Una storia scolpita nella pietra
Era
passata una settimana da quando i tre gemelli si erano ritrovati nel passato,
una settimana molto divertente a voler essere sinceri. Se al mattino erano
costretti a rimanere chiusi nel fienile per evitare che la nonna potesse
vederli, al pomeriggio spesso si univano al piccolo Paperino in scorribande per
i campi di grano. In quei momenti era facile scordare con chi avessero
realmente a che fare. Non erano altro che quattro bambini con molta voglia di
giocare. Anzi, era bello scoprire da Paperino i vecchi giochi di una volta,
quando ancora non si passava tutto il pomeriggio attaccati a un televisore, e
far scoprire a lui alcuni trucchi delle Giovani Marmotte che non conosceva.
Qui, Quo
e Qua si stupivano di come il loro piccolo zietto
potesse essere tanto simile e allo stesso tempo tanto diverso da quello con cui
avevano a che fare tutti i giorni: un po’ imbranato a scuola (al punto che lo
avevano aiutato spesso con i compiti e a ripetere a memoria alcuni nomi che
doveva imparare per un’interrogazione sulle divinità romane) ma molto
fantasioso, di una fantasia che nella sua versione adulta potevano intravvedere
solo in certi lavori creativi e un po’ assurdi che a volte s’inventava per
sbarcare il lunario; nella sua versione bambinesca invece Paperino era in grado
di spacciare un ramo per un astronave e una spiga di grano come un pianeta. Sì,
anche se era un po’ fissato con la fantascienza, si divertivano molto in sua
compagnia e il tempo trascorse in fretta. Almeno fino a una notte tempestosa.
Paperino
si rigirava nel letto senza riuscire a dormire. Fuori dalla finestra infuriava
una tempesta di fulmini senza pioggia. Chissà se Qui, Quo e Qua avevano paura
dei tuoni…
Il
piccolo papero buttò via le coperte e si alzò. Rimanere immobile a letto non
l’avrebbe aiutato a prendere sonno. Meglio piuttosto buttare un occhio a quei
tre paperotti nel fienile.
In
pigiama, facendo attenzione a non fare rumore, Paperino uscì dalla stanza. Era
difficile che la nonna si svegliasse, da quando era finito il periodo di riposo
impostole dal medico si era ributtata pienamente nell’attività della fattoria;
come se non bastasse aveva aiutato i vicini a sistemare lo steccato per evitare
le intrusioni…
A Quack Town era infatti giunta voce di un uomo armato evaso
da Paperopoli e diretto proprio da quelle parti. Era
anche per questo motivo che Paperino si sentiva in dovere di andare a
controllare i gemelli, portandosi dietro per ogni evenienza la sua fidata
fionda, debitamente infilata nell’elastico dei pantaloni del pigiama violetto.
Con loro non ne aveva parlato, non gli era sembrato il caso di farli
preoccupare ulteriormente. Non si era nemmeno posto la domanda sul perché si
stesse dando tanto da fare per loro. Quelle sono domande da adulti e lui era un
bambino, un bambino molto generoso che agiva prima di pensare. Tutto lì.
Per
evitare di passare sugli scalini scricchiolanti, il piccolo paperotto scese direttamente
scivolando sul corrimano. Al piano di sotto sicuramente la nonna non l’avrebbe
più sentito e avrebbe potuto muoversi liberamente senza rischi.
Nel
fienile Qua sobbalzava ad ogni tuono.
« Quo, la
vuoi piantare? Così non ci fai dormire! »
« Dovresti
esserci abituato, quante notti abbiamo passato all’aperto con le Giovani
Marmotte sotto qualsiasi tempo? »
Qua
deglutì: « Sì, lo so… ma…
AH! »
L’ennesimo
tuono l’aveva fatto sobbalzare. I fratelli sospirarono rassegnati. Anche se lo
stuzzicavano un po’, in realtà non lo sgridavano mai sul serio, sapevano di non
averne il diritto. Alcuni anni prima era caduto un fulmine a un paio di metri
da lui e da allora Qua non era più riuscito a stare tranquillo durante un
temporale.
« Sì può?
