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Autore: pandaivols    02/08/2013    14 recensioni
▪ DAL PROLOGO:« Signor Hidden, vuole invece rivelare ai telespettatori cosa dovranno aspettarsi i nuovi ventiquattro tributi di quest'anno dall'Arena? » [...]
« Ti dirò la verità, Flickerman: penso proprio
nulla. » Il volto del conduttore era la sorpresa e la confusione fatta persona, così come tutte le altre facce che componevano la platea di quella sala.
Inaspettatamente, dopo essersi goduto la reazione che aveva suscitato, Frank Hidden continuò: « Perché potrebbero aspettarsi veramente
di tutto. »
Un coro di espressioni sorprese - e desiderose di vedere quei secondi Hunger Games in azione - si sparse per tutto il pubblico.
[...]
Il presentatore si alzò, spalancando le braccia ed annunciando a gran voce: « Signore e signori, che i secondi Hunger Games abbiano inizio! »


Ecco a voi, intrepidi capitolini, la seconda edizione dei Giochi della Fame. Chi saranno i ventiquattro tributi pronti ad uccidersi, vivere o morire per la vittoria? Sta a voi deciderlo; e tenete gli occhi bene aperti, avventurosi lettori, perché il pericolo, il sangue e la morte potrebbero essere proprio dietro l'angolo.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime, Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il sangue del vicino è sempre più rosso.'
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Il sangue del vicino è sempre
più rosso.

 

 








All the shit they love.
.






Owls and crosses were to make his anger rise
 He don't believe in nothing
 Randy doesn't care about protest
 and all the shit they love
 A cock in a pot, that's what you are,
 but that's not what meets your eye
 I will never be the superhero they're expeting me to be,
 but I could always.
 [Caries - About Wayne]




Atto I - Di morte e bambole.
Attorno a Kenia c'era un movimento mai visto prima, erano tutti indaffarati coi vestiti, mentre lei se ne stava in silenzio, dondolandosi sui talloni, vicino a Delphi Roxen, il suo accompagnatore.
Era un uomo alto, così magro da parere schletrico, i capelli rasati che lasciavano ricadere solo un ciuffo ribelle sulla fronte; due magnetici occhi color ghiaccio, orecchie leggermente a sventola, un accenno di barba, due labbra carnose dove quello inferiore era circondato da un central labret. Girava solo in lunghi pantaloni neri e scarpe laccate, perché il corpo era completamente ricoperto da tatuaggi di ogni genere.
A Kenia Reaper faceva paura, ma nel suo staff era il più normale, visto che i suoi stilisti erano un uomo trasandato, pallido e dai denti aguzzi, che aveva più l'aspetto di un pedofilo che di uno stilista; e una donna magra e completamente blu... sembrava un cadavere, se si metteva in conto anche che al posto del braccio sinistro avesse un vero e proprio osso.
Delphi era silenzioso, la metteva a disagio, ma in fondo non c'era nulla di divertente in quel gioco in cui il suo adorato Logan aveva perso. Così guardava il suo vestito azzurro - come i suoi occhi, anche se viravano più verso il verde, quelli che la sua oramai defunta nonna odiava perché erano la prova dello stupro della madre - e le giunture che erano state dipinte accuratamente sugli arti, per farla sembrare una vera bambola.
Kenia stringeva la sua fra le mani, se l'era portata da casa ed era l'unica cosa che le rimaneva di sua nonna; mentre di fronte a sé arrivavano una ragazzina completamente color pece - sia il vestito, che i capelli che il viso - che pareva più un tozzo di carbone, dotata di un fanale spento come cintura, un paio di ali metalliche sulle spalle a ricordare vagamente gli hovercraft e un fischio a vapore legato sul capo.
Stringeva la mano di un uomo vestito esattamente come Delphi, lasciando scoprire i tatuaggi sul corpo che lo rendevano un perfetto scheletro. Kenia rabbrividì e pensò che era stata fortunata ad avere uno come Delphi, invece di quell'essere così spaventoso. Si voltò verso il suo accompagnatore e ne rimase veramente colpita quando un piccolo sorriso comparve sulle labbra dell'uomo. Non l'aveva mai visto sorridere per tutto il tempo che erano stati assieme.
« Winnow! » esclamò, andando ad abbracciare l'amico con una pacca sulla spalla.
« Delphi, amico mio! » contraccambiò l'altro e Kenia intuì che dovevano conoscersi da molto.
Wednesday Addams, così si chiamava la tredicenne color pece, proveniva dal Distretto 6 e odiava tutto ciò che riguardasse il romanticismo. Tutto ciò che le interessava erano le torture, il dolore e la morte. Comunemente si sarebbe tenuta il più lontano possibile dal suo staff - come faceva con Saevera Spectral, la sua odiosa accompagnatrice, che ora era a parlare con un certo Augustus Flickerman o come si chiamava - ma Winnow Spottiswoode era esattamente il ritratto della morte e la piccola Wednesday poteva dire di adorarlo, anche perché l'aveva accontentata, realizzandole un abito completamente nero. Andavano d'accordo come il pane e la nutella, benché l'uomo preferisse non parlare e comunicare con gli occhi, contornati per intero da uno strato di inchiostro nero per tatuaggi.
Wednesday rivolse lo sguardo verso la coetanea di fronte a sé - sempre non staccando la mano da quella dell'uomo, che era intento a chiacchierare tranquillamente con l'amico - e poi si soffermò su ciò che la riccia teneva fra le mani, stringendo più a sé la sua Maria Antonietta.
« Mi piace la tua bambola » commentò, tirando gli angoli della bocca in un'espressione altezzosa e di superiorità.
Kenia le rivolse un timido sguardo, mentre i loro occhi che si scontravano parevano una petroliera che affondava nell'oceano. Diede uno sguardo alla bambola dell'altra e poi rispose: « Anche a me » accennando un piccolo sorriso, come una bambina consapevole che il suo giocattolo fosse il migliore.
 
