisce?” lo prese in giro.
L'uomo fece appena una smorfia nella sua direzione, quindi sparì con un sonoro pop. Dolohov e Bellatrix indossarono i loro cappucci e lo seguirono in un istante.






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