»
«
Paperino! Che ci fai qui a quest’ora? Se ti becca la nonna…
»
«
Immaginavo che foste svegli con tutti questi tuoni… »
Proprio a
quelle parole l’ennesimo tuono si fece sentire, facendo saltare Qua di qualche
centimetro.
Qui
sospirò: « Scusalo, ha sempre avuto paura dei temporali…
»
Ancora un
tuono, il più forte e prolungato che si fosse udito fino a quel momento. Troppo
forte per i nervi di Qua, che si andò a nascondere sotto la paglia tremando.
Quo gli si avvicinò per calmarlo sotto gli sguardi inteneriti di Qui e
Paperino, senza che nessuno dei quattro immaginasse che qualcuno aveva
approfittato proprio di quel tuono per intrufolarsi lì dentro.
« Ehi,
marmocchi, non dovreste essere a dormire a quest’ora? »
Tutti si
voltarono di scatto. Un uomo, un estraneo di cui non riuscivano a vedere bene
il volto a causa della penombra, stava puntando loro una doppietta. I tre
gemelli trattennero il fiato terrorizzati, Paperino estrasse la fionda.
« Tu sei
l’evaso di Paperopoli, vero? »
« Esatto,
bamboccio. Sono entrato qui per ripararmi dal temporale e mi sono ritrovato voi
quattro come sorpresina… metti giù quella fionda,
paperotto, sono più veloce di te a premere il grilletto e per di più non mi
pare che tu abbia proiettili o sbaglio? »
Paperino
gli mandò uno sguardo di brace ma obbedì.
« Bene,
bene, e ora cosa possiamo fare per movimentare la serata? »
I quattro
paperotti deglutirono rumorosamente. Erano in pericolo, grave pericolo, e per
di più la nonna non si era sicuramente accorta di nulla. Un orrendo pensiero
passò per la testa ai tre gemelli: conoscendo il carattere impulsivo dello zio,
cosa sarebbe potuto accadere alla storia così come la conoscevano se il loro zietto avesse tentato qualche reazione e non gli fosse
riuscita? D’istinto Quo strinse il braccio a Paperino, come se avesse paura. In
effetti aveva paura, ma non
dell’intruso. Aveva paura per lui. E
l’avrebbe trattenuto a qualsiasi costo.
L’evaso
si stava godendo le loro espressioni di terrore. Erano in suo completo potere.
Almeno fino a quando non sentì un qualcosa appoggiarsi alla sua nuca.
« Tanto
per cominciare, potresti mettere a terra quel fucile. Io sono ancora più veloce
di te a sparare, e per di più tre di quei paperotti sono sotto la mia diretta
custodia; quanto al quarto, credimi,
non posso davvero permettermi che gli accada nulla. Perciò adesso collabori e
metti già quell’arma, va bene? »
L’evaso
spalancò gli occhi sorpreso. Un fulmine illuminò per un secondo il nuovo
arrivato, abbastanza perché i gemelli identificassero una figura conosciuta, un
papero con un bizzarro costume colorato, un lungo mantello e un cappello dalla
foggia molto familiare.
Un nuovo
tuono coprì le loro voci e la situazione precipitò nel giro di un secondo.
L’evaso
tentò una reazione fulminea, nella fretta il dito premette sul grilletto troppo
presto, prima che avesse completato la rotazione necessaria per colpire
l’ultimo arrivato. Quo tirò a terra il piccolo Paperino, mentre Qui e Qua si
schierarono davanti a lui per fargli da scudo. Non si sa chi dei tre si lasciò
sfuggire una frase di troppo, quasi subito coperta dallo sparo. Paperinik
chiuse gli occhi e sparò con la pistola paralizzante. Era certo che l’avrebbe
colpito e così fu.
Nel giro
di tre secondi sembrò di essere in un fermo immagine. L’evaso era immobile,
Paperinik aveva ancora la pistola paralizzante puntata di fronte a lui, i tre
paperotti erano in terra, con il fiato mozzo, a fissare un buco di proiettile
sul pavimento del fienile che sarebbe stato difficile da giustificare con la
nonna.