 
Atto II - Di acqua, fuoco e rivalità.
La risata sprezzante di Mizar Rankine, stilista del Distretto 2 dai capelli rosso fuoco a spazzola, riempì l'aria attorno a lui. « Pensi veramente che i tuoi vestiti siano i migliori? »
Rhymer Fairbrain, stilista del Distretto 4 dai corti capelli blu, nonché acerrimo e storico rivale di Mizar, per tutta risposta continuò a rovesciare bacinelle d'acqua sul capo e su tutto il corpo nudo di Beryl Straw, che sentiva l'imbarazzo crescere in lei ed il vomito di parole che le saliva in gola.
« Ma l'acqua non si asciugherà col vento, sul carro? » chiedeva. « Rhymer, mi si appiccicano i capelli sul volto. Sei sicuro che sia più carina coi capelli sul volto? Ma perché devo andare nuda sul carro e completamente bagnata? Rhymer, puoi rispiegarmelo? Oh, menomale che lo staff ha fatto un buon lavoro con la ceretta! » Ed ancora: « Spero di piacere al pubblico. Ocean, tu credi che gli piacerò? Mi ricordo che una volta mi ero improvvisata una modella per Chord, per farlo divertire, così sono andata in spiaggia ma lui mi ha detto che lo distraevo e facevo scappare tutti i pesci. Però, effettivamente qui non ci sono pesci. O i capitolini hanno la faccia da pesci lessi? Ocean, ma questo tizio rosso è del Distretto 2, vero? Ed anche gli altri due? Oh, per favore non litigate! »
Era un fiume di parole che avrebbe fatto impazzire chiunque, finché Ocean - anch'egli completamente nudo - non le prese il viso fra le mani, le scostò una ciocca di capelli castani dal viso, fece incontrare i loro occhi azzurri e le rivolse un gran sorriso.
« Beryl » la chiamò.
« Sì? »
« Sta' zitta » le suggerì, continuando a sorridere e passandosi una mano nei capelli biondi.
« Ok » rispose l'altra, iniziando a saltellare sui piedi, incapace di star ferma.
Ocean Keats si chiese come Pomeline Selkirk, la loro accompagnatrice, avesse potuto abbandonarli ad un elemento del genere, anche se, da quel poco che l'avevano conosciuta, immaginava fosse andata a racimolare qualche sponsor tra la platea; ma in fondo anche Clarity Valentine si chiedeva come Blye Overwhill avesse potuto lasciarli ad una persona ancora più fuori di senno dell'altro. 
« Ti dimostrerò che i miei saranno i migliori! » gridò Mizar, strattonando Ty verso di sé.
Peregrine D'Erin - al secolo conosciuto semplicemente come 'Perry' - si lanciò subito verso l'uomo dai capelli rossi. « Lascia stare la mia ragazza! » urlò, cercando di essere minaccioso; purtroppo la sua goffagine lo fece inciampare nei suoi stessi piedi, facendolo finire a terra, mentre Ty alzava gli occhi al cielo. 
La scena fece scappare una risata a Beryl, mentre Ocean corse subito a tendergli la mano per aiutarlo.
I tributi del Distretto 2 erano insoliti: indossavano solamente delle lunghe lingue di fuoco in alcune parti del corpo, che lasciavano poco all'immaginazione, mentre i loro capelli erano stati cotonati e tirati tutti verso l'alto. Perry non si sentiva a proprio agio con quel vestito, ma aveva tirato un sospiro di sollievo quando si era reso conto che la voglia sulla spalla - quella di cui si vergognava tanto - era coperta da una striscia rossa. Rhymer, invece, non era affatto tranquillo: quel vestito gli sembrava banale e se credeva di conoscere Mizar, c'era qualcosa di losco sotto.
 
 
Atto III - Di puttane e puttanieri.
Naomi Heloise Free era vestita semplicemente di una tuta aderente e trasparente, che però pareva brillare di luce propria per tutta la polvere di pietre preziose che rilasciava ogni qual volta si spostasse di qualche passo. I lunghi capelli scuri erano raccolti in curate trecce sul capo e fermate da perle e smeraldi, che completavano e ornavano l'acconciatura. Forse Maximus Lionheart, il suo stilista dai capelli che parevano formati da mille carote sparate in ogni direzione, poteva sembrare folle, ma a Naomi il suo vestito non dispiaceva affatto: tutti avevano gli occhi puntati sul suo corpo, come piaceva a lei.
Si avvicinò a Jewel, la sua mentore, che da dietro le quinte sbirciava il pubblico, così le avvinghiò le braccia al collo e posò il mento sulla sua spalla. La bionda non si scompose, teneva le braccia conserte nel suo lungo vestito verde da sera e continuava a puntare gli occhi dello stesso colore in uno degli spalti.
« Quella è Constance Lovestock » la informò, facendo un cenno del capo verso una donna vestita completamente di bianco e con un gigantesco copricapo a forma di cigno.
Naomi ne aveva sentito parlare quando era ritornata nel Distretto 1 dopo anni di prigionia. Doveva odiarla a pelle, perché era colpa sua se si era lasciata sottomettere da Capitol City ed aveva convinto i Distretti a schierarsi contro i ribelli. Aveva tradito il suo popolo ed ora faceva parte dell'élite, con tanto di posto riservato.
« Sì è sposata ed ora è incinta » proseguì Jewel, « ma alcuni non sono sicuri che il padre sia Menenius Snow. »
Naomi afferrò il concetto con disprezzo, ma qualcosa in lei decise di portare l'argomento su un altro piano, ancor più delicato. Si strinse a Jewel in quella presa e le sussurrò all'orecchio in modo seducente: « E sei sicura che nel Distretto 1 non ci sia nessuno incinta di un bambino che dovrebbe essere di Chris? »
La bionda s'irrigidì sul posto al sol sentir pronunciare il nome di suo marito. Aveva sempre odiato Naomi nel Distretto ed era stata sempre felice di non esser capitata nella sua classe, seppur coetanee. Lei e Lucy l'avevano sempre etichettata come una puttana, ma dopo gli Hunger Games Jewel era cambiata e non aveva più le forze per giudicare gli altri. Anche se la mora premeva la sua pazienza.
« O magari di Blaze. »
Il nome del defunto compagno fece traboccare il vaso. La mentore si voltò, pronta ad imprimere la sua mano sul volto di Naomi con rabbia, ma qualcuno le afferrò il polso.
« Cosa diavolo pensi di fare? » la rimproverò Klaire Green, la donna-serpente che faceva loro da accompagnatrice. Naomi sghignazzò e si allontanò, fiera del suo lavoro, mentre Klaire prendeva fra le mani il viso della minore e le ripeteva, sicura: « Non puoi permetterti di piangere, lo sai. Non ora. » Ma Jewel era stufa, si teneva tutto dentro, eppure continuò a reprimere le lacrime e a camminare a testa alta.
Mason Carter, il diciottenne dai corti capelli scuri, poco più in là cercò di sottrarsi alle grinfie di Maximus - intento a riempirlo di perle - non appena si accorse della scena. Corse dietro la compagna, fermandola per un braccio.
« Cosa diavolo le hai fatto? » ringhiò a denti stretti, conoscendo bene la natura subdola dell'altra. « Quando hai intenzione di lasciarla in pace e smettere di fare la stronza? »
Per tutta risposta, la mora gli si avvicinò maggiormente, facendo combaciare i loro corpi e gli sussurrò all'orecchio, maliziosa: « Quando tu avrai intenzione di lasciare il mio letto. »
 
