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Autore: Kirara_Kiwisa    04/08/2013    0 recensioni
Se cercate una storia in cui i protagonisti sconfiggono il male, questa storia non fa per voi. Qui si parla di una ragazza in parte strega e in parte angelo che tenta di sconfiggere il bene, a tutti i costi. Una ragazza con sangue misto, Victoria, temuta dalla sua specie ma che presto l'intero mondo temerà. O almeno questo è ciò a cui lei aspira. Ma qualcosa interferisce sulla sua strada della vendetta, un demone. Nolan, un sangue misto come lei, che la trascina nella sua battaglia per la conquista della corona del Regno dei Demoni. Due destini si incrociano, un mezzo angelo e un mezzo diavolo che collaborano per diventare più forti insieme. Lei serve a lui, lui serve a lei. Un piano che potrebbe funzionare, basterebbe solo riuscire a non annientarsi a vicenda per raggiungere ognuno la propria vendetta...
La paura di essere uccisa da Nolan, spinge Victoria ad allontanarsi, a cadere nelle grinfie di qualcuno di ancor più pericoloso. Abrahel, il fratellastro di Nolan, che aspira al trono dei Demoni altrettanto se non più del mezzo demone.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Pagò il biglietto, conducendomi nell’arena. Oltre il tendone si apriva quello che sembrava un grande teatro antico, con i gradini in pietra su cui bisognava sedere, a radiante.
La struttura si sviluppava verso l’alto, in modo che tutti potessero vedere e sentire. Nolan mi portò proprio in prima fila, praticamente nell’arena. C’era solo una balaustra di pietra, fra noi e gli eleganti draghi neri che sfilavano.
- Non aver paura-
Disse il ragazzo, a spettacolo iniziato.
- Le bestie sono tenute sotto controllo. E’ raro che possano accadere incidenti-
Non avevo paura, bensì trovavo strano essere ad un passo dalle creature più pericolose e temute del mondo. Di loro avevo letto solo nei libri. Prima di allora, li avevo visti solamente disegnati.
Non sapevo che qualcuno osasse catturarli e ammaestrarli, rabbrividivo solo ad immaginare di mettere un piede nel loto territorio naturale.
Le creature squamose vivevano a nord, fra il fuoco e le fiamme di una terra vulcanica. I loro corpi erano incandescenti, la loro corazza nera riscaldavano il teatro rendendo l’aria quasi irrespirabile. Presi a sudare terribilmente, nonostante lo spettacolo avvenisse all’aperto e soffiasse vento.
- Sono proprio stregoni?-
Domandai incuriosita, cercando di osservare i domatori.
- Sì, è già qualche anno che hanno creato questa forma di intrattenimento-
Spiegò il demone, senza distogliere lo sguardo dallo spettacolo.
- Come hanno potuto degli stregoni catturare i draghi neri?-
Nolan sorrise, scrollando le spalle. Neanche i demoni riuscivano ad assoggettare quelle creature al loro volere, ritenevo impossibile che le streghe ci fossero riuscite. Feci caso ad un altro fatto strano quella sera: decine di creature fatate, votate alla protezione della natura, sedute comodamente a gustarsi lo spettacolo di cuccioli di drago impiegati in stupidi giochetti.
Le fate riuscivano sempre ad essere incredibilmente ipocrite.
- Nolan, perché mi hai portata qui?-
Chiesi improvvisamente, facendolo sussultare.
- Pensavo che ti piacesse-
Risi di quell’affermazione. Piacermi. Non c’era piacere nel vedere dei cuccioli spaventati lontani da casa, alti poco più di una persona, sfruttati per il divertimento di uomini e fate.
- Ti ho fatto una domanda prima e tu non hai risposto-
- Ovvero?-
- Voglio riprendere la pozione-
Il ragazzo si volse fissandomi dritto negli occhi, mentre i giocolieri e i domatori coinvolgevano le bestie nei loro trucchi.
- Quella diluita, ovviamente-
- E’ troppo pericoloso, anche diluita-
Tacqui un momento, cercando di realizzare che il demone aveva cambiato nuovamente idea.
- Avevi detto…-
- Lo so cosa avevo detto-
Sbottò.
- Mi sembrava un buon piano, fartela assumere diluita. So che sei compatibile e che amplificherebbe i tuoi poteri a dismisura ma non sono a conoscenza degli effetti collaterali-
- Potremmo scoprirli-
- Victoria, non si tratterebbe di un semplice mal di testa. Il siero è troppo potente, fino ad ora ha arrestato il cuore a chiunque la bevesse. E se dovesse funzionare, accrescerebbe i tuoi poteri a tal punto da non renderti capace di controllarli-
Continuai a tacere, piena di rabbia. Odiavo sentirmi dire che non ero in grado di fare qualcosa.
- Con quella fiala, se tu non perdessi conoscenza, potresti distruggere il mondo in un secondo-
L’alito di fuoco dei draghi illuminavano gli occhi d’oro di Nolan, intento a farmi assaggiare un potere che aveva già deciso di non darmi più.
Strinsi i pugni furiosa, più parlava più desideravo quel siero.
