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Autore: Crossbred    12/08/2013    1 recensioni
I comportamenti dei personaggi sono inventati così come la storia, non rappresentano il vero carattere o il comportamento dei protagonisti e non sono da emulare in quanto scorretti.
“Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell'ossicino, l'uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l'ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo. L'ho dichiarato disperso finché l'ho visto nel cortile della scuola. Subito quell'idea si è risvegliata in me e con lei è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona.”
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The past that kills

Le lezioni quel giorno passarono velocemente, seguii la solita procedura, cuffiette sguardo perso nel vuoto e passo svelto.
Stavo per uscire dal cancello, ma un braccio mi tirò indietro e mi trovai davanti una ragazza.
« Ciao, tu sei Harry Styles giusto?» continuai a fissarla, « hm si sono io, ci conosciamo? » sorrise, mi sembrò di non averla mai vista da quelle parti.
« piacere, il mio nome è Victoria Room » mi porse subito la mano che accettai volentieri « Io sono Harry Styles, ma questo pare che tu già lo sappia » sorridemmo entrambi.
Quei minuti in silenzio sembrarono ore, «sai Harry » disse per attirare la mia attenzione, « ti guardo da molto, e mi piaci davvero tanto, lo so uno del terzo anno non guarderebbe mai una del primo » sorrisi sentendo quelle parole, erano le stesse che mi ripetevo io fino a quella mattina.
« Viky, sei davvero una bellissima ragazza questo non lo si può negare.»
Arrossì, era così carina  «Viky? Mi piace, chiamami così se vuoi »«ok, allora ti chiamerò Viky, comunque ripeto sei bella ma il punto è che non sei il mio genere»  avrei giurato di vedere una lacrima sul suo viso, che però riuscì subito ad asciugare. «Oh certo, sei bello anzi sei fantastico credo sia normale che a te piacciano quelle con due tette enormi e con le gambe aperte!» disse tutto d’un fiato. Quasi provai schifo per me in quel momento, le presi  le mani e  « No Viky.»Presi un respiro, e contai fino a 5 «Non sei il mio genere, perché a me piacciono i ragazzi! »  rimase spiazzata da quella  mia confessione, ma subito dopo mi sorrise e si catapultò tra le mie braccia. “ Mi dispiace, scusa beh a dirla tutta sono felice» non capii perché era felice di quella confessione, ma le feci cenno di continuare « Insomma, nessuna ragazza ti avrà e credimi ne sono tantissime a scuola che parlano, o fanno fantasie su di te» arrossii, non me ne ero mai accorto di tutto ciò ‘ovvio Styles, stai sempre per conto tuo ed i tuoi occhi sono solo per Louis’ maledetta voce che sovrasta i propri pensieri. «Grazie, ne sono onorato hahaha» rise anche lei, « quindi  chi sarebbe il fortunato? » quasi la saliva mi si bloccò in gola
«N-n-essuno» balbettai, alzò un sopracciglio «oh si certo, dai Harry dimmi chi è » ci pensai su, insomma le avevo confessato di essere gay, potevo dirle di tutto.
« Louis Tomlinson, è il suo nome» sorrise bagnandosi le labbra «So chi è, non si può dire che anche lui sia un gran bel pezzo di figo hahahah» come darle torto, il mio Lou era davvero bello. Una macchina si fermò a pochi passi da noi, «Harry, è arrivato mio padre devo andare. Ci vediamo domani » e mi diede un bacio sulla guancia.
«Certo che quella ragazza era davvero strana, prima confessa il suo fatidico amore per me, poi fa dei complimenti a Louis bah.»Non mi accorsi che ero già arrivato a casa, entrai e l’unica cosa che trovai era un post-it sullo specchio accanto alla porta   «Ciao piccolo, io e Ruthie siamo andate dalla nonna, il pranzo e la cena per i prossimi due giorni è in frigo. Scusa se non ti ho avvisato prima,mi raccomando fai il bravo e non dar fuoco alla casa come l’ultima volta» sorrisi a quel ricordo, avevo solo 7 anni .Notai che c’era un’ultima riga, la calligrafia non era quella di mia mamma. «Haz, mi mancherai..ti voglio bene Ruthie» ‘oh la mia piccola’ pranzai, e mi buttai sul divano..Quando mi svegliai l’orologio segnava le 5:30 p.m, ‘non è troppo tardi, magari potrei andare a trovare papà’ pensai. Così feci indossai una felpa, la sciarpa, il cappellino e mi avviai.
*
Quel posto era così tremendamente freddo, macabro e triste. Eccolo lì che mi aspetta sempre al solito posto, «Ciao Pà, come stai?» le lacrime minacciavano di uscire ma non potevo, lui non avrebbe mai voluto vedermi triste. « come te la passi? Io abbastanza bene dai, la scuola va bene oggi ho conosciuto una ragazza. Si chiama Viky, è davvero carina e simpatica..» presi un respiro.
«Domani esco con quel Louis, sei felice? Insomma non è un appuntamento, è una cosa tra amici..» ‘almeno credo‘ improvvisamente non poco distante da dove mi trovavo sentii un pianto, cercai di avvicinarmi e vidi un ragazzo accasciato su una tomba. ‘no,non può essere lui ‘
Sentì la mia presenza, si tirò su ed i suoi occhi azzurri, lo stesso azzurro che ha un cielo nuvoloso finirono nei miei verdi. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano «H-Harry, che ci fai qui? » mi chiese con voce sottile.
«Sono, venuto a trovare mio padre. » indicai con lo sguardo la lapide posta a pochi passi da lì. « E tu? Per chi sei qui? » sospirò « Per lei» disse con voce rotta dal pianto.
Emily Gilbert-Tomlinson 1970-2012.
« Oh, mi-mi dispiace Louis » ‘povero Louis, chissà come deve essere per lui vivere senza sua made’ mi sedetti accanto a lui e subito mi si fiondò tra le braccia. «E’ morta, per quella maledettissima malattia che chiamano Cancro.
Da piccolo credevo che il Cancro fosse solo il suo segno zodiacale, ma anni dopo scoprii che era un qualcosa che presto me l’avrebbe portata via.Ha lottato fino alla fine, è stata una vera guerriera,ma non sempre si riesce a sopravvivere al Cancro» Vidi delle lacrime rigargli il volto,sentii il cuore stringersi nel petto. «Tuo padre com’è morto? » mi chiese guardandomi negli occhi.

