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Autore: Angel_Mary    13/08/2013    2 recensioni
La guerra è finita. Harry ha ucciso Voldemort. George Weasley riuscirà a colmare l'assenza del gemello?
Il loro amore era come quello che provavano verso il Quidditch: senza fine, sconfinato. Perché il Quidditch è stato testimone del loro primo incontro, di quando si sono ritrovati, del primo appuntamento e anche del loro primo bacio.
_________________________________________________________________________________Questa storia partecipa al contest "Ad ogni coppia la sua frase" indetto da Manuela_McGranitt sul forum di EFP http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10663178&p=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roxanne Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quella domenica mattina, Angelina si svegliò più agitata del solito. Aveva passato la notte a casa di George, il suo fidanzato, e quel giorno loro due avevano stabilito, di comune accordo, che avrebbero detto alla famiglia Weasley che loro due si stavano frequentando da più di sei mesi.
Erano una coppia insolita, o almeno diversa, erano agli antipodi di qualsivoglia stereotipo di coppia, basti pensare al loro primo appuntamento o al loro primo bacio. La loro prima uscita consisteva in un volo vicino al campo di Quidditch, dove si allenavano le Holyhead Harpies, mentre si erano baciati la prima volta al San Mungo, dopo che Angelina era stata colpita da un bolide, cioè George aveva deciso di baciarla, non dopo che la povera ragazza si fosse ripresa, bensì durante i suoi eleganti e raffinatissimi improperi contro il battitore della squadra avversaria. Lei stava, appunto, offendendo buona parte dei maghi più famosi della storia, eccetto Albus Silente, e il buon vecchio Salazar fu onorato di ricevere le più colorite esclamazioni da parte della povera Angelina. George, da bravo cavaliere, le era rimasto accanto, non si era scomposto neanche un po’ nel sentire tutte le ingiurie, che la sua vecchia compagna di casa stava dedicando a tanti maghi e streghe (stiamo pur sempre parlando del ragazzo che ha insegnato le parolacce agli gnomi del suo giardino!), ma anzi era affascinato da tutto il sentimento che la ragazza stava impiegando nell’offenderli pur di non pensare al suo braccio rotto. Nel momento di pathos estremo delle ingiurie, George le prese il viso con delicatezza e la baciò. Da allora, George e Angelina facevano coppia fissa.
Quella mattina, però, Angelina era molto agitata, aveva iniziato a esserlo quando, appena sveglia, cercando con la mano il fidanzato, non lo trovò disteso accanto a lei. Lanciò un urlo, molto simile a quello di una banshee, si fiondò fuori dal letto per poi andare a sbattere contro quel colosso di George Weasley, che aveva allacciato in vita un grembiule a fiori da cucina.
“Angie, tutto okay?”
“Per Morgana, George! Dove diavolo eri finito? Per le sottane di Circe!”
“Preparo la colazione, ma si può sapere che succede?”
“George, mi sveglio e tu non ci sei!”
“Siamo agitate stamattina?” le indirizzò un sorrisetto malandrino, che riservava alla sua ragazza tutte le volte in cui stava per essere preda da attacchi di panico o crisi isteriche. Non ebbe modo di continuare, perché Angelina gli diede una leggera spinta, e nella finta caduta George afferrò una mano della ragazza trascinandola insieme a lui, finendo distesi sul pavimento come due salami.  
“Weasley, fallo un’altra volta e ti affatturo.”
“Si amore, anch’io ti amo!”, le diede un bacio sulle labbra per zittirla (cosa che riuscì a fare) e continuò “prima di mangiare, vorrei darti una cosa”.
“George, amore, come fai a darmi qualsiasi cosa in questa posizione indecente?”
“Quanto sei petulante, certe volte mi sembri Baston, e no, non è un complimento.”
“Weasley, stai rischiando sempre più di non veder mai nascere tanti piccoli Wesleay.”
“Johnson, stai zitta un attimo?”
Dopo che si furono alzati, con un incantesimo di appello non verbale, appellò un pacchetto che aveva nascosto, in modo tale che Angelina non lo trovasse. Era quadrato, impacchettato con della carta gialla e oro, per richiamare la casata di Godric Grifondoro, con un fiocco enorme.
“Questo è per te.”
“George ma cosa?”
“Merlino ma chi mi hai mandato come fidanzata! Apri il pacchetto!”
Senza che lei aggiungesse altro, lo prese tra le mani e lo scartò con molta cura: era un astuccio di velluto blu. Guardò incerta George e finalmente aprì la scatolina: c’era un ciondolo di oro bianco stilizzato a forma di boccino.
Angelina aveva gli occhi umidi, per loro il Quidditch non era solo lo sport dei maghi. Si erano conosciuti in sella a una scopa, erano cresciuti insieme giocando nella stessa squadra e, sempre grazie a quello sport, si erano incontrati, dopo essersi persi di vista per qualche tempo, e grazie a un bolide si erano baciati.
“George, io …”
“Angie, ti ricordi che cosa urlasti a Baston, quando perdemmo per dieci punti la coppa del torneo?”
Angelina s’illuminò, non poteva ricordarsi un dettaglio del genere, non era possibile, non era un comportamento da George Weasley, o semplicemente davanti a lei quel George Weasley aveva preso una botta in testa.
“Il vero amore non ha fine, perché il suo guardare non ha confini.”
“Si. Noi due siamo così. Un po’ come giocare a Quidditch.”.
“Che intendi?”
“Suvvia amore, amiamo giocare a Quidditch, le partite possono durare anche un’eternità e noi non ci stancheremmo mai. Così siamo noi, non ci stancheremo mai.”  
 