- E non so cosa potrebbe accadere alla tua personalità, schiacciata da tutta quella oscurità concentrata. Il piano iniziale non prevedeva che il soggetto compatibile dovesse controllare la forza che possedeva, quello avrei dovuto farlo io-
- E come?-
- Avrei usato il soggetto in questione come un’arma, un oggetto capace di aumentare il mio potere e da porlo sui miei nemici. Non voglio che questo accada con te, non voglio che tu sia un’arma-
- E da quando??-
Nolan non rispose, tornando a fissare le creature squamose senza rivolgermi più parola.
Sbuffai, ritenendolo uno stupido. Aveva fatto tanto rumore, tanta confusione, dicendo che ero l’unico modo per sconfiggere suo fratello e poi si fermava ad un passo dalla fine.
Strinsi la gonna dell’abito furibonda, desiderosa di spaccare l’intero teatro. Non mi importava se lui perdeva la sua stupida guerra, io con quella fiala avevo sperato di vincere la mia.
- Tu avevi detto di non voler l’aiuto di nessuno-
- Come?-
Chiesi, rinsavendo.
- A Salem, avevi detto di non voler coinvolgere i demoni. Pochi giorni fa hai continuato a dire di non voler essere usata come un oggetto, perché adesso vuoi tanto prendere quella pozione?-
Tacqui, ricordando perfettamente cosa avessi detto. Evitai di ammettere che avevo realizzato di necessitare il suo aiuto per ottenere la mia vendetta, visto che lui mi aveva rivolto quelle stesse parole una settimana prima.
- Sono cambiate parecchie cose-
Risposi semplicemente.
- Non avevo provato la fiala quando l’ho detto-
Nolan attese un istante prima di tornare a parlare, osservando i maestosi spettacoli dei domatori.
- Hai accettato l’aiuto dei demoni, prima di provare la pozione-
Borbottò.
- Cosa?-
Il ragazzo alzò la voce.
- Dico che non è vero! Perché tu mi hai consegnato ad Abrahel anche prima di aver provato la pozione!-
Stetti in silenzio, non sapendo più come giustificarmi. Quel gesto lo avevo compiuto per vendetta. Avevo deciso di farmi aiutare da Abrahel nell’attimo in cui mi ero sentita tradita, questo però non potevo dirglielo.
- Menomale che mi avevi perdonata!-
- Non te lo sto rinfacciando-
Precisò il demone, più a bassa voce dopo che nell’arena era tornato il silenzio.
Improvvisamente udì un urlo che mi fece sobbalzare. Alzai lo sguardo verso l’arena, osservando la figura di un drago accasciato al suolo. Non era riuscito a finire il percorso ad ostacoli, cadendo a terra stremato. Il domatore imbarazzato sorrideva al pubblico, ordinando agli acrobati e ai giocolieri di distrarre gli spettatori. Con la frusta cercò di convincere la creatura ad alzarsi, a raggiungere gli altri draghi oltre il percorso.
Lo picchiò furiosamente, nascosto dalle figure delle ragazze in vesti succinte. Sobbalzai, riuscendo ad udire i vocalizzi del cucciolo, inerme al suolo, fin dall’altra parte del teatro.
Ribollì di rabbia, non capendo perché i draghi non si ribellassero.
- Cosa intendevi prima con “sono tenuti sotto controllo”?-
Il demone trasalì.
- Hanno un collare che inibisce la loro forza. Solitamente glielo mettono appena catturati, quando sono alti cinquanta centimetri-
Tornai a fissare il gruppo di draghi stretti in un angolo. Impotenti, fissavano il compagno indifeso sotto i colpi della frusta. Sibilavano al domatore, cercando di sputare fuoco per incenerirlo.
- Perché non riescono a sputare fuoco?-
- Da quel che ho sentito, gli stregoni hanno il controllo dei loro poteri con quel collare. Gli possono rendere capaci di sputare fuoco e volare solo quando vogliono, per lo spettacolo ovviamente-
- Ovviamente-
Scrutai nuovamente la creatura a terra, inorridita. Qualcosa non andava, l’essere non si stava rialzando e lo stregone continuava a colpirlo. Improvvisamente, non ci vidi più.
Senza accorgermene, mi alzai dal mio posto per attraversare tutto l’anfiteatro.
Mi diressi verso il domatore, ignorando ogni stupido acrobata truccato che cercò di bloccarmi. Riuscì a raggiungere il grasso stregone baffuto, colpendolo in pieno volto e facendolo cadere a terra. Raccolsi la frusta che il domatore perse di mano, brandendola contro lo staff del circo. La musica si fermò, le urla di gioia si interruppero. L’intero teatro si bloccò ad osservarmi in silenzio, mentre lo stregone gemeva dal dolore. Gli avevo bruciato il volto, ustionandolo col solo tocco. Cercò di rialzarsi per piombarmi addosso, chiamandomi mostro. Tastandosi la ferita, urlò che mi avrebbe ingabbiata e usata come fenomeno da baraccone. Ritenendomi terribilmente offesa, usai la frusta, colpendolo sulla parte di faccia che non gli avevo sfigurato. L’uomo prese ad urlare nuovamente mentre una parte del pubblico si alzò in piedi, allibita. Il resto dei pagliacci cercò di venirmi addosso, minacciandomi con ogni attrezzo di scena. Scagliai la frusta anche su di loro, allontanandoli per avvicinarmi al drago a terra.
Mantenendo sotto controllo e a distanza gli stregoni, mi accovacciai di fianco alla creatura.
Potei notare che era ferito ad una zampa, per questo non riusciva ad alzarsi.
