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Autore: hinata 92    03/08/2013    7 recensioni
Salite con Qui, Quo e Qua sulla macchina del tempo inventata da Archimede per esplorare Quack Town all'epoca di un certo paperotto pestifero...
Parodia cinematografica che, al contrario di quanto si possa pensare, non è stata ispirata dal recente numero 3000 di Topolino, ma a cui sono contenta di dedicare...
Genere: Avventura, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una storia scolpita nella pietra

 

Era passata una settimana da quando i tre gemelli si erano ritrovati nel passato, una settimana molto divertente a voler essere sinceri. Se al mattino erano costretti a rimanere chiusi nel fienile per evitare che la nonna potesse vederli, al pomeriggio spesso si univano al piccolo Paperino in scorribande per i campi di grano. In quei momenti era facile scordare con chi avessero realmente a che fare. Non erano altro che quattro bambini con molta voglia di giocare. Anzi, era bello scoprire da Paperino i vecchi giochi di una volta, quando ancora non si passava tutto il pomeriggio attaccati a un televisore, e far scoprire a lui alcuni trucchi delle Giovani Marmotte che non conosceva.

Qui, Quo e Qua si stupivano di come il loro piccolo zietto potesse essere tanto simile e allo stesso tempo tanto diverso da quello con cui avevano a che fare tutti i giorni: un po’ imbranato a scuola (al punto che lo avevano aiutato spesso con i compiti e a ripetere a memoria alcuni nomi che doveva imparare per un’interrogazione sulle divinità romane) ma molto fantasioso, di una fantasia che nella sua versione adulta potevano intravvedere solo in certi lavori creativi e un po’ assurdi che a volte s’inventava per sbarcare il lunario; nella sua versione bambinesca invece Paperino era in grado di spacciare un ramo per un astronave e una spiga di grano come un pianeta. Sì, anche se era un po’ fissato con la fantascienza, si divertivano molto in sua compagnia e il tempo trascorse in fretta. Almeno fino a una notte tempestosa.

 

Paperino si rigirava nel letto senza riuscire a dormire. Fuori dalla finestra infuriava una tempesta di fulmini senza pioggia. Chissà se Qui, Quo e Qua avevano paura dei tuoni…

Il piccolo papero buttò via le coperte e si alzò. Rimanere immobile a letto non l’avrebbe aiutato a prendere sonno. Meglio piuttosto buttare un occhio a quei tre paperotti nel fienile.

In pigiama, facendo attenzione a non fare rumore, Paperino uscì dalla stanza. Era difficile che la nonna si svegliasse, da quando era finito il periodo di riposo impostole dal medico si era ributtata pienamente nell’attività della fattoria; come se non bastasse aveva aiutato i vicini a sistemare lo steccato per evitare le intrusioni…

A Quack Town era infatti giunta voce di un uomo armato evaso da Paperopoli e diretto proprio da quelle parti. Era anche per questo motivo che Paperino si sentiva in dovere di andare a controllare i gemelli, portandosi dietro per ogni evenienza la sua fidata fionda, debitamente infilata nell’elastico dei pantaloni del pigiama violetto. Con loro non ne aveva parlato, non gli era sembrato il caso di farli preoccupare ulteriormente. Non si era nemmeno posto la domanda sul perché si stesse dando tanto da fare per loro. Quelle sono domande da adulti e lui era un bambino, un bambino molto generoso che agiva prima di pensare. Tutto lì.

Per evitare di passare sugli scalini scricchiolanti, il piccolo paperotto scese direttamente scivolando sul corrimano. Al piano di sotto sicuramente la nonna non l’avrebbe più sentito e avrebbe potuto muoversi liberamente senza rischi.

 

Nel fienile Qua sobbalzava ad ogni tuono.

« Quo, la vuoi piantare? Così non ci fai dormire! »

« Dovresti esserci abituato, quante notti abbiamo passato all’aperto con le Giovani Marmotte sotto qualsiasi tempo? »

Qua deglutì: « Sì, lo so… ma… AH! »

L’ennesimo tuono l’aveva fatto sobbalzare. I fratelli sospirarono rassegnati. Anche se lo stuzzicavano un po’, in realtà non lo sgridavano mai sul serio, sapevano di non averne il diritto. Alcuni anni prima era caduto un fulmine a un paio di metri da lui e da allora Qua non era più riuscito a stare tranquillo durante un temporale.

