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Autore: Deb    07/08/2013    2 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Così sia
Capitolo XII


Merlin non aveva mai abbassato il suo stato d’allerta fino a quel momento.
Era così tranquillo, con Arthur e gli altri cavalieri, che era stato uno stolto ed aveva abbassato le proprie barriere.
Non aveva ascoltato la terra che lo circondava, non aveva previsto quell’attacco.
«Saresti il più forte stregone del mondo, eh, Merlin?!»
Il mago si voltò verso Arthur. Era mortificato di quanto successo.
«Scusatemi», sussurrò imbarazzato.
«No, non è colpa tua», continuò il re, «ci stavamo divertendo, tutti noi siamo stati degli sciocchi a credere che sarebbe andato tutto bene. Ogni volta che andiamo a caccia succede sempre qualcosa, dovevamo aspettarcelo, perché questa volta doveva essere diverso?», si sfogò infine cercando di liberarsi dalla corda che gli stringeva i polsi.
«Non siamo mai stati molto fortunati, in effetti».
Merlin si guardò intorno, erano all’interno di una caverna, era freddo per quanta umidità fosse presente. Sembrava che fossero da soli per il momento. Il suo sguardo si posò su degli arbusti che, pochi secondi dopo, presero fuoco illuminando ciò che vi era nei paraggi.
Per il momento, stavano tutti bene.
Merlin cercò di comprendere quando fossero stati rapiti. L’ultima cosa che ricordava era che stavano tornando a Camelot. Improvvisamente, ricordò anche le parole utilizzate per incantarli.
Era opera di druidi.
Come nel sogno di Arthur, i seguaci di Morgana avevano deciso che fosse arrivato il tempo per riprendere lo scontro.
«Alìese», pronunciò lo stregone, liberando tutti i presenti dall’essere incatenati.
Si alzarono tutti in piedi, ma quando stavano per uscire, due persone fecero il loro ingresso.
Merlin si pose immediatamente davanti al re, allargando le braccia, così da poterlo proteggere da eventuali pericoli.
«So difendermi, Merlin», gli aveva sussurrato Arthur, offeso.
«Non avete alcuna arma e usano la magia, quindi non lamentatevi», era serio e determinato, Merlin.
Arthur non proferì altra parola al suo consigliere, ma interagì direttamente con i due uomini. Portavano una lunga tunica verde scuro ed il loro volto era coperto da dei cappucci.
«Chi siete? Cosa volete da noi?».
«Lady Morgana non c’è più, ma lei sarà sempre la nostra signora», pronunciò uno dei due, con voce greve.
«La magia non è più proibita nel mio regno, non vi ho fatto alcun torto».
«Il trono spettava alla nostra signora, ma voi l’avete uccisa, vostra sorella».
«Veramente, l’avrei uccisa io», prese la parola Merlin mentre i suoi occhi si colorarono d’oro ed i due uomini balzarono in aria, «andiamo».
Quando arrivarono all’uscita, però, Merlin si voltò un attimo indietro.
Aveva sentito una voce, era lontana, ma l’aveva udita.
«Voi andate avanti», affermò bloccandosi.
Arthur inarcò le sopracciglia, «che stai dicendo, Merlin?».
«Ho sentito qualcuno chiedere aiuto, andate avanti, potrebbe essere una trappola».
Merlin cominciò a correre all’interno della caverna, «vi avevo detto di andare, Sire, perché non date retta al vostro consigliere?», gli domandò senza voltarsi, dandogli le spalle.
«Perché non potrei mai lasciarti indietro, anche se questa fosse una trappola, soprattutto se lo fosse».
Lo stregone sbuffò, «non cambierete mai».
Tutti e due si zittirono quando sentirono un urlo.
«Aiutatemi», sentirono piangere ancora una volta. Merlin osservò l’interno della caverna con i propri poteri, sapeva dove andare e poteva guidare Arthur.
«State attento, mi raccomando», affermò entrando in un antro buio.
«Obey me», una luce rischiarò l’oscurità e lo videro, incatenato al muro a quasi mezzo metro da terra.
«Aiutatemi, vi prego, Sire», supplicò il ragazzo con le lacrime agli occhi.
«Lo faremo, Lanhus, fidati di noi», rispose il re.
Merlin si avvicinò all’ultimo valletto del re, «stammi lontano, creatura demoniaca, stammi lontano, mago!», urlò in preda al panico.
Si voltò un attimo per guardare il proprio re annuire, «non ti farà del male, è un amico, davvero».
«È malvagio, ha poteri magici. È malvagio. Mi ucciderà con la sua magia», era in uno stato di puro terrore e Merlin non poteva fare a meno di comprenderlo. Già aveva paura della magia, non era abituato ad essa, inoltre ora era stato perfino catturato da esseri magici.
Era normale che non si fidasse di lui e non gliene faceva una colpa, ma non poteva non sentirsi triste nel constatare che, probabilmente, c’erano tantissime persone che la pensavano come Lanhus.
«Alìese», pronunciò nuovamente, le catene si spezzarono e Merlin prese al volo il corpo del servo che cominciò a dimenarsi e ad urlare.
Quando lo appoggiò a terra, Lanhus corse verso il suo Re e, tremante, gli si posizionò dietro la schiena per protezione.
Merlin notò la scusa silenziosa che Arthur gli aveva appena mandato, e gli sorrise per fargli comprendere che non importava, che comprendeva. Anche Arthur stesso aveva avuto, quasi, la stessa reazione una volta scoperto il suo segreto.
«Andiamo», esclamò il mago facendo strada ai due.
«Fermi!».
Merlin si voltò e si ritrovò faccia a faccia con i due druidi, «perché?», chiese soltanto, con le lacrime agli occhi.
«Lady Morgana, la nostra signora, ce l’ha detto in sogno. Dobbiamo uccidere re Arthur ed Emrys, coloro che l’hanno portata alla rovina. Voi morirete, qui dentro».
Non fecero in tempo ad attaccare con qualche incantesimo, che Merlin scagliò su di loro due massi. Caddero a terra perdendo i sensi.
«Dobbiamo portarli a Camelot, dobbiamo giustiziarli nella piazza, davanti a tutti», affermò Arthur osservando i due distesi a terra, «ce la fai a tenerli a bada?».
«Sì».
Il re si voltò verso Lanhus che continuava a tremare, «non temere, ora sei al sicuro».
«Non sarò mai al sicuro finché tutti loro non saranno morti», era un sussurro carico di rabbia, quello e Merlin comprese che, in futuro, Lanhus sarebbe potuto diventare un problema.
Il suo era un odio puro verso tutto ciò che era magico.