Gli accarezzai il volto squamoso, scrutando intensamente i suoi occhi rosso fuoco e leggendone tutta la tristezza.
- Sta toccando il drago-
Sentì le fate urlare mentre gli acrobati si fecero indietro, spaventati.
- E’ un mostro!-
- Chiamate le guardie della regina!-
Quell’affermazione non mi piacque e, in fretta, strappai il collare magico dal collo del drago.
La creatura riprese le forze non appena glielo tolsi, rialzandosi nonostante la zampa.
Schiuse le ali vigoroso, sputando fuoco contro il cielo stellato. Vedendolo, il pubblico iniziò ad urlare terrorizzato, accalcandosi verso le uscite. Persino i membri del circo fuggirono, minacciati dal fuoco e dallo sguardo della bestia che per anni avevano imprigionato e umiliato.
Solo lo stregone baffuto non riuscì a scappare e, mentre la creatura si prendeva la propria vendetta contro di lui, corsi in direzione del resto dei draghi. Uno ad uno li liberai dai loro collari, spezzandoli con tutta la forza che avevo. Senza aspettare un attimo, si riversarono anch’essi contro il domatore, finendo il lavoro già iniziato dal loro compagno. Me ne stetti ferma ad osservare lo spettacolo, trovandolo più divertente di quello a cui avevo assistito fino a quel momento. Dopo poco le urla dell’uomo cessarono, impregnando l’arena di sangue. Non potendo più giocare con lui, le bestie alate si allontanarono dal suo cadavere, puntando verso di me. Il mio sorriso svanì, indietreggiando intimorita innanzi al drago dagli occhi rossi. La sua bocca era sporca di sangue, così come le sue lunghe zanne. Zoppicò lentamente verso di me, scrutandomi con i suoi grandi occhi. Mi bloccai innanzi ad essi, assoggettata dalla loro profondità. Si fermò anch’esso a pochi passi da me, senza distogliere lo sguardo. Nonostante fosse un ciucciolo, era già molto più alto di me. Fissai dal basso le sue grandi e possenti ali, provando un brivido lungo la schiena. Non avrei voluto combattere contro un drago nero in vita mia, neanche appena nato.
- Grazie-
Sussurrò la bestia, spiazzandomi.
- Tu-Tu sai parlare?-
La creatura socchiuse gli occhi, annuendo leggermente.
- Non me ne dimenticherò. Tutti noi non lo dimenticheremo-
Lo fissai immobile imbarazzata, non sapendo cosa rispondere. Avevo lasciato il mio posto senza neanche accorgermene, cercando di fermare quella che mi sembrava solamente un’ingiustizia. Non pensavo di dover essere ringraziata.
- Ri-Ricordi la strada di casa?-
Domandai, stringendomi nel vestito che indossavo, macchiato di polvere.
Il drago scosse il capo, spiegando che aveva lasciato il nido troppo giovane.
- Volate ad ovest-
Spiegai.
- Puntate verso il mare del nord. Le vostre terre sono in un golfo sopra il Regno dei Demoni-
Il cucciolo dalle squame incandescenti abbassò il capo in segno di ringraziamento, tornando verso i suoi compagni.
- Chiedigli come si chiama-
Suggerì Nolan, comparendomi alle spalle e spaventandomi a morte.
- Da dove sei spuntato?-
Domandai, con una mano sul petto.
- E dove sei stato fino ad ora?-
- Possedere il nome di un drago può sempre tornare utile-
Continuò il demone, imperterrito.
- Per riconoscimento dovrebbe dirtelo. Prova-
Se pur restia, avanzai verso la creatura richiamandolo indietro. L’essere mi fissò con i suoi occhi rossi, ascoltando la mia domanda con molta attenzione. Rifletté un attimo prima di rispondere, scrutando gli sguardi dei propri simili quasi per consultarsi. Alla fine cedette, accontentandomi.
- Perché ci hai salvato la vita, ti farò dono del mio nome-
Spiegò il giovane esemplare di drago, allungando il collo per sussurrarmelo all’orecchio.
- Neceron-
Volò via subito dopo, seguito dai suoi fratelli. Mi volsi verso il ragazzo dagli occhi d’oro, intento a scrutarmi a braccia conserte.
- Allora?-
- Cercherò di ricordarmelo-
Ammisi candidamente, non prevedendo di aver bisogno dell’aiuto di un drago molto presto.
- Forse dovrei annotarlo-
Il demone sorrise, prendendomi sotto braccio per accompagnarmi fuori dall’arena.
- Tu sapevi che potevano parlare?-
Non rispose ma il suo sorriso si allargò. Senza porre altre domande lo seguì, prima che arrivassero le guardie.
 
Non toccammo più l’argomento pozione, per qualche giorno.
Sembrava che non fosse mai successo niente, che Abrahel non avesse cercato di uccidermi e che io non avessi scoperto un potere tanto grande. Nolan non cambiò atteggiamento, rimase il solito sciocco ragazzino viziato che preferiva dare fuoco ai toast piuttosto che usare il tostapane.
Dormiva poco come al solito, attento che non fossimo trovati da qualche nemico. Continuò a farmi a cambiare albergo ogni giorno, evitando di rimanere nello stesso posto troppo a lungo.
