“Gli avvenimenti della vita non arrivano mai a essere tanto mutevoli quanto la sensibilità della natura umana”.
– Mary Shelley –
Da quando Rumpelstiltskin non aveva più
bisogno di presentazioni poteva camminare nella foresta incantata e
fiutare la paura degli abitanti a chilometri di distanza. Ecco
perché
il Signore Oscuro – l'appellativo con il
quale, ormai, era
conosciuto in tutti i regni incantati – poteva permettersi di
camminare nel bel mezzo di una platea festante pur non essendo
invitato.
Rumpelstiltskin non attendeva nessuno, meglio che si
fosse sparsa la voce, altrimenti vi sarebbero state delle gravose
conseguenze. I suoi stivali, una volta immacolati, avevano
già visto
il sangue di tanti infedeli: non
quanto le sue mani, ma questa era una notizia ben diffusa nella
foresta incantata.
Gli invitati lo avevano tenuto a debita
distanza, bisbigliando dietro i loro ventagli piumati questa
o quell'altra
diceria.
Rumpelstiltskin poteva sentirli chiaramente ma, pensò, era
quanto
mai inutile dar alito ai loro pettegolezzi.
Il
potere veniva prima di tutto, si era presentato a quella festa con un
intento ben preciso: dopo tanti anni era arrivato alla conclusione
che la sua pessima reputazione
era tutto ciò che poteva donare al mondo. Era una triste
verità: la
gente era più incline a soccombere alla paura che
all'onestà e, una
volta assodata quella convinzione, Rumpelstiltskin si era lasciato
trascinare a fondo dalle tenebre.
Almeno finché il suo sguardo
non si diresse involontariamente in direzione di un folto gruppo di
persone, le quali di tanto in tanto gli lanciavano delle brusche
occhiate e poi alimentavano il loro chiacchiericcio. Ciò
poteva
sembrare normale, tutto sommato, se ai suoi occhi non fosse balzata
l'elegante figura di una giovane ragazza, la quale ascoltava con
assai poco entusiasmo gli interventi delle dame.
Rumpelstiltskin
rinvigorì dopo un lungo minuto, ma il suo sguardo non aveva
potuto
fare a meno di notare con quanta delicatezza la luna rischiarasse la
pelle della giovane fanciulla e quanto rendesse i suoi lineamenti il
luccichio più prezioso della sala.
Rumpelstiltskin non si
sarebbe avvicinato a quell'esile figura – probabilmente
l'avrebbe
solo spaventata e, d'altronde, come darle torto? –, pur
tuttavia
avrebbe trovato un modo per averla accanto a sé. Non
perché era il
Signore Oscuro, men che meno perché poteva ottenere tutto
ciò che
desiderava ma semplicemente perché era solo
e, almeno stando alle sue conoscenze, nessuno era mai riuscito a
inventare alcun incantesimo al
riguardo.
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Questa
storia si collega alla seconda della raccolta, dal punto di vista di
Rumpelstiltskin naturalmente. La mia teoria è che
Rumpelstiltskin
l'abbia vista precedentemente, non mi spiego il fatto che lui dovesse
andare “in rovina” per assumere una domestica
(episodio 02x20,
“The evil queen”, lo accenna all'inizio) e, anche
fosse, perché
The Dark One avrebbe bisogno di una governante?
Inoltre il
fatto che non l'abbia uccisa nella puntata “Lacey”,
nel mondo
delle favole, mi ha dato da pensare. Così ho collegato tutte
le cose
e ne è uscita fuori questa storia. Spiego il finale: io
credo che,
più di tutto, Rumpelstiltskin si sentisse solo e quindi
quello che
prova all'inizio è proprio questa sensazione. Poi,
ovviamente, nasce
tutto il resto. Ho voluto raccontare i “primi
momenti” Rumbelle,
ecco.
La citazione iniziale proviene dal libro
“Frankenstein”,
di Mary Shelley.
La prossima storia sarà una “What If...”
ambientata nella 02x22, sarà dedicata in particolare a Lilly_93
perché sarà frutto anche delle nostre teorie
(sorpresa! XD).
Grazie per la lettura! :3