Paperinik
fece un profondo sospiro rinfoderando l’arma: « Bel lavoro, ragazzi! State
tutti bene? »
I quattro
paperotti annuirono e l’eroe sorrise: « Bene! Datemi tre minuti, porto questo
farabutto dallo sceriffo e torno subito. »
Paperino
sembrò riprendersi: « Ah, lo sceriffo è… »
L’eroe
gli sorrise: « Ti ringrazio, so dov’è il suo ufficio. Conosco Quack Town molto bene. »
Quo fece
un passo avanti: « Tu… tu sei…
»
I tre
gemelli erano infatti attanagliati da un dubbio. Quello era il loro Paperinik, così come sembrava, o
magari un suo antenato di quell’epoca? E rischiavano di cambiare la storia se
avessero rivelato il suo nome?
Il papero
con la mascherina sorrise facendo l’occhiolino: « Tranquilli, Qui, Quo, Qua. Mi
manda Archimede, sono venuto a prendervi! »
I tre
gemelli si guardarono sollevati, mentre Paperinik trascinava fuori l’evaso dal
fienile: « Aspettatemi qui. A dopo! »
I quattro
bambini rimasero immobili ancora per un pochino, cercando di rimettere a posto
le idee.
All’ennesimo
fulmine Paperino esclamò: « Grande Giove! »
« Eh? »
« Quando
abbiamo ripassato le divinità romane, era Giove, vero, quello dei fulmini? Mi
sa che ho scritto Nettuno… »
I tre
gemelli scoppiarono in una risata liberatoria. Paperino li guardò e sorrise
tristemente.
« Bene,
ora che non avete più quelle facce da funerale, non pensate di dovermi qualche
spiegazione? »
« Eh? »
« Vi ho
sentito, prima. Perché mi avete buttato a terra urlando: “Attento, Zio Paperino” ? Io non ho nipoti! »
I tre
gemelli si guardarono spaventati.
« Non
ancora. »
Tutti si
voltarono verso la porta del fienile, dove Paperinik li fissava con il mantello
mosso dal vento di tempesta. Gettò in aria uno dei suoi gadget e il fienile fu
illuminato a giorno.
Qui lo
guardò sorpreso: « Hai fatto in fretta! »
L’eroe
sorrise: « Avere una cintura con i razzi ha le sue comodità! Però la tecnica
del cambiare discorso è vecchia, Qui, e so che è una delle tue preferite. Penso
che a questo punto dovreste dirglielo. Non è stupido e voi lo sapete bene. »
Sotto lo
sguardo severo di Paperinik e quello sempre più confuso del piccolo Paperino, i
tre gemelli cercarono le parole giuste.
« Ecco, vedi… »
« … noi
ti abbiamo chiamato zio… »
« …
perché è vero. Tu sei nostro zio. »
« Anzi,
tu sarai nostro zio! »
« perché
la verità è… »
« … che
noi veniamo… »
I tre
gemelli si strinsero le mani, deglutirono rumorosamente, chiusero gli occhi e
completarono la frase in coro: « … dal futuro! »
Paperino
li guardò sorpreso.
Qua
sospirò: « Ecco, l’abbiamo detto. »
Paperinik
sorrise: « E ora non vi sentite meglio? »
Qui
iniziò ad agitarsi: « Ma potremmo aver cambiato la storia con questa frase! »
« Dipende
tutto da lui. »
L’eroe si
avvicinò al paperotto in pigiama e si inginocchiò per essere alla sua altezza.
Si fissarono negli occhi per dei secondi che a Paperinik sembrarono ore. Mai
come in quel momento aveva benedetto quel pezzo di tela nera che gli stava coprendo
il volto. Non solo gli stava salvando la faccia, come sempre, addirittura gli
stava salvando la storia.
« Ciao. »
« Ciao. »
« Come ti
chiami? »
«
Paperino. Sei un supereroe? »
« Sì,
possiamo dire di sì. »
« Come
quello dei fumetti? »
« Più o meno… »
Gli occhi
di Paperino s’illuminarono: « E hai tutte le armi segrete, il rifugio e… »
Paperinik rise: « Ehi, ehi, ehi! Calmo!
L’entusiasmo è una buona cosa, ma forse esageri un pochino, non credi?
Dopotutto stavamo parlando di un altro argomento… »
Il
paperotto arrossì leggermente e Paperinik continuò: « Io vengo dal loro tempo.
