VII.
“Devi
procurartela da te, la tua parte di luce e di sole. Io non ne ho, da
dartene”.
– Nathaniel
Hawthorne –
L'estremità più appuntita della lama
infilza con lentezza la carne di Rumpelstiltskin, provocando
inesorabilmente alcune fitte al costato: è una lenta agonia,
un
doloroso supplizio, sembra che la morte voglia riservare all'Oscuro
lo stesso trattamento che egli ha inflitto alle sue vittime. Eppure,
pensa Rumpelstiltskin, il fatto che sia proprio lei
a causargli quella pena è un'agonia ancor più
dolorosa della sua
fine stessa.
Tutto ciò che Belle avverte è, a conti
fatti, un irrazionale senso di onnipotenza e un fortissimo malessere
interiore: difficile da contrastare il primo, impossibile da domare
il secondo. Vorrebbe fermarsi, ma una vocina nella sua testa vuole
assaporare quell'inetta sensazione di vittoria e le mani, in perfetta
sintonia con la mente, non riescono ad allontanarsi: è come
se il
potere fosse un amante desideroso, il quale richiede continuamente i
suoi servigi.
Regina
osserva la scena a debita distanza, ma in maniera abbastanza
ravvicinata da poter manipolare l'intera situazione: la regina
malvagia tende le mani in avanti e si nutre come un'ingorda della
pena del morente, da un lato, e dall'oscurità del sicario,
dall'altro. Ha dovuto solo stregare Belle, traendola in inganno come
aveva fatto un tempo con Snow White, al fine di realizzare il suo
desiderio più recondito.
«F-Fermala»,
mugugna Rumpelstiltskin, vittima sacrificale di quel macabro
spettacolo.
«E interrompere così la tua disfatta? Non
oggi»,
tuona con orgoglio la regina malvagia, lasciandosi sfuggire un
sussulto quando il nome sul pugnale inizia a scomparire.
Stavolta
non correrà nessuno in suo aiuto, nessun trucco
potrà salvargli la
vita. Quello che, però, la fa gioire di più
è il fatto stesso che
la carnefice sia anche il suo grande amore, la quale vivrà
quel
patimento come una martire per tutto il resto della vita e
vorrà
quasi morirne, ma non potrà.
«Io...
ti amo, Belle», bisbiglia Rumpelstiltskin, trascinando le
parole con
le ultime forze.
Qualcosa scombussola come d'incanto la mente di
Belle, eppure è troppo tardi per rimediare: le mani iniziano
a
tremarle nervosamente, ma è il sangue il grande protagonista
di
quella scena spietata. Belle boccheggia, si dimena, urla ma
ciò non
cambia il fatto che ha appena ucciso il suo stesso amore e
dovrà
vivere con quel gravoso macigno, ricordando giorno dopo giorno il
fatto che sia stata la salvatrice e la carnefice di un'anima oscura.
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Oh,
ecco, volevo sempre descrivere una scena del genere. Se non si fosse
capito Regina ha teso un incantesimo a Belle (non necessariamente con
la mela come aveva fatto con Snow, era per far capire il paragone),
per farle uccidere Rumpelstiltskin. Vuole che sia ucciso dalla donna
che ama, perché è sadica.
ù_ù
Sarebbe interessante vedere un
seguito, ma per ora mi tratterrò. Chissà, in
futuro potrei farci un
pensierino e scrivervi una storyline.
La citazione iniziale
proviene da: “La
lettera scarlatta”, mentre la citazione del
precedente capitolo (mi sono dimenticata di dirlo!),proveniva da
“Macbeth”
(sto abusando non poco di Shakespeare in questa
raccolta, uhm).
Nella prossima smorzerò i toni, si
tratterà di una future!fic ancora una volta frutto dei miei
film
mentali (:'D). Ringrazio, come sempre, le splendide persone che si
sono fermate a commentare e quelle che mettono nelle
preferite-seguite-ricordate.