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Autore: Cheche    09/08/2013    2 recensioni
Nella città in cui ha inizio la nostra storia abitano i membri di una band famosa sulla scena internazionale. Il nome del complesso è Some Dirty Secrets, un nome capace di attirare l'attenzione. Ma i 'segreti sporchi' non riguardano solo i tre affascinanti componenti del gruppo, ma anche quelle vite che si intrecciano inevitabilmente con le loro.
Comicità, dramma e vita di tutti i giorni coesistono in questa storia; come nella realtà. O forse no?
[Personaggi e Shipping a sorpresa] [Massiccia presenza di AU e OOC!]
Genere: Comico, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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Capitolo 3 – Effusioni in pubblico (non preparato psicologicamente)

 
 
 
 
Cosa mi è saltato in mente?
Green contemplò il nuovo livido che campeggiava sulla spalla sinistra, sfiorandolo pensierosamente con la punta del naso. La pelle tirava un poco, generando una sensazione di fastidioso indolenzimento.
In un flashback, rivisse il momento in cui se lo procurò. Era da allora che non faceva altro che ricordarlo nitidamente, rivivendolo più e più volte.
 
“Questo babbeo ha toccato Blue!” Urlò Silver, mentre Green tentava affannosamente di trattenere la sua ira distruttiva. Red, terrorizzato, non aveva ancora aperto gli occhi per accorgersi di chi era accorso in suo aiuto. Pur nella penombra, si poteva notare che il suo viso era stato martoriato da una scarica di pugni ed era imbrattato di sangue.
Il bassista si ritrovò a pregare, sorprendendosi di se stesso, che il naso del ragazzo non si fosse rotto. Si accorse solo in quel momento di quanto gli fosse sempre piaciuto, con quella punta fine e leggermente rivolta verso l’alto.
La sua distrazione poteva però costargli cara. Silver si divincolava energicamente, ben lungi dall’essere calmo. La sua forza era troppa per essere trattenuta da Green, solo contro la rabbia dirompente del sedicenne.
Vide Red accasciarsi come un arbusto morente contro il muro al quale era appoggiato e sentì in quel momento Silver che si rilassava tra le sue braccia, estinguendo gradualmente le proprie ire. Poteva avvertire il petto dell’adolescente gonfiarsi e sgonfiarsi ritmicamente sotto i suoi arti ancora tesi per lo sforzo.
“Sei soddisfatto adesso?” Non si fidava ancora di rilasciare la presa, ma non poteva controllare le proprie dita che avevano iniziato, insidiose, a percorrere il torace del batterista.
“Lasciami andare.” Ribatté questi bruscamente, strattonando stancamente Green. “Non c’è soddisfazione a colpire un verme che non si difende e non reagisce. Ancor meno se il rifiuto umano in questione è a terra. Mi hai forse preso per un vigliacco?”
“Non l’ho mai detto.” Negò il bassista, pacato. “Lui però non si è difeso, eppure guarda come l’hai ridotto.”
Udì Silver digrignare violentemente i denti e lo lasciò scivolare via dalla sua presa, seppur riluttante.
“Lo stai forse difendendo?” Ansimò sprezzante il batterista, inarcando un sopracciglio e lasciandosi sfuggire una risatina sommessa e isterica. “Eppure ha fatto saltare il concerto. Non vorresti vederlo morto?”
“…no.” Ammise Green, avvertendo un leggero calore diffondersi sulle guance. Stava difendendo colui che aveva reso la loro serata la più disastrosa della loro carriera.
Purtroppo Blue era troppo giovane per mantenere una professionale indifferenza davanti a certi inconvenienti e continuare a cantare come se niente fosse accaduto. Senza contare quei suoi traumi personali che Silver conosceva senz’altro meglio di Green e che scatenavano la voglia morbosa del batterista di proteggere la frontwoman da fantomatici pericoli.
Cercando di ignorare l’odore di Silver - sudore e spinelli – che ancora impregnava le sue vesti, Green si inginocchiò davanti a Red. Aveva perso i sensi e forse aveva bisogno di un dottore, vista la cospicua quantità di sangue che aveva perduto. Nell’esaminare le ferite del povero malcapitato, il giovane si sentì pervadere da una rabbia cieca nei confronti del violento compagno.
“Hai forse intenzione di soccorrerlo? Ma lascialo perdere e torniamocene a casa.” Dichiarò questi freddamente, atono come in tutte le sue interviste, incrociando sotto al petto le braccia schizzate di sangue.
