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Autore: Yoan Seiyryu    15/08/2013    3 recensioni
Sleeping/Hook
Solo il bacio del vero amore può risvegliare Aurora dal sonno eterno, ma non sarà Filippo a salvarla dalla maledizione. Dunque che valore può avere un bacio dissimile da quello più potente di tutti?
Hook dimostrerà alla Bella addormentata che non sempre la magia è la risposta, a volte le persone sono legate da un filo sottile che prescinde dai propri desideri. Entrambi si ritroveranno ad affrontare un'avventura comune, riscoprendo loro stessi e ciò che il Destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aurora, Filippo, Killian Jones/Capitan Uncino, Mulan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't give up
'cos you have friends
Don't give up
You're not beate yet
Don't give up
I know you can make it good. 

~*~
 




VI. Eroi





I passi del troll si facevano sempre più vicini, più rumorosi, erano quasi inquietanti. Aurora continuava a nascondersi dietro le spalle di Hook, come se avesse assolutamente bisogno di sentirsi protetta.
Ma perché proprio  lui? Perché proprio da quello sconosciuto che ormai si stava trasformando in qualcosa di così diverso da quel che aveva creduto all’inizio?
Non aveva ancora compreso il suo passato così a fondo come avrebbe voluto, non riusciva a capire che tipo di uomo fosse davvero.
 Lui l’aveva risvegliata dal sonno, lui le aveva ridato la vita. Ed erano così distanti che anche quella vicinanza sembrava inesistente, come un sogno.
Aurora era abituata a vivere nei sogni, forse per la prima sentiva il bisogno di uscirne e capire la realtà.

“Cosa possiamo fare?” domandò lei, stringendo la mano maggiormente sulla spalla di Hook.

Il pirata si morse le labbra, osservando di tanto in tanto in che direzione stesse andando il troll. Purtroppo per loro, pareva proprio che stesse camminando verso di loro. La sua grotta doveva trovarsi nelle vicinanze.

“Rimanere fermi. I troll possono vedere solo i movimenti, il calore del corpo, ma se rimaniamo al proprio posto non ci vedrà” si inumidì le labbra, le sopracciglia calarono precipitosamente in un’espressione accigliata e preoccupata, non era affatto una situazione affrontabile.

Aveva affrontato tante avventure per mare, quello era l’elemento in cui sapeva muoversi meglio, ma una volta a terra si sentiva perduto.
I passi del troll continuavano ad avvicinarsi, scuotendo gli alberi e le foglie, mentre veniva in avanti Hook poté vedere che stava masticando qualcosa,  dai denti pendeva giù un lungo scheletro. Inorridì nel momento in cui comprese che si trattava dello scheletro di un drago, dunque avrebbero dovuto fare attenzione a non incontrare anche quelle creature infernali.
Era sembrato così facile riattraversare la Foresta, troppi anni erano passati dal giorno in cui l’aveva fatto con successo e forse i ricordi lo avevano ingannato.
Gli occhi dei bambini e i ricordi che ne susseguono hanno una visione sempre molto diversa.
Aurora in ogni caso eseguì gli ordini, rimase aggrappata da una parte al tronco dell’albero, dall’altra alla spalla di lui per poter nascondere il viso impaurito da quel terremoto che le ricordava così tanto i suoi terribili sogni.
Il troll fece per passare, attraversando stancamente e con lentezza il posto in cui si era nascosti. Hook tirò un sospiro di sollievo, avrebbero dovuto attendere ancora qualche istante e poi sarebbero potuti fuggire via.
Se non fosse stato che in quel momento un corvo  uscì dai rami dell’albero dietro cui si erano nascosti, scagliandosi verso quello che aveva di fronte, credendo di aver scampato il pericolo.
Fu proprio in quell’attimo che il troll voltò la testa e si rese conto che vi era qualcuno, tant’è che le grandi e possenti gambe si rigirarono cautamente, insieme al resto del corpo.
Inclinò di lato il capo, fino a comprendere di esser stato ingannato. Gli occhi scuri e neri guardavano incuriositi le due prede che si erano iniziate a muovere, pensando di essere salve. Qualcosa di simile ad una risata risalì in gola, un gorgoglio fastidioso che sapeva di morte.