Sono venuto a riportarli a casa, perché loro si sono persi e non sanno come
tornare indietro… anzi avanti! Dobbiamo tornare nel futuro… e perché questo non cambi tu non dovrai dire nulla
a nessuno di tutta questa storia! »
« Quindi… non li vedrò più? »
Paperinik
gli sorrise con dolcezza: « No, vi rivedrete di sicuro. Magari non li
riconoscerai subito, magari per qualche periodo della tua vita penserai di
averli solo sognati ma sì, prima o poi capirai. E ne sarai felice e orgoglioso.
»
Paperino
sorrise un po’ tristemente: « Quindi ora ve ne andrete? »
« Sì… salutali, che per un bel po’ non li rivedrai! »
Paperino
si avvicinò a quelli che ormai sapeva essere i suoi nipoti e li abbracciò
forte.
« Questo
non è… »
« … un
addio, ma solo… »
« … un
arrivederci! »
Paperino
li strinse più forte: « Lo so, ma fino ad allora mi mancherete. Voi mi capite
così bene… ho paura che quando vi rivedrò sarò io a
non capirvi più! »
Paperinik
prese la bicicletta: « Non sarà più la stessa cosa, questo no…
ma li capirai ancora, vedrai. Dopotutto, tu sarai sempre tu e loro saranno
sempre loro. Dunque, se abbiamo finito con baci e abbracci, direi di andare
prima che la nonna si svegli e si renda conto di tutto il caos che è successo
stasera! »
Qui si
staccò dall’abbraccio: « Ma scusa, tu sai riparare la bicicletta del tempo? »
«
Assolutamente no, ma per venirvi a prendere Archimede mi ha fornito il vecchio modello… »
I quattro
paperotti uscirono dal fienile e rimasero senza fiato. Davanti a loro c’era una
bellissima macchina modello anni ottanta.
Paperinik
fece loro l’occhiolino: « Questo era il modello più inquinante…
dite quello che vi pare, ma per me ha decisamente più stile! »
E mentre
caricava la bicicletta nel bagagliaio, i paperotti si abbracciarono ancora una
volta.
Paperino
sorrise: « Ehi, che sono quei musi lunghi? Fra poco mi rivedrete, no? »
« Ma per
te l’attesa sarà lunga… »
« So che
ne varrà la pena. Andate, su! »
Paperinik
fece accomodare i gemelli e disse a Paperino: « Allontanati, piccolo, che la
macchina sgomma un po’ troppo! »
Paperino
ubbidì: « Ci conosceremo anche noi, nel futuro? »
L’eroe
rifletté un paio di secondi prima di rispondere: « Molto più presto e molto più
a fondo di quanto tu non creda! A presto, Paperino! »
«
Aspetta, non mi hai detto come ti chiami! »
Il papero
rifletté qualche secondo se rispondere o meno alla domanda. Poi decise.
«
Paperinik. E fidati, sarà un nome che non scorderai mai del tutto, non importa
quanti anni potranno passare… »
Il
paperotto lo guardò un po’ sorpreso e Paperinik entrò in auto: « Ragazzi,
allacciate le cinture, ve lo consiglio… la macchina
ha un accelerazione niente male! »
E con un
guizzo e ben tre botti filati, un po’ più forti dei tuoni uditi fino a quel momento,
paragonabili forse al rumore che annuncia la fine dei fuochi d’artificio, l’automobile
sparì lasciando una scia infuocata dov’erano passati i pneumatici.
Paperino
guardò la scena entusiasta: « Uao… ma questa come la
spiego alla nonna? Uhm… forse potrò passarla come una
variante dei cerchi del grano… se gli alieni sanno
fare i cerchi, sapranno fare anche le rette parallele, no? »
« A… alla faccia dell’accellerazione
niente male! »
I tre
paperotti erano letteralmente schiacciati contro il sedile posteriore.
Speravano di ammirare il panorama, ma sì e no riuscivano a respirare.
«
Archimede li ha definiti “difetti del prototipo”… spero che la vostra bici non
abbia dato questi problemi! »
« No, a
parte non avere alcun controllo… »
Paperinik
sorrise: « Buona osservazione. Coraggio, siamo quasi arrivati! Attenti alla frenat… »
Non ebbe
tempo di dirlo che i gemelli si ritrovarono strozzati dalle cinture a causa di
un improvviso sbalzo in avanti.