« Sì può? »

« Paperino! Che ci fai qui a quest’ora? Se ti becca la nonna… »

« Immaginavo che foste svegli con tutti questi tuoni… »

Proprio a quelle parole l’ennesimo tuono si fece sentire, facendo saltare Qua di qualche centimetro.

Qui sospirò: « Scusalo, ha sempre avuto paura dei temporali… »

Ancora un tuono, il più forte e prolungato che si fosse udito fino a quel momento. Troppo forte per i nervi di Qua, che si andò a nascondere sotto la paglia tremando. Quo gli si avvicinò per calmarlo sotto gli sguardi inteneriti di Qui e Paperino, senza che nessuno dei quattro immaginasse che qualcuno aveva approfittato proprio di quel tuono per intrufolarsi lì dentro.

« Ehi, marmocchi, non dovreste essere a dormire a quest’ora? »

Tutti si voltarono di scatto. Un uomo, un estraneo di cui non riuscivano a vedere bene il volto a causa della penombra, stava puntando loro una doppietta. I tre gemelli trattennero il fiato terrorizzati, Paperino estrasse la fionda.

« Tu sei l’evaso di Paperopoli, vero? »

« Esatto, bamboccio. Sono entrato qui per ripararmi dal temporale e mi sono ritrovato voi quattro come sorpresina… metti giù quella fionda, paperotto, sono più veloce di te a premere il grilletto e per di più non mi pare che tu abbia proiettili o sbaglio? »

Paperino gli mandò uno sguardo di brace ma obbedì.

« Bene, bene, e ora cosa possiamo fare per movimentare la serata? »

I quattro paperotti deglutirono rumorosamente. Erano in pericolo, grave pericolo, e per di più la nonna non si era sicuramente accorta di nulla. Un orrendo pensiero passò per la testa ai tre gemelli: conoscendo il carattere impulsivo dello zio, cosa sarebbe potuto accadere alla storia così come la conoscevano se il loro zietto avesse tentato qualche reazione e non gli fosse riuscita? D’istinto Quo strinse il braccio a Paperino, come se avesse paura. In effetti aveva paura, ma non dell’intruso. Aveva paura per lui. E l’avrebbe trattenuto a qualsiasi costo.

L’evaso si stava godendo le loro espressioni di terrore. Erano in suo completo potere. Almeno fino a quando non sentì un qualcosa appoggiarsi alla sua nuca.

« Tanto per cominciare, potresti mettere a terra quel fucile. Io sono ancora più veloce di te a sparare, e per di più tre di quei paperotti sono sotto la mia diretta custodia; quanto al quarto, credimi, non posso davvero permettermi che gli accada nulla. Perciò adesso collabori e metti già quell’arma, va bene? »

L’evaso spalancò gli occhi sorpreso. Un fulmine illuminò per un secondo il nuovo arrivato, abbastanza perché i gemelli identificassero una figura conosciuta, un papero con un bizzarro costume colorato, un lungo mantello e un cappello dalla foggia molto familiare.

Un nuovo tuono coprì le loro voci e la situazione precipitò nel giro di un secondo.

L’evaso tentò una reazione fulminea, nella fretta il dito premette sul grilletto troppo presto, prima che avesse completato la rotazione necessaria per colpire l’ultimo arrivato. Quo tirò a terra il piccolo Paperino, mentre Qui e Qua si schierarono davanti a lui per fargli da scudo. Non si sa chi dei tre si lasciò sfuggire una frase di troppo, quasi subito coperta dallo sparo. Paperinik chiuse gli occhi e sparò con la pistola paralizzante. Era certo che l’avrebbe colpito e così fu.

Nel giro di tre secondi sembrò di essere in un fermo immagine. L’evaso era immobile, Paperinik aveva ancora la pistola paralizzante puntata di fronte a lui, i tre paperotti erano in terra, con il fiato mozzo, a fissare un buco di proiettile sul pavimento del fienile che sarebbe stato difficile da giustificare con la nonna.

