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Autore: WeLoveJorgeBlanco    10/08/2013    4 recensioni
E' il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola : uccidi o muori.
Ognuno dei distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza dai 12 ai 18 anni che verrà gettato nell'arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che conquisterà gli sponsor e il pubblico.
Violetta e Leon si innamorano e per una sfortunata scelta del destino vengono estratti entrambi per andare nell'arena.
Loro si amano, ma negli Hunger Games non esistono affetti, bisogna rinunciare alle amicizie e all'amore e bisogna saper scegliere e di conseguenza perdere.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le persiane delle case dei distretti erano chiuse e le strade deserte.

Tanto valeva dormire, ma nessuno ci riusciva.
Violetta invece guardò per tutta la notte dalla finestra della sua stanza, cercando di imprimere nel cervello quelle immagini per sempre.
Non aveva la certezza di entrare nell’arena, ma come tutti il suo nome compariva nella teca di vetro da dove veniva estratto il tributo e doveva essere pronta per ogni evenienza.
Nei distretti favoriti, ovvero l’1 e il 2, molte persone si offrivano volontarie per provare a vincere perchè avevano le capacità e si allenavano da appena nati in una scuola specializzata, anche se sarebbe illegale.
Nei distretti più sfortunati c’era molta carità e non si augurava a nessuno di andare agli Hunger Games.
Si, perchè il sinonimo di tributo è cadavere.
Ogni anno era così : Nelle case dei tributi scelti si chiudevano completamente le finestre e le tapparelle. La gente che ci viveva si rintanava dentro per seguire questo scempio aspettando di veder morire il loro figlio in diretta.
Per molti era una certezza morire poiché sopravvivevano sempre i più forti e i più intelligenti.
Di solito anche la notte c’erano le persone che lavoravano nelle piantagioni, ma quella notte non fu così.
Olga nell’altra stanza si chiedeva perchè il mondo era così crudele.
Non riusciva neanche ad immaginarsi in un'altra realtà dove poteva essere libera.
Sospirò e si avviò in cucina.
Voleva tirare su di morale Violetta e l’unico modo era di prepararle un po’ di pane e marmellata.
Può sembrare stupido, ma mangiare pane e marmellata in un distretto così disastrato come l’11 era un onore.
In generale era una fortuna avere un po’ di pane e Olga lo metteva sempre da parte per queste occasioni, anche se certe volte German era tentato dal mangiarlo.
Violetta non chiuse occhio tutta la notte e neanche Leon, che oltre ad essere preoccupato per la mietitura era anche emozionato dall’incontro con quella splendida ragazza.
Cominciò a entrare un po’ di luce dalla finestra e Violetta si alzò sbadigliando, proprio perchè non aveva dormito.
Vide Olga intenta a pulire i piatti e la salutò.
“Ho una sorpresa per te!” disse Olga.
Violetta si accigliò cercando di capire.
Olga tirò fuori dal forno malridotto due fette di pane con marmellata di mirtilli.
A Violetta le si illuminarono gli occhi.
Olga la viziava sempre.
“Grazie Olga!” disse Violetta abbracciandola.
“E di che? Lo hai preso tu il pane e la marmellata” affermò Olga.
“Non mi importa. L’importante è che ci sei tu” disse Violetta stringendo sempre di più la domestica.
Da quando la mamma era morta la domestica era l’unico punto di riferimento femminile che conosceva.
Dopo aver mangiato una sola fetta, poiché l’altra la riservò al padre, la ragazza si diresse fuori dalla porta per andare al mercato nero.
Aveva con se quelle dieci pesche e non vedeva l’ora di barattarle.
Quando arrivò a meta, si vedeva che già era brulicante di gente.
Addirittura qualche pacificatore barattava le sue cose e sapeva che era illegale.
Si avvicinò a una bancarella, voleva fare un regalo a Olga.
Un ciondolo la colpì molto.
Era un aggeggio in rame con il numero del loro distretto.
“Quanto vuoi per questo?” chiese la ragazza, che si era venduta le dieci pesche per 6 dollari.
“1 dollaro va bene” rispose la donna.
Violetta annuì e le diede il dollaro per poi prendere il ciondolo.
Fece scorta di carne e verdure, se sarebbe andata nell’arena sicuramente Olga non avrebbe potuto fare bracconaggio.
Dopo due ore ritornò a casa e passò davanti la scuola.
Quel giorno era chiusa per la mietitura che si sarebbe svolta alle 14.
Nonostante ciò, si iniziavano a scorgere ragazzi con una divisa grigia.
Tutti i ragazzi dai 12 ai 18 anni dovevano partecipare alla mietitura e solo chi era in punto di morte non poteva.
Se alcuni di questi ragazzi restavano a casa venivano uccisi seduta stante.
Olga stava innaffiando le piante quando la vide.
Le si illuminarono gli occhi.
“Questo è per te” ammise la giovincella porgendole il ciondolo.
Olga si coprì la bocca.
“Grazie, io.. non ho mai ricevuto un regalo del genere!” disse singhiozzando la donna.
Olga aveva paura di perdere Violetta, ormai era diventata la sua bambina.
Ormai era l’una e mancava un’ora alla mietitura.
Violetta si diresse nella sua stanza per indossare la tuta grigia che ormai indossava ogni anno.
Si era un po’ ristretta a causa del suo sviluppo.
“Sei bellissima” disse Olga guardandola da capo a piedi.
“Grazie”
“Metti questo” disse Olga porgendole un fermaglio per i capelli.
Violetta le sorrise debolmente e si avviò verso l’uscita.
Olga le prese le mani.