 
Atto IV - Di elettroni che girano e misantropia.
Natalie Raphaëlle Maëlys Clothilde Dawson - comunemente chiamata Nate - non si stupiva affatto che Althea l'avesse lasciata nelle mani dei suoi stilisti; non perché volesse il meglio per lei, anzi. La bionda accompagnatrice odiava i tributi che le erano toccati ed ancor di più la bionda diciassettenne che aveva sabotato la Mietitura, distruggendole i capelli con della polvere da sparo. Ma stare con Ottavius ed Orchid le faceva ricordare gli anni rinchiusa in ospedale, quei due parevano resuscitati dall'oltretomba, un po' come si sentiva lei. Nella sua mente era facile che apparissero visioni di cadaveri che la circondavano e inquietavano.
I lunghi capelli erano come sempre raccolti in un alto e perfetto chignon, stavolta senza ciocche fuori posto, con una chiave inglese usata come una delle tante forcine; indossava un corpetto metallico ed una gonna fatta di una rete di ferro che si gonfiava come un tutù e si fermava fino a metà coscia, ornata di ingranaggi d'orologio in funzione. Le avevano permesso di tenere la sua piccola chiave antica ed arruginita al collo, a completare l'abbiamento. Come se qualcuno potesse davvero convincerla a togliersela, poi! 
Scrutava più in là una ragazza dai capelli bicolore - alquanto insoliti per una ragazza non capitolina, a dire il vero, bianchi sopra e neri sotto - che discuteva coloratamente con il suo compagno di distretto; poi la sua attenzione fu attirata da un ragazzo vicino a lei, completamente nudo, se non fosse per quelli che sembravano palloncini rossi e blu che ricoprivano la sua vita, con delle orbite metalliche che circondavano il nucleo e su cui ruotavano delle specie di elettroni. Nate, ragionando un po', avrebbe potuto spiegare come diavolo facessero a reggersi campando in aria, ma non ne aveva tutta questa voglia.
« Ti girano gli elettroni? » chiese Fannia Monzac a Jason Bennet, l'alto ragazzo dai folti capelli neri tirati all'indietro col gel e dai penetranti occhi color cioccolato.
Quello si destò un po' dai suoi pensieri e le rivolse uno sguardo interrogativo, mantenendo la sua compostezza. « Prego? »
« No, sai, perché a me girerebbero se dovessi andare in giro conciata così » rispose, facendo cenno al suo vestito da atomo.
« Peccato che tu non ce li abbia » le ricordò il suo collega.
« Potrei averceli » obiettò l'altra, ostinata.
Jason fece finta di ignorarli, rivolgendo lo sguardo da tutt'altra parte, che si posò su una bionda e scheletrica ragazza dagli occhi azzurri che lo stava fissando. Per tutta gentilezza, il ragazzo fece un cenno di inchino nella sua direzione.
Nate si eresse ancor di più in tutta la sua altezzosità, lasciandosi per un attimo il tempo di guardare nella direzione dove si trovava Elle, accucciato in un angolo e che la guardava di sottecchi. La diciassettenne del Distretto 3 tornò all'altro tributo del 5 e, essendo di indole ben educata, ricambiò il mezzo inchino. All'apparenza sembrava uno di quei gentiluomini altezzosi che rispecchiavano il nome che le avevano dato. Un po' come lei, se togliamo la gentilezza, perché Nate non ne aveva, era solo educata e ciò non significava che dovesse avere altri pregi.
Un senso di ripudio le salì in gola quando vide che quello le si stava avvicinando. In fondo, rispondere a quel saluto, lo aveva invitato a pensare di poter permettersi di rivolgerle la parola. Nate avrebbe tanto voluto allontanarlo, schifata dalle persone e così abituata ad evitarle, ma cercò di mantenere dritta la sua schiena e, per una volta, lasciò correre, benché il suo viso fosse espressivo quanto una lastra di marmo ghiacciato. 
 