Paperinik fece un profondo sospiro rinfoderando l’arma: « Bel lavoro, ragazzi! State tutti bene? »

I quattro paperotti annuirono e l’eroe sorrise: « Bene! Datemi tre minuti, porto questo farabutto dallo sceriffo e torno subito. »

Paperino sembrò riprendersi: « Ah, lo sceriffo è… »

L’eroe gli sorrise: « Ti ringrazio, so dov’è il suo ufficio. Conosco Quack Town molto bene. »

Quo fece un passo avanti: « Tu… tu sei… »

I tre gemelli erano infatti attanagliati da un dubbio. Quello era il loro Paperinik, così come sembrava, o magari un suo antenato di quell’epoca? E rischiavano di cambiare la storia se avessero rivelato il suo nome?

Il papero con la mascherina sorrise facendo l’occhiolino: « Tranquilli, Qui, Quo, Qua. Mi manda Archimede, sono venuto a prendervi! »

I tre gemelli si guardarono sollevati, mentre Paperinik trascinava fuori l’evaso dal fienile: « Aspettatemi qui. A dopo! »

I quattro bambini rimasero immobili ancora per un pochino, cercando di rimettere a posto le idee.

All’ennesimo fulmine Paperino esclamò: « Grande Giove! »

« Eh? »

« Quando abbiamo ripassato le divinità romane, era Giove, vero, quello dei fulmini? Mi sa che ho scritto Nettuno… »

I tre gemelli scoppiarono in una risata liberatoria. Paperino li guardò e sorrise tristemente.

« Bene, ora che non avete più quelle facce da funerale, non pensate di dovermi qualche spiegazione? »

« Eh? »

« Vi ho sentito, prima. Perché mi avete buttato a terra urlando: “Attento, Zio Paperino” ? Io non ho nipoti! »

I tre gemelli si guardarono spaventati.

« Non ancora. »

Tutti si voltarono verso la porta del fienile, dove Paperinik li fissava con il mantello mosso dal vento di tempesta. Gettò in aria uno dei suoi gadget e il fienile fu illuminato a giorno.

Qui lo guardò sorpreso: « Hai fatto in fretta! »

L’eroe sorrise: « Avere una cintura con i razzi ha le sue comodità! Però la tecnica del cambiare discorso è vecchia, Qui, e so che è una delle tue preferite. Penso che a questo punto dovreste dirglielo. Non è stupido e voi lo sapete bene. »

Sotto lo sguardo severo di Paperinik e quello sempre più confuso del piccolo Paperino, i tre gemelli cercarono le parole giuste.

« Ecco, vedi… »

« … noi ti abbiamo chiamato zio… »

« … perché è vero. Tu sei nostro zio. »

« Anzi, tu sarai nostro zio! »

« perché la verità è… »

« … che noi veniamo… »

I tre gemelli si strinsero le mani, deglutirono rumorosamente, chiusero gli occhi e completarono la frase in coro: « … dal futuro! »

Paperino li guardò sorpreso.

Qua sospirò: « Ecco, l’abbiamo detto. »

Paperinik sorrise: « E ora non vi sentite meglio? »

Qui iniziò ad agitarsi: « Ma potremmo aver cambiato la storia con questa frase! »

« Dipende tutto da lui. »

L’eroe si avvicinò al paperotto in pigiama e si inginocchiò per essere alla sua altezza. Si fissarono negli occhi per dei secondi che a Paperinik sembrarono ore. Mai come in quel momento aveva benedetto quel pezzo di tela nera che gli stava coprendo il volto. Non solo gli stava salvando la faccia, come sempre, addirittura gli stava salvando la storia.

