Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Teachersnape    14/02/2008    4 recensioni
Piton salva Harry da suo zio, divenuto violento. La storia dei due si intreccia, fra colpi di scena e avventure. Traduzione ad opera di Starliam.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Percy Weasley non riuscì a dormire quella notte. Ogni volta che chiudeva gli occhi, la vista di un Harry abusato steso su un letto d’ospedale gli si affacciava nella mente. Gli piaceva Harry, e la sua famiglia lo considerava uno di loro. Si girò di nuovo nel suo letto morbido, e si chiese come Harry stesse dormendo in quel momento. Aveva sentito delle voci, sul fatto che il ragazzo era stato costretto a dormire in un sottoscala per molti anni. Spinse via quel pensiero e cercò di concentrarsi sulla promozione che gli era stata promessa da Sir Stanton. Sir Stanton non gli piaceva molto, ma sapeva che aveva dei saldi contatti al Ministero che lo avrebbero aiutato ad essere promosso. Dopo aver visto Piton chiuso nella sua cella, Sir Stanton gli aveva offerto una posizione molto ambita nella sua area del Ministero.

Adesso Percy non era più sicuro di voler lavorare con Stanton, e di certo non gli piaceva l’idea di dire ai suoi genitori della promozione. Avevano fatto in modo che quello che provavano per Stanton fosse molto chiaro. Percy si girò nuovamente e pensò alle ultime parole di Piton. Harry era davvero in così grande pericolo? Percy lo aveva visto in ospedale, e sapeva che il ragazzo aveva dei segreti. Se la sua famiglia avesse scoperto dell’arresto di Piton e di come si era allontanato dal professor Silente, sapeva che gli avrebbero voltato le spalle per sempre. Dopo un’altra ora passata a rigirarsi nel letto, Percy decise infine di far sapere a suo padre dell’arresto di Piton.

Almeno la sua coscienza sarebbe stata pulita, e poteva lasciare il benessere di Harry a qualcun altro.

Scese dal letto e chiamò suo padre con la Metropolvere, anche se erano le due del mattino.

Arthur era sonoramente addormentato, quando sentì il campanello della Metropolvere. Chi era che lo chiamava a quell’ora? Si affrettò verso il camino e vide la testa di Percy.

“Ciao, papà. Ho bisogno di parlarti in fretta, e non devi dire a nessuno che hai saputo questa cosa da me”. “Va bene, figliolo”. Arthur sapeva che si trattava di qualcosa che aveva a che fare con Harry, e trattenne il respiro nella speranza che fossero buone notizie, anziché cattive. “Piton è stato trattenuto nelle celle del Ministero, e Harry è tornato dai Dursley”. Percy parlò in fretta, prima di perdere la calma.
“Come! Ma sono pazzi a rimandare Harry dalla famiglia che abusava di lui! Quando è tornato da loro?”
“Ieri. Apparentemente è tornato là di sua spontanea volontà. Piton era fuori casa, e Harry ha usato la Metropolvere per tornare a Privet Drive”.

Tutto questo non aveva il minimo senso, per Arthur. Sapeva che il ragazzo aveva subito abusi da parte di quei Babbani. Perché avrebbe desiderato tornare da loro?
“Il Servizio Sociale Magico dice che non può portare via Harry dai Dursley, perché quando lo hanno interrogato, in ospedale, Harry ha detto che non gli avevano fatto nulla di male”.
“Il ragazzo ha bisogno di tempo per guarire dagli abusi che ha sofferto. Non lo si può considerare responsabile della sua salute finché non avrà avuto tempo di venire a patti con ciò che gli è successo. Percy, ho paura per lui”.
“Tutto si risolverà, papà”.
“Percy, sono orgoglioso di te”. Arthur pensò che forse il ragazzo ci aveva sperato.

Appena finito il colloquio con Percy, Arthur contattò i membri dell’Ordine per programmare una riunione d’emergenza.


XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX


Appena Silente seppe che Piton era in prigione, mise immediatamente in moto la procedura per riuscire farlo rilasciare. Chiamò con la Metropolvere Madame Bones, e lei programmò un’udienza urgente. Il Professor Silente si assicurò che Sir Stanton fosse impegnato con una “riunione molto importante” che aveva organizzato lontano dal Ministero, e avrebbe avuto luogo contemporaneamente all’udienza. Alle dieci della mattina dopo, Severus era un uomo libero.

Ma la corte insisté che non poteva portare via Harry dalla sua famiglia senza una testimonianza sugli abusi data dal ragazzo. Piton sapeva che se avesse potuto parlare un’altra volta con Harry, lo avrebbe convinto a denunciare gli abusi.

La prima cosa che Piton fece fu tornare a casa per preparare la pozione e liberarsi dalla maledizione di Vespa. Non vedeva l’ora di mettere le mani su quella megera. Gliel’avrebbe fatta pagare per quel maleficio.

La maledizione aveva davvero sorpreso Piton. Ripensò a quando era iniziata. Secondo il libro di Arti Oscure che aveva consultato, la maledizione avrebbe potuto essere stata fatta anni prima che ne iniziassero gli effetti. Piton sapeva che la maledizione aveva iniziato a fare effetto nel momento in cui aveva deciso di adottare Harry. Non aveva neanche parlato a Harry della possibilità dell’adozione, che la maledizione era già iniziata. Piton si immaginava che sua zia gli aveva fatto il maleficio otto anni fa a quello strano thè che aveva organizzato, dopo aver deciso di lasciare tutti i suoi averi a Charlet. Il maleficio non aveva mostrato i suoi effetti finché non aveva deciso di adottare Harry. Vespa voleva essere sicura che Charlet non ricevesse solo i suoi possedimenti, ma anche quelli di Piton. Grazie alla maledizione, Vespa contava sul fatto che Piton avrebbe ucciso Harry, e il ragazzo non avrebbe ereditato nulla.

Entrando in casa, Piton vide molti piatti e vasi di vetro rotti, e molti dei suoi preziosi libri strappati e ammucchiati in una pila che stava bruciando. Prese in fretta la bacchetta e spense il fuoco. Proprio mentre stava per materializzarsi per chiedere degli aiuti, sentì un rumore proveniente dall’armadio accanto alla porta principale. Aprì lentamente le ante dell’armadio e rimase scioccato nel trovare Kinsey legata e imbavagliata. La liberò in fretta, e l’elfa iniziò a piangere raccontando la sua storia.

“E’ stata quella malefica Vespa a fare questo! E’ una cattiva, cattiva signora, Padrone. Ha urlato a Kinsey e ha gettato i migliori libri del Padrone e i piatti; e ha cercato di bruciare la casa! Era arrabbiata con il Padron Piton perché stava tornando qui!”

L’elfa prese una boccata d’aria e iniziò a torcersi le mani per lo stress.

“E’ ancora qui, Kinsey?” chiese Piton, con rabbia e speranza.
“No, Padrone, ha preso quell’orribile ragazza e se ne sono andate pochi minuti fa. Ho detto loro ‘non rompete le belle cose del Padrone’! Ma loro non mi hanno ascoltato e hanno fatto male a Kinsey”.
“Kinsey, sei al sicuro, adesso. Ho bisogno di scendere nel laboratori, ma per favore fammi sapere se arriva il signor Potter”.
“Oh, Padrone, mi dispiace così tanto che non ho guardato bene Padron Harry. Lo hanno portato nel laboratorio e poi è scomparso. Mi spiace così tanto, Padrone” rispose Kinsey, mentre si picchiava sulla testa per punirsi.
“Kinsey, smettila con questo comportamento in questo istante. Non ho tempo per pensare a te”, rispose Piton, e si diresse verso la porta che conduceva al laboratorio.