“Secondo me lui non ha rovinato intenzionalmente la serata. Deve essersi trattato di un incidente.”  Affermò Green, estraendo un fazzoletto per asciugare il sangue che colava copiosamente dal naso dell’infortunato.
“O magari era ubriaco fradicio, tutto bagnato com’era e col gingillo bello in vista.” Ribattendo così, Silver voltò le spalle al compagno, intenzionato a salire sulla loro macchina dai vetri oscurati per andare a confortare una Blue ancora molto scossa.
“Volavano gavettoni sotto al palco. Non dirmi che non li hai notati.” Scandì gelidamente Green, costringendo il sedicenne ad arrestarsi per assecondare un nuovo impeto d’ira.
Egli pestò il pavimento con rabbia, poggiando pesantemente una mano sulla spalla dell’altro ragazzo e stringendo piano la presa, con intento intimidatorio. La mancata reazione del più grande non lo scoraggiò.
“Vuoi a tutti i costi difendere questo tizio e insinuare che io abbia picchiato un innocente? Non sarà che questo idiota è la tua nuova fiamma, frocio?”
Il bassista non si offese per l’epiteto rivoltogli da Silver. Lo apostrofava sempre in quel modo, quando si arrabbiava con lui. Ciò che lo preoccupava era l’intuito del giovane batterista, più fine e penetrante di una lama sottilissima.
Avrebbe negato qualche attimo dopo ciò che il compagno, con una frase rabbiosa e azzardata, aveva indovinato.
 
“Mi sembri distratto.” Commentò Ruby, un ragazzo alto e smilzo sui quattordici anni, mentre versava nel proprio bicchiere della coca-cola spumeggiante.
Green gli rivolse un’occhiata disattenta, tacendo e impugnando un alto bicchiere di birra, senza ancora osare affondare le labbra nella densa schiuma bianca.
Si trovavano in un salotto dalle luci soffuse e dai divani morbidi e pieni di cuscini. Erano a casa di Blue, ma la sua non sembrava l’abitazione di una celebrità: non era altro che un alloggio di una famiglia di classe media. I genitori della cantante, poi, quella sera lavoravano, sebbene la loro figlia guadagnasse abbastanza da poterli far vivere di rendita.
“Ti stavo parlando del nuovo vestito di Sapphire. Lei dice che non vuole indossare gonne, ma io insisto sempre perché è un vero peccato!” Disse il ragazzino, iniziando a sorseggiare il liquido frizzante. “Ovviamente ho insistito io per comprarlo. Quanto si è lamentata! Alla fine ho pagato io e ho anche fatto il fattorino, pur di vederla ben curata per una volta! Dimmi se un ragazzo fine come me deve girare con una fidanzata tanto mascolina, che si presenta agli appuntamenti con la stessa tuta da ginnastica che usa all’allenamento di pallavolo!”
Green ascoltò il prolisso discorso in silenzio senza però capire nulla. Alla fine scosse lievemente la testa in segno di assenso, blaterando un ‘capisco’, più incuriosito dal contenuto del bicchiere che il fanciullo teneva in mano.
“Coca-cola invece della solita acqua liscia? Cosa ti è preso? Hai sconfitto il tuo terrore per le bollicine e l’acne?” Ghignò.
Ruby rivolse uno sguardo indecifrabile al recipiente ricolmo della bevanda gassata, strabuzzando gli occhi cremisi. “Oh!” Sbottò, piccato. “Non mi nominare quelle cose! Pensavo solo che una volta tanto potrei concedermela. E’ così buona…” Ammise, sognante.
“E poi oggi è un giorno di festa!” Si riprese rapidamente, innalzando il bicchiere e preparandosi ad un brindisi di cui Green faticava a spiegarsi la motivazione.
“Un… giorno di festa?” Il diciannovenne sbatté le folte ciglia chiare. “In che senso?”
“Come? Non avete visto tutte quelle recensioni positive sul concerto di ieri? Nonostante l’apparente fallimento, la critica ha apprezzato e ha giustificato attribuendo la colpa all’inesperienza!”
Green sorrise lievemente, senza scomporsi, come al suo solito. “Sono contento che il concerto non sia stato così catastrofico per l’opinione pubblica, ma… per qualche motivo non riesco a trovare quelle recensioni così confortanti.” Affermò morbidamente, accostando il proprio bicchiere alle labbra e socchiudendo gli occhi.
“Suono da diversi anni e mi piacerebbe che la critica riconosca la nostra professionalità. O almeno, se non quella di Blue, almeno la mia e quella di Silver.” La sua voce era un mormorio flebile, che portava con sé l’intenzione di farsi udire esclusivamente da Ruby.