« Ciao. »

« Ciao. »

« Come ti chiami? »

« Paperino. Sei un supereroe? »

« Sì, possiamo dire di sì. »

« Come quello dei fumetti? »

« Più o meno… »

Gli occhi di Paperino s’illuminarono: « E hai tutte le armi segrete, il rifugio e… »

Paperinik rise: « Ehi, ehi, ehi! Calmo! L’entusiasmo è una buona cosa, ma forse esageri un pochino, non credi? Dopotutto stavamo parlando di un altro argomento… »

Il paperotto arrossì leggermente e Paperinik continuò: « Io vengo dal loro tempo. Sono venuto a riportarli a casa, perché loro si sono persi e non sanno come tornare indietro… anzi avanti! Dobbiamo tornare nel futuro… e perché questo non cambi tu non dovrai dire nulla a nessuno di tutta questa storia! »

« Quindi… non li vedrò più? »

Paperinik gli sorrise con dolcezza: « No, vi rivedrete di sicuro. Magari non li riconoscerai subito, magari per qualche periodo della tua vita penserai di averli solo sognati ma sì, prima o poi capirai. E ne sarai felice e orgoglioso. »

Paperino sorrise un po’ tristemente: « Quindi ora ve ne andrete? »

« Sì… salutali, che per un bel po’ non li rivedrai! »

Paperino si avvicinò a quelli che ormai sapeva essere i suoi nipoti e li abbracciò forte.

« Questo non è… »

« … un addio, ma solo… »

« … un arrivederci! »

Paperino li strinse più forte: « Lo so, ma fino ad allora mi mancherete. Voi mi capite così bene… ho paura che quando vi rivedrò sarò io a non capirvi più! »

Paperinik prese la bicicletta: « Non sarà più la stessa cosa, questo no… ma li capirai ancora, vedrai. Dopotutto, tu sarai sempre tu e loro saranno sempre loro. Dunque, se abbiamo finito con baci e abbracci, direi di andare prima che la nonna si svegli e si renda conto di tutto il caos che è successo stasera! »

Qui si staccò dall’abbraccio: « Ma scusa, tu sai riparare la bicicletta del tempo? »

« Assolutamente no, ma per venirvi a prendere Archimede mi ha fornito il vecchio modello… »

I quattro paperotti uscirono dal fienile e rimasero senza fiato. Davanti a loro c’era una bellissima macchina modello anni ottanta.

Paperinik fece loro l’occhiolino: « Questo era il modello più inquinante… dite quello che vi pare, ma per me ha decisamente più stile! »

E mentre caricava la bicicletta nel bagagliaio, i paperotti si abbracciarono ancora una volta.

Paperino sorrise: « Ehi, che sono quei musi lunghi? Fra poco mi rivedrete, no? »

« Ma per te l’attesa sarà lunga… »

« So che ne varrà la pena. Andate, su! »

Paperinik fece accomodare i gemelli e disse a Paperino: « Allontanati, piccolo, che la macchina sgomma un po’ troppo! »

Paperino ubbidì: « Ci conosceremo anche noi, nel futuro? »

L’eroe rifletté un paio di secondi prima di rispondere: « Molto più presto e molto più a fondo di quanto tu non creda! A presto, Paperino! »

« Aspetta, non mi hai detto come ti chiami! »

Il papero rifletté qualche secondo se rispondere o meno alla domanda. Poi decise.

« Paperinik. E fidati, sarà un nome che non scorderai mai del tutto, non importa quanti anni potranno passare… »

Il paperotto lo guardò un po’ sorpreso e Paperinik entrò in auto: « Ragazzi, allacciate le cinture, ve lo consiglio… la macchina ha un accelerazione niente male! »

E con un guizzo e ben tre botti filati, un po’ più forti dei tuoni uditi fino a quel momento, paragonabili forse al rumore che annuncia la fine dei fuochi d’artificio, l’automobile sparì lasciando una scia infuocata dov’erano passati i pneumatici.

Paperino guardò la scena entusiasta: « Uao… ma questa come la spiego alla nonna? Uhm… forse potrò passarla come una variante dei cerchi del grano… se gli alieni sanno fare i cerchi, sapranno fare anche le rette parallele, no? »

 

 

« A… alla faccia dell’accellerazione niente male! »

I tre paperotti erano letteralmente schiacciati contro il sedile posteriore. Speravano di ammirare il panorama, ma sì e no riuscivano a respirare.