Tornammo anche ad esercitarci con la magia, in previsione di un prossimo attacco da parte di Isaac. In questo modo, lontani da occhi indiscreti, nel centro della folta foresta di Bordeaux, io potevo dare sfogo a tutta la mia rabbia. Mi avventavo sul giovane principe con il pretesto di esercitarmi, cercando di placare il desiderio di ucciderlo. Se in lui non era cambiato niente, dopo quella valigetta comparsa in hotel, in me nacquero nuovi sentimenti. Iniziai a vedere il demone come un obiettivo da raggiungere, un tramite per un potere più grande. Non riuscivo a pensare ad altro, giorno e notte. Quando lo guardavo ormai vedevo solo la fiala che il ragazzo continuava a negarmi, immaginando quante cose avrei potuto fare con essa. Non desideravo più scappare alla ricerca del potere, ce l’avevo accanto.
Ovviamente, dopo la mia esperienza di quasi morte il demone fece scomparire in fretta il siero, senza il minimo indizio di come riuscire a trovarlo. Non potevo fare altro che aspettare, sperando che cambiasse idea.
- Perché perdi tempo con me?-
Domandai ansimante a terra un pomeriggio, durante i nostri allenamenti.
- Voglio che tu sia pronta a difenderti-
Spiegò, sedendosi anch’esso per riprendere fiato.
- C’è un incantesimo importante che devo ancora insegnarti-
Continuò, asciugandosi il sudore dalla fronte.
- Qualcosa che potrebbe decidere le sorti di una battaglia in futuro-
- Difficile, visto che tu non vuoi farmi combattere-
Puntualizzai, innervosita. La creatura mi ignorò, sorridendo leggermente prima di continuare.
- E’ un incantesimo potente, che devi usare solo se costretta-
Proseguì.
- E’ pericoloso, potresti venirne coinvolta. Per questo voglio che sia la tua ultima scelta in battaglia-
- Di cosa si tratta?-
- E’ una magia del ghiaccio, un sortilegio che ti permetterebbe di distruggere anche il nemico più forte-
- Potrei usarlo per vendicarmi-
Proposi, scattando in avanti verso gli occhi gialli del demone.
- Non è così semplice-
Ammise il ragazzo.
- E’ molto comune che l’incantesimo distrugga anche chi lo evochi, oltre che il nemico-
- Perché mai dovrei usarla allora?-
Tornai a chiedere, delusa.
- Tu non sei mai stata in guerra-
Proferì il principe, sorridendo.
- Ma credimi, ci sono volte in cui saresti disposto a sacrificare la tua stessa vita per mettere fine a quella dell’avversario. E’ una pratica estrema, però voglio che perlomeno tu la conosca-
Ascoltai con attenzione, imparando che ogni nemico, per quanto potente, fosse comunque formato da semplici particelle come tutti noi. Il suo organismo poteva essere attaccato nelle singole parti, congelando molecola dopo molecola, fino a disintegrarlo.
- Se non riesci a distruggerlo nella sua interezza, attacca le sue particelle-
Continuò, spiegando che dovevo riuscire a visualizzarle come le se avessi davanti, entrando con la mente nel suo organismo. Con attenzione e concentrazione avrei dovuto congelare tutte le cellule del suo corpo per poi frantumarle, cercando di evitare che il potente incantesimo si riversasse anche su di me.
- Pochi sono sopravvissuti-
Confessò il demone.
- Quasi tutti sono stati tramutati in ghiaccio e distrutti-
Lo fissai sconcertata, chiedendomi perché mi volesse insegnare una tecnica tanto pericolosa. Non avrei mai utilizzato un incantesimo simile, avevo troppi nemici da sconfiggere, non sarei morta per uno solo di loro.
Sospirai, stiracchiandomi sotto i raggi del sole.
- Ancora non capisco-
Bofonchiai.
- Non capisco perché mi insegni tutto questo se hai deciso di non farmi sconfiggere Abrahel-
- Perché…mi è stato detto di insegnartelo-
Rivelò, facendomi scattare nuovamente verso di lui.
- Chi?-
Domandai curiosa.
- I tuoi amici?-
Il ragazzo tacque, non volendo rispondere direttamente.
- Hanno previsto che potresti trovarti nella condizione di usarlo-
Ammise, finalmente.
- Figuriamoci-
Sbottai incrociando le braccia.
- Non mi sacrificherò per un solo avversario!-
Nolan sorrise, forse rincuorato. Non sembrava d’accordo nell’insegnarmi quella pratica, la sua voce aveva assunto una strana malinconia nel rivelare quella strana previsione.
- Sono dei veggenti, i tuoi amici?-
Annuì leggermente, rispondendo per una rara volta ad una delle mie domande.
- E’ il loro mestiere. Ma non sempre vedono chiaramente ciò che gli chiedo, diciamo che mi mostrano delle possibilità-
- Così è troppo facile-
Borbottai, giochicchiando con l’erba a me sottostante. Anche io avrei potuto prevedere che forse l’indomani avrebbe piovuto, che forse saremmo stati attaccati e che forse un giorno avremmo realizzato i nostri desideri. Queste non erano vere e proprie predizioni.
Sospirai ancora, con l’erba verde fra le mani. Iniziai a strapparla a poco a poco, pensando alle possibilità.
- Per questo mi hai detto di chiedere il nome al drago?-
Domandai.
- Ti hanno detto che un giorno potrebbe tornarmi utile, non è così?-
Annuì, nonostante la sua espressione divenne improvvisamente amareggiata. Non sembrava molto lieto neanche di quella previsione. Sorrisi, cercando di ignorare il suo malumore.