“Maledetto uccellaccio” mormorò Hook distanziandosi dall’albero e arrivando allo scoperto. Non c’era modo di fuggire da un troll, una volta individuato l’odore della preda era impossibile nascondersi. “Và via, muoviti!” diede una spinta ad Aurora perché si allontanasse in fretta.

Aurora si sfiorò la spalla, dove era stata colpita, senza riuscire a comprendere.

“Vuoi fare l’eroe?” gli domandò con leggero astio “I pirati non possono essere eroi! Non voglio lasciarti qui” la disperazione si leggeva tra le labbra, rimanere sola era forse la punizione peggiore di tutte.

Hook arricciò il naso, leggermente infastidito dal dover risponderle nel momento in cui un troll stava venendogli incontro.

“Esegui gli ordini: sei venuta insieme a me, sono io a guidarti. Ti prometto che mi salverò, ma vattene da qui!” le ordinò ancora, rivolgendole uno sguardo carico di preoccupazione. Il troll si stava avvicinando mentre lei continuava a temporeggiare.
“Forza vieni a prendermi, sono qui! Che c’è, non mi vedi?” domandò alla creatura gigantesca che continuava a far tremare la foresta e a far udire quella risata lugubre.

Aurora si morse il labbro inferiore, con le lacrime che salivano agli occhi. Come era inutile in quella situazione? Tanto forte, tanto intelligente eppure totalmente inadatta ad un’avventura simile. Non avrebbe dovuto trovarsi lì, rimanere al Palazzo di statue e cercare una soluzione logica sarebbe stata la soluzione. Non inoltrarsi in una foresta irta di pericoli per raggiungere una strega che non sapeva come minacciare, in compagnia di un pirata.
Eppure si era affezionata alla sua figura così sincera, così calma e quieta, così rasserenante.
Spesso si era ritrovata ad addormentarsi con l’unica sicurezza che ci fosse lui accanto, pronto a risvegliarla dai suoi tremendi incubi. Si era affidata ad Hook in tutto e per tutto, senza considerare che stava perdendo un pezzo di se stessa ogni giorno di più e che stava cambiando visione del mondo.
Iniziò a correre velocemente, per allontanarsi, per non sentire e non vedere ciò che temeva. Ma le cose non andarono come avevano previsto.
Hook aveva dimenticato che i troll preferivano la carne più dolce delle donne, infatti quest’ultimo non fece altro che superarlo ed iniziare a rincorrere colei che fuggiva, la preda più succulenta.

“Aurora!” la avvertì Hook voltandosi indietro mentre il troll lo superava “Sta arrivando verso di te!” gridò con tutta la forza che aveva, sfoderando la spada e puntandola contro la creatura che continuava ad ignorarlo.

I passi del troll erano troppo grandi, era quasi impossibile riuscire a stargli dietro, tant’è che giunse su Aurora in un batter d’occhio fino ad afferrarla con una mano e a stringerla tra le dita robuste e nodose.
Un’altra risata gorgheggiò in gola, sollevandola fino a tirarla su accanto al volto verde e rugoso. Aurora non riuscì a pronunciare nemmeno una parola, era totalmente spaventata e non era in grado di parlare.
Per una volta ci fu qualcuno che la fece zittire, cosa che Hook considerò solo in un secondo momento.
Si sentì stringere così tanto da sentire il respiro mancarle, spinse le mani sulle dita del troll per potersi tirare fuori dalla morsa, ma non vi fu nulla da fare.

“Lasciami andare, bruto!” esclamò finalmente, quando riprese coscienza di sé.

Non riusciva a vedere Hook oltre le spalle della creatura, ma aveva paura che la sua fine sarebbe giunta molto presto. Nulla fino ad ora aveva avuto un odore così terribile e il pericolo da sopportare era troppo persino per lei. Cercò di liberarsi in ogni modo, tirando calci e pugni ma ovviamente senza scalfire il nemico.

“Killian, aiutami!” urlò infine Aurora, comprendendo di non avere più altro modo per liberarsi.

“Aurora, verrò a riprenderti!” la risposta di lui arrivò quasi come un sussurro alle sue orecchie “costi quel che costi” sussurrò le ultime parole, fermandosi sul posto.
Il troll era troppo veloce e rincorrerlo sarebbe stato solo uno spreco di energie.

