Note
iniziali:
Ciao a tutti, sono fann1kaoriyuki e questa è una storia che ho scritto ormai un
sacco di tempo fa. Visto che vi sto facendo aspettare da tipo mesi nuovi
aggiornamenti di quelle ancora attive- o quasi- ho pensato intanto di ingannare
l’attesa con alcune one shot
o storie di brevi cap che ormai sono un po’ datate,
ma spero possiate comunque apprezzare.
Fatemelo sapere :P
Prendimi con te – parte prima
Perché non mi
prendi con te?
Ti
fa quasi ridere, tutto questo.
Ti
guardi attorno annaspando alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che faccia
intendere sia uno scherzo. O ancora
meglio, un sogno.
Ma
non lo è.
Come avresti sempre
voluto, a tua completa disposizione...
Sei
appena stato al suo funerale. Il suo
funerale, suo e quello di un altro centinaio di persone che, come lui, sono
morte per la guerra.
Come
se lui fosse uno dei tanti, e nulla di più.
E
pensare che lo avevano battezzato il Prescelto o il Salvatore.
Quanto
è ingiusta la vita se non si rende onore in modo adeguato nemmeno a chi di
dovere.
Ti piacerebbe,
vero? Infierire su di me e vedermi sottomesso.
Sei
stato lì e hai sentito snocciolare grandi parole di circostanza su quanto,
tutti loro, siano stati valorosi e impavidi, su come abbiano combattuto con i
denti e con le unghie per dare ai sopravvissuti una vita senza ombre di alcun
genere.
Patetico.
Ti
viene da pensare solo questo, mentre fissi la grande lapide su cui sono scritti
decine e decine di nomi, tra cui anche il suo.
Harry
Potter, figlio del fu James Potter.
Del
resto, sono rimasti in pochi ad averlo realmente conosciuto, tu tra questi. Gli
altri sono a loro volta soltanto un nome su quella lapide: ragazzi appena maggiorenni
mandati a morire per una guerra ingiusta, dalla vita rovinata e spezzata per
sempre.
Questa è la tua
occasione. Sono tutto tuo. Portami con te e fai di me quello che ti pare.
Ti
alzi, nel bel mezzo della cerimonia.
Sai
che per questo gesto la stampa farà clamore, ma non ti importa. Semplicemente,
ti alzi e te ne vai.
Non
accetti di restare in un posto così pieno di ipocrisia, non sopporti di vedere
la gente piangere senza nessuna ragione particolare. Non li conoscevano, per
loro non sono nient’altro che nomi. Mentre per te ognuno di quei nomi è legato
a un ricordo.
La
porta della chiesa fa uno strano cigolio quando la apri che, contrapposto al
silenzio solenne all’interno dell’edificio, non fa che attirare ancor di più
l’attenzione su di te. Però non ti interessa. A te non importa di quel posto e
di quella cerimonia. Hai ben altre cose a cui pensare.
Allora, Malfoy?
Va bene.
Ti
dici in un sospiro come a rimarcare quel ricordo. Va tutto bene, ora.
Torni
a casa, a piedi, come ormai hai l’abitudine di fare. Non ami più
Smaterializzarti, fa guadagnare tempo sì, ma in questo momento vuoi camminare e
pensare.
Sei
triste. C’è qualcosa di profondamente triste in tutto questo; e non per il
funerale, né per la vita che, innegabilmente, fa schifo.
Nessuno
lo sa, Draco, il tuo segreto. E non lo dirai mai a nessuno.
Eppure
in questa occasione particolare non riesci a riflettere, non importa quanto
lentamente cammini.
Ti
senti vuoto e vuoi solo tornare a casa. Affretti quindi il passo, presto arrivi
alla tua meta.
Allora Malfoy?
Vieni
accolto dai tuoi servitori. Non li consideri molto: quasi gli lanci il tuo
cappotto e ti allontani in fretta verso la
stanza.