- Ti diverti tanto a fare il saputello, ma è troppo facile elargire consigli con in pugno una traccia del nostro futuro-
Criticai, tornando a stiracchiare la schiena.
- Ti do questi “consigli”, perché non posso proteggerti per sempre-
Spiegò, ponendosi una mano sul fianco, sulla vecchia ferita di Moloch.
- Voglio che tu sappia combattere da sola-
- Cosa te ne importa?!-
Sbottai, improvvisamente piena di rabbia.
- Tanto non potrò mai esserti utile, no? Hai deciso di tenermi in panchina-
- Cosa ti prende?-
Borbottò il ragazzo, confuso dalla mia reazione.
Per giorni ero stata zitta, schiacciando la rabbia in fondo allo stomaco ma alla fine avevo ceduto.
A due giorni dalla grande manifestazione fatata che tanto stavo aspettando, dovevo sapere se fosse il caso di passare al piano B.
- Voglio che tu prosegua con il tuo piano originale-
Spiegai, giungendoli ad un palmo dal naso.
- Voglio che tu non ti faccia fermare da niente, che tu mi dia quella maledetta fiala e che poi lasci fare tutto a me-
Il demone mi fissò seriamente, scrutandomi attentamente negli occhi. Passarono attimi interminabili in cui, forse, stava decidendo del mio destino. Quando scosse il capo, la mia rabbia non poté non esplodere.
- Sei solo uno stupido-
Proferì spingendolo.
- Avrei dovuto lasciarti morire-
Mi abbattei su di lui, utilizzando tutto quello che mi aveva insegnato sino ad allora. Combattemmo, senza fermarci un attimo, avvalendoci rispettivamente della magia bianca e di quella oscura.
Non si risparmiò, affrontandomi seriamente con tutta la sua forza.
Mi lanciò un’offensiva molto potente, una magia d’attacco chiamata Luce Oscura, che mi costrinse ad innalzare una barriera per attutire l’impatto. La tenni sollevata per un tempo infinito, fino a che non sentì le mie mani divenire bollenti. Nolan cercava di abbatterla, di colpirmi forse quanto io desiderassi colpire lui. Chiusi gli occhi, percependo la barriera vicina a spezzarsi.
Dissolsi lo scudo, saltando verso l’alto per schivare il potente attacco. Giunsi ad almeno tre metri da terra, osservando con stupore il raggio oscuro distruggere due grandi arbusti dietro di me.
Sorrisi, notando che stava facendo maledettamente sul serio.
Il demone sotto di me ricambiò il sorriso, fissandomi con i suoi grandi occhi gialli.
Non persi tempo, prima di ricadere lanciai delle Lame di Ghiaccio contro di lui. Inviai le più potenti che ero riuscita a creare ma Nolan, senza sbattere ciglio, le respinse con il solo utilizzò del braccio. Le spezzò tutte, facendole ricadere a terra come se fossero stati giocattoli. Strinsi i pugni, ricadendo in ginocchio davanti a lui. Dovevo trovare qualcosa di più forte se volevo vincere.
- Allora, perché improvvisamente vuoi aiutarmi?-
Domandò ancora, osservandomi divertito mentre mi impegnavo tanto a batterlo.
- Cosa è successo?-
Digrignai i denti, senza rispondere. Evidentemente era troppo sciocco per capire.
Richiamai delle nubi oscure che si posarono proprio sopra le nostre teste, borbottando e rumoreggiando fino a coprire le nostre voci.
Mi alzai lentamente in piedi, attendendo che un fulmine nascesse dal cielo per ricadere oltre le spalle di Nolan. Il demone si preparò a schivarlo ma non ve ne fu il bisogno, la saetta colpì una quercia dietro di lui. Essa cadde non appena il suo tronco prese fuoco, spezzandosi in due dalla forza del fulmine. Vacillò verso il demone e, prima che potesse spostarsi, lanciai su di lui l’incantesimo “Diamante”. Esso era capace di immobilizzare qualunque avversario, imprigionando le sue gambe nell’infrangibile carbonio cristallizzato. Quando Nolan cercò di spostarsi, rinsavendo all’ultimo momento, si ritrovò bloccato completamente. La quercia in fiamme ricadde pesantemente sul ragazzo, rimasto inerme ad attendere il suo fato.
Incrociai le braccia, gustandomi lo spettacolo dell’enorme albero investire in pieno la figura del demone. Il suono della caduta della quercia fu assordante, tanto da annientare il grido di Nolan, lanciato pochi attimi prima che l’arbusto gli piombasse addosso. Mi avvicinai soddisfatta verso il tronco, mentre sopra le nostre teste il cielo stava ancora borbottando. Le nubi che avevo richiamato portarono qualche goccia di pioggia, accompagnando i vocalizzi del demone bloccato sotto i rami della quercia.
- Victoria!-
Urlò Nolan, ancora in vita. Si dimenava, cercando di liberarsi dal blocco di pietra e dal peso dell’albero. Io scoppiai a ridere, sfogando tutta la collera accumulata in quei giorni.
Il marchio che portavo al polso iniziò a bruciare, quando evocai un altro incantesimo contro il demone.