ore:12.p.m
 

«Un giorno come tanti, il sole c'era a singhiozzo, ma si respirava aria di Primavera.
Come da un po' di tempo, io mi svegliavo di buon'ora, si fa per dire, mezzogiorno, ed io ero ancora a letto.
Un periodo strano di ribellione, avevo detto basta alla scuola, per chissà quale motivo.
 
ore: 1:00 p.m
 
E' l'ora del pranzo, ci siamo tutti. Seduti a tavola, ridiamo e scherziamo.
Ma a capotavola, c'è un segreto; c'è qualcuno che nasconde il dolore.
 
Ore: 2:00 p.m
 
Meglio riposare un po'. I pensieri li lasciamo sul cuscino.
Và a letto per l'ultima volta.
 
Ore 4:30 p.m
 
Mi preparo e sto per uscire, e lui fa lo stesso.
Sul ciglio della porta, mi guarda con quegli occhi che mai dimenticherò: « Non fare tardi. Torna presto. »
 
Ore: 5:30 p.m
 
Mentre sono in giro,mi arriva una telefonata.
«Papà è in ospedale, ma nulla di grave, dicono che sia sempre per la schiena. »
Ma non ci credevo, non era credibile. Per un mal di schiena si arrivava addirittura a chiamare un'ambulanza per portarti all'ospedale.
Quella chiamata diede il via ad una corsa senza fine, contro tempo.
Mi stavo preoccupando, e qualcosa mi diceva che lui non stava bene.
Stavo arrivando papà, ma ero troppo lento, e lui troppo veloce.
 
Ore: 5:45 p.m
 
L'arrivo in ospedale.
Mi trovo davanti al pronto soccorso, con gli occhi speranzosi di vederlo su una sedia sorridente.
Le speranze bruciano subito.
Entro, e con passi titubanti, mi avvicino a mia nonna che già era lì.
Mio nonno aveva gli occhi stracolmi di lacrime, mio zio aveva il braccio sporco di sangue.
Non era un mal di schiena.
 
Ore: 5:55 p.m
Si apre la porta, esce un dottore.
Tutti fissi, pendevamo dalle sue labbra.
Io sbirciavo dentro, ma non vedevo nulla. Pochi secondi dopo, la frase : «Per piacere un parente.. Non ce l'ha fatta.. »
 In un attimo, il mondo finì solo per me. Le lacrime si sovrapponevano alle urla, ma non me ne rendevo conto.
Come poteva essere vero? Forse stavo ancora dormendo, era solo un brutto ,incubo.
 
Ore: 6:00 p.m
 
L'ultimo abbraccio.
Una lunga discesa, mano nella mano con mia madre.
Camminavamo insieme, verso chi c'aveva lasciato troppo presto.
Una stanza fredda, e schifosa lo teneva imprigionato ancora per un po',
su un lettino, che non era il suo posto.
La camicia sporca di sangue, le mani ancora calde.
Un bracciale con il nome di Ruthie, sul polso e la collana che gli ho strappato per averlo ancora con me…»


«Oh Harry! » disse con voce spezzata, e senza accorgercene stavamo piangendo entrambi «eri così piccolo» continuò,
«Tranquillo Lou, sto bene credo sia normale sentire la sua mancanza ma dobbiamo andare avanti con la nostra vita. E’ ciò che vorrebbero»
Uscimmo dal cimitero, «Lou » dissi per attirare la sua attenzione «dimmi» un sorriso sincero comparve sul suo viso.
«Ti va di andare a bere una cioccolata calda? » abbassò la testa e sorrise come fanno i bambini « Si, andiamo!! » e piano piano ci avviammo. 


*Spazio-Autrice*

Un'occhiata al passato di entrambi, principalmente in quello di Harry.
Ho cercato di farlo abbastanza lungo, dato che tra 2 giorni trasloco e non so quando potrò aggiornare.
Spero che a te lettore piaccia questa storia che poco a poco entra nel vivo.
Un abbraccio Nia
  
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