Quella
stessa che nasconde il tuo segreto: l’unica dove vorresti stare, anche
rinchiuso per sempre, ma ti starebbe bene se dentro vi fosse anche quel segreto
che tanto celi agli occhi del mondo e che tieni stretto maniacalmente.
E
allora...
E
allora apri la porta e lui alza gli occhi su di te, affatto sorpreso dalla tua
“mancanza di educazione” che ti ha permesso che dimenticassi anche di bussare.
Alza
gli occhi e ti guarda, fisso.
-
Buona sera, Padrone. - La sua voce è
calma, calcolata, profonda. Parla con quell’espressione impassibile che si è
dipinto sul viso quel fatidico giorno, e che non si è più tolto. E’ un sorriso
fittizio, arrogante, quasi crudele.
Non
puoi fare a meno di sentirti malvagio a tua volta, mentre sfoderi quel ghigno
caratteristico che ti ha fatto superare anni di scuola e una intera guerra.
-
Buona sera. - dici con la tua voce strascicata, chiudendoti la porta alle
spalle.
Avanzi
per la stanza e ti siedi sulla poltrona. E’ rossa ed è accanto al letto.
Piuttosto comoda.
-
Posso fare qualcosa per te? - ti fa ancora, servile.
-
Oggi sono stato al tuo funerale. -
Quelle
parole non lo sorprendono, né sembrano toccarlo in qualche modo; muove piano la
testa, tanto che riesci a scorgere uno sprazzo della sua famosa cicatrice.
Improvvisamente senti l’impulso di afferrargli il viso e sfregare contro la sua
fronte qualche panno umido, nella speranza di cancellargliela, come fosse solo una
traccia di inchiostro o uno scarabocchio fatto per gioco.
-
E’ andato bene? -
-
Certo. -
C’è
silenzio ora, e tu lo senti pesante. Harry Potter è davanti a te, vivo come
nessuno sa essere, ed è fermo... in attesa di un tuo ordine.
Lui
adesso è tuo, Draco, e se da una parte te ne compiaci, dall’altra provi tanta
pietà.
Incateni
il suo sguardo e ne resti catturato.
Qualcosa
urla nella tua testa, grida di lasciarti andare ma non puoi: a dispetto di come
te lo ha chiesto... Harry Potter ha bisogno di aiuto.
Ti
porti una mano a massaggiarti la tempia. Vagamente ti chiedi se sia giusto.
La
gente lo crede morto, ed invece tu lo tieni rinchiuso in una prigione dorata.
Ma è meglio così, rispondi
immediatamente, altrimenti sarebbe rimasto lì dove l’avevi trovato... per
strada a vagabondare. Tanto disperato da chiedere a te, suo acerrimo nemico, di
prenderti cura di lui.
Che
paradosso, vero Draco?
Portami con te e
fai di me quello che ti pare.
Nella
testa, come un vortice, odi le sue parole.
Ricordi
ancora l’espressione che aveva sul volto, fredda, disinteressata. Come se fosse
vero... come se qualsiasi ordine tu gli avessi impartito lo avrebbe eseguito
sul serio; certo non per fedeltà, bensì per autolesionismo.
L’hai
avvertita sulla pelle, quasi bruciante, la sua volontà di sparire e
autodistruggersi.
Te
ne sei convinto, ormai: la sua richiesta è scaturita proprio da questo suo
desiderio.
Ha
scelto te perché lo odi e vuoi annientarlo, questo è ciò che pensa.
Non
sa la verità. Non sa che lo ami.
Però
questo suo disfattismo ti fa provare un diverso sentimento...
Vuoi
distruggerlo. Semplicemente distruggerlo e farlo a pezzettini.
Per
un recondito desiderio che si ribelli e che torni a fronteggiarti, che torni a
essere lui o, forse, anche solo per vederlo reagire...
Ma
non è successo fin’ora.
E
la tua voglia di annientarlo aumenta. Vuoi umiliarlo, però stavolta per
punizione.
Perché
questa nuova versione di Potter non ti piace, non merita di esistere.
Non
lo vuoi.