- Cascata d’olio-
Lanciai, ignorando del tutto il dolore. Il liquido infiammabile si riversò sulla corteccia, impregnandola completamente. Le isolate fiammelle sul tronco della quercia vennero alimentate dall’olio, nutrite fino a creare un enorme fuoco che inghiottì l’intero arbusto. In pochi attimi le fiamme si propagarono sino ai rami, alle foglie e al corpo del ragazzo ancora sotto di esse.
Mi allontanai per sicurezza, fissando il falò soddisfatta. Attesi pazientemente che Nolan si facesse vivo, scampando all’incendio, certa che non bastasse così poco per ucciderlo.
Aspettai, aspettai fino a che la pioggia non prese a cadere più forte, sino a spegnere del tutto le fiamme. Anche all’ora il principe non si fece vedere, lasciandomi in silenzio ad osservare la quercia carbonizzata. Mi avvicinai lentamente ai resti inceneriti, chiamando debolmente il nome del ragazzo. Incredula, lo chiamai più forte. Nessuno rispose, iniziando a farmi agitare. Scrutai con attenzione al di sotto dei rami, dove poco prima avevo scorto la figura di Nolan.
Mi posi entrambe le mani alla bocca, quasi urlando, quando vidi il suo corpo carbonizzato.
Caddi in ginocchio, realizzando di averlo ucciso. Sconvolta, rimasi immobile sotto la pioggia, con la mente vuota e il cuore che doleva per quanto corresse veloce. Lo avevo ucciso per davvero.
- Mulinello di fango-
Udì sussurrare improvvisamente dietro di me. Non feci in tempo a voltarmi che mi sentì sprofondare nel terreno, inghiottita da un vortice di sabbia e terra. Affondai velocemente, tanto da essere già a mezzo busto quando il demone dagli occhi d’oro mi comparve davanti.
- Quindi…non volevi uccidermi per davvero -
Constatò ridacchiando il ragazzo, riferendosi alle mie lacrime apparse repentinamente.
- Idiota!-
Sbottai, sprofondando sempre più nel mulinello.
- Sei solo un idiota!-
- Hai abbassato la guardia-
Rimproverò Nolan, sotto la pioggia battente.
- Non devi aver mai pietà del nemico-
- Sei un bastardo!-
Risposi, tramutando in fretta il mio pianto in rabbia pura. Cercai di uscire dal vortice di fango per saltargli al collo ma, come conseguenza, finì per venirne inghiottita del tutto. Il demone mi afferrò prontamente per un braccio, tirandomi fuori dal mulinello fino a portarmi a sé.
Sciolse l’incantesimo mentre io cercavo di riprendere l’aria che, per un attimo, mi era mancata.
- Ti odio-
Informai, ansimando.
- Con tutto il cuore…-
Socchiusi gli occhi, respirando profondamente e cercando di calmarmi. Avevo temuto di morire, che il cuore si fermasse per il dolore. Non avevo mai provato niente di simile per una persona.
La sensazione che qualcosa di importante mi fosse stata strappata via per sempre.
- Ma come hai fatto?-
Tornai a chiedere.
- Mi hai fatto prendere un colpo-
- Scusami-
Affermò la creatura, ridacchiando come a suo solito.
- Sono due incantesimi che non ti ho spiegato. Vortice Oscuro, con il quale sono scappato, e Morte Apparente. Confonde i nemici mostrando il tuo falso cadavere, così da poterli sorprendere alle spalle-
- Idiota-
Tornai a confermare, alzandomi in piedi e allontanandomi da lui.
- Temevo di averti ucciso per davvero. Già mi vedevo davanti ai tuoi soldati a dover spiegare in quale modo cretino avevi perso la vita-
- Non dovevi essere preoccupata-
Spiegò il demone alzandosi anch’esso.
- Ci vuole ben altro per uccidermi!-
- Già…-
Sospirai delusa, formando i pugni dalla rabbia. Non ero forte neanche per scalfire il terzogenito della casa reale, figuriamoci per battere Isaac, Abrahel e tutto il Concilio.
Le gocce d’acqua che cadevano su di me evaporavano all’istante, tanto ero furiosa.
- Se dovessi morire, te ne accorgeresti subito perché il marchio scomparirebbe-
Sbottò improvvisamente Nolan, attirando la mia attenzione.
- Davvero?-
- Beh, sì. E’ un incantesimo di giunzione, se l’altro contraente dovesse morire non avrebbe più motivo di esistere-
- Interessante…-
- Cos’è che trovi interessante, esattamente?-
Domandò il ragazzo, leggermente preoccupato.
- Beh, che se per caso un giorno volessi sbarazzarmi del marchio, non dovrei fare altro che ucciderti-
Il demone rise nervosamente, lievemente angosciato riguardo la mia affermazione. Mi domandò se desiderassi tornare in albergo, cambiando del tutto discorso. Lo ignorai, dirigendomi solitariamente verso un grande albero, le cui fronde mi avrebbero protetto dalla pioggia. Nolan mi seguì, trovando riparo sotto i rami del secolare arbusto. La sua chioma impediva il passaggio di qualsiasi goccia, dandoci modo di asciugarci. Il demone si tolse la maglietta, strizzandola per bene. Scorsi nuovamente i suoi bendaggi, sembrava che li portasse da un’eternità. Non immaginavo che i demoni faticassero così tanto per guarire da una ferita celeste, mi chiesi cosa sarebbe successo se per caso io riuscissi a ferirlo.
- Vuoi che ti aiuti?-
Domandò la creatura, facendomi rinsavire.