 
Atto V - Di sabotamenti e gentili inviti all'inferno.
Elle 'L' Lawliet aveva litigato per l'ennesima volta con Althea Wellwood - la sua accompagnatrice color latte, dagli occhi azzurri ed i capelli biondi come un leone... nel senso che aveva proprio la faccia di un leone scolpita fra i capelli - ed ora se ne stava rannicchiato in un angolo, benché quella gli ripetesse sempre che doveva avere un portamento eretto e non ingobbirsi ancor di più. L però aveva cominciato ad ignorarla e nel frattempo si stava mordicchiando il pollice, escogitando un modo per sabotare tutta quella merda di sfilata.
Il vestito argenteo completamente ricoperto da ingranaggi era scomodo ed oltretutto gli stilisti avevano accentuato le sue occhiaie per non si sa quale motivo; forse le trovavano più attraenti visto che anche loro due - somiglianti più a dei vampiri che a normali esseri umani - ne erano dotati, o almeno così si era detto il caro L.
Rivolse uno sguardo verso la sua Nate, che stava parlando con un tizio alto, moro e praticamente nudo; e già che Nate familiarizzasse con qualcuno gli suonava strano. Elle non aveva idea di chi era ma a giudicare dalla ricostruzione di un atomo che gli copriva i gioielli di famiglia, con tanto di orbite ed elettroni in movimento attorno, dedusse che fosse il tributo del Distretto 5. Ovviamente Nate preferiva passare il tempo con quello là, piuttosto che con lui, che con quel vestito assomigliava tanto ad un ammasso di rottaglia.
Barcollò fino a uno dei carri in posizione, lo studiò attentamente e poi si accucciò di nuovo, cercando di allentarne una ruota.
« Hai bisogno d'aiuto, ragazzo? »
Una voce cristallina e gentile fece subito drizzare in piedi L dopo anni ed anni, di fatti la sua schiena fece un sonoro crack mentre si allungava. Perfetto, se tutto andava bene aveva la schiena rotta prima di entrare nell'Arena.
Elle alzò lo sguardo e vide un uomo alto, mingherlino, con degli occhi azzurri gentili, un sorriso dipinto sulle labbra, dei morbidi ricci biondi ed una divisa bianca da Pacificatore. Gli occhi neri di Elle saettarono al carro e poi di nuovo verso quell'uomo. « Penso che i carri non siano poi così sicuri » affermò.
« Davvero? » l'altro - che dalle medaglie sulla divisa Elle dedusse dovesse essere un sergente alquanto importante - inclinò il capo, sorpreso. « Non si preoccupi, ci penserò io. Lei torni pure alla sfilata » gli intimò ed Elle fu costretto ad allontanarsi dalla sua missione, trascinando i piedi sclazi come al solito.
Poco più in là Brian Will Stark, tributo del Distretto 8, aveva osservato tutta la scena. Molte volte era stato tentato di andare lì e chiedere a quel bizzarro gobbo cosa stesse facendo, aiutarlo magari a sabotare Capitol City, o magari salvarlo da quel Pacificatore; ma l'esperienza gli aveva insegnato che mai e poi mai bisognava immischiarsi nelle questioni altrui. 
Intanto i suoi stilisti-zombie - o almeno così li chiamava, consdierando che neanche se ne ricordava i nomi - erano intenti a realizzare delle giunture sulla sua pelle scura, o a sistemargli il papillon rosa shocking sopra la giacca azzurra di seta a giromaniche, o... Ma ecco che, quando vide lo stilista pronto a fissargli una folta parrucca in testa, si scostò bruscamente, gridando un « Andate al diavolo! » e scappando da quei fuori di testa, che comunque cercarono di inseguirlo anche dietro le quinte. 
 
 
Atto VI - Di scambi di figurine e stilisti inquietanti.
Nymeria Ironborn si sentiva a suo agio in quelle braghe da minatore, perché era felice di non dover indossare una gonna; inoltre il casco le copriva i corti capelli castani e si ritrovò a desiderare che qualcuno le coprisse anche i suoi occhi azzurri. Azzurri, non grigi.
Sbuffò, incrociando le braccia, scocciata dal fatto che Sagitarya Wishart - la sua accompagnatrice dalla pelle scura, dai lunghi e mossi capelli rossi e con le curve al posto giusto - avesse lasciato lei e Jeremy da soli con uno psicopatico, mentre quella si era allontanata per pettegolare con una donna dai lunghi e lisci capelli blu - probabilmente l'accompagnatrice del Distretto 4 - con fare civettuolo, pronta a pugnalare l'amica alle spalle alla prima occasione. Ora si trovava con Huck Duncain, il loro stilita col volto sfregiato e dipinto come un pagliaccio affetto da qualche problema psicologico, che era intento a spargere fuliggine sulla pelle già scura e per niente tonica di Jeremiah Wilson, mentre lei fortunatamente indossava una canotta bianca.
Come se in pochi l'avessero vista nuda, poi.
Il continuo leccarsi le labbra di Huck lo faceva assomigliare ad uno dei suoi clienti, mentre quello, al contrario di quando si era occupato di lei, stava facendo storie per aggiustare i capelli scuri e ribelli di Jeremy che gli sfuggivano persino dal casco.
« Dannazione, basta! » sbottò, nervoso, muovendo le mani a scatti ed allontanandosi di poco.
Si guardò attorno, soffermò la visuale per qualche secondo verso un ragazzo completamente vestito di nero, bianco latte e pieno di ferite su tutto il corpo, con terribili occhiaie e capelli neri arruffati in ogni direzione, che al posto delle mani aveva delle lunghe lame affilate con cui era intento ad acconciare i capelli di due tributi. Huck non perse tempo, afferrò bruscamente i ragazzi del 12, che protestarono vivacemente, e li portò da quel gruppetto, dove era in corso una sfuriata.
« Ma che razza di problemi hai? » chiese Benvolio Fredrick Winslet, il bel giovane diciassettenne dai folti e lisci capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, conosciuto anche come il tributo del Distretto 9 della seconda edizione degli Hunger Games.
Notando il colore degli occhi di quel ragazzo, Nymeria si bloccò per un attimo, stringendosi di più verso Jeremy, come a volersi proteggere. Ma la sua attenzione venne subito attirata dall'altra ragazza dai capelli bicolore: bianchi sopra e neri sotto, raccolti in trecce complicate ed appuntate sul capo da qualche spiga di grano.
« Sei stato tu! Mi hai toccato e mi dà fastidio. Come ti permetti? Neanche ti conosco! » gli gridò in faccia Melanie.
Entrambi erano vestiti di eleganti abiti d'oro, il cui ornamento era formato solo da chicchi di cereali sparsi qua e là, assieme a qualche spiga.
Huck se ne fregò altamente dei due e si rivolse al cupo stilista del 9: « Tu! » gli puntò addosso il dito, « Taglia un po' i capelli di questo qua! » per poi indicare il diciassettenne moro; e l'altro obbedì, non proferendo parola.
« Sei uscita di testa, forse? Se soffri di bipolarità, almeno non venire a rompere a me! » continuò Benvolio.
Bipolarità. Ma magari, pensò Melanie.
« Ma chi ti credi di essere? » sbottò, per poi puntare gli occhi sui nuovi arrivati ed indicarli bruscamente. « E chi cazzo sono loro? »
Restò immobile a fissarli, come quelli stavano facendo con lei, del resto; ma gli occhi verde muschio della diciassettene erano vacui, persi nel vuoto ed il suo compagno di distretto la osservò bene, perché aveva notato quello strano comportamento già diverse volte da quando si erano conosciuti.
Huck si avvicinò a lei, incuriosito e stranamente attratto dalla ragazza, leccandosi le labbra dipinte di rosso. « Come ti chiami? » domandò.
Giusto il tempo di cinque secondi e gli occhi della ragazza tornarono a fissare normalmente il suo interlocutore, ma più timidi, più imbarazzati, come dimostrava il suo collo che rientrava nelle spalle, il capo che si chinava ed il volto che avvampava con un evidente rossore.
« Phoebe. Phoebe Woody » confessò.
Nymeria alzò gli occhi al cielo, sospirando. « Che c'è? Ora vuole fare a cambio di tributi, tipo con le figurine? »
Jeremy, accanto a lei, ridacchiò, dandole un buffetto sul gomito ed attirando la sua attenzione. « Guarda il lato positivo, dolcezza: forse ora avrò un taglio di capelli più decente » scherzò, sorridendole e facendole l'occhiolino, mentre lo stilista del 9 studiava un modo per tagliare la sua folta chioma scura.
Nymeria venne percorsa da un brivido al sol sentir pronunciare quel nomignolo, ma poi si sciolse e si costrinse a sollevare cautamente gli angoli della bocca, per dedicare un sorriso divertito al suo compagno, giusto per accontentarlo.
 
