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Autore: francy91    11/02/2008    6 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia sembrerebbe la vicenda di un amore qualunque, ma come può essere stabile il rapporto fra una dolce, tenera e leale ragazzina e uno scontroso, ironico e, tuttavia, bellissimo ragazzo? E' difficile seguire il proprio cuore e, fra ricordi, sogni e malintesi, un amore non può diventare sereno e stabile. Un nuovo Shaoran, moooolto strano! Se volete saperne di più, leggete e commentate anche negativamente! :)
Genere: Commedia, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Senza nome 1

Chi dice che la calma risolve tutto è un grande stronzo.

Lo capii in quel momento.

Bene.

Avevo aspettato da tempo quel momento.

Non sto scherzando.

Davvero.

No?

Come fate a non credermi?

Fatemi capire bene… Non mi credete?

Fate bene.

Spesso avevo pensato a come avrei reagito se lo avessi incontrato e, guarda caso, tutte le volte avevo accidentalmente spaccato e infrante qualche bicchiere.

Ciononostante non mi ero mai augurata nemmeno per scherzo di rincontrarlo. Perché? Per il semplice motivo che ero forte solo nella mia immaginazione: magari nei miei incubi lo avrei anche picchiato a sangue, massacrato, trucidato, scannato, squartato, dissanguato, salassato, spezzettato, triturato, spellato, scuoiato, scorticato, maciullato… Insomma, il concetto è chiaro, no? Ma nella realtà non l’avrei mai fatto, lo sapevo benissimo. Probabilmente avrei pianto per il dolore del ricordo e stupidaggini simili. A pensarci bene, non ero cambiata minimamente da quando avevo dieci anni… Non ero cresciuta minimamente e lui mi avrebbe trovata uguale a prima, innocua ed innocente… E avrebbe potuto giocare ancora con me, avrebbe potuto usarmi come la sua Barbie, mi avrebbe riempita di caramelle nauseanti e poi mi avrebbe spogliata e mi avrebbe cambiato i vestiti e poi, hop, dritta nello scatolone. No.

Ero cambiata. Non ero né innocua né tantomeno innocente. Ero una ragazza nuova, ero adulta, ero cresciuta. Forse la tragica tendenza alle lacrime era insita nel mio carattere, perché no? Qualunque scusa pur di non ammettere di non essere cambiata per nulla. Nascosi questo pensiero in una piccolissima parte di me; come succedeva alle donne possedute dal diavolo, che, per non essere espulso dal corpo che infestavano, si rifugiavano nel braccio sinistro.

Intanto eravamo entrati in casa, io, Tomoyo e l’altro. Diamine, non riuscivo nemmeno a pronunciare il suo nome? Che schifo…

Non riuscivo a capire chi o che cosa fossi di preciso: non volevo essere ingenua per cadere nelle sue grinfie un’altra volta, così avrei dovuto fargli capire che ero completamente indipendente, libera; nel frattempo, però, temevo che questo atteggiamento avrebbe fatto allontanare in qualche modo Tomoyo.

Mi sedetti sul divano. Perché eravamo entrati in casa?

Oh sì, Tomoyo gli aveva detto di volergli parlare e io l’avevo seguita, anche se l’unica che avrei voluto fare era tornare a casa e bere tre litri di camomilla.

Non mi sedetti, sprofondai nel vero senso della parola sul divano. Non volevo che mi vedesse, il perché poi era un mistero anche per me.

Non sapevo come comportarmi: guardarlo negli occhi con tutto l’odio che potevo letteralmente ammaestrare? O nascondermi prudentemente per evitare di crollare? Pensavo che l’odio mi avesse resa più forte, invece ero più confusa di quanto pensassi.

L'odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari. (Charles Baudelaire)

Sentii appena la porta chiudersi dietro Tomoyo e

(Shaoran Shaoran Shaoran Shaoran Shaoran)

l’altro. Erano entrati in un’altra stanza e, anche volendo, non avrei potuto sentire niente di ciò che stavano dicendo. Meglio così, anche perché a quanto pareva parlavano in cinese. Grandioso.

Bruciai di vendetta come se avessi un tizzone ardente fra le labbra, come se fossi una fenice mentre fiammeggia, avvampa e s’incenerisce col suo stesso fuoco, come un orologio che ticchetta e tintinna ancora con un’eco indomabile, mentre le fiamme lo avvolgono.

La vendetta è un profumo che scotta, un vento caldo 212° Fahrenheit, un rubino detestabile e dannabile.

***

Tomoyo restò in piedi davanti alla porta chiusa, mentre Shaoran era poggiato al tavolino polveroso poco lontano dalla ragazza.

-Beh? Che c’è?-, chiese lui. Sembrava lievemente sconvolto, spaesato. Aveva gli occhi venati di rosso, il che spaventava Tomoyo, ma la ragazza non desisteva: doveva parlargli e capire.

Lei lo guardò strabuzzando gli occhi per lo stupore.

-Che significa “Che c’è?”?!-.

When you forbeit the white-dressed snow,

You’ll find a new place, a tempest-tossed island.

An ivory ivy will replace the unripe mople over which the crow

Flies. Melody fall, you don’t have to pretend.