- Per cosa?-
- Per strizzare i tuoi abiti-
- Lascia stare, non mi spoglierò davanti a te-
Sbottai coprendomi il petto con le braccia, giochicchiando nervosamente con i miei capelli divenuti a spaghetto per colpa della pioggia.
- Ti prenderai un raffreddore-
Rimproverò il ragazzo, continuando a strizzare con forza la maglia.
- Che ti importa?-
Biasimai, poggiando la schiena alla corteccia dell’albero, bagnata fradicia.
- Tanto non stai progettando di farmi combattere, no?-
Portai le gambe al ventre, rannicchiandomi all’asciutto e cercando di sistemarmi i capelli. 
Pioveva a dirotto e non sembrava intenzionato a smettere molto presto. Chiusi gli occhi per un momento. Il rumore della pioggia era l’unico suono in tutta la foresta. Potevo percepire le gocce cadere sulle foglie, facendo eco fra gli alberi del bosco al confine con il Regno delle Fate.
Non c’era altra anima viva oltre noi per chilometri, nessuno a disturbarci. Eravamo soli, noi e la pioggia.
- Non ho intenzione di tenerti in panchina, Victoria-
Proferì il demone, accompagnato dal borbottio del cielo.
- Voglio ancora il tuo aiuto, so bene che senza di te non ho speranze di battere Abrahel-
- Allora perché non mi vuoi dare la pozione?-
Sbottai furiosa, volgendomi verso di lui e fissandolo dritto negli occhi.
- Perché voglio il tuo aiuto, ma senza la pozione-
Ricaddi nella delusione, allontanandomi da lui e volgendo lo sguardo altrove. Lo stomaco si contorse dalla rabbia, le mani iniziarono a fremermi.
Avrei dovuto passare assolutamente al piano B.
- Fino a tre giorni fa, pregavi affinché ti aiutassi-
Ricordai.
- Se non ti stavi riferendo al siero, a cosa stavi pensando?-
- Ho cambiato idea, mi sono dimenticato di dirtelo-
Roteai gli occhi, seccata.
- Preferisco non usare la pozione, neanche diluita. Quando ti chiedevo aiuto, mi riferivo a seguirmi per esercitarti al castello. Potrei aiutarti a divenire altrettanto forte, anche senza l’incantesimo-
Continuò Nolan, riempiendomi le orecchie di sciocchezze.
- Ci vorrà del tempo ma sono sicuro che il tuo controllo del sangue…-
- Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
Domandai, interrompendolo.
- O meglio, chi ti ha fatto cambiare idea?-
- Come?-
- Avanti Nolan, non la pensavi così prima di tornare a casa. Eri fermamente deciso a darmi il siero diluito, chi ti ha fatto cambiare idea?-
Tornai a fissare il demone dritto negli occhi, scorgendone il fastidio.
- Non sono cose che ti riguardano-
Sbottò alzandosi in piedi, allontanandosi da me giusto di qualche passo. Sorrisi, certa di avere ragione.
- E’ stata la tua ragazza?-
Continuai, stuzzicandolo.
- Per caso è contraria?-
- Non parlare di cose che non conosci-
Lo raggiunsi all’estremità delle fronde dell’albero. Lo fissai divertita mentre lui, imbronciato, scrutava le nuvole cariche d’acqua.
- Allora è così, la tua fidanzatina non vuole-
- Lei non è la mia fidanzata-
Ringhiò il demone, giungendomi ad un palmo dal volto. Il mio sorriso scomparve, perdendomi nei suoi occhi così furiosi.
- Io non provo niente per lei-
- Eppure l’ascolti-
- Non è stata la sola a sconsigliarmelo, anche il mio comandante si è mostrata contraria-
- Oh, capisco-
Affermai, terribilmente infastidita.
- Così, nel tuo castello ci sono ben due regine ma nessun re-
- Cosa stai cercando di dire?!-
Ribatté il demone, seriamente seccato.
- Che non durerai un giorno su quel trono se non sei capace di prendere decisioni da solo-
- Perché tu sei un’esperta di troni e reami, non è vero?-
Tacqui, scrutandolo furibonda. Voleva atteggiarsi a grande sovrano, quando in realtà lasciava ancora che fossero gli altri a decidere per lui. Mi allontanai, non volendone più parlare. Presi a camminare sotto la pioggia battente, verso la città, mentre Nolan mi guardava da lontano, senza richiamarmi indietro. Udì la sua voce solo poco prima di percepire un forte dolore ad una spalla, prima di inginocchiarmi al suolo.
- Victoria!-
Udì per la seconda volta. Qualcuno mi colpì nuovamente, non dandomi modo di osservare chi diamine fosse. Rotolai nel fango e nella pioggia per qualche metro, finendo contro la corteccia di un albero. Sbattei la testa e la schiena, prima di constatare che stavo perdendo sangue. Mugolai irritata, osservando la figura sfuocata del mio assalitore avvicinarsi a me. Nolan finalmente mi comparve accanto, senza maglia, chiedendomi come stessi ed esaminando la ferita alla spalla sinistra.
- Sto bene stupido-
Dichiarai con una mano sulla fronte, cercando invano di tener ferma la testa che mi girava.
- Dimmi chi diavolo è, piuttosto-
Brontolai, cercando in tutti i modi di mettere a fuoco la sua figura. Il demone tardò a rispondere, preoccupato della domanda.