« … a.
Dovevo dirvelo prima, eh? »
Qui
tossicchiò: « Magari… per la prossima volta… »
Quo gli
diede una gomitata: « Perché, ci tieni così tanto a perderti ancora nel tempo?
»
Paperinik
rise e scese dall’auto: « I signori passeggeri sono arrivati a destinazione!
Siete pregati di scendere dalla vettura, questo taxi ha altre corse da fare! »
Archimede
s’alzò in piedi dallo sgabello su cui era seduto: « Tutto bene? Li hai trovati?
»
« Eccoli
qua, sani e salvi tutti e tre! »
Archimede
tirò un enorme sospiro di sollievo quando vide i gemelli uscire dall’auto,
mentre Edi gli picchiettava una spalla. Solo allora Qui, Quo e Qua si resero
conto di essere nel giardino di Archimede, e che anche lì era notte fonda.
Paperinik
lanciò le chiavi all’inventore: « Ecco qua! Potresti riaccompagnarli a casa,
per piacere? Ho fatto volentieri questo favore al mio amico Paperino, ma adesso dovrei andare a fare il mio giro
di ronda… i criminali paperopolesi
non andranno in vacanza stanotte solo perché ho fatto gli straordinari a spasso
nel tempo! »
Archimede
prese le chiavi al volo: « Tranquillo, ci penso io, vai pure! »
Paperinik
sorrise: « Bene, buonanotte a tutti! »
E decollò
con la cintura a razzo.
L’inventore
si rivolse ai gemelli: « Bene, ragazzi, andiamo a casa? Vostro zio Paperino vi
starà aspettando impazienti! »
« Zio Paperino?
»
« E
perché non è venuto … »
« … a prederci? »
« Perché
sono stato io a dirgli di rimanere a casa, per sicurezza. »
Archimede
s’avviò e i paperotti lo seguirono: « Vedete, quando l’ho chiamato ero agitatissimo… »
Il silenzio dall’altra
parte della cornetta sta facendo salire a mille la tensione già alta di
Archimede. Non sa quale reazione potrà avere Paperino. Dopotutto, gli ha appena
detto balbettando che si è perso i suoi nipoti nel tempo e che non ha la più
pallida idea di come recuperarli. Dall’altra parte della cornetta, però, non
c’è alcuna reazione. Archimede è convinto che Paperino stia lentamente
realizzando il vero significato di ciò che ha appena udito e che appena l’avrà
fatto gli urlerà contro istericamente.
« Archie,
hai un’altra macchina del tempo pronta all’uso? »
No, decisamente non è
questa la reazione che si aspettava.
« Sì, c’è il vecchio
modello, ma ha bisogno di una revisione, è molto che non lo uso. »
« E tu dagli una
ricontrollata rapida, che io arrivo. »
« Ma Paperino, ti ho detto
che non so dove e quando siano finiti, non avrai intenzione di viaggiare a
caso! Ci sono miliardi di possibilità e… »
« Tu non preoccuparti di
questo. Io so esattamente dove e quando andare a recuperarli. »
« Una
vera sorpresa! Io non sapevo più che pesci pigliare! »
Qui, Quo
e Qua si guardarono seri senza parlare e Archimede continuò il discorso.
« Solo
che se Paperino sapeva dove cercarvi, poteva significare una cosa sola… »
Archimede e Paperino sono
uno di fronte all’altro. Di certe cose non si può discutere al telefono.