“Ascolta, sarà come tutti gli anni. Anche io avevo il dubbio di andare nell’arena ma non ci sono mai andata” la rassicurò Olga.

Violetta era titubante invece.

Come poteva avere la certezza di non essere estratta?
Salutò Olga e il padre e si diresse verso quella squallida piazza.
C’erano migliaia di ragazzi che si erano messi in fila e lei iniziò a scorgere il viso di Leon affranto.
Per dare la prova di essere andati alla mietitura ogni anno dei pacificatori dovevano farle una puntura sul dito e farlo premere su un foglio di carta in modo che il sangue possa essere registrato.
Le ragazzine di dodici anni avevano paura ma lei era abituata così quando le punsero il dito non provò dolore.
Voleva andare vicino Leon e rassicurarlo.
Si mise in fila e si trovò immersa da ragazze della sua età.
Le conosceva tutte, ma non aveva mai avuto un’amica.

Da quando era piccola aveva sempre avuto un migliore amico, si chiamava Rodrigo ma fu ucciso perchè lo scoprirono a fare bracconaggio nel bosco mentre stava tentando di uccidere un orso.

Violetta aveva visto la scena con i suoi occhi e si rifugiò dietro un albero e non fu scoperta.
Una donna vestita completamente di blu ricoperta di fiori mentre in viso era di un bianco pallido e ombretti sgargianti dalle tonalità dell’azzuro andò sul palco.
Era una donna di Capital City, sicuramente.
Le persone di Capital City erano conosciute per il loro vestirsi così.
Sembravano dei pagliacci a carnevale.
La donna picchiettò sul microfono.
“Felici Hunger Games – e che la fortuna possa essere sempre a vostro favore” intonò la donna mentre si sistemava la parrucca verde.
Lei era l’accompagnatrice del distretto 11, si chiama Margot.
Per qualche minuto fu proiettato come ogni anno un filmato sulla distruzione del distretto tredici.
Poi una volta finito Margot si avvicinò alle due teche per pescare contemporaneamente sia il nome del maschio che della femmina.
Si schiarì la voce.
“Leon Vargas” affermò.
Violetta si sentì male.
Aveva parlato con questo ragazzo qualche giorno fa.
“Non essere timido, sali” affermò Margot.
In verità lui non era mai stato timido.
Leon raggiunse la donna sul palco e aveva le lacrime agli occhi.
“Bene, ora le signore” disse aprendo lentamente il biglietto e lisciando la strisciolina di carta.
Violetta incominciò ad avere la nausea e guardò Olga e il padre che si erano appostati di lato.
“Violetta Castillo” affermò la donna.
Si sentì svenire.
Olga incominciò a piangere e cercò di arrivare dalla ragazza ma dei pacificatori la presero per un braccio mentre il padre aveva il viso tra le mani.
Loro non potevano fare niente.
“Ci sono volontari?” chiese Margot.
Tutti non osavano parlare.
“Bene, allora facciamo un applauso a questi due giovanotti coraggiosi!” disse applaudendo.
Nessuno osò applaudire, non avevano scelto loro di andare agli Hunger Games.
Quando arrivò in cima alla pedana tutti i ragazzi alzarono tre dita della mano all’aria.
Era il loro gesto di augurare buona fortuna.
Violetta non riusciva a piangere, mentre Leon aveva gli occhi gonfi.
“Bene, datevi la mano!” affermò la donna.
Violetta e Leon si guardarono entrambi negli occhi profondamente.
Uno sarebbe dovuto morire.  
 

   
 
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