 
Atto VII - Di lettura del cuore e ferite dell'animo.
Zhu Koeyn, da dietro i lisci capelli scuri che gli scendevano sul viso, aveva visto la scena coi suoi occhi ambrati. Generalmente i Pacificatori gli riportavano alla mente i brutti ricordi dei Giorni Bui e di quello che gli era capitato e che era stato costretto a fare. Però quello non era un semplice Pacificatore, perché Zhu conosceva quei ricci biondi, quel corpo alto e mingherlino, quel sorriso gentile e misterioso; non poteva dimenticare i volti dei soldati capitolini che si nascondevano nel rifugio di suo padre nel Distretto 6, non poteva dimenticare l'unica persona che aveva provato a sprecare una parola per dissuadere il capofamiglia dal fare il gesto che aveva segnato Zhu per sempre, seppur invano: il sergente Frederick Donowitz.
I suoi ricordi si interruppero solo quando vide una bambina vestita di frutta - coi capelli lisci e neri legati sul capo e gli occhi a mandorla - che fissava imbambolata il suo viso. 
I suoi stilisti avevano provato a coprire l'enorme ustione che gli sfregiava la parte sinistra del suo viso con la fuliggine, ma evidentemente era ancora troppo appariscente e lo sguardo di quella bambina non fece altro che portargli tristezza.
« Cos'hai da guardare? » chiese duramente, troppo avventato, com'era suo solito fare. Go Nakai fu percorsa da un brivido, che la fece indietreggiare di qualche passo. Non voleva arrecargli fastidio, ma era impossibile non essere attirati dal viso del giovane. Però lei lo sapeva, che gli uomini erano tutti cattivi.
La dodicenne accorciò il collo, chinando leggermente il capo. « Scusa » mormorò, quasi impercettibilmente, prima di allontanarsi.
Zhu non voleva, non era colpa di quella ragazzina, ma il troppo orgoglio gli impediva di chiedere scusa apertamente; così non ci pensò due volte e reagì d'impulso, raggiungendola velocemente e sfiorandole la spalla, in modo che Go si voltasse velocemente verso di lui, spaventata da quel contatto. Zhu esitò, vedendo la sua reazione, ma in fin dei conti lui non era uno che rimuginava troppo su qual era la cosa giusta o sbagliata da fare.
« Mi dispiace, non volevo » riuscì a dire.
Go non sciolse completamente i muscoli tesi, perché quello era un estraneo e per di più un uomo, non poteva di certo fidarsi; però lei riusciva a percepire i sentimenti di quel ragazzo. In fondo, ci era sempre riuscita con le persone. E questo la spinse a decidere di provarci, almeno un po'. 
Il risultato fu un lieve rossore sulle gote ambrate ed il domandarsi costante del perché quel ragazzo si sentisse così incompleto. 
 
