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Autore: PiccolaEco    06/08/2013    2 recensioni
L'amore non ha nè tempo nè luogo.Anche un semplice tendone da circo può diventare palcoscenico di sguardi, sorrisi, pettegolezzi e batticuori.
L'universo di Ranma narrato sotto un'altra prospettiva.
L'universo di Ranma come non lo avete mai visto prima.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mousse, Shan-pu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un aereo sorvola il capannone ed io non posso far altro che alzare lo sguardo al cielo limpido e terso di quella mattina, abbandonando per un attimo la mia principale occupazione. Se penso che fra poco più di sei ore sarò sul volo diretto in Cina, mi sento già tremare per l’emozione. Rivedrò la mia famiglia, i miei vecchi compagni d’infanzia, la mia terra natale, anche se non nascondo che un po’ mi mancherà la vita circense, il via vai degli artisti, le risate in compagnia, vedere Saotome che non riesce a portare a termine il suo numero neanche una volta, a causa dei vari spasimanti - di entrambi i sessi - che non gli danno tregua (sì, lo ammetto: era uno spasso quando lo sentivo urlare in versione donna e pregare i vari pretendenti di essere lasciato in pace!). O anche vedere Akane Tendo lamentarsi e intavolare vere e proprie conversazioni con tigri, leoni e pantere , pregandole di darle ascolto almeno per una volta e tentando di corromperle con una succulenta bistecca o con dei croccantini per gatti. Per non parlare di manicaretti di Ukyo: sì, quelli sicuramente mi mancheranno! E… Shan Pu. Oh, lei mi mancherà terribilmente. Ripenso alla conversazione avuta la sera prima, a come eravamo partiti così bene e a come eravamo invece andati a finire, al suo comportamento così maledettamente egoistico, al suo perenne atteggiamento da “donna al centro dell’attenzione”. Ma, allo stesso tempo, non posso far altro che pensare che per quanto meschina ed egoista possa apparire Shan Pu, per quanto male che mi abbia fatto e continui a farmi, non riuscirò mai ad odiarla veramente perché se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni qui dentro è che puoi solo freddare i rapporti con una persona, ma questo non vuol dire che riuscirai a dimenticarla. 
Mi asciugo il sudore con un fazzoletto pescato dalla manica: oggi il caldo è davvero soffocante, tanto che la testa comincia a pulsarmi. Be’, quello forse è anche dovuto al fatto che ieri ho alzato un tantino il gomito (ma, diamine, quella birra era qualcosa di eccezionale! Per non parlare di quei cocktail vodka e peperoncino: dove diavolo siano andati a pescarli in così poco tempo, io non ne ho proprio idea!
Quanto al caldo, questa è forse l’unica nota positiva: non dovendo partecipare allo spettacolo non sono costretto a esercitarmi fuori in giardino con quest’afa. Mi affaccio alla finestra della roulotte-camerino e osservo il vivace via vai – più intenso del normale - di artisti e giocolieri.
Sospiro e mi dico che è ora che anch’io torni alle mie occupazioni: la valigia di certo non si prepara da sola! Con un po’ di malinconia riprendo tirar fuori vestiti e effetti personali per sistemarli accuratamente nel borsone da viaggio.
–Sarà difficile, ma mi abituerò. Spero
La mattinata vola tra borse, borsoni e valigie da preparare e ben presto qualcuno viene a bussare alla porta del mio camerino per avvertirmi che è ora di pranzo. Raggiungo la mensa, un secondo tendone più piccolo di quello dove ci esibiamo, e trovo già quasi tutti seduti al lungo tavolo. Ecco un’altra cosa che mi mancherà della mia vita da circense: i pranzi insieme attorno alla lunga tavola, quasi fossimo tutti una sola grande famiglia.
–Oh, è arrivato Mousse!- esclamano all’unisono Yuka e Sayuri, le gemelle siamesi. In realtà non sono gemelle, ma devono il loro soprannome al fatto che sono praticamente inseparabili e a quanto pare lo erano ancor prima di mettere piede qui dentro. 
–Mousse, vieni qui, siedi accanto al direttore!- mi chiama Daisuke, agitando la mano.
Sgrano gli occhi meravigliato: in tanti anni non mi sono mai sentito così considerato come in questo momento. Sederò accanto al direttore! 
Chiariamo, non che mi importi qualcosa di quell’uomo così fuori del normale o che lui sia degno della mia stima, ma per uno che in sette anni di carriera circense non è mai stato degnato di uno sguardo da nessuno, sedere, ad un tratto, nel posto accanto a quello del direttore, è un onore. 
Non esagero se vi dico che mi viene da piangere all’idea di lasciare tutto questo, ma mi trattengo perché ho ancora un briciolo di dignità da mantenere.
Ranma mi scosta la sedia e mi invita ad accomodarmi. –Per oggi ti cedo il posto!- mi dice facendomi l’occhiolino.
–Saotome, il fatto che io stia per partire non mi renderà più indulgente nei tuoi riguardi, figurati, poi, se mi spingerà, addirittura, a trattarti come “amico”.
–Ti voglio bene anch’io, Mousse!- esclamò lui, sarcastico come al solito, per poi tornare a prendere posto accanto ad Akane.
–Scusate il ritardo, ero in camerino a preparare i bagagli!
Xiwan entra in mensa trafelata, eseguendo un piccolo inchino rivolto ai vari commensali, per poi andare subito a prendere posto alla destra del direttore, di fronte a me. Mi sorride emozionata e io le sorrido di rimando.