Blue poteva essere nei paraggi e non era il caso di farsi udire mentre veniva espresso il fastidio suscitato dalla sua complessa personalità. Doveva sentirsi già sufficientemente colpevole per ciò che era successo la sera prima e sicuramente, conoscendo il suo modo intricato di pensare tipicamente donnesco, le recensioni positive non erano bastate per calmare la sua ansia. Non che Blue mostrasse frequentemente l’angoscia: aveva un notevole talento nel nasconderla dietro a quel sorriso allegro che i suoi fan adoravano.
“Ma siete giovani. C’è gente che suona da molti più anni di voi e combina disastri di ogni sorta! Non avete visto nulla.” Lo rassicurò sbrigativamente Ruby, leccandosi le labbra zuccherine, improvvisamente di nuovo preso dal discorso precedente a quello del concerto. “Ma non ti ho parlato del peggior difetto di Sapphire! Preferisce le canottiere ai reggiseni! Roba da matti, non trovi?” Iniziò all’improvviso, infervorato.
Green, considerando brevemente che la fidanzatina di Sapphire era poco più che una bambina e che quindi non era per forza di cose in possesso di un corpo curvilineo, concluse che l’eccitabilità del giovane amico fosse dovuta ad un eccesso di zuccheri nel sangue. La coca-cola sapeva davvero essere un’arma letale, rifletté infastidito.
Avrebbe voluto continuare a parlare del concerto, di quella stupenda condivisione del proprio mondo con le altre persone, che non potevano fare altro se non accoglierlo nel proprio cuore, assorbirlo e sentirlo parte di sé.
L’esibizione era un piccolo traguardo la cui buona riuscita costituiva la soddisfazione più grande. Green lo sapeva e, pur di salire su quel palco, era ben felice di condurre una feroce battaglia con la parte più riservata e timida di se stesso. Amava la sensazione di vittoria che stringeva al proprio petto mentre valicava gli scalini che lo avrebbero portato sotto ai riflettori, davanti agli occhi di un vasto pubblico che non osava giudicarlo, che non lo avrebbe cementificato sul posto con sguardi intrisi di scherno. Nei loro specchi scorgeva solo ammirazione e un riflesso accecante della propria stessa luce.
Green non era consapevole di essere così intimamente narcisista, di percepirsi come una meravigliosa farfalla racchiusa in uno sgradevole bozzolo. La sua opinione di sé era ingenuamente dualistica, la sua autostima assomigliava ad un’altalena cigolante e sospinta dal vento.
“Se non fossi omosessuale, Green, saresti davvero perfetto.” Una voce femminile lo schernì affettuosamente, distraendolo dai riflettori che si accendevano nella sua testa e dai fumogeni colorati che liberavano la propria essenza sul palco virtuale.
Blue si era sporta in avanti, appoggiandosi al retro della poltrona di Ruby, e i suoi lunghi capelli castani pendevano sulla testa del ragazzino, improvvisamente intento a spostarli, disgustato dall’inesistente possibilità che essi cadessero nel suo secondo bicchiere di coca-cola.
“Ragazza fastidiosa.” Borbottò Green, sinceramente seccato, accorgendosi distrattamente di aver vuotato metà del proprio boccale di birra. Per lui la presenza di Blue era sempre inopportuna, anche quando non avrebbe dovuto provocare alcuna noia. L’unico momento in cui sentiva trasporto e affetto nei confronti della coetanea era quando lei cantava con quella sua voce meravigliosa.
La giovane rise e nei suoi occhi color zaffiro brillò una scintilla allegra che Green trovò snervante. Se non fosse stato dotato di un carattere molto pacato, era sicuro che avrebbe mollato tutto durante la loro prima prova, quando si erano ritrovati a suonare insieme nel garage umidiccio della sua casa. Donne come Blue gli facevano venire il voltastomaco ed erano la principale causa della sua non troppo segreta omosessualità.
Continuava a chiedersi incessantemente come Silver potesse amarla con tanta disperazione, in una maniera esageratamente morbosa anche rispetto a certe persone ben più anziane e navigate di lui. Quel giovanotto aveva solo sedici anni, un cuore palpitante e Green alle sue spalle che sapeva di averne sempre bramato un pezzo.