-Significa che non lo so!-, spiegò il giovane alzando un sopracciglio come se fosse una cosa ovvia.

-Parla in cinese. Non voglio che ci senta.-.

-Sei tu il capo…-, rispose evasivo.

Lei prese un bel respiro e guardò Shaoran negli occhi. Sembrava sincero: la guardava con la faccia a forma di punto interrogativo e batteva il piede a terra, come se stesse tenendo il ritmo di una melodia muta e cieca.

-Dove sei andato stanotte?-, gli chiese decisa.

-Mio Dio, non me lo chiede nemmeno mia madre e tu…-. Shaoran alzò gli occhi al cielo.

-Rispondi. Subito.-, sottolineò lei.

-Ad una festa, perché?-, domandò svogliato.

-Perché quando sei tornato… non… Tu sai cosa hai fatto, vero?-.

-Io?-, chiese il ragazzo guardandosi attorno.

-Sì, tu.-. Riuscì a stento a trattenere il flusso di insulti che bussava violentemente alla sua bocca.

-Non so, cosa avrei dovuto fare?-. Era sempre più confuso e non riusciva a capire cosa Tomoyo volesse da lui.

-Non ricordi proprio?-. Ci sperava. Voleva che non ricordasse, desiderava che non fosse stato lui a farlo, ma solo il suo corpo. Il cavallo nero del concupiscibile aveva portato il carro sempre più giù… Il cavallo bianco ormai era ferito e sanguinante e il suo manto candido era scuro e viscido.

-Direi di no.-, rispose lui sorridendo a mezza bocca.

-Tu mi hai… Dopo la festa… Probabilmente avrai bevuto un po’ (un po’??????????? A confronto l’Uomo Duff è sobrio come Mastro Lindo! Ndme) e... Insomma, Shaoran, quando sei tornato a casa…-. Incespicò e balbettò

-Sì?-, la incoraggiò lui.

-Mi hai… Tu…-. Basta, bisognava mettere un punto a quella frase. –Tu mi hai violentata.-. Scandì per bene le parole, forse per sentire meno dolore, ma il risultato fu alquanto deludente.

But the crow crawls like a wounded flower. It’s a bleeding

Tango with dew and blood, when a bleak blaze bleeps,

A volatile void will reflect the hiss, the diving

Winter of its life without any beating skips.

-Eh?-.

-Hai capito bene.-. Quell’attesa la fece appassire. Le veniva da piangere e stavolta non si sarebbe trattenuta, lo sapeva bene.

Lui la guardava con gli occhi fuori dalle orbite, la bocca aperta e il corpo sostenuto ormai completamente dal tavolino su cui si era seduto.

-Io… ehm… Non lo sapevo…-, biascicò in tono di scusa.

-Non sono le tue scuse che voglio, volevo solo essere sicura che tu non mi avessi fatto nulla.-, chiarì la ragazza, ma il suo viso diceva tutt’altro.

Shaoran si avvicinò cauto, destreggiandosi con movimenti calmi e sicuri. Era davanti a Tomoyo e, lì, l’abbracciò.

-Grazie.-, balbettò lei fra i singhiozzi, poggiando il capo sulla spalla di lui.

-Sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto in questo momento?-, rispose lui scherzosamente. Ma era evidente che parlava così solo per coprire l’imbarazzo.

Fatto sta che lei gli tirò un calcio sullo stinco, ridendo nervosa.

-Eri…?-, cominciò lui.

-No. Qualcosa dal mio fratellastro dovevo pure prenderla, no?-, sorrise.

-E chi…?-, iniziò ancora una volta Shaoran.

-Eriol, l’anno scorso.-.

-Che schifo, ma non ti fa impressione quel tipo? Sembra Harry Potter…-.

Lei, ridendo gli sferrò un secondo calcio.

-Ok, ok… Ho capito!-. Shaoran si staccò da lei e poggiò una mano sulla porta.

-Ma tu guarda, uno vuole aiutare una persona e poi… Ingrata!-, la apostrofò fingendo irritazione.

Risero insieme.

-Mi dispiace.-, il sorriso scomparve dal volto del ragazzo.

-Non c’è problema. Ma se nasce un figlio lo chiamo Terenzio.-.

Si fissarono prima seri, poi scoppiarono a ridere.

Shaoran aprì la porta aspettandosi di vedere Sakura e invece… il divano era vuoto.

***

Finito! Spero vi sia piaciuto, l’ho scritto in tutta fretta perché ho tantissimo da fare!

Sapete che mi sono commossa quando ho visto le vostre recensioni??? No, davvero… GRAZIE INFINITE! Siete fantastiche e… Oddio, ora mi emoziono… Passiamo ad altro, se no allago la tastiera… :)

Comunque il mio contatto msn è francyhosi@hotmail.it

Certo che potete contattarmi, è davvero un piacere e quando ho letto le vostre recensioni mi sono davvero commossa, non sto scherzando!

Purtroppo, però, non uso quasi mai msn, quindi mi troverete raramente, mi dispiace…

Ciao a tutti, grazie per aver letto questo capitolo! Lasciatemi un commento, se volete!

Grazie mille, ciao!

Francy

   
 
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