Great, credo che ci siamo tutti, no? 
–Manca Shan Pu! 
–Scusate il ritardo!- esclama l’interessata, sopraggiungendo in sala, quasi come se, prima di entrare, avesse atteso appositamente che qualcuno notasse la sua assenza. Guardo Shan Pu dirigersi spedita a sedersi nel primo posto vuoto che trova ancora libero e non posso fare a meno di pensare che fino all’altro ieri quella era la scena che mi si presentava davanti ogni giorno: dove c’era ancora un posto vuoto, là andavo a sedermi.
–Oh, good, adesso siamo davvero al completo!- esclama il direttore. Poi fa un cenno alla cuoca per indicarle che può iniziare a servire. Sì, perché da noi non si iniziava a mangiare se non eravamo presenti tutti e cinquanta gli artisti. Sarà per questo motivo che solitamente – salvo casi eccezionali – tutti spaccavano il minuto quando si trattava di pranzo e cena? 
Prima di iniziare a fiondarci con le teste nei piatti, il direttore propone un brindisi in mio onore e un “A Mousse e Xiwan!” urlato in coro si espande per la sala. Così anche il pranzo se ne passa in allegria, tra una chiacchiera, una risata, un pugno in piena faccia per Ranma (è superfluo dire da chi proveniva il micidiale sinistro), qualche vaneggiamento di Kuno o Mikado, le assurde pretese di Azusa (pensate, a fine pranzo voleva portarsi via la tovaglia di 80 metri quadri perché convinta che fosse la sua Juliette , strappatale anni addietro!) e i primi pettegolezzi su cosa faremo io e Xiwan appena torneremo in Cina. 
L’unica che sembra non essere coinvolta in quel vortice di risate e voci allegre è Shan Pu. E’ l’unica che finora non ha proferito parola, a tal punto che avevo quasi dimenticato la sua presenza.
Finito di mangiare, io e Xiwan torniamo in camerino a sistemare i nostri bagagli, mentre tutti gli altri si concedono un paio d’ore di relax prima delle prove generali.
Ben presto, le luci del tramonto mi indicano che è ora di andare. Quando esco dal camerino, trovo ad attendermi una folla di artisti, acrobati e giocolieri. Alcuni di loro mantengono un’aria seria, ma, sotto sotto, so che sono dispiaciuti per la mia partenza: anche se non ho instaurato chissà quali rapporti con la maggior parte degli artisti circensi, ero comunque anch’io uno di loro, perciò credo sia più che naturale provare dispiacere quando qualcuno lascia il gruppo. Altri, invece, soprattutto le ragazze, si lasciano andare a fiumi di pianti e a lunghe soffiate di naso, tuttavia non manca chi – come Akane Tendo – un po’ per orgoglio, un po’ per sostegno alle altre, si limita ad assumere un’espressione malinconica e sinceramente dispiaciuta.
–Allora addio, distratta di una talpa.- Tiè, eccolo là, il solito Saotome spiritoso. Ma, d’altronde, non posso dargli torto: senza occhiali non vedo a un palmo dal mio naso!
–Addio, Ranma Saotome. Sappi che imprecherò su di te anche dall’altro versante del Pacifico!- ribatto, sorprendendomi io stesso per la risposta arguta. Però, forse non è così inutile come credevo, quel Saotome! – A parte questo… grazie. Mi hai incasinato la vita, hai mandato allo scatafascio una situazione che era già disastrosa di per sé, mi hai ficcato in guai sempre peggiori… ma sei l’unica persona alla quale siano stati minimamente a cuore i miei problemi e mi sei stato vicino. Ti sei comportato da…
–Amico?- mi chiede beffardo, già conoscendo la risposta, ma volendo sentirla uscire dalla mia bocca. Già, altrimenti non staremo parlando di Ranma Saotome.
–Sì. Ti sei comportato da vero amico. – Per stavolta decido di dargliela vinta: dopotutto, è vero che si è comportato da amico, anche se mi costa parecchio ammetterlo.
–Fate buon viaggio, Mousse – interviene Akane, stringendomi le mani. 
Le sorrido. –Grazie tutto, Akane. Buona fortuna con i tuoi micetti!- esclamo, al che Ranma rabbrividisce agghiacciato. Mi chiedo come faranno a sposarsi quei due, un giorno. Oh sì, perché ne sono convinto: si sposeranno. 
Estraggo dalla manica un orologio da taschino: sono le sei. Dobbiamo sbrigarci se non vogliamo rischiare di perdere il volo a causa delle varie procedure burocratiche in aeroporto.
Quando raggiungo il cancello principale, Xiwan è già lì ad attendermi. Mi volto per l’ultima volta a guardare i miei compagni, imprimo il loro viso nella mia mente, con lo sguardo cerco un viso in particolare, ma non lo trovo. Sospiro.

Cosa ti aspettavi, Mousse? Che Shan Pu giungesse trafelata gettandoti le braccia al collo e pregandoti di non partire?

–In bocca al lupo per lo spettacolo, ragazzi. Fate del vostro meglio e portate alto il vostro buon nome anche per me. 
–Contaci!- mi assicura Ranma. Scambio una veloce occhiata con Xiwan e ci avviamo. Sulla strada avremo sicuramente preso un taxi che ci avrebbe portati fino in aeroporto.
–Addio, Mousse, torna presto a trovarci!- esclama Hiroshi, agitando la mano, seguito da Daisuke. 
–Scriveteci, mi raccomando!- cinguettano Yuka e Sayuri tra le lacrime.
Nel chiarore del caldo sole al tramonto di giugno, le voci dei miei compagni mi giungono lontane, nonostante io non mi sia allontanato di chissà quanti passi. Ma forse, a ben pensarci, è solo la mia mente ad essere ormai lontana.

  
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