Entrò proprio in quel momento Silver, con i suoi lunghi capelli rossi leggermente arruffati, i suoi occhi penetranti che si posavano con aria seria e critica sul bassista. Lo sguardo del ragazzo si dipingeva di felicità solo quando la figura di Blue appariva nel suo campo visivo e Green era ben consapevole di ciò, eppure non riusciva a smettere di seguirlo con l’espressione.
Quella sera le iridi del giovane erano più lustre e le guance apparivano meno scavate, imporporate com’erano. Blue accolse il compagno con un risolino di giubilo, gettandogli le braccia al collo per assaporargli le labbra invitanti – Green pensava che sapessero di alcol ed era infastidito dall’idea di non poter controllare di persona se la sua supposizione fosse esatta. Distolse vistosamente lo sguardo dalla coppia intenta a scambiarsi effusioni, accorgendosi che non si sarebbe mai abituato completamente a quelle scene.
Ruby rivolse loro uno sguardo, accompagnato da un sorrisetto di approvazione che apriva ferite nell’intimo di Green. Bruciavano come l’inferno, gli ricordavano umiliandolo come l’immagine di Silver non potesse svanire, come i suoi colori si ravvivassero ad ogni goccia di sangue versata.
Gettò la testa all’indietro e bevve ciò che era rimasto. Gli ultimi sorsi di birra svanirono dal recipiente come se si fossero trovati in prossimità di un imbuto pronto a ghermirli.
Non si accorse che Blue lo stava fissando con interesse e, quando il bicchiere tra le sue mani fu vuoto, un lieve capogiro gli impedì di capacitarsene.
La ragazza, col volto dipinto di un’espressione furba, si avvicinò a Green, scansando un ignaro Ruby che sorseggiava lentamente la sua coca-cola e si interrompeva con frequenza snervante per scrutare furtivamente il contenuto  del suo boccale.
Silver era rimasto indietro. I suoi occhi, annebbiati e smarriti, dardeggiavano tra i presenti senza veramente far caso alle loro presenze e identità. Green, spudoratamente, lo guardava. Non si premurava più di nascondere il proprio desiderio per quel giovinetto irraggiungibile, sperava anzi di vederlo imbizzarrirsi come di solito faceva quando eccedeva con l’alcol – non lo reggeva e non avrebbe neanche potuto assumerlo, vista la sua età troppo giovane. Gli piaceva quando Silver diventava indomabile e scatenava putiferi: dopo averlo visto in quelle condizioni, non gli riusciva neppure fastidioso riassettare tutto il disordine generato.
“Green, stasera voglio divertirmi.” Sillabò Blue, sporgendosi con una sensualità che avrebbe fatto il suo effetto su chiunque non avesse risposto al nome di ‘Green’.
Il ragazzo si rese conto di avere impresso sul volto un sorriso ebete quando si ritrovò costretto a spegnerlo davanti alla visione della cantante, che non si sarebbe certo potuta definire angelica, specie in quell’istante.
“Voglio vederti pomiciare selvaggiamente. Pensi di esserne capace?” Mai quella voce ridanciana parve a Green tanto perversa.
“Se vuoi una pomiciata con me, la mia risposta è inevitabilmente no, sottospecie di seccatura ambulante. Vai a giocare con Silver.” Disse, in un’imitazione quasi impeccabile del se stesso sobrio.
Blue congiunse le mani, intrecciando le sottili dita bianche e sgranando i grandi occhi luminosi e contornati di ciglia ricurve.
“Oh, Green! Non fare il difficile! Per me sono state giornate davvero terribili! Vuoi negarmi questo sfizio?” Piagnucolò, pur prevedendo che la sua scenata pietosa avrebbe smosso unicamente un sopracciglio del freddo bassista.
Così accadde e, anzi, Green decise di sbilanciarsi serrando addirittura le labbra con irritazione, prima di dischiuderle per spiccicare altre frasi biascicate. “Il problema sta nella richiesta. Tra tutte le cose che potevi chiedermi, proprio quella di baciare te…?”
Vide Blue sobbalzare come scottata. Passata la fase iniziale di sgomento, scoppiò in una risata spropositatamente alta e fastidiosa per l’udito alterato di Green. Lui arricciò il naso, stizzito, con un movimento che assomigliava ad un tic nervoso.
Tu baciare me?” Trillò lei, ricomponendosi e recuperando il ritmo ordinario della propria respirazione. “Io parlavo di Silver! Per una donna, vedere due ragazzi carini in atteggiamenti teneri è molto stimolante.”
