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Autore: Lavandarose    08/08/2013    6 recensioni
Sempre in silenzio si asciugò la lunga e solitaria riga bagnata che dall'occhio arrivava alle labbra. Era sola, avrebbe potuto piangere e sfogarsi, ma non ce la faceva.
Il dolore era così grande da soffocare anche le lacrime.
Chiuse gli occhi e realizzò che erano state le risate a ferirla più di tutto.
Si riaccese di nuovo il ricordo di quella mattina e la ragazza strinse di più gli occhi mentre il dolore riaffiorava in lei.
Storia quarta classificata al contest "Non esiste nulla di brutto se non un testo sgrammaticato" di Vedra
Oneshot vincitrice del Premio Originalità
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lavanda Brown, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nick Efp/Forum: Lavandarose su entrambi

Titolo della Storia: I ricordi delle stelle.

Pacchetto scelto con relativi elementi:

  • personaggio: Lavanda Brown,

  • obbligo: deve comparire la professoressa Cooman,

  • oggetto: libro,

  • prompt: stelle,

  • luogo: Torre di Astronomia,

  • frase: Niente di quello che cerca il nostro cuore si potrà mai trovare.

Contesto: Quarto anno ad Hogwarts.

Tipo di storia: Oneshot ( 2019 parole)

Introduzione: Sempre in silenzio si asciugò la lunga e solitaria riga bagnata che dall'occhio arrivava alle labbra. Era sola, avrebbe potuto piangere e sfogarsi, ma non ce la faceva.

Il dolore era così grande da soffocare anche le lacrime.

Chiuse gli occhi e realizzò che erano state le risate a ferirla più di tutto.

Si riaccese di nuovo il ricordo di quella mattina e la ragazza strinse di più gli occhi mentre il dolore riaffiorava in lei.

NdA: Missing Moment nella vita di Lavanda Brown dopo avere subito in classe la maledizione Imperio da Barty Crouch jr, nei panni del professor Malocchio Moody.

 

Lo sapeva che non sarebbe dovuta essere lì.

O meglio, lo sospettava, ma non aveva la certezza matematica che la Torre di Astronomia fosse un luogo proibito agli studenti.

Lavanda Brown prese un gran respiro e smise per un attimo di tormentare il libro che aveva sulle ginocchia.

Eccola lì, seduta sulla Torre più alta della scuola magica, rannicchiata vicino a una delle guglie, mentre teneva sulle gambe un libro di astronomia.

Aveva sempre amato leggere e imparare tutto sulle stelle, confrontando la realtà del cielo con quello che trovava scritto nelle righe del testo.

Quella sera, però, nemmeno il libro aveva il potere di consolarla e rimaneva chiuso mentre la ragazza con le dita tormentava gli angoli del tomo, rischiando quasi di strappare qualche angolo di carta.

Aveva gli occhi pieni di lacrime, cercava di non piangere, ma era difficile non lasciarsi andare in quel momento.

Era sola, triste, nessuno la stava vedendo, quindi perché non piangere un po'? Magari poi sarebbe stata meglio...

No, non potrò mai sentirmi meglio, pensò disperata mentre ritornava con il pensiero a ciò che era successo quella mattina.

Eppure si era svegliata tranquilla, aveva fatto due chiacchiere con Calì nei bagni e si era preparata per la prima lezione, con il professor Moody.

Doveva essere una mattina come le altre, una lezione normale e nulla più.

E invece...

Lavanda si accorse che una lacrima le era sfuggita dalle ciglia e stava rotolando lungo la guancia.

Sempre in silenzio si asciugò la lunga e solitaria riga bagnata che dall'occhio arrivava alle labbra. Era sola, avrebbe potuto piangere e sfogarsi, ma non ce la faceva.

Il dolore era così grande da soffocare anche le lacrime.

Chiuse gli occhi e realizzò che erano state le risate a ferirla più di tutto.

Si riaccese di nuovo il ricordo di quella mattina e la ragazza strinse di più gli occhi mentre il dolore riaffiorava in lei.

Riaprì gli occhi, spostò il libro dalle sue ginocchia sul pavimento e restò lì mentre sentiva le lacrime scendere finalmente da entrambi gli occhi.

Quella mattina il professor Moody aveva deciso di insegnare alla classe una maledizione, l'Imperium.

Lavanda scosse la testa, ancora non le era chiaro come mai l'uomo avesse deciso di parlare di una delle maledizioni proibite.