« No, Paperino, non se ne
parla neppure! Non posso farti andare a prenderli! »
« Perché? Sono i miei
nipoti e nessuno conosce come me Quack Town in
quell’esatto periodo! »
Archimede lo afferra per
le spalle e lo scrolla con forza. Non ama il contatto fisico, ma capisce che
Paperino non si rende conto dei rischi che corre: « Ma hai la minima idea dei
danni storici che potresti provocare? I viaggi nel tempo sono una novità, non
sappiamo niente su di essi! T’immagini cosa potrebbe succedere se il piccolo te
stesso si rendesse conto di avere di fronte la sua versione adulta? E se non
gli piacessi? Per te non sarebbe un grosso problema, sai bene com’è andata la
storia, ma per lui potrebbe essere un trauma, potrebbe cambiare la sua, la tua
vita a causa di questo avvenimento! Anzi, per quel che ne sappiamo, la vostra
presenza contemporanea potrebbe direttamente annullare la storia! No, Paperino,
puoi dirmi quel che vuoi ma non ti farò andare! È troppo pericoloso per te, per
Qui, Quo e Qua e per tutti noi, passati, presenti e futuri! Non me la prendo
questa responsabilità! »
Paperino non risponde
subito, ma abbassa lo sguardo: « Dunque… è così… è per questo… »
Archimede lo guarda
confuso, ma subito ricomincia a parlare: « Andrò io a prenderli, con le tue
informazioni! »
« No, Archie,
non andrai nemmeno tu! E se succede qualche altro imprevisto? No, tu sei
l’unico che sa come creare e aggiustare una macchina del tempo, non possiamo
rischiare! »
« E allora chi… »
Paperino sorride, ma è un
sorriso strano, quasi una smorfia, e quando riprende a parlare il suo tono di
voce è un po’ triste e un po’ rassegnato, come se si fosse reso improvvisamente
conto di non avere altra scelta, anzi, di non averla mai avuta: « Chiamerò un
vecchio amico. Lui non potrà dirmi di no. »
«
Immaginate la mia sorpresa quando è piombato Paperinik dalla finestra del mio laboratorio!
Non immaginavo che sarebbe andato a chiedere aiuto proprio a lui, ma dopotutto
è un supereroe… »
Qui, Quo
e Qua si guardarono in silenzio. Che lo Zio Paperino avesse fatto questa scelta
sapendo dell’evaso? O erano stati altri i motivi?
« Ecco, direi
che siamo arrivati! »
I tre
gemelli guardarono la loro casetta un po’ emozionati. Sì, avevano davvero
temuto di non rivederla più. Archimede suonò alla porta.
« Arrivo!
»
A Qui
salirono le lacrime agli occhi. Era una voce più profonda rispetto a quella che
avevano udito per una settimana, ma aveva indubbiamente lo stesso tono. Sì, era
proprio lo Zio Paperino quello che stava venendo ad aprire la porta. E infatti
eccolo, con la blusa alla marinara il cui modello non era mai cambiato in tanti
anni, compreso di cappello, di quel cappello che forse era persino lo stesso,
chissà, in fondo al piccolo Paperino andava un po’ grande…
Non aveva
importanza. Era lì, era lui, era il loro Zio Paperino che li guardava con un
misto di ansia e nervosismo. Qui rimase lì, immobile sulla porta, Qua balbettò
qualcosa senza sapere nemmeno lui che cosa voleva veramente dire, Quo spiazzò
tutti andando ad abbracciarlo, di corsa.
Paperino
avrebbe voluto dire mille cose, ma si limitò a un: « Bentornati, ragazzi. »
Archimede
fece un cenno di saluto con la testa e se andò silenziosamente. Era meglio
lasciarli soli.
Paperino
chiuse la porta, guardando i nipoti rientrare in casa. Tanti pensieri si
alternavano nella sua testa, tanto diversi fra loro. Eppure non disse nulla,
almeno fino a quando i tre gemelli non si sedettero al tavolo e non bevvero un
bicchiere di latte caldo, che il papero era riuscito miracolosamente a scaldare
dopo essersi tolto il costume da supereroe. Solo allora, rimanendo in piedi di
fronte al fornello, cominciò a parlare.
« Avrei
dovuto essere molto preoccupato per voi, ma non lo ero. Sapevo che eravate in
buone mani. E dovrei sgridarvi per la vostra imprudenza e mettervi in
punizione. Questo è quello che farebbe un bravo tutore, lo so ora come lo
sapevo allora, sono sicuro di avervelo anche detto, un bel po’ di anni fa… ma so anche che vi siete spaventati così tanto che
sarebbe inutile, la vostra punizione l’avete già avuta. O almeno, voglio ben
sperare che non prendere nuovamente la prima invenzione di Archimede che vi capita
sotto mano dopo una settimana del genere! »
Qua si
asciugò un baffo di latte sul becco: « Tu… tu sapevi?