E
ti senti male, ti senti crudele... è più forte di te.
-
Che ne dici di Fido? - sorridi guardandolo, districandoti dai tuoi pensieri.
-
Fido? -
-
Sì, è un bel nome... per il mio fedele servitore. -
Troppo
pochi sono i secondi di indecisione che seguono, riesci perfino a sentire i
suoi, di pensieri, quel secco Te lo
meriti che si è ripetuto tra sé e sé per convincersi ad accettare
quell’ennesima umiliazione.
-
Come vuoi. - dice neutro.
Lo
odi. Lo odi, ormai da troppo tempo per ricordarti di amarlo.
Odi
questo nuovo lui.
Quasi
ti viene da ridere.
-
Alzati. - gli fai. Lui esegue.
-
Salta su te stesso. - ordini. Lui esegue.
-
Salta su un piede, girando. - Lui, ovviamente, esegue.
Ormai
è quasi un vostro rito: gli ordini le cose più assurde solo per testare fino a che
punto sia capace di spingersi. E lui si presta a tutto, probabilmente convinto
che tu ti diverta dilatando così il suo bisogno di vittimismo e dolore.
Non
sa che ogni ordine è, per te, un tassello in più verso un dolore più atroce
della morte.
La
pietà che provi per lui ti fa quasi soffocare.
Lo
odi.
Vuoi
ridurlo a niente.
Un
pensiero ti passa fulmineo nella testa, ma lo zittisci.
E’
troppo... e lo sai. T’incupisci.
-
Fermo. - quasi gridi.
Lui
ora è immobile davanti a te, in attesa.
Ti
porti una mano alle tempie per massaggiartele, e lo guardi attraverso le dita
ossute della mano.
E’
troppo, ma non sai più cos’altro pensare.
A
questo punto non ha più senso farsi scrupoli...
Senti
l’adrenalina scorrerti nelle vene e un senso di terrore ti invade.
Sei
spaventato, ma non per quello che stai pensando di fare né per la paura di
ferirlo tanto da perderlo.
Sei
tu stesso a spaventarti.
Eppure,
nonostante le remore, avverti la tua voce come se neanche ti appartenesse più.
-
Spogliati. -
Senti
una lieve soddisfazione quando lui tentenna evidentemente sorpreso. Che si
trasforma subito in delusione quando lo vedi portarsi le mani al collo e
iniziare a slacciare la camicia, bottone per bottone.
Lo
fissi, inconsapevolmente concentrato ad analizzare ogni lembo di pelle esposta.
Quando
ti si presenta davanti il suo petto, trattieni un respiro senza volerlo. E’
meglio di quello che immaginavi, anche le cicatrici che lo segnano le trovi
perfette sul suo corpo.
Per
un attimo ti immagini a leccarle, piano, solo con la punta della lingua,
rimarcandole con delicatezza.
Riprendi
a respirare, poi sorridi quietamente.
Nel
frattempo, lui ha spostato la propria attenzione sui pantaloni e presto anche
quelli vanno via. Quando resta in mutande si ferma e ti guarda, in attesa.
-
Sei ancora vestito. - gli indichi placido. Come se nulla fosse, Harry si toglie
anche l’ultimo indumento.
Senti
la saliva nella tua bocca azzerarsi e una contrazione nel basso, chiaro segno
di una nascente eccitazione.
Per
un attimo hai un attimo di ripensamento, prima che lui parli e annienti anche
questa tua ultima esitazione.
-
Posso fare altro per te, Padrone? -
Stringi
i pugni inconsciamente e il tuo sguardo si indurisce, te ne accorgi perché
senti i muscoli facciali tesi e non riesci a distenderli nemmeno facendo perno
sul tuo famoso autocontrollo.
Pieghi
la testa di lato come a contemplarlo.
-
Fido... - inizi con voce ferma, ormai quasi non avverti più umanità in te, il
tuo fedele schiavetto l’ha distrutta tutta. - Quando hai detto qualsiasi cosa... intendevi proprio
qualsiasi? -
-
...Sì. -
Ridi,
non riesci a evitarlo.