« Archimede li ha definiti “difetti del prototipo”… spero che la vostra bici non abbia dato questi problemi! »

« No, a parte non avere alcun controllo… »

Paperinik sorrise: « Buona osservazione. Coraggio, siamo quasi arrivati! Attenti alla frenat… »

Non ebbe tempo di dirlo che i gemelli si ritrovarono strozzati dalle cinture a causa di un improvviso sbalzo in avanti.

« … a. Dovevo dirvelo prima, eh? »

Qui tossicchiò: « Magari… per la prossima volta… »

Quo gli diede una gomitata: « Perché, ci tieni così tanto a perderti ancora nel tempo? »

Paperinik rise e scese dall’auto: « I signori passeggeri sono arrivati a destinazione! Siete pregati di scendere dalla vettura, questo taxi ha altre corse da fare! »

Archimede s’alzò in piedi dallo sgabello su cui era seduto: « Tutto bene? Li hai trovati? »

« Eccoli qua, sani e salvi tutti e tre! »

Archimede tirò un enorme sospiro di sollievo quando vide i gemelli uscire dall’auto, mentre Edi gli picchiettava una spalla. Solo allora Qui, Quo e Qua si resero conto di essere nel giardino di Archimede, e che anche lì era notte fonda.

Paperinik lanciò le chiavi all’inventore: « Ecco qua! Potresti riaccompagnarli a casa, per piacere? Ho fatto volentieri questo favore al mio amico Paperino, ma adesso dovrei andare a fare il mio giro di ronda… i criminali paperopolesi non andranno in vacanza stanotte solo perché ho fatto gli straordinari a spasso nel tempo! »

Archimede prese le chiavi al volo: « Tranquillo, ci penso io, vai pure! »

Paperinik sorrise: « Bene, buonanotte a tutti! »

E decollò con la cintura a razzo.

L’inventore si rivolse ai gemelli: « Bene, ragazzi, andiamo a casa? Vostro zio Paperino vi starà aspettando impazienti! »

« Zio Paperino? »

« E perché non è venuto … »

« … a prederci? »

« Perché sono stato io a dirgli di rimanere a casa, per sicurezza. »

Archimede s’avviò e i paperotti lo seguirono: « Vedete, quando l’ho chiamato ero agitatissimo… »

Il silenzio dall’altra parte della cornetta sta facendo salire a mille la tensione già alta di Archimede. Non sa quale reazione potrà avere Paperino. Dopotutto, gli ha appena detto balbettando che si è perso i suoi nipoti nel tempo e che non ha la più pallida idea di come recuperarli. Dall’altra parte della cornetta, però, non c’è alcuna reazione. Archimede è convinto che Paperino stia lentamente realizzando il vero significato di ciò che ha appena udito e che appena l’avrà fatto gli urlerà contro istericamente.

« Archie, hai un’altra macchina del tempo pronta all’uso? »

No, decisamente non è questa la reazione che si aspettava.

« Sì, c’è il vecchio modello, ma ha bisogno di una revisione, è molto che non lo uso. »

« E tu dagli una ricontrollata rapida, che io arrivo. »

« Ma Paperino, ti ho detto che non so dove e quando siano finiti, non avrai intenzione di viaggiare a caso! Ci sono miliardi di possibilità e… »

« Tu non preoccuparti di questo. Io so esattamente dove e quando andare a recuperarli. »

« Una vera sorpresa! Io non sapevo più che pesci pigliare! »

Qui, Quo e Qua si guardarono seri senza parlare e Archimede continuò il discorso.

« Solo che se Paperino sapeva dove cercarvi, poteva significare una cosa sola… »

Archimede e Paperino sono uno di fronte all’altro. Di certe cose non si può discutere al telefono.