»
Paperino
sospirò: « Non è così facile da spiegare… »
Il papero
prese la sedia al contrario, appoggiando il mento e le braccia sullo schienale:
« … però forse adesso lo potete capire. Voi mi avete conosciuto da bambino, no?
Ero… fantasioso, molto fantasioso, e a volte, anzi,
all’epoca molto spesso, non ero in grado di distinguere il confine fra realtà e
fantasia. E questo confine diventa ancora più labile con il passare del tempo… e ciò su cui un tempo avresti messo la mano sul
fuoco, a distanza di anni ti sembra solo un mucchio di sciocchezze e di sogni… bei sogni, magari, ma irreali…
»
Qui
intervenne: « Stai dicendo… che credevi di averci immaginati?
»
« Sì. Per
tanti anni l’ho creduto, perché era una storia così assurda che potevo
tranquillamente essermela inventata… dai,
sinceramente, chi crederebbe a qualcuno che dice di aver incontrato i propri
futuri nipoti grazie a un viaggio nel tempo? E poi, col tempo, accantonai
questo ricordo, preso da mille altre cose. Ma ammetto che ebbi qualche istante
di deja vù quando vostra
madre mi comunicò di essere incinta di ben tre gemelli…
tre gemelli… non sapevo perché, ma in fondo non era
una sorpresa, me lo aspettavo e mi chiedevo come facessi a saperlo…
ricordo di essere rimasto in silenzio per qualche minuto, con la cornetta
sospesa a mezz’aria, mentre la vostra mamma continuava a ripetermi se ero
ancora lì o se ero svenuto dall’emozione… non sapevo
nemmeno io bene perché fossi sconvolto e quando vi affidarono a me e mi dissero
i vostri nomi, mi sentii la terra cedere sotto le zampe! Qui, Quo e Qua… non ricordavo nemmeno bene dove li avessi già uditi, ma
li conoscevo, non feci alcuna fatica ad impararli né a distinguervi, fin da subito… »
Paperino
sospirò. Aveva dovuto tacere una parte della verità. Non poteva certo rivelare
perché il nome che aveva scelto per la sua seconda identità gli fosse venuto
così facile, così spontaneo, lì, sulle rovine
di Villa Rosa, pur non ricordandone l’esatto motivo…
« Poi la
vita di tutti i giorni mi fece passare di mente queste stranezze, fino a quando
non smontai la cantina, qualche mese fa, ve lo ricordate? Lì trovai una vecchia
scatola da scarpe, una cosa che preparai proprio per aiutarmi a ricordare… perché non andate a vederla? È di là in salotto
che vi aspetta. Vi aspetta da tanti anni, ad essere sinceri…
»
Qui, Quo
e Qua si alzarono e andarono nella stanza affianco. Sul tavolino c’era in
effetti una scatola da scarpe consunta e rovinata, legata da un pezzo di spago
nelle stesse condizioni. Vi si avvicinarono con un po’ di referenza. Sul
coperchio c’era inciso con molta delicatezza, insieme a una vecchia data:
X Qui, Quo e Qua, quando sarà il momento
I
fratellini si guardarono emozionati.
« Per
noi? »
Paperino
annuì: « Sì, è un regalo per voi da parte del piccolo Paperino che avete
conosciuto. Allora, non lo aprite? »
I tre
fratellini sciolsero il nodo e aprirono la scatola con grande eccitazione,
mentre Paperino, ad occhi chiusi tornava indietro con i ricordi.
« Louis, Louis! »
« Paperino, cosa c’è?
Perché sei così agitato? »
« È successa una cosa
incredibile, che però non ti posso raccontare… »
« Ah…
e allora perché mi cercavi? »
« Mi presti la super colla
di tuo papà? Quella forte? »
« Sì, nessun problema, ma
perché? »
« Perché devo costruire
una cosa che dovrà durare per molti anni… »
Un
mormorio di sorpresa risvegliò Paperino dai suoi ricordi.