“Non lasciarmi da sola” rispose in un mormorio lei, chiudendo gli occhi con forza, per timore di quello che sarebbe potuto accadere.

Fu in quel momento che non ebbe bisogno di pensare a Filippo. Fu in quel momento di paura che sentiva il bisogno di avere Hook accanto, pronto a proteggerla come aveva fatto da quando si era risvegliata.
In fondo perché non la stava lasciando nelle grinfie di quel troll? Lui nemmeno la voleva con sé, nemmeno desiderava che lo accompagnasse fin da Malefica. E continuava a sapere così poco di lui!
Il troll si intrufolò in una caverna, quella che doveva essere la sua casa, rifugiandosi all’interno e fortunatamente un po’ di luce riusciva a penetrare.
Non appena fu all’interno, aprì una gabbia a forma di scheletro di drago e la rinchiuse lì, prima di andare a schiacciare un pisolino nel suo morbido letto di pietra.
Aurora si stupì, non voleva farne la sua cena? Decise di rimanere in silenzio, studiando un piano per poter uscire da quel posto. Si guardava intorno e le sembrò di scorgere una piccola rientranza a misura d’uomo, molto profonda. Forse lì avrebbe trovato un passaggio, nel caso non fosse riuscita a fuggire al di fuori della caverna.
Non aveva idea però di come liberarsi da quella gabbia di ossa, lo scheletro si accartocciava in un rettangolo su di lei, non vi era abbastanza spazio per poter passare attraverso.
Hook invece si trovava ancora sulle impronte lasciate dal troll, aveva iniziato a correre per raggiungerlo più in fretta possibile.
Come aveva potuto non ricordare quel particolare così fondamentale?
Senza volerlo l’aveva messa in pericolo, non riuscendo a metterla in salvo. Che razza di pirata era? Si maledisse durante tutto il percorso fin quando non si ritrovò di fronte alla caverna del troll.
Almeno questa volta era piuttosto certo che quelle creature preferissero prima dormire e poi riempirsi lo stomaco, sperò di esser arrivato in tempo.
Aurora era una principessa, ma il coraggio che aveva dimostrato e la pazienza di ritrovarsi in un luogo così impervio le facevano onore.
Difficilmente una donna avrebbe scelto spontaneamente di affrontare un simile viaggio, persino Milah si sarebbe rifiutata.
Milah, da quanto tempo ormai non pensava a lei? Così tanto da non ricordarne l’ultima volta. Aveva tentato di reprimerla in uno spazio così oscuro del suo cuore da non volerla riprendere con sé, se non per ricordare la vendetta che un giorno forse avrebbe portato a termine. Ma non era ancora quello il giorno.
Finalmente sopraggiunse alla caverna, inguainò la spada al fianco, tentando di rilassarsi stringendo in un pugno la mano sana per poi riaprirla di scatto.
Le aveva detto di credere in lui, era certo che ormai Aurora si fidasse e non poteva deluderla.
Prese un lungo respiro e poi si inoltrò lentamente all’interno della caverna, sentiva già l’odore di cadaveri putrefatti e fin troppo spesso finiva per calpestare gli scheletri di draghi accostati alle mura rocciose.
Il sole riusciva ad entrare nel corridoio lungo e largo, finché poi non giunse nell’ampio luogo in cui si era addormentato il troll.
Riusciva a sentire il suo respiro, l’odore era inconfondibile e più si avvicinava più il suo stomaco si ribellava.
Fu in quel momento che vide Aurora rinchiusa a pochi passi dalla creatura in una prigione di ossa. I loro occhi si incontrarono, gli uni estremamente felici di aver rivisto gli altri.
Hook sorrise al suo solito modo, allungando l’angolo della bocca. Aurora sussurrò il nome di Killian, baciandolo tra le labbra.
Lui si limitò ad annuire, facendole segno di rimanere ferma e di non fare rumore. Si avvicinò lentamente, camminando poco alla volta per fare il minimo rumore. I troll avevano il sonno pesante, ma era meglio non rischiare.
Quando finalmente si avvicinò alla gabbia di ossa, iniziò a verificarne la consistenza, per capire se avrebbe potuto rompere le sbarre facilmente.

“Alla fine sei venuto davvero a prendermi” sussurrò Aurora, quando se lo ritrovò dall’altra parte.