« No, Paperino, non se ne parla neppure! Non posso farti andare a prenderli! »

« Perché? Sono i miei nipoti e nessuno conosce come me Quack Town in quell’esatto periodo! »

Archimede lo afferra per le spalle e lo scrolla con forza. Non ama il contatto fisico, ma capisce che Paperino non si rende conto dei rischi che corre: « Ma hai la minima idea dei danni storici che potresti provocare? I viaggi nel tempo sono una novità, non sappiamo niente su di essi! T’immagini cosa potrebbe succedere se il piccolo te stesso si rendesse conto di avere di fronte la sua versione adulta? E se non gli piacessi? Per te non sarebbe un grosso problema, sai bene com’è andata la storia, ma per lui potrebbe essere un trauma, potrebbe cambiare la sua, la tua vita a causa di questo avvenimento! Anzi, per quel che ne sappiamo, la vostra presenza contemporanea potrebbe direttamente annullare la storia! No, Paperino, puoi dirmi quel che vuoi ma non ti farò andare! È troppo pericoloso per te, per Qui, Quo e Qua e per tutti noi, passati, presenti e futuri! Non me la prendo questa responsabilità! »

Paperino non risponde subito, ma abbassa lo sguardo: « Dunque… è così… è per questo… »

Archimede lo guarda confuso, ma subito ricomincia a parlare: « Andrò io a prenderli, con le tue informazioni! »

« No, Archie, non andrai nemmeno tu! E se succede qualche altro imprevisto? No, tu sei l’unico che sa come creare e aggiustare una macchina del tempo, non possiamo rischiare! »

« E allora chi… »

Paperino sorride, ma è un sorriso strano, quasi una smorfia, e quando riprende a parlare il suo tono di voce è un po’ triste e un po’ rassegnato, come se si fosse reso improvvisamente conto di non avere altra scelta, anzi, di non averla mai avuta: « Chiamerò un vecchio amico. Lui non potrà dirmi di no. »

« Immaginate la mia sorpresa quando è piombato Paperinik dalla finestra del mio laboratorio! Non immaginavo che sarebbe andato a chiedere aiuto proprio a lui, ma dopotutto è un supereroe… »

Qui, Quo e Qua si guardarono in silenzio. Che lo Zio Paperino avesse fatto questa scelta sapendo dell’evaso? O erano stati altri i motivi?

« Ecco, direi che siamo arrivati! »

I tre gemelli guardarono la loro casetta un po’ emozionati. Sì, avevano davvero temuto di non rivederla più. Archimede suonò alla porta.

« Arrivo! »

A Qui salirono le lacrime agli occhi. Era una voce più profonda rispetto a quella che avevano udito per una settimana, ma aveva indubbiamente lo stesso tono. Sì, era proprio lo Zio Paperino quello che stava venendo ad aprire la porta. E infatti eccolo, con la blusa alla marinara il cui modello non era mai cambiato in tanti anni, compreso di cappello, di quel cappello che forse era persino lo stesso, chissà, in fondo al piccolo Paperino andava un po’ grande…

Non aveva importanza. Era lì, era lui, era il loro Zio Paperino che li guardava con un misto di ansia e nervosismo. Qui rimase lì, immobile sulla porta, Qua balbettò qualcosa senza sapere nemmeno lui che cosa voleva veramente dire, Quo spiazzò tutti andando ad abbracciarlo, di corsa.

Paperino avrebbe voluto dire mille cose, ma si limitò a un: « Bentornati, ragazzi. »

Archimede fece un cenno di saluto con la testa e se andò silenziosamente. Era meglio lasciarli soli.

 

Paperino chiuse la porta, guardando i nipoti rientrare in casa. Tanti pensieri si alternavano nella sua testa, tanto diversi fra loro. Eppure non disse nulla, almeno fino a quando i tre gemelli non si sedettero al tavolo e non bevvero un bicchiere di latte caldo, che il papero era riuscito miracolosamente a scaldare dopo essersi tolto il costume da supereroe. Solo allora, rimanendo in piedi di fronte al fornello, cominciò a parlare.