 
Atto VIII - Di osservatori inattenti, ombre e furbizia.
Fortunatamente, ora era pronto. Prima era stato accerchiato da una marea di persone: Raff Floodplain, un giovane stilista dalla pelle ed i capelli rosa; sua sorella gemella, che era la copia spiccicata tanto da assomigliare ad una big bubble alla fragola umana; e Gliese Lickprivick, che pareva poco più che una bambina, sebbene indossasse un vestito succinto multicolor, sopra dei tacchi vertiginosi, dotata di un corno in testa sopra i lunghi capelli biondi e, ciliegina sulla torta, probabilmente doveva essere la ragazza della Gomma-da-masticare, visto che si erano addirittura baciate di fronte a lui, traumatizzandolo, mentre fissavano accuratamente la frutta sul suo abito, lo truccavano cercando di mettere in risalto i suoi occhi verdi ed ornavano la folta chioma scura con delle foglie. 
Ora, fortunataente, con Logan Jeremy Mackinley c'era solo la sua accompagnatrice, una piccola e dolce ragazzina di colore dai ricci che sfumavano verso il celeste e il lilla. Era preoccupata per lui e cercava di dargli consigli sulla sfilata. Era incredibile, ma Jeyl - preferiva farsi chiamare così - provava simpatia per una capitolina, che aveva in comune con lui più di quanto pensasse, visto che entrambi erano soli e con una famiglia a carico, disposti a tutto pur di mantenerla.
Ma i veri pensieri di Jeyl ora erano rivolti verso la sua piccola compagna di distretto, che non riusciva a ritrovare; era così tanto concentrato sulla dodicenne asiatica che non si accorse che un'altra piccola figura esile e dai ricci scuri rubò furtivamente una mela dal suo abito, senza che se ne accorgesse.
La tredicenne Lila Larin andò a sedersi sul carro, aspettando l'inizio della sfilata, mentre addentava il frutto "gentilmente preso in prestito". Nessuno si era accorto di lei. Nessuno mai lo faceva, era come una ragazza da parete che analizzava ciò che la circondava, cercando di capire i sentimenti degli altri tributi. Abbassava il capo, per paura che qualcuno potesse notarla ed era veramente difficile visto che Spectral e Merope Edenthaw - due sorelline somiglianti più a panda dai capelli bizzarri che persone, parte del suo staff assieme allo stilista Bise Herriot, che praticamente si credeva un vero pirata, con tanto di dred chilometrici e barba incolta - le avevano confezionato un lungo e scomodo vestito fatto di carne puzzolente. Teneva una mannaia in mano e di certo quello non era un abito adatto ad un'ombra come lei, ma al momento nessuno sembrava notarla, nemmeno Ryder Farm, l'unico che al momento era accanto a lei.
Aveva sempre provato simpatia per quel ragazzo, andava sempre a rubare nella fattoria dei suoi nonni e lo ascoltava parlare con gli animali, fin quando non venne beccata e quello decise di smettere di confidarsi nella scuderia. Sentiva che la colpa era sua e si rattristava al fatto che avrebbe dovuto uccidere una delle poche persone che le andasse a genio. Ma l'istinto di sopravvivenza era maggiore.
Né lei, né Chatty - così lo schernivano gli abitanti del Distretto 10, come una legge del contrappasso per contrasto - avevano voglia di parlare ed era meglio così, si facevano forza l'uno accanto all'altro, nel loro silenzio.
Poco più in là, Haylee Scott avrebbe tanto voluto andare da loro e vomitare sopra quell'abito. Aveva già preso in giro i suoi stilisti per tutto il tempo della preparazione, visto che uno era un indiano con tanto di ridicolo corvo sul capo e l'altra era una rossa provocante con una gamba di legno; Haylee era fermamente convinta che avesse ottenuto quel lavoro prostituendosi. Indigo Wentworth non pareva molto intelligente ed alle sue battutine pungenti iniziava a parlare di tutt'altro, mentre Silver Ballantynn era decisamente più furba e la teneva d'occhio. Un po' lei e quella donna erano simili e non solo per il colore dei capelli, ma anche perché erano due gnorri che analizzavano la situazione attorno a loro.
Solo che la quattordicenne aveva il viso pieno di lentiggini che la rendevano più candida a suo favore e, se si era permessa di insultare il suo staff, di certo non poteva farlo con gli altri tributi: doveva mantenere la maschera da bambina indifesa che si era costruita ed il corto e pomposo abito di foglie e la corona di rami e fiori la aiutavano nella sua impresa.
Così non doveva far altro che aspettare vicino al carro, in attesa di iniziare la sfilata.
 
 
Atto IX - Di vuoti di memoria e lieti balletti in punta di piedi.
Jamie Light Emily Sunders, tributo del Distretto 5, era vestita unicamente da un lungo nastro strutturato come il DNA, che l'avvolgeva e proseguiva nei lunghi capelli castano scuro, tirati verso l'alto e modellati nella stessa maniera. Le piaceva giocherellare col suo vestito, pensando di usarlo come un oggetto da palcoscenico per un suo balletto; prima, addirittura, si era messa a ballare ed Ice Stage - la sua accomagnatrice albina e dalla pace interiore e spirituale tanto calma e serena quanto quella di Jamie - si era messa ad applaudire e le aveva donato uno dei fiori della sua corona, ma poi erano arrivati Fir Caldwell e Fannia Monzac - i suoi cupi stilisti pressocché identici, entrambi con la pelle cadaverica, i capelli ricci sparati in ogni direzione e quasi sempre vestiti a righe - e non gliel'avevano semplicemente strappata di mano, bensì l'avevano tagliata con uno zac di forbici. Avevano provato anche a tagliarle i capelli, ma lei era scappata ed ora era pronta per salire sul carro.
Prima, però, decise di chiudere gli occhi e di farsi trasportare da una musica immaginaria che suonava nella sua mente, mentre i piedi cominciavano a muoversi da soli in modo aggraziato.
D'un tratto sentì un lento battito di mani e si arrestò, scorgendo una figura alta, dai capelli corti e castani, gli occhi verde smeraldo, un vestito fatto di fogliame e vari fiori che lo ornavano, anche sul capo. Jamie abbassò leggermente il capo, imbarazzata, ma sorrise gentilmente verso quel ragazzo che evidentemente era del Distretto 7.
« Rimani sempre bravissima, Jamie! » si complimentò quello, avanzando di qualche passo.
Cercava di sorridere perché in fondo lei era la sua Jamie, non voleva rabbuiarla con la sua vita, nella quale oramai non vi era più nulla per cui sorridere realmente. Ma era difficile farlo, perché oramai era abituato all'espressione dura che aveva adottato da anni, dura come la legna che spaccava.
Al sentir pronunciare il suo nome la quattordicenne s'irrigidì, sgranando gli occhi ambrati ed arretrando immediatamente. Nella sua testa ora riaffiorava qualche scena fatta di Pacificatori e grida dannatamente familiari. Scosse vigorosamente la testa, per cacciare via quel ricordo.
« Jamie, cos'hai? » domandò il diciottenne, preoccupato e nettamente confuso. Poi un lampo gli attraversò il cervello: erano passati molti anni, ovviamente entrambi erano cresciuti, lui aveva visto le repliche delle mietiture in treno ed aveva riconosciuto Jamie solo perché non esistevano ballerine brave come lei nel Distretto 5. « Non mi riconosci? Sono io, Will! »
Ma quando il ragazzo provò a tendere il braccio verso di lei, quella sfruggì via, verso i carri, lasciando William Alexander Wyngardaen solo e col cuore infranto.
 