Comunque, per alcuni di loro, presi come cavie, era stato un brutto quarto d'ora. C'era chi aveva cantato l'inno nazionale, chi era stato costretto a fare cose che in condizioni normali non avrebbe mai fatto.

E poi c'era stata lei.

Con un leggero movimento del polso il professore aveva puntato la bacchetta contro di lei e per lunghi, interminabili minuti Lavanda era diventata uno scoiattolo. Si era mossa, aveva camminato, cercato noci come se fosse davvero quel roditore.

Quando si era risvegliata dall'incanto, si era ritrovata accucciata su un banco mentre tutti attorno a lei ridacchiavano, più o meno nascostamente.

E nessuno le aveva dato un'occhiata di sostegno. No, a lei no. Altri avevano avuto la solidarietà di tutti, della Granger soprattutto, ma per lei c'erano state risatine e gomitate.

Non pensavano che anche lei poteva soffrire? Non aveva notato nessuno che le si erano gonfiati gli occhi di lacrime?

No, evidentemente no.

Lavanda si alzò e andò vicino alla balaustra. Lì almeno poteva essere sola e in pace.

Guardò ancora le stelle, le sue amiche luminose.

Sorrise tra le lacrime ricordando le parole di sua nonna, una strega purosangue a cui era stata molto legata: "Le stelle non mentono mai, Lavanda, possono mostrarti la via per tante cose. Se ti dovessi perdere in un bosco cerca la stella più luminosa e vedrai che riuscirai a tornare a casa. E se vuoi sapere qualcosa guarda le stelle. Guarda sempre in alto, Lavanda cara, e vedrai che le risposte arriveranno".

Le sembrava di sentire la voce della sua nonnina che le raccontava queste cose quando la teneva sulle ginocchia nei suoi primi anni di età.

E lei le stelle le aveva sempre amate, come aveva amato la sua nonna.

Cercò di concentrarsi e ricordare il nome di ognuna di quelle che vedeva, forse così il dolore che le appesantiva il cuore sarebbe passato.

- Quella è la Cintura di Orione, sì, eccole lì le tre stelle luminose. Ci dovrebbe essere il Grande Carro, lì vicino...Vediamo se riesco a vederlo! -

All'improvviso avvertì un rumore dietro di lei e si irrigidì.

Chi c'era? Qualcuno che l'aveva seguita, forse per prenderla ancora in giro? Ma perché non la lasciavano in pace?

Si girò, già sulla difensiva: - Chi c'è? -

- Veramente questa è una domanda che dovrei fare io! -

Lavanda sospirò di sollievo nel riconoscere la voce della professoressa Sibilla Cooman. Poi si rese conto che forse la donna era lì per sgridarla perché non era concesso a un allievo di stare sulla Torre a quell'ora. E lei non aveva certo chiesto un permesso per essere lì. Ci mancava solo adesso che a causa sua togliessero dei punti alla sua Casa!

Veloce, si scostò dalla balaustra e si fece vedere.

- Sono Lavanda, professoressa, era venuta qui per...per stare un po' da sola con me stessa -

Sibilla Cooman si avvicinò alla ragazza, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.

- Brown, sapevo che eri tu. Ti stavo cercando, ho saputo che stamattina hai avuto un momento un po' difficile -

La ragazza si irrigidì per un istante. Allora la storia aveva già fatto il giro della scuola, perfetto.

Per un momento si arrabbiò, poi si accorse che la professoressa la stava guardando con aria preoccupata e la sua sensazione cambiò.

Allora qualcuno che mi ha a cuore esiste!, pensò confusa.

D'altra parte, la professoressa Cooman era già da un bel pezzo la sua insegnante preferita e anche ora si stava dimostrando all'altezza della stima che la ragazza aveva per lei.

Buffo come la vita a volte fa intrecciare persone e situazioni.

Lavanda aveva iniziato a frequentare Divinazione perché era stata sua nonna a farle amare questa materia, grazie alle sue lezioni sulle stelle.

Poi la professoressa Cooman le aveva fatto una previsione: quella della morte del suo coniglietto, cosa che si era puntualmente avverata qualche mese dopo.

Da allora Lavanda aveva sviluppato una grande ammirazione per questa donna, che era diventata la sua insegnante preferita.

In fondo era quasi un sollievo poter parlare con qualcuno di quel che era successo la mattina.

- Sa già tutto, professoressa, non è vero? -

La donna le si avvicinò e si mise al suo fianco.

- So che il professor Moody ha deciso di fare una lezione...particolare -

- Apprezzo il suo tatto, ma diciamo pure le cose come sono: sono stata costretta a comportarmi come uno scoiattolo davanti a tutta la classe. E tutti hanno riso di me. Tutti -

Lavanda tacque mordendosi il labbro inferiore, il ricordo le provocava ancora un dolore sordo attorno al cuore.