 
Qualche anno dopo.
 
“Angie, tuo figlio mi ha tirato un morso!”
“Perché quando fa i capricci, parli come se fosse solo figlio mio?”
“Perché tu avrai la parte della cattiva!”
“George!”
George Weasley stava tentando in tutti i modi di far bere il latte dal biberon a suo figlio Fred, che aveva la boccuccia serrata e, nell’ultimo tentativo disperato del padre di farlo bere, Fred aveva deciso di morderlo. Angelina nel frattempo si stava cambiando, perché nell’arco di qualche minuto avrebbe avuto tutto il clan Weasley-Potter in casa sua, per festeggiare il primo anno di vita di Fred Junior. Il piccolo, come aveva più volte dimostrato nell’arco di quei dodici mesi, era la fotocopia del padre e dello zio Fred, dispettoso, comico e dolce.
Dopo aver messo a soqquadro l’intero guardaroba, Angelina comparve nel salotto, dove stava avvenendo una lotta greco-romana tra suo marito e suo figlio, causata da un biberon pieno di latte e biscotti.
“Tuo figlio beve il latte solo quando sta imbraccio a te”, disse imbronciato George.
“Siamo gelosi Weasley?”
“Sono piacevolmente contento di come stia crescendo. Sarà sempre circondato da belle donne!”
“George!”
Angelina prese dolcemente suo figlio, si accomodò sul divano e gli porse il biberon, Fred era affamato.
George guardò quel piccolo pezzetto di carne, che era suo figlio, imbraccio alla donna che amava e un sorriso gli avvolse le labbra.
 
Dopo un pranzo sontuoso, preparato alla perfezione da Angelina e da Molly Weasley, e dopo aver aperto i regali, arrivò finalmente il momento della torta, che era stata preparata interamente da George. Angelina si recò in cucina, seguita a raffica da Ginny e da Hermione che erano visibilmente preoccupate.
“Angie dobbiamo parlarti.”
“Per merlino! Ginny, cosa c’è?”
“Quando hai intenzione di dirglielo?” Hermione Jean Granger in Weasley sapeva essere terrificante, quando non si eseguivano i suoi ordini.
Angelina prese il ciondolo a forma di boccino, che George le aveva regalato anni prima, iniziando a giocarci, torturandolo: era nervosa. Aveva iniziato a mordicchiarsi le labbra carnose e con la mano libera stava attorcigliando una treccina attorno al suo dito. Non era semplicemente nervosa, era preda di una crisi di panico.
“Angieee, amoore!!! Fred vuole la torta!”
“Sei sicuro che è tuo figlio che vuole la torta e non tu? Eh papà?” Ginny sapeva quando era il momento di accorrere in aiuto alle cognate, anche perché i suoi fratelli certe volte si comportavano da idioti, indi per cui era necessario il suo aiuto. Hermione guardò torva Angelina, l’aiutò a prendere la torta (che George aveva avuto premura di incartare) e la poggiò su un vassoio.
“D’accordo, gli parlerò stasera, quando metteremo a letto Fred.” detto questo, le tre donne, ormai adulte, si avviarono verso il centro della festa.
 