« Avrei dovuto essere molto preoccupato per voi, ma non lo ero. Sapevo che eravate in buone mani. E dovrei sgridarvi per la vostra imprudenza e mettervi in punizione. Questo è quello che farebbe un bravo tutore, lo so ora come lo sapevo allora, sono sicuro di avervelo anche detto, un bel po’ di anni fa… ma so anche che vi siete spaventati così tanto che sarebbe inutile, la vostra punizione l’avete già avuta. O almeno, voglio ben sperare che non prendere nuovamente la prima invenzione di Archimede che vi capita sotto mano dopo una settimana del genere! »

Qua si asciugò un baffo di latte sul becco: « Tu… tu sapevi? »

Paperino sospirò: « Non è così facile da spiegare… »

Il papero prese la sedia al contrario, appoggiando il mento e le braccia sullo schienale: « … però forse adesso lo potete capire. Voi mi avete conosciuto da bambino, no? Ero… fantasioso, molto fantasioso, e a volte, anzi, all’epoca molto spesso, non ero in grado di distinguere il confine fra realtà e fantasia. E questo confine diventa ancora più labile con il passare del tempo… e ciò su cui un tempo avresti messo la mano sul fuoco, a distanza di anni ti sembra solo un mucchio di sciocchezze e di sogni… bei sogni, magari, ma irreali… »

Qui intervenne: « Stai dicendo… che credevi di averci immaginati? »

« Sì. Per tanti anni l’ho creduto, perché era una storia così assurda che potevo tranquillamente essermela inventata… dai, sinceramente, chi crederebbe a qualcuno che dice di aver incontrato i propri futuri nipoti grazie a un viaggio nel tempo? E poi, col tempo, accantonai questo ricordo, preso da mille altre cose. Ma ammetto che ebbi qualche istante di deja quando vostra madre mi comunicò di essere incinta di ben tre gemelli… tre gemelli… non sapevo perché, ma in fondo non era una sorpresa, me lo aspettavo e mi chiedevo come facessi a saperlo… ricordo di essere rimasto in silenzio per qualche minuto, con la cornetta sospesa a mezz’aria, mentre la vostra mamma continuava a ripetermi se ero ancora lì o se ero svenuto dall’emozione… non sapevo nemmeno io bene perché fossi sconvolto e quando vi affidarono a me e mi dissero i vostri nomi, mi sentii la terra cedere sotto le zampe! Qui, Quo e Qua… non ricordavo nemmeno bene dove li avessi già uditi, ma li conoscevo, non feci alcuna fatica ad impararli né a distinguervi, fin da subito… »

Paperino sospirò. Aveva dovuto tacere una parte della verità. Non poteva certo rivelare perché il nome che aveva scelto per la sua seconda identità gli fosse venuto così facile, così spontaneo, lì, sulle rovine  di Villa Rosa, pur non ricordandone l’esatto motivo…

« Poi la vita di tutti i giorni mi fece passare di mente queste stranezze, fino a quando non smontai la cantina, qualche mese fa, ve lo ricordate? Lì trovai una vecchia scatola da scarpe, una cosa che preparai proprio per aiutarmi a ricordare… perché non andate a vederla? È di là in salotto che vi aspetta. Vi aspetta da tanti anni, ad essere sinceri… »

Qui, Quo e Qua si alzarono e andarono nella stanza affianco. Sul tavolino c’era in effetti una scatola da scarpe consunta e rovinata, legata da un pezzo di spago nelle stesse condizioni. Vi si avvicinarono con un po’ di referenza. Sul coperchio c’era inciso con molta delicatezza, insieme a una vecchia data:

 

X Qui, Quo e Qua, quando sarà il momento

 

I fratellini si guardarono emozionati.

« Per noi? »

Paperino annuì: « Sì, è un regalo per voi da parte del piccolo Paperino che avete conosciuto. Allora, non lo aprite? »

I tre fratellini sciolsero il nodo e aprirono la scatola con grande eccitazione, mentre Paperino, ad occhi chiusi tornava indietro con i ricordi.

 

« Louis, Louis! »

« Paperino, cosa c’è? Perché sei così agitato? »

« È successa una cosa incredibile, che però non ti posso raccontare… »

« Ah… e allora perché mi cercavi? »

« Mi presti la super colla di tuo papà? Quella forte? »

« Sì, nessun problema, ma perché? »

« Perché devo costruire una cosa che dovrà durare per molti anni… »

 

Un mormorio di sorpresa risvegliò Paperino dai suoi ricordi.