Quando arrivarono a Camelot, Arthur lasciò Lanhus nelle mani del medico di corte, che lo visitò scrupolosamente. Non sembrava esserci nulla che non andava, se non una grande paura per quello che aveva patito.
Merlin ed Arthur entrarono nella sala del consiglio ed i due druidi vennero processati per i crimini contro il re.
«Come vi chiamate?», domandò Arthur, prima di cominciare il processo.
I due non risposero ed il sovrano non poté fare a meno di proseguire con le accuse.
«Per le leggi di Albion io giudico voi colpevoli di tradimento ed uso malvagio della magia, per questo motivo verrete impiccati all’alba di domani, nella piazza pubblica», Arthur fece cenno a due cavalieri di scortare i druidi nelle proprie celle, «Merlin, vai con loro e poni un incantesimo di protezione, fa sì che non possano evadere».
«Sarà fatto, Sire», rispose guardando lo sguardo cupo di Arthur. Non si sarebbe mai aspettato di dover fare così presto una sentenza del genere.
Merlin fece come gli era stato ordinato e, dopo essersi assicurato che non potessero scappare, prese la parola, «perché siete così fedeli a Morgana?».
«Lei è buona e giusta. Lei doveva regnare», rispose uno dei due, serio.
«Ha ucciso persone innocenti, come potrebbe essere giusta?».
«Ci sono cose che non potrete mai comprendere, la nostra signora è Morgana come voi avete il vostro seguito, voi credete di essere nel giusto, come lo crediamo anche noi. Non potrete mai farci cambiare idea, come noi non potremo mai far cambiare idea a voi».
«Voi non siete malvagi, siete deboli di carattere e siete stati raggirati. Mi dispiace che dobbiate essere giustiziati, ma non potevamo fare altrimenti. Non avreste mai trovato la redenzione», rispose Merlin con le lacrime agli occhi, «ora che nel regno è ammessa la magia, vorrei solo che andassimo tutti d’accordo».
«Come potremmo quando tu hai ucciso la nostra signora?», lo stregone abbassò lo sguardo verso il terreno.
«Morgana ha scelto di seguire una via fatta di distruzione, se solo si fosse soffermata a discutere, se solo non…», fece una pausa, non aveva senso parlare del se, «lasciamo stare. Addio».
«Addio, Emrys. Forse, se i tempi fossero stati diversi, saremmo stati tuoi discepoli».
Merlin si voltò un’ultima volta e sorrise, «non si vive di forse».

---


Eccomi!! :D Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^_^
Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine della fanfiction :(
In questo capitolo i nostri eroi sono stati presi dai seguaci di Morgana... in fondo non potevano essere andati perduti, no?!
Vi lascio con lo spoiler al prossimo capitolo ;)
Finalmente... dopo domani... sono in FERIE!!! \0/
Baci
Deb

Spoiler prossimo capitolo:
«E comunque, prima o poi voglio conoscere meglio Dolma, non è che per caso le servono altri vestiti… sai, fa l’eremita».
«Che c’entra Dolma, ora?» Chiese Merlin non capendo come fosse uscito quel discorso.
«Andiamo, credevi davvero che non lo capissi che eri tu? Potrei mettere nero su bianco che il consigliere Merlin, per consigliare, deve diventare Dolma. Potrei ridere per giorni».

   
 
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