Per una volta, le parole di Blue non gli parvero affatto irritanti e sgradevoli. Il rossore ebbro sulle guance di Green divenne più ardente, mentre Ruby appariva evidentemente scombussolato e sotto shock nell’immaginare la proposta della cantante diventare realtà – si era anche sbrodolato un po’ di coca-cola sulla camicia e, incredibilmente, non si interessava di averla sporcata, quando di solito avrebbe messo tutti i presenti al corrente della figuraccia, dandosi rumorosamente dell’imbecille per aver rovinato il meraviglioso candore del capo d’abbigliamento e dirigendosi verso il bagno travolgendo qualunque ostacolo, intento in una corsa paragonabile a quella di un bisonte in fuga.
Silver era l’unico abbastanza intontito da non accorgersi delle macchinazioni della sua ragazza che, tralasciando ogni traccia di possessività, era disposta a cederlo alle grinfie di Green pur di godersi una scena piacevole.
Le mani di Blue si posarono sui fianchi del batterista, sospingendolo con delicatezza verso il divano sul quale giaceva stravaccato il compagno più anziano. Uno strattone più forte lo fece cadere senza grazia sulle gambe di Green e Silver neppure se ne sorprese; doveva aver davvero assorbito alcol in quantità esagerata.
I capelli di fuoco del giovane lambirono la fronte del bassista e per lui fu troppo. Neppure l’orgoglio poteva sconfiggere il desiderio, talmente forte da uccidere la replica pronta sulla punta della sua lingua.
Ruby ebbe il buonsenso di posare il bicchiere, accorgendosi che le sue povere mani avevano preso a tremare, consapevoli dell’imminenza della scena tanto temuta.
La bocca di Silver si dischiuse, alitando un leggero fiato alcolico sulla pelle di Green. Non se ne preoccupò; non lui, impegnato com’era ad indirizzare, tra i denti del compagno, la lingua che procacciava la sua gemella. Aveva sognato tante volte la risposta a quel bacio ardente e l’aveva ricevuta proprio come nelle proprie dimensioni oniriche. Era più incoerente, erratica, ma ugualmente perfetta ed eccitante.
Assetato degli effluvi alcolici della bocca di Silver, li assorbiva e si sentiva sempre più brillo in ogni istante trascorso, mentre tutti i ricordi e le nobili motivazioni che avevano trasformato il ragazzo avvinghiato a lui nel suo primo amore si obliavano, diventavano confusi, lasciando spazio solo a quella forza animalesca che lo spingeva a muoversi e a chiedere di più.
“Dal primo momento in cui l’ho visto, anni fa, ho sentito distintamente i miei occhi incatenarsi ai suoi.”
Le mani massaggiavano le mascelle, poi la nuca, saggiando l’energia che Silver impiegava a rispondere ai suoi baci e ai suoi piccoli morsi vogliosi. Il ringhio che emerse dalle viscere del più giovane era espressione pura del suo apprezzamento.
“Sei in grado di capirmi a fondo. Non pensavo che avrei trovato un essere umano così affine a me.”
Green si ritrovò sopra di lui, senza sorprendersi della propria voglia di imporsi. La sua bocca aveva lasciato le labbra di Silver gonfie di baci, dischiuse per il fiato ancora mozzato. Si serrarono per soffocare un mugugno sorpreso, quando le mani di Green affondarono sotto le vesti del più giovane, mentre i denti del diciannovenne sfioravano la giugulare immacolata, intenti in una tortura che minacciava piccoli morsi che non osavano davvero imprimersi.
“Anche tu vieni qui al cimitero per onorare la memoria di tua madre? Io non me la ricordo perché ero troppo piccolo, ma sono sicuro che fosse più gentile di mio padre.”
Avvinghiato a lui, poteva sentire il suo cuore tambureggiare frenetico. Non avrebbe mai dimenticando quanto, in quel momento, si sentiva pronto a fare un salto nel vuoto per diventare una cosa sola con una persona ancor più inebetita di lui. Quei tocchi erano solo corpi che si sfregavano con urgenza, con i vestiti molesti ancora appiccicati addosso. I loro suoni gli ricordavano, distorti, il crepitare di fiamme. Green sentiva quella situazione, la ascoltava beandosene come se si fosse trattato della musica più bella mai composta.
“Stai davvero… piangendo?”
Un battito di mani lo riscosse e la faccia di Blue si avvicinò alle loro.
“State andando un po’ oltre, ragazzi.” Sorrise lei, nascondendo una punta di nervosismo in un mare di compiaciuto e sincero rossore.