All’interno della scatola c’erano quattro giocattoli in pietra, tutti uguali. Erano dei sassi incollati fra loro, alla base c’era una pietra piatta, sopra una rotonda e sopra ancora ad essa una spiga di grano con una pallina di carta, così che tutto l’insieme formasse…

« Degli UFO! Sono dei piccolo UFO in pietra! »

« Che forza! Sono artigianali, ma molto precisi! »

« Li hai fatti tu, Zio Paperino? Per noi? »

Paperino ridacchiò: « E per chi, sennò? Se non mi credete, guardateli con più attenzione… »

I paperotti ubbidirono. Sulla pietra c’erano segno sbiaditi di pennarello, evidentemente l’inchiostro se n’era andato col tempo, eppure era ancora possibile distinguere, facendo molta attenzione, qualche traccia di colore…

Qua esclamò: « Rosso, verde e blu… come i nostri cappellini! »

Qui aggiunse: « Non solo… guardate sotto! »

Sotto ogni UFO, inciso con una scrittura tremolante, c’erano i loro nomi, Qui, Quo e Qua.

Paperino sospirò: « Una fatica a inciderli… ma avevo paura che il pennarello non reggesse negli anni, e in effetti avevo ragione. »

Quo sorrise: « Sono meravigliosi! Grazie, Zio! »

Paperino prese l’ultimo UFO rimasto nella scatola: « Eh sì, a quei tempi ero davvero fissato con gli alieni… »

Qua si avvicinò curioso per leggere l’incisione al di sotto: « Cosa significa “PP8”? »

« Paperino Paperotto… una sigla con cui mi firmavo a quei tempi! Conoscendomi, probabilmente avrei voluto che giocassimo di nuovo tutti insieme, quando vi avrei rivisti…  »

I nipotini non lo stettero più a sentire. Erano lì a muovere nell’aria le loro piccole navicelle spaziali, simulando partenze ed atterraggi. Una parte di Paperino esultò a quella vista: sì, il regalo gli era decisamente riuscito. Osservò ancora il piccolo UFO nelle sue mani sospirando.

Perché no?

Paperino si unì a loro, ignorando gli sguardi stupiti dei nipoti, dimenticando per un attimo la sua età e il fatto che fosse mezzanotte passata. C’erano voluti tanti anni per rincontrarsi davvero, ma i gemelli erano sicuri: quello sguardo era quello del piccolo Paperino che avevano conosciuto e furono enormemente felici che esistesse ancora sotto la scorza di adulto più o meno responsabile a cui erano abituati. Per una sera, una sera soltanto, le barriere di età furono abbattute e nel salotto si ritrovarono a giocare nuovamente quattro paperi molto simili, così com’era stato, sicuri che tutto e niente sarebbe cambiato d’ora in poi.

Per Paperino era un gran bel tuffo nel passato, per Qui, Quo e Qua un magnifico ritorno al futuro.

 

Ebbe sì, è finita… dite la verità, questa non ve l’aspettavate, eh? O almeno spero…

Che altro dirvi? So di essermi presa molte libertà dal film, ma spero proprio che nonostante tutto la storia vi sia piaciuta. Ovviamente ringrazio bulmasanzo, Jan Itor 19, virginbell e dark roxas 92 per le ultime recensioni, e tutti quelli che hanno seguito la storia (di solito faccio l’elenco completo, solo che stavolta sono un po’ di fretta, perodonatemi…) e i lettori silenziosi. C’è anche un bel progetto su questa storia che… non vi dico per scaramanzia, chi vivrà vedrà!

Intanto rassicuro chi mi segue abitualmente che sto continuando il crossover fra Kaito Kid e Harry Potter (grosse sorprese in vista, preparatevi!), che presto mi metterò all’opera per una fanfic a quattro mani su Pkna e che sto per iniziarne una sul mondo di Puella Magi Madoka Magica… senza contare che è in preparazione il sequel di Polvere Incantata, la mia lunghissima fanfic su Soul Eater (Jan Itor e darkroxas, siete autorizzati ad esultare). Quindi ci sono molti progetti all’orizzonte, ma non è detto che non torni presto su questo fandom, chissà…

Grazie a tutti per avermi seguito, alla prossima!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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