George aspettava trepidante sua moglie con suo figlio imbraccio, “Papà! Tiooooo!”, Fred non aveva ancora imparato a parlare, le uniche cose che era in grado di pronunciare erano: mamma, papà e tio (riferendosi allo zio Fred), solo che George non aveva mai udito il figlio pronunciare quella parola e Angelina si era preoccupata di non informarlo, per evitare di turbarlo. Il piccolo Fred, quando pronunciò quelle due paroline, prima guardando il padre e poi la madre che procedeva verso di loro, tese le sue braccine verso il vuoto, almeno così pensava George.
“Ometto, vuoi la mamma?”
“Papà, tiooooo!!”
Accanto a George c’era sua madre, che aveva gli occhi umidi per l’emozione, che non osava interrompere un momento del genere tra suo figlio e suo nipote. Il piccolo Fred non si fece ripetere dal padre le medesime parole, scrutò George con i suoi occhioni scuri e urlò “papà, tiooo Fred!”.
Le reazioni dei presenti furono piuttosto bizzarre, ma quella che più colpì George, fu proprio quella di suo figlio. Angelina li guardava sorridendo, così come Ginny ed Hermione, Fred si voltò verso George e gli accarezzò una guancia con la sua manina.
“Amore, forza qui c’è qualcuno che vuole spegnere la sua prima candelina!”, George ancora sotto shock da quello che era appena accaduto, avvicinò con il braccio libero sua moglie e con un incantesimo la scatola che avvolgeva la torta scomparve: aveva preparato una divisa da battitore insieme a due bolidi, una pluffa e un boccino.
George in quel momento, anche se una parte della sua anima non c’era più, si sentiva completo, tra le sue braccia c’erano le sue ragioni di vita: suo figlio e sua moglie.
Angelina, non facendosi accorgere dagli altri familiari, che stavano scattando fotografie, intonando canzoncine, disse nell’unico orecchio del marito: “il vero amore non ha fine, perché il suo guardare non ha confini”.
George si sbagliava, non aveva solo suo figlio e sua moglie. Fred, il suo Fred, era accanto a lui e stava facendo le linguacce a suo figlio.
 
 
Qualche anno dopo.
 
Una bambina, con i capelli ricci e indosso una maglietta (enorme per la sua altezza) dei Chudley Cannons, correva a perdifiato brandendo una mazza da battitore che aveva recuperato dal baule del padre. Stava andando a vedere la solita partita domenicale che si svolgeva nel campetto dietro la Tana, le due squadre erano sempre squilibrate perché c’erano le mogli contro i mariti, ma quella partita in particolare vedeva la squadra delle mogli ancora più svantaggiata del solito: la loro cercatrice, Ginny, era incinta per la terza volta.
“Roxy che avresti intenzione di fare con quella mazza?” le urlò il padre dalla scopa.
“Papà, aiuto mamma e le zie.”
“Signorina, sei troppo piccola per giocare in mezzo a soli grandi!”
“Papàààààààààààà!”
“Niente papà, potresti farti male!”, la bambina non contenta, con un broncio molto simile a una smorfia, sempre con la testa alzata, cercò la madre.
“MAMMAAAA! MAMMAAAAAA!”
“Roxanne Weasley hai sentito tuo padre, dopo ti eserciti con lui!”
“Su principessa, dopo facciamo un giro insieme sulla scopa, d’accordo?” cercò di convincere la sua figlioletta con il suo solito sorriso, che riservava solo a lei.
“Uffa.”
Tutta imbronciata si avvicinò alla zia, che aveva assistito sorridente alla scena, che si stava accarezzando la pancia, ora ben evidente, “Rox, vuoi fare un po’ di compagnia alla zia e alla tua cuginetta?”
“Zia, lo sai che il mio papà mi ha detto che sarò l’unica donna della sua vita?” quella bambina lasciava a bocca aperta proprio tutti, non riusciva a mantenere il broncio a qualcuno per più di mezzo minuto, per poi cambiare totalmente argomento.
“E tu cosa gli hai risposto?”
“Zia, ma è ovvio! L’hai visto bene il mio papà?”
“Certo, Roxy, perché?”
“Ma come zia! Il mio papà è il più bello! Non te l’ha mai detto?” disse con ovvietà, senza aggiungere altro, saltellando (brandendo ancora la mazza da battitore) raggiunse i suoi cuginetti,  che stavano giocando con Teddy. Ginny la seguì con lo sguardo, era Angelina in miniatura, ma aveva il carattere del padre, che ogni volta ripeteva a tutti orgogliosamente che Roxanne voleva diventare battitore della squadra di Quidditich di Grifondoro.
Molly Weasley aveva assistito a quella scena, era fiera di tutti i suoi figli, in particolar modo di George. Si avvicinò lentamente alla sua unica figlia, guardandola accigliata.
“A cosa pensi Ginny cara?”
“Ho sempre amato Harry, mamma. Ma guarda George e Angelina, tu l’avresti mai immaginato?”
“Sai, loro due mi ricordano molto me e tuo padre quando eravamo giovani.”
“Dici che avranno ancora altri figli?”
“Oh Ginny, glielo auguro! Ti sei mai accorta di come si guardano?”
“Come due innamorati?”
Molly non rispose, volse il suo sguardo verso Angelina e George che svolazzavano sulle loro scope poco distanti. Non avevano mai smesso di scherzare, di prendersi in giro e di mandarsi al diavolo durante le loro partite della domenica. In quel momento George stava osservando sua figlia giocare con Victoire e Rose, Fred era nascosto chissà dove insieme a James a progettare qualche scherzo. Angelina osservava orgogliosamente George, lei non aveva mai smesso di credere in lui.  
“No Ginny. Si guardano sapendo che il vero amore non ha fine, perché il guardare non ha confini”.
 
  
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