All’interno
della scatola c’erano quattro giocattoli in pietra, tutti uguali. Erano dei
sassi incollati fra loro, alla base c’era una pietra piatta, sopra una rotonda
e sopra ancora ad essa una spiga di grano con una pallina di carta, così che
tutto l’insieme formasse…
« Degli
UFO! Sono dei piccolo UFO in pietra! »
« Che
forza! Sono artigianali, ma molto precisi! »
« Li hai
fatti tu, Zio Paperino? Per noi? »
Paperino
ridacchiò: « E per chi, sennò? Se non mi credete, guardateli con più attenzione… »
I
paperotti ubbidirono. Sulla pietra c’erano segno sbiaditi di pennarello,
evidentemente l’inchiostro se n’era andato col tempo, eppure era ancora
possibile distinguere, facendo molta attenzione, qualche traccia di colore…
Qua
esclamò: « Rosso, verde e blu… come i nostri
cappellini! »
Qui
aggiunse: « Non solo… guardate sotto! »
Sotto
ogni UFO, inciso con una scrittura tremolante, c’erano i loro nomi, Qui, Quo e
Qua.
Paperino
sospirò: « Una fatica a inciderli… ma avevo paura che
il pennarello non reggesse negli anni, e in effetti avevo ragione. »
Quo
sorrise: « Sono meravigliosi! Grazie, Zio! »
Paperino
prese l’ultimo UFO rimasto nella scatola: « Eh sì, a quei tempi ero davvero
fissato con gli alieni… »
Qua si
avvicinò curioso per leggere l’incisione al di sotto: « Cosa significa “PP8”? »
«
Paperino Paperotto… una sigla con cui mi firmavo a
quei tempi! Conoscendomi, probabilmente avrei voluto che giocassimo di nuovo
tutti insieme, quando vi avrei rivisti… »
I
nipotini non lo stettero più a sentire. Erano lì a muovere nell’aria le loro
piccole navicelle spaziali, simulando partenze ed atterraggi. Una parte di
Paperino esultò a quella vista: sì, il regalo gli era decisamente riuscito.
Osservò ancora il piccolo UFO nelle sue mani sospirando.
Perché
no?
Paperino
si unì a loro, ignorando gli sguardi stupiti dei nipoti, dimenticando per un
attimo la sua età e il fatto che fosse mezzanotte passata. C’erano voluti tanti
anni per rincontrarsi davvero, ma i gemelli erano sicuri: quello sguardo era
quello del piccolo Paperino che avevano conosciuto e furono enormemente felici
che esistesse ancora sotto la scorza di adulto più o meno responsabile a cui
erano abituati. Per una sera, una sera soltanto, le barriere di età furono
abbattute e nel salotto si ritrovarono a giocare nuovamente quattro paperi
molto simili, così com’era stato, sicuri che tutto e niente sarebbe cambiato
d’ora in poi.
Per
Paperino era un gran bel tuffo nel passato, per Qui, Quo e Qua un magnifico
ritorno al futuro.
Ebbe sì, è finita… dite la verità,
questa non ve l’aspettavate, eh? O almeno spero…
Che altro dirvi? So di essermi presa molte libertà dal film, ma
spero proprio che nonostante tutto la storia vi sia piaciuta. Ovviamente ringrazio
bulmasanzo, Jan Itor 19, virginbell e dark roxas 92 per le
ultime recensioni, e tutti quelli che hanno seguito la storia (di solito faccio
l’elenco completo, solo che stavolta sono un po’ di fretta, perodonatemi…)
e i lettori silenziosi. C’è anche un bel progetto su questa storia che… non vi dico per scaramanzia, chi vivrà vedrà!
Intanto rassicuro chi mi segue abitualmente che sto continuando
il crossover fra Kaito Kid e Harry Potter (grosse sorprese in vista,
preparatevi!), che presto mi metterò all’opera per una fanfic
a quattro mani su Pkna e che sto per iniziarne una
sul mondo di Puella Magi Madoka
Magica… senza contare che è in preparazione il sequel
di Polvere Incantata, la mia lunghissima fanfic su
Soul Eater (Jan Itor e darkroxas, siete autorizzati ad esultare). Quindi ci sono
molti progetti all’orizzonte, ma non è detto che non torni presto su questo fandom, chissà…
Grazie a tutti per avermi seguito, alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92