Questa volta si assicurò di aver seguito tutte le istruzioni correttamente, mentre preparava l’antidoto per il maleficio. Gli occorse quasi un’ora per finire. Prese il libro e iniziò a pronunciare l’incantesimo per annullare la maledizione. La pozione era più orribile di quanto ricordasse, ma la bevve fino all’ultima goccia per essere sicuro che funzionasse.

Si mise davanti allo specchio e proiettò di nuovo la luce blu, per accertarsi che la maledizione fosse scomparsa. Il fascio di luce iniziò a girare dalla sua testa fino al pavimento, senza mai diventare verde.

Era finito! Adesso poteva riprendere Harry!

Più in fretta che poté si materializzò a Privet Drive, e si diresse alla porta principale sentendosi nervoso e agitato.
Petunia aprì la porta, la faccia che si trasformò in fredda pietra nel vedere il tipo di persona davanti a lei. Era ovvio, dalla veste nera, che si trattava di “uno di quelli”.
“Cosa volete adesso! Ve l’abbiamo già detto che non abbiamo fatto del male al ragazzo! Ha fatto a botte al parco giochi, e poi è caduto dalle scale! Adesso vada via prima che qualcuno la veda!”

Piton riuscì a trattenere la rabbia a stento. “Ho bisogno di parlare col signor Potter”.
“Harry non è qui! Non lo vediamo da settimane!”

Piton estrasse la bacchetta e la puntò contro l’odiosa donna. Petunia cercò di chiudere la porta in faccia all’uomo vestito di nero. Piton tenne la porta aperta con il piede e entrò in casa, sempre puntando la bacchetta contro la donna tremante.

“Legilimens!” disse Piton, e iniziò a osservare le sue memorie nelle quali c’era anche Harry.

Harry, sei solo un imbarazzo per questa famiglia! Non ti permettere di dire a nessuno che ci conosci… Harry, vieni qui e pulisci la cucina, non cercare di rubare del cibo perché lo verrò a sapere! Non ti azzardare a guardarmi con le lacrime agli occhi! E’ colpa tua se Vernon ha dovuto punirti… non mangerai per tre giorni, perché hai rubato il cibo… torna in quello stanzino! Nessuno ti vuole intorno… hai rovinato la cena! Perché mai ho accettato di prenderti? Avrei dovuto mandarti in orfanotrofio nel momento in cui ti ho visto!

Piton non poteva sopportare di più, aveva comunque ottenuto le informazioni di cui aveva bisogno. Harry non era lì, e Petunia non aveva visto il ragazzo da quando lui lo aveva salvato. Il braccio gli tremava, mentre cercava di trattenersi dal lanciare una maledizione alla donna. Se avesse fatto qualcosa di impulsivo, avrebbe rischiato di perdere Harry per sempre; e dopo aver visto un accenno di come il ragazzo veniva trattato, non poteva rischiare di essere scoperto.

“Che cosa mi ha fatto! Che cosa ha fatto!” Petunia si toccò le braccia e si passò le mani su e giù per il corpo, alla ricerca di qualcosa di diverso.

La donna arretrò e afferrò il telefono, facendo partire una chiamata mentre osservava l’uomo minaccioso di fronte a lei.

“Vernon, vieni qui in fretta! C’è uno di quegli anormali qui, e sta chiedendo di Harry!”

Piton entrò in salotto. Estrasse la bacchetta e fece in incantesimo che lo avrebbe avvertito quando e se Harry sarebbe tornato in quel posto.
Petunia trattenne il respiro e sembrò sul punto di protestare, ma vedendo lo sguardo di Piton, tornò in cucina ad aspettare l’arrivo del marito.


XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX


Harry non aveva avuto la possibilità di guardare nell’armadio per controllare se Edvige stava bene. Zio Vernon aveva ricevuto una chiamata d’emergenza e era corso fuori dalla porta. Per Harry andava bene, perché gli dava l’opportunità di prendere la chiave della porta chiusa. Si guardò rapidamente intorno alla ricerca di qualcosa per aprire la serratura, e desiderò come non mai avere la sua bacchetta.


XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX


Vernon arrivò a Privet Drive a tempo di record e corse verso la porta principale, aprendola con un colpo secco.

“Chi accidenti è lei! Esca immediatamente da questa casa, prima che chiami la polizia!” Vernon stava ansimando a causa dello sforzo per la corsa.

La mano di Piton tremava, mentre stringeva la bacchetta così forte da avere le nocche bianche. Stai calmo, o potresti finire di nuovo in prigione. Dovette usare le sue capacità di occlumante, per respingere il pensiero degli abusi subiti da Harry, o avrebbe perso il controllo e avrebbe ucciso l’uomo di fronte a lui.

“Dov’è il signor Potter?” Piton si stava aggrappando all’ultimo barlume di controllo.
“Quel mostro non è qui da settimane! Adesso vada all’inferno fuori da casa mia!”
“Sappiamo che Harry è tornato qui, ieri. Dov’è il ragazzo?” Piton usò il suo tono di voce più minaccioso.

Alzò la bacchetta e la puntò alla larga faccia sudata di Vernon, “Legilimens!”

Ragazzo, adesso ti insegnerò una lezione che non ti scorderai tanto presto! Voltati, e se sento anche solo un lamento quell’uccello finirà in un secchio d’acqua! Sta’ zitto e metti le mani al muro! Non fai altro che creare problemi! Sai di meritartelo. La tua scuola di mostri mi ha fatto sapere come hai ucciso il tuo padrino… farai meglio a non sanguinare sul pavimento, o tua zia si arrabbierà moltissimo… farai meglio a non dirlo a nessuno, o quel gufo la pagherà! Accetterai questa punizione senza neanche un suono! La sigaretta scese sulla mano del ragazzo.

Severus interruppe l’incantesimo e indietreggiò fino al muro. Oh, Merlino!

Piton infilò nuovamente la bacchetta nella veste: sapeva che Dursley non aveva visto Harry da settimane. Osservò l’uomo soprappeso mentre iniziava a comportarsi come sua moglie, e si passava le mani sul largo corpo, cercando qualche appendice extra. Con ogni residuo di forza di volontà Piton oltrepassò la porta principale e se la sbatté dietro.

Camminò lungo la strada fino al punto di Smaterializzazione, cercando di calmarsi lungo la strada. Le scene che aveva visto leggendo nella mente dei Dursley lo avrebbero perseguitato per molto tempo. Non si sarebbe mai permesso di sminuire Harry. Il povero ragazzo non aveva fatto altro che sminuirsi per tutta la vita. Non c’era da stupirsi se Harry si scusava sempre per ogni minima cosa. Era un atteggiamento dovuto dalla necessità di non farsi picchiare. Era un miracolo che il ragazzo riuscisse a dormire la notte. Era stupito dal fatto che Harry non si era trasformato in un assassino di massa, dopo aver visto il modo in cui era stato cresciuto. La scena che lo avrebbe perseguitato per sempre era l’ultima. La mano tenuta aperta con la forza mentre la sigaretta vi veniva premuta contro.
Piton si trovò con un groppo in gola che riuscì a deglutire a fatica. Il dolore per il ragazzo era angosciante, un sentimento che non aveva provato da un lunghissimo tempo per nessuno. Piton sentiva il bisogno di assicurarsi che Harry avesse il tipo di casa che meritava. Aveva una disperata urgenza di parlare a Silente e confidargli tutto ciò che aveva visto. Almeno si sarebbe sentito alleggerito dal peso e avrebbe potuto tornare a Hogwarts.

Dove sei Harry? Per favore, speriamo che non sia troppo tardi.


XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX


Vernon e Petunia erano nel panico, dopo la visita di un altro anormale. In qualche modo questo mostro era stato più spaventoso degli altri. Vernon iniziò a chiedersi cosa voleva dire, con “sappiamo che Harry è tornato qui ieri”. Iniziò a pensare a tutte le stranezze che erano accadute. Il pollo sparito, la torta e il pranzo scomparso.

Le penne cadute per terra da sole senza alcuna spiegazione era ciò che fece capire a Vernon che le cose non erano a posto. Aveva dato la colpa al gufo, ma adesso pensava che non c’entrasse proprio nulla. Come faceva il ragazzo a fare tutte quelle cose?

A Vernon venne improvvisamente un’idea per accertarsi se Harry era nei paraggi, nascosto da qualche parte. Salutò velocemente la moglie e corse verso la porta. C’era un solo modo per vedere se il ragazzo era nei dintorni.

Vernon corse nuovamente alla Grunnings, e ansimò facendo il più in fretta possibile le scale che portavano al suo ufficio. Aprendo la porta notò diversi oggetti fuori posto, e il thermos di caffè vuoto sulla scrivania. C’era qualcosa che non andava, e Vernon era determinato a scoprire di cosa si trattasse. Sapeva sembra ombra di dubbio che aveva tutto a che fare con quell’anormale di suo nipote. Vernon corse all’armadio e aprì la porta. L’uccello era ancora nella sua gabbia.

“Non fare neanche un suono, sudicio uccello, o quel ragazzo ne pagherà un alto prezzo. Tu sai che tipo di punizione gli darò”. Vernon afferrò rudemente la gabbia e ci buttò sopra il suo giaccone, in modo da poterla portare alla macchina senza che nessuno la vedesse. Non era certo che il maledetto uccello potesse capirlo, ma dopo la prima volta in cui gli aveva detto che avrebbe fatto del male a Harry se non fosse stato zitto, l’uccello aveva immediatamente smesso di fare qualunque rumore. Adesso ogni mattina entrava e minacciava di far male a Harry, e l’uccello rimaneva zitto.

In quel momento Harry capì perché Edvige stava completamente zitta. Aveva cercato di proteggerlo per tutto il tempo! Harry si sentiva il cuore pesante, per aver messo in pericolo un altro amico. Seguì in fretta suo zio e salì in macchina mentre lui era impegnato a mettere Edvige nel bagagliaio. Il cuore di Harry batteva all’impazzata mentre pensava alle punizioni che suo zio era in grado di infliggere. Per favore, non far del male anche a lei!

Per tutta la strada verso Privet Drive, Vernon mormorò parole incoerenti riguardo a cose strane che stavano accadendo. Quando arrivarono a casa, Vernon andò verso il bagagliaio e estrasse la gabbia. Harry aspettò finché suo zio non fu entrato in casa, prima di aprire la portiera e andare sul retro della casa. Entrò dalla porta di servizio e trovò sua zia e suo zio in salotto, con Edivge nella sua gabbia sul tavolino da caffè.

“Ok, ragazzo, sappiamo che sei qui! Vieni fuori, dovunque tu sia! Vieni fuori, prima che il tuo uccello ne paghi le conseguenze!” gridò Vernon, rivolto all’aria.

Petunia lo osservava con uno strano sguardo sul volto emaciato, e iniziò anche lei a guardarsi intorno.

“Ok, allora utilizzeremo il modo peggiore,” disse Vernon, con un luccichio negli occhi. Prese un fiammifero dalla mensola sul camino e lo accese. Si avvicinò a Edvige e accostò il fiammifero ai giornali sporchi sul fondo della gabbia.

“Petunia, ti va un piccolo barbecue di gufo per cena?” rise Vernon, un suono malvagio che usciva dalle sue labbra.

Oh, Merlino, no! Harry si spaventò e si tolse il Mantello dell’Invisibilità.

“Noooo!” urlò, mentre correva verso la gabbia.


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Teachersnape