“Avevi forse qualche dubbio?” scrollò leggermente le spalle “In fondo non sarebbe divertente continuare questo viaggio da solo, non sempre sono una buona compagnia” per una volta si sentì disposto a concederle qualche punto. “Ora allontanati prima che ci ripensi, provo a liberarti”.

Quando Aurora si accostò dall’altra parte, Hook tirò un calcio ad uno degli ossi che si spezzò in due parti, di seguito fece la medesima cosa con quello accanto. Ormai il passaggio era adatto perché Aurora ne uscisse e così fece, ritrovandosi finalmente fuori da quella prigione così caratteristica.
Ma il troll si era già accorto della presenza di Hook sin quando era entrato nella caverna, aveva aperto le orecchie per poterne controllare gli spostamenti. L’olfatto era sviluppato abbastanza da riconoscere tutti gli odori che aveva avvertito. Quando i due si ritrovarono di nuovo accanto, il troll fece la sua mossa battendo un pugno chiuso sul suolo di pietra.
Ruggì con ferocia, come un leone, squarciando l’aria. Come prima cosa andò a chiudere la via d’uscita della caverna, per impedir loro di passare.

“Dannazione, non ci sono altre vie di fuga!” esclamò con rabbia Hook, tenendo dietro di sé Aurora per proteggerla.

“Ne conosco un’altra, c’è un camminamento su quelle rocce e un piccolo ingresso profondo, potrebbe essere una soluzione!” consigliò subito lei, indicandogli il punto che prima era riuscita a scovare.

Hook sembrò convincersene, anche perché il troll aveva appena iniziato ad alzare e a riabbassare i piedi per poter schiacciare le prede fuggitive.
Il pirata le afferrò la mano, correndo verso la salita rocciosa che giungeva fino a quella cavità profonda. Salirono in fretta sulle rocce, scivolando e ricominciando dall’inizio, appigliandosi in qualunque modo per arrivare fino in cima. Fu in quel momento che il troll si scagliò su di loro, cercando di afferrarli in qualche modo, ma riuscì soltanto a spezzare le rocce in due così da costringerli rimanere divisi.

“Salta da questa parte, presto!” la incitò Hook, mentre poneva un piede al limite della roccia spezzata per tendere una mano davanti a sé.

Aurora non era certa di volerlo fare, aveva paura di cadere. Guardò in basso con terrore, stringendosi le vesti consunte, indecisa sul da farsi. Cosa avrebbe dovuto fare?
Il troll aveva iniziato a caricare il colpo, erano creature molto lente ma al tempo stesso la potenza era eccezionale. Poco prima di riceverlo, si decise e si gettò dall’altra parte aggrappandosi alla mano del pirata che la sollevò senza perdere tempo.
Una volta ritrovati sullo stesso piano la lasciò perché riprendesse a camminare da sola.
Si diressero verso la cavità, infinitamente stretta per un troll e persino per un essere umano, ma non potettero fare a meno di attraversarla.
Udivano ancora il troll ruggire dietro di loro, ma non c’era modo di raggiungerli. Corsero via in quel cunicolo stretto, fino a doversi abbassare e gattonare per affrontare la strada più impervia e bassa.
Non appena giunsero fino in fondo, si ritrovarono all’esatto centro della caverna, dove sorgeva un grande lago scuro.
Si fermarono  lì, troppo affaticati per poter affrontare una discesa e soprattutto ancora non sapevano se fosse quell’ambiente abitato da qualche creatura sotterranea.

“Credevo che i pirati fossero in grado di uccidere dei troll” si limitò a dire lei, per rompere quel rumore ossessionante di respiri affannosi.

Aurora aveva letto troppe storie a riguardo, uccidere un troll non era un affare semplice e molti uomini leggendari finirono per ricoprire le pagine dei libri, narrando di aver affrontato creature così temibili.

Hook scrollò le spalle, scuotendo la testa.
“Sono gli eroi ad uccidere i troll e se non sbaglio prima di essere catturata  mi hai detto che non sono un eroe” nei suoi occhi emergeva tutto lo sdegno possibile che provava in quel momento.