 
Atto X - Finalmente la fottuta sfilata.
Augustus Flickerman, sempre nel suo impeccabile smoking verde acqua, in tinta con i capelli, raggiunse la sua postazione da telecronista sugli spalti, dove ad aspettarlo c'era già il suo collega, Titus Bartimeus Bones, intento a mordicchiare una stecca di cioccolata ancora incartata.
Augustus aveva appena finito di parlare con Saevera Spectral - la sorella della sua defunta Juliet - che ora lavorava come accompagnatrice del Distretto 6, che dai suoi racconti era messo alquanto male. Lei gli aveva fatto gli auguri, consapevole che suo fratello, Hadrian Flickerman, aveva annunciato le sue nozze. Non che la donna fosse un tipo che esprimeva facilmente la propria gioia, la sua era solamente una gentilezza verso l'uomo che condivideva il suo stesso dolore per una perdita comune.
« Benvenuti signore e signori alla sfilata della seconda edizione degli Hunger Games! » esclamò Augustus dal suo microfono. « Allora, Titus, come stai? »
« Oh, non vedo l'ora di iniziare! » rispose l'altro presentatore, battendo le mani e sorridendo a trentadue denti. « L'anno scorso è stato così eccitante, mi piaceva fare annunci nell'Arena, ma la mia parte preferita è stata dire il nome del vincitore: Jewel Walker! Jewel Walker! Jewel Walker! »
Il collega finse una risatina, cercando di placarlo. « Abbiamo capito che ti piace, Titus. Bene, ricordatevi, cari telespettatori, che dopo ci sarà in diretta il discorso del nostro presidente: Adamas Rigel! »
« Oh, ed ecco i carri! » fece notare il pallido uomo, che si aggiustò il cilindro sul caschetto color cioccolato.
I carri partirono dal fondo, susseguendosi uno dietro l'altro e facendo la loro scena.
« Sembrano delle fate » commentò Titus sul Distretto 1, i quali vestiti lasciavano una polvere di gemme brillantata, che luccicava per tutta la passerella.
A seguire, i vestiti del Distretto 2, fatti unicamente di lingue rosse, presero sul serio fuoco, lasciando il pubblico a bocca aperta.
« Originale » aggiunse Augustus, ignaro che il suo commento fece gongolare Mizar Rankine e morire d'invidia Rhymer Fairbrain, « speriamo che i tributi facciano altrettante scintille nell'Arena. »
Il Distretto 3 arrivò con i suoi robot, suscitando una piccola risata piuttosto acuta da parte del presentatore più giovane, mentre quello verde-acqua faceva una smorfia di disgusto verso la postura del tributo maschile, che lo faceva apparire con la gobba. Dietro di loro, due figure completamente nude e bagnate sfrecciavano sul carro, col vento che pungeva sulla pelle.
« Tremano come pulcini » osservò Titus, indicando con una mano guantata i tributi del distretto della pesca.
A seguire, il carro del Distretto 5 in cui il ragazzo era coperto solo da una fascia di palloncini rossi e blu in vita, che stavano a simboleggiare i protoni ed i neutroni, mentre la ragazza aveva un nastro che le si attorcigliava per tutto il corpo.
« Non ho ancora capito cosa c'entra il DNA col Distretto 5 » fece notare Augustus, con disappunto.
« Sono sempre cose scientifiche e noiose, Flickerman, a chi vuoi che importi » rispose l'altro, seppur il presentatore verde-acqua non fosse d'accordo, ma stavolta lo lasciò stare, conoscendo la parziale insanità mentale del collega.
Il Distretto 6 seguì con i suoi tributi completamente acconciati di nero, ma la piccola dodicenne dalle trecce scure tirò il filo collegato al fischio sul capo e quellò risuonò, esaltando il pubblico. Il Distretto 7 entrò vestito di fogliame ed i due del Distretto 8 ricordavano due bambole: Barbie e Ken con la pelle scura.
Ad un tratto, però, l'attenzione di tutti venne attirata dai tributi del Distretto 2, i quali vestiti sfuggirono al controllo, mandando a fuoco sia loro che il carro, e generando un coro di esclamazioni simil preoccupate da parte del pubblico. Immediatamente Clarity e Perry si gettarono a terra; lei cominciò a rotolarsi sul suolo, cercando di spegnere le fiamme, mentre Perry correva in preda al panico verso il carro del 4. Inciampò, afferrando la mano della ragazza che a sua volta afferrò quella di Ocean, facendo così cadere entrambi. Beryl precipitò addosso al tributo del 2 ed il suo corpo bagnato ed i suoi capelli zuppi d'acqua spensero le fiamme del vestito dell'altro, in un sonoro sbuffo di fumo.
Ci fu qualche istante di silenzio, in cui tutto sembrò risolto ed i quattro malcapitati si rialzarono, finché una baraonda si levò dal pubblico e tutti - ma proprio tutti - presero a fissare la ragazza del 2, che aveva i capelli quasi completamente bruciati.
La risata di Flickerman si alzò dal microfono, riecheggiando per tutta la struttura. « La miglior scena di sempre! » continuava a ripetere fra le risa, che per poco non lo portarono alle lacrime.
Titus, che lo accompagnava con una risata isterica, riuscì solo a dire che l'abito del Distretto 9 era banale, notando quei due punti gialli che rispendevano nel loro completo fatto di cereali. La sfilata sembrava bloccata, coi cavalli impazziti dal caos che si era creato, distogliendo l'attenzione dal Distretto 10 coi loro vetiti fatti di carne, quelli del Distretto 11 fatti i frutta ed i due del 12 vestiti da minatori.
Alcuni Pacificatori invasero la passerella, per cercare di salvare quella serata; ma quando tutto sembrava perduto, Lila Larin, Distretto 10, iniziò a staccare pezzi di prosciutto dal suo abito ed a lanciarli al pubblico di Capitol City, che si distrasse dall'accaduto, scoppiando in un'ovazione, intenta ad afferrare la carne. 
Augustus Flickerman si ritrovò a pensare che in quella scena non vedeva la genialata di una piccola tredicenne che risolveva la situazione, bensì i corpi macellati dei tributi dati in pasto ai capitolini assetati di vendetta; e la sua ilarità si tramutò in un sadico ghigno. Non era stato fatto neanche a posta, ma quella scena era carica di un significato fortemente macabro che neanche i telespettatori potevano permettersi di comprendere. Non ancora, almeno.
Sugli spalti posti sopra al palco dell'anfiteatro, si potevano notare i posti d'onore e Naomi vide sulla sinistra la figura bianca e pomposa di Constance Lovestock, con un'espressione un po' malinconica, mentre al suo fianco c'era colui che doveva essere Menenius Snow; quella visione le fece ricordare le parole di Jewel e qualcosa nella sua mente si auto-impose di tenere ben strette quelle informazioni. A parere suo, l'ex-spia del Distretto 1 era stata una vigliacca a tradire i ribelli e schierarsi con Capitol City, ma in fondo anche Naomi aveva commesso un grave errore in passato. 
Poco più in là c'era lo spazio dedicato alla telecronaca di Agustus Flickerman e Titus Bartimeus Bones, mentre a destra quello degli strateghi, tra cui uno solamente per Frank Hidden. Al centro, la figura alta e muscolosa del presidente Adamas Rigel - chiuso nel suo smoking, con gli occhi di un grigio penetrante ed i capelli curati di un bianco candido, seppur la sua giovane età - si eresse dalla sua comoda poltrona ed avanzò verso il microfono:
« Cittadini di Panem » iniziò con tono solenne, facendo calare il silenzio totale nell'anfiteatro, « come tutti ben sapete, sono passati pochi anni dalla fine dei Giorni Bui, in cui stiamo cercando di ricostruire una nazione sgretolata. Troppo pochi per quanti ne abbiamo combattuti. Troppo pochi per colmare il vuoto che mio padre ha lasciato, facendomi capire che dovevo occupare il suo posto di presidente e ribaltare la situazione. Possiamo vedere tutti i segni brutali che la rivolta ha lasciato, fino a quano Randy Wane e Hans Coin, capi dei ribelli, sono stati uccisi assieme a tutti i sindaci dei vari Distretti che si erano opposti alla capitale. » Si guardò attorno, coi suoi piccoli occhi indagatori e calcolatori, come a voler sottolineare che neanche le mosche si sarebbero dovute azzardare a fiatare. « Beh, spero vivamente che l'Arena sia divertente quanto questa sfilata » disse sorridendo apparentemente gentile e sincero verso il suo popolo, seppur nascondesse un sadico sentimento di vendetta nelle sue parole. Quasi un desiderio spietato e più importante di qualsiasi altra cosa.
Bastarono semplicemente quelle parole a far gelare chiunque in quell'edificio, come se il tempo si fosse fermato in un invalicabile baratro di soggiogazione. 