-
Avvicinati. -
Te
ne sei accorto da solo, del tono roco della tua voce.
Ogni
passo che fa è un battito perso. E’ così vicino a ciò che hai sognato da tutta
una vita...
Quando
è abbastanza prossimo a te, d’istinto allunghi un braccio come ad afferrarlo.
Ma
non appena tocchi la sua pelle qualcosa, in te, si blocca.
Un
battito così forte da risuonarti nelle orecchie ti sorprende.
Una
voce, la tua coscienza forse, urla per farsi sentire.
Non così. Non va
bene.
Alzi
gli occhi su di lui perdendoti nei suoi, smeraldini ma vuoti.
Li
scruti cercando l’umanità che senti svuotata in te in quelle iridi,
inutilmente. Sembra una bambola rotta.
E
ti dici che così non ne vale la pena.
Apri
piano la bocca per dire qualcosa, ma non trovi le parole. E’ terribile il senso
di colpa che ti senti addosso improvvisamente, impregnarti fin quasi a
sentirtelo nelle ossa.
Allontani
la mano e scuoti la testa per allontanare altri pensieri.
Probabilmente
questa è l’unica occasione della tua vita che ti si sta presentando per farlo:
prendere Harry Potter e... beh... scoparlo.
Ma
non lo vuoi, non così.
Tu
lo ami, dopotutto.
-
Rivestiti. - gli ordini con un filo di voce mentre ti riprendi la testa con una
mano.
Tuttavia
lui non si muove. Incuriosito, alzi gli occhi e lo vedi esitare.
Il
tuo cuore perde un battito.
-
Rivestiti, ho detto. - ordini più duramente, sperando in verità che si ribelli
in qualche modo.
-
...Sì. - soffia piano guardandosi attorno, studiando i suoi abiti buttati alla
rinfusa.
E’
solo un attimo, però te ne accorgi: rabbrividisce.
Ha
freddo e la cosa ti colpisce.
Quasi
senza rendertene conto afferri il mantello che non ricordavi neanche di avere,
ti alzi in piedi e lo avvolgi con una dolcezza che non credevi neanche più di
possedere.
Non
sai più come comportarti, ti senti adatto, ma questa cosa è la prima che senti
sia giusta dopo tanto tempo.
Lui
alza gli occhi e ti guarda, probabilmente incredulo.
-
Harry... - sussurri piano con voce bassa - Ho un ordine per te. - aggiungi.
-
Dimmi. - fa immediatamente lui.
Stavolta
sei tu a esitare, nella tua testa cerchi di trovare le parole giuste per far sì
che lui capisca.
Ma
sei consapevole anche che sarebbe soltanto un concetto vuoto, almeno senza
spiegargli cosa provi per lui... o per un antico lui.
Gli
sistemi bene il mantello, per tenerlo più al caldo possibile, poi sorridi
avvertendo un’immensa malinconia.
Lo
baci. Non sai nemmeno come sei arrivato a farlo, ma ne hai trovato il coraggio.
Premi
piano le tue labbra sulle sue in un tocco leggero, affatto soddisfacente come
in realtà avresti sempre voluto fare.
-
Torna a essere quello di prima. - chiedi quindi - Torna te stesso, non questo
surrogato senza anima a cui ti sei ridotto. -
Vedi
i suoi occhi vacillare nell’incertezza, ma non ti ci soffermi più di tanto.
Sorridi ancora, anche se senza un briciolo di dolcezza.
-
Ora dormi se vuoi. - continui volendo solo scappare da quel tuo paradiso. - E
sei anche libero... per tutto. -
Le
tue mani tremano e sai che se n’è accorto. Le ritiri dal manto che gli hai
donato e ti congedi.
Ti
allontani il più possibile da lui.
Nessuno
è a conoscenza del tuo segreto, è vero. Ma è un segreto il cui peso non riesci
più a reggere.
Continua…