- Immagino che per te non sia stato facile, però... -

- Ma è sempre così - la ragazza sbuffò lasciando uscire pensieri e dolori - Sono sempre presa in giro, non c'è mai nessuno che mi chieda come sto davvero -

- Nessuno? So che hai un buon rapporto con Calì Patil -

- Sì, ma anche lei oggi ha riso. Certo, ha cercato di non farsi vedere, però io l'ho vista. Quel che mi ha fatto più male è stato il fatto di vedere che a nessuno importava come stavo io. E mi domando, sarà sempre così la mia vita? Costretta a vedere da lontano le persone che stanno bene mentre io sono umiliata e triste? Avrò mai qualcuno che mi ama? Inizio a pensare che niente di quello che cerca il nostro cuore si potrà mai trovare -

E detto questo, Lavanda sprofondò il mento nelle mani tornando a guardare le stelle.

Strano come continuassero a darle tranquillità anche in questi momenti così tristi.

Nonna, mi sento così sola...

- Brown, non sei un po' troppo dura? -

La ragazza si voltò verso l'insegnante. Per un istante si era dimenticata che era lì, persa nei suoi pensieri e nei ricordi felici della sua infanzia. Si asciugò rapidamente una lacrima che non voleva saperne di fare dietrofront e tornare tra le ciglia.

- No, professoressa, sono realista. Perché nessuno ha avuto un briciolo di pietà per me oggi? -

- Lavanda, i ragazzi possono essere crudeli a volte. Ma tu non devi pensare che la vita si fermi solo per un episodio antipatico successo a scuola -

- Ma questa è la mia vita. Come l'ha saputo lei l'avranno saputo tutti. E non mi vanno tutte quelle risatine alle mie spalle -

- E' per questo che stasera non sei venuta alla Sala per cenare? -

- Sì - ammise la ragazza con riluttanza. Allora qualcuno si era accorto che lei non c'era! Un timido sorriso fece capolino sulle sue labbra.

- Adesso sei amareggiata e ti sembra che il mondo ti cada addosso, ma credimi, Lavanda: la vita va avanti e può anche essere bella. Che stavi leggendo? -

- Come? - chiese la ragazza disorientata dal cambio di argomento della discussione.

Poi vide che la Cooman stava indicando il libro che aveva lasciato appoggiato a terra.

Lo prese: - Questo è uno dei miei libri preferiti, me lo ha regalato mia nonna tanto tempo fa. Parla delle stelle e di come possono illuminare la tua vita, in tanti sensi -

- Tua nonna era una persona molto saggia, Lavanda. Forse dovresti seguire i suoi consigli e pensare che una luce può sempre arrivare, anche nei momenti più bui. Non pensare che la vita sarà tutta così, prova a pensare che qualcuno ti illuminerà il cammino, a discapito degli ostacoli che troverai -

Qualcosa in Lavanda si sciolse e finalmente ebbe un sorriso asciutto, senza lacrime.

- Grazie, professoressa - Solo due parole che contenevano intere argomentazioni: grazie per essere venuta, grazie per avermi fatto ricordare mia nonna e i suoi insegnamenti, grazie per avermi mostrato che una piccola speranza ci può essere sempre, anche nel buio.

- Di nulla, Brown. Ora però scendi da qui, meglio se rientri -

- Posso restare ancora un attimo? -

- Ma io... -

- Solo un momento, per favore. Da sola. Poi arrivo subito glielo prometto -

- E va bene, ma non farmi pentire del mio comportamento -

- Arrivo subito, davvero! -

Una volta assicuratasi che la professoressa si fosse chiusa la porta alle spalle, Lavanda guardò ancora il cielo e si soffermò a guardare una stella, quella più luminosa di tutte, quella che per lei, da anni, era la manifestazione della sua nonna.

- Grazie per esserci sempre nella mia vita, nonnina -

Poi recuperò il suo libro e si avviò verso la porta per rientrare nella scuola. Forse qualcuno l'avrebbe indicata e avrebbe riso di nascosto per la sua figuraccia della mattina, ma che importava?

Aveva ritrovato ricordi e pensieri che erano rimasti nascosti nella sua anima per tanto, troppo tempo.

E ora si sentiva più forte, pronta per affrontare la vita e tutto ciò che le avrebbe portato.

Finalmente si sentiva fiduciosa.

 

 

 

   
 
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