 

Quando si guardano troppo le stelle, anche le stelle finiscono per essere insignificanti.

(Jules Renanrd)















 








L'angolo di Pandaivols.

Salve a tutti, e benvenuti nel magico mondo di pandamito e Ivola. *sigla*
Abbiamo palesemente copia-incollato questo intro perché non avevamo sbattimento di farne un altro.
Ebbene sì, siamo - finalmente - giunte all'inizio di questa fantabolosa avventura, dove i vostri pargoli verranno uccisi brutalmente e la responsabilità non sarà nostra ma...
Ok, non divulghiamo.
Vi avevamo detto di cercare di indovinare di cosa avrebbe trattato il capitolo e solo gattapelosa ci è riuscita, di fatti per questo abbiamo voluto far venire la genialata del prosciutto proprio al suo tributo.
Come avrete capito, questo capitolo è il primo di molti altri che saranno ancora più nonsense di questo. Per questo vi sveleremo che il nome di Titus Bartmeus Bones deriva dal fatto che quando ancora non aveva un nome veniva chiamato "Tizio Bao Bao" nel capitolo, abbreviamo in TBB; così, non volendo cambiare le iniziali fighe, abbiamo messo tre nomi a caso in base ad esse.
Ora, continuando a parlare di personaggi, abbiamo un nuovo quesito per voi: entro ventiquattro ore dalla pubblicazione di questo capitolo dovrete cercare di indovinare il maggior numero possibile di personaggi a cui ci siamo ispirati per realizzare i vari personaggi quali stilisti/staff/cotolette e via dicendo. Vincerà un premio chi ne indovinerà di più e non chi indovinerà per primo, attenzione.
Tralasciando il fatto che abbiamo l'alzheimer e che ci siamo scordate come minimo il novantanove virgola nove per cento delle cose che dovevamo dirvi; siamo buone e vi mettiamo lo schema dei tributi, così capite:
  • Distretto 1: Mason Carter e Naomi Heloise Free
  • Distretto 2: Peregrine D'Erin e Clarity Valentine
  • Distretto 3: Elle 'L' Lawliet e Natalie Raphaëlle Maëlys Clothilde Dawson
  • Distretto 4: Ocean Keats e Beryl Straw
  • Distretto 5: Jason Bennet e Jamie Light Emily Sunders
  • Distretto 6: Zhu Koeyn e Wednesday Addams
  • Distretto 7: William Alexander Wyngardaen e Haylee Scott
  • Distretto 8: Brian Will Stark e Kenia Reaper
  • Distretto 9: Benvolio Fredrick Winslet e Phoebe Melanie Woody
  • Distretto 10: Ryder Farm e Lila Larin
  • Distretto 11: Logan Jeremy Mackinley e Go Nakai
  • Distretto 12: Jeremiah' Wilson e Nymeria Ironborn
Bene, come ultima cosa ci teniamo a precisare che Rhyzar, Ridden e Dephinnow sono assolutamente canon.
E chi non li shippa vedrà i propri tributi morire al Bagno di Sangue... No, sul serio.
Bao e cotolette.
 
pandaivols.
  
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