- Non lo vedi?-
- Lascia stare-
Sbottai rialzandomi, appoggiandomi al ragazzo dagli occhi d’oro. Lentamente l’immagine sdoppiata dell’aggressore divenne tutt’una, mostrandomi quel pazzo di Isaac in tutto il suo splendore.
- Maledetto-
Bofonchiai.
- Mi hai fatto venire mal di testa-
Lo stregone sorrise, bagnandosi completamente il suo elegante abito bianco sotto la pioggia. Avanzò verso di noi, scrutandoci con i suoi capelli biondi divenuti repentinamente marroni.
- Ti farò ben altro, credimi-
- Come ci hai trovati?-
Domandò il demone, afferrandomi per il braccio sano ed impedendomi di andare a spaccargli la faccia.
- Avanti, pensavi davvero che i tuoi incantesimi di oscuramento mi avrebbero trattenuto per sempre?-
Nolan strinse i pugni, realmente disturbato.
- Avrebbero dovuto-
Affermò digrignando i denti, fissando il giovane Anziano con odio. Lo osservai in silenzio, non comprendendo appieno il motivo della sua rabbia fino a che Isaac non prese a stuzzicarlo.
- E’ vero ma gli incantesimi servono a poco, quando qualcuno ti mostra una mappa con il tuo nome inciso sopra-
Spiegò l’altro, ridacchiando.
- La croce rossa nel mezzo della foresta di Bordeaux era inequivocabile-
Il principe al mio fianco prese a tremare dalla furia. Il suo volto divenne pallido, concentrato sulla figura dello stregone e desiderando di ucciderlo più di me. Stetti a fissarlo con una mano sulla ferita sanguinante, domandandomi quali delle tre persone, per cui lui si sarebbe gettato nel fuoco, lo avesse tradito.
- Chi è stato?-
Domandò il ragazzo avanzando verso Isaac, accompagnato dal suono dei tuoni che si stavano scatenando nel cielo sopra di noi. Le leggere nuvole che avevo richiamato si erano tramutate in un temporale, non dandoci modo di scacciarle con molta facilità. Per questo le streghe avrebbero dovuto evitare gli incantesimi correlati agli elementi naturali, spesso si rivelavano estremamente instabili. Il membro del Concilio al contrario pareva trovarsi a proprio agio sotto la pioggia, avendo origini fatate. Evocò anche un forte vento che prese ad abbattersi con violenza su di noi. In pochi attimi ci trovammo nel centro di una tempesta, con tanto di grandine nel pieno dell’estate. Scrutai il cielo preoccupata, mentre Nolan avanzava minaccioso contro il giovane dagli occhi azzurri.
- Forza, dimmi chi te lo ha detto-
- Non sarebbe divertente se te lo dicessi, no?-
Il demone gli saltò addosso, nel bel mezzo della bufera. Un forte soffio di vento lo colpì, bloccandolo prima che potesse avventarsi sullo stregone. Isaac scoppiò a ridere, mentre Nolan veniva sbalzato da un lato all’altro dalle violente raffiche. Solo il mezzo stregone parve esserne immune, iniziando a camminare con sicurezza verso di me.
- Non ho tempo da perdere con te-
Affermò rivolgendosi a Nolan, per poi fissarmi malignamente costretta a terra dal forte tifone di vento e pioggia. A stento riuscivo a tenere gli occhi aperti, ad osservarlo mentre si avvicinava minacciosamente sempre più.
- Ho ordini ben precisi-
Rivelò sorridendo, bloccandosi a meno di un metro da me.
- Devo catturarla viva-
- Per chi lavori adesso?-
Domandai, con la voce soffocata dalla tempesta.
- Ti credevo un cane sciolto, Isaac-
- Le cose sono cambiate, Victoria. Un patto è un patto-
Protese una mano verso di me, per afferrarmi. Cercai di scostarmi ma presto mi accorsi che la grandine si stava radunando intorno a me, congelandomi le gambe e costringendomi al suolo. Feci forza contro il terreno, tentando di liberarmi in ogni modo. La mano dello stregone era sempre più prossima ad afferrarmi, a portarmi chissà dove e al cospetto di chissà chi. Digrignai i denti, mentre la bufera infuriava intorno a noi sempre più.
- Giuro che ti ammazzerò-
Rinnovai la mia promessa, rabbrividendo dal freddo. Neanche il calore riusciva a vincere la temperatura di quel ghiaccio fatato, il blocco di gelo mi avrebbe consegnato nelle mani del nemico senza darmi modo di reagire. Isaac sorrise in modo quasi diabolico, un attimo prima che Nolan gli giungesse alle spalle, saltandogli addosso. Lo travolse, scomparendo con lui nel nulla non appena lo sfiorò. Una forte esplosione di vento mi fece chiudere gli occhi, ritrovandomi da sola quando tornai ad aprirli.
La tempesta era svanita e con lei anche la grandine e i fulmini, come lo strato di ghiaccio che mi teneva immobile. In cielo tornò a splendere il sole, scaldandomi con i suoi raggi mentre mi guardavo attorno allibita. Rimasi a terra, con una mano che teneva stretta la ferita sanguinante. Erano spariti, portandosi dietro il temporale. Mi alzai lentamente, vacillando, cercando le loro figure fra gli alberi ancora sconvolta. Se ne erano andati. 
  
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