Green sentì il corpo di Silver scivolare via, lontano dal proprio. Confuso e perplesso, sollevò una mano: sembrava una muta preghiera, una richiesta di lasciarlo ancora un po’ così, a crogiolarsi in quell’effimera realizzazione di un sogno impossibile.
Ruby, abbarbicato alla sua poltrona, era sconvolto e il suo colorito era più bluastro che rosso.
“Avrebbero fatto qualcosa di indecente…” Mormorò con un filo di voce. “Continuando così… avrebbero davvero combinato qualcosa di… di…” Le parole smisero di affiorare alle labbra, lasciandolo senza fiato.
La camicia che originariamente doveva essere candida era ancora sporca di coca-cola e ignorata dal suo precisissimo proprietario. Anche il bicchiere della bevanda era stato dimenticato sul tavolino, senza più bollicine ad affiorare sulla superficie scura.
Green non lo guardò. Conosceva quel ragazzino da quando era nato – suo nonno era molto legato al padre di Ruby – e, in condizioni normali, avrebbe potuto affermare di essergli assai affezionato. Eppure, in quell’istante, non riusciva a vedere altro se non ciò che gli era stato appena tolto.
Nella propria confusione non era più in grado di rievocare l’ardente contatto che si era consumato fino a poco prima. Era incapace di crogiolarsi in quel piacere appena vissuto, pensava solo alla maniera in cui gli era stato sottratto e alla consapevolezza del fatto che non sarebbe mai più tornato tra le sue braccia.
Osservò, con occhi che pizzicavano e si inumidivano, Blue che trascinava Silver verso la propria camera da letto. Era sempre più lontano e svaniva in quella penombra. Non aveva mai odiato la cantante così ciecamente come in quell’istante di folle e totale smarrimento.
“…Green?” Lo chiamò Ruby con voce flebile; lentamente si stava riprendendo dall’esperienza traumatica.
Green puntò i propri occhi verdi sul viso del ragazzino, senza però vederlo davvero.
Stai davvero… piangendo?
Quel tono e quella frase erano maledettamente simili a quel giorno in cui il suo sentimento era venuto alla luce, tanto inequivocabile da ferirlo e straziarlo, per la prima volta. Anche in quella situazione era stato lui a non riuscire a celare le lacrime.
Detestò anche Ruby per avergli ricordato la sua debolezza, la sua mancata virilità. Non si perdonò di quello che era diventato in quel momento.
Green era ubriaco, stupido, disperato. Singhiozzava, addirittura. Tratteneva gemiti che l’avrebbero lasciato inerme, palesando i suoi sentimenti ad un pubblico troppo incredulo e psicologicamente impreparato che si rifiutava di estrapolare una verità tanto evidente quanto inaccettabile come un sentimento sempre nascosto e mai sopito.





Note: Boh, 'sto capitolo è sinceramente boh. Ho deciso di scrivere Some Dirty Secrets come mi capitava, lasciandomi guidare solo dai sentimenti. Ho maltrattato molto la OldRival e ho scritto un capitolo quasi angst sulla Secondary, che ho comunque definito con coordinate piuttosto vaghe e, dato che io ho invece un'idea del loro rapporto piuttosto definita, starei pensando a come potrei approfondire, se nei prossimi capitoli o in qualche raccoltina extra in cui io possa sforare più nell'angst. Penso che il mio stile stia cambiando e spero che ciò non indispettisca nessuno. Il plot era "Ruby assiste ad una scena hot tra Silver e Green". Beh, vi ringrazio per avere letto anche questo capitolo! Per gli insulti, aprite pure la pagina delle recensioni. <3 



Anticipazioni extra 1:
Non stava andando bene come si aspettava e lo considerava molto strano: si credeva un fuoriclasse del Poker pur avendoci giocato solo da bambino ed era stata la sua boria ad averlo spinto a proporre la variante Strip per movimentare la serata. Era sicuro che avrebbe vinto e che avrebbe denudato tutti gli altri presenti.
A giocarci tra maschi non c’era però niente di imbarazzante, anche se Adriano non avrebbe gradito l’idea di rimanere in mutande; sarebbe stato troppo poco signorile da parte sua, soprattutto di fronte ad un suo attuale studente. Senza contare che non ricordava neanche quale biancheria si fosse messo addosso.
Doveva concentrarsi su quella mano, al fine di proteggere i suoi bei pantaloni di raffinato velluto. Maledisse il fatto che in casa di Lance non si potesse entrare con le scarpe, perché in quel modo avrebbe avuto più indumenti per fare la puntata.

 

  
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