Aurora credeva davvero di poterlo etichettare ed inserire nella scala sociale a cui era abituata a pensare? Era cresciuta con l’idea che un uomo dovesse comportarsi come un vero e proprio principe. E i principi cos’erano? Moralità, gentilezza, audacia. Eroi. Quelli che lei aveva sempre sognato di aver accanto. Fu allora che comprese quanto la distanza tra loro fosse irrimediabilmente lontana. Non avevano nulla in comune, nemmeno il mondo in cui vivevano era il medesimo se filtrato con occhi diversi.

“Non tutti i principi sono degli eroi e non tutti gli eroi sono dei principi” si limitò a commentare Aurora, rendendosi conto di averne in qualche modo destabilizzato l’onore.
Ma come poteva credere che fosse così suscettibile a riguardo? Non riusciva a capire. A volte credeva di poterlo capire, altre era talmente diverso da non riuscire a raggiungerlo.
Eppure aveva iniziato ad incuriosirsi, desiderava più di ogni altra cosa comprendere la questione principale della sua salvezza.
Il bacio del vero amore era la magia più potente di tutte, null’altro avrebbe potuta risvegliarla dalla maledizione del sonno.
Ma Killian Jones ci era riuscito. Lui l’aveva tratta in salvo semplicemente per caso. Ritrovandosi davanti al suo sepolcro aveva deciso di baciarla, senza un vero e proprio motivo. Perché? Cosa l’aveva spinto? Se solo lui fosse stato disposto a parlarle, probabilmente avrebbe compreso di più.


 
 
 
 
 
 

Il piccolo Killian non aveva ancora idea di che cosa Dwigth Jones avesse in mente per il futuro. Una cosa però era piuttosto certa, le cose non stavano andando bene. Pare che suo padre avesse perso il lavoro, ma nessuno ne conosceva il motivo. Trascorreva intere giornate in casa a bere o a mangiare quel poco che Killian riusciva a portargli.
Quando aveva saputo che non vi era modo di sopravvivere se non rubare, come gli consigliò di fare Dwigth, non gli fu permesso di obiettare. Killian rubava spesso ed ogni volta non gli piaceva farlo. Avvertiva una feroce morsa alla stomaco che lo riempiva di sensi di colpa.
Ma d’altronde, come diceva suo padre, se gli uomini onesti non possono lavorare sono costretti a sopravvivere in quel modo poco degno.
Sopravvivere. Era quello che Killian voleva? O forse avrebbe preferito dare un senso pratico alla propria vita? Invece di girare per il mercato e far adirare i commercianti ogni volta che si accorgevano della merce rubata.
Non era una vita spensierata, ogni giorno rischiava un grave pericolo e finire in prigione per un bambino era un incubo.
Ma lo faceva per lui, soltanto per lui. Perché credeva in suo padre e nulla gli avrebbe potuto far cambiare idea.
Da qualche mese a quella parte Killian era riuscito a mettere insieme un gruzzoletto di soldi nascosti sotto una delle tavole del pavimento di legno. Nascondeva quel sacchetto con cura e soprattutto non aveva mai detto a nessuno di possedere un piccolo tesoro.
Amava tenere qualcosa di suo , custodirlo gelosamente come unico proprietario al mondo. Era un segreto.
Eppure qualcosa non andò per il verso giusto, perché alla fine qualcuno ne venne a conoscenza.
“Killian, siediti qui. Ho una sorpresa per te” sorrise Dwigth sotto la folta barba, mentre indicava lo sgabello di legno davanti a sé.
Il ragazzino annuì, obbedendo agli ordini come un bravo scolaretto.
“Di che si tratta?” domandò con curiosità, poggiando i gomiti sulle ginocchia e i palmi delle mani sotto il mento.
“Tra due giorni andremo via da qui. Ci metteremo in viaggio per raggiungere il primo porto e salperemo su un ricco veliero, appartiene ad un famoso Capitano” gli comunicò con una certa soddisfazione.
Killian non seppe cosa rispondere. Andare via dal paese in cui era nato? Affrontare un viaggio per mare? Sua madre amava molto le avventure degli eroi che viaggiavano per mare e spesso gliene narrava quando era più piccolo per farlo addormentare.
Era sempre stato curioso di sapere se una vita simile potesse cambiare gli uomini.
Rifletté per qualche istante, senza essere del tutto certo che la questione lo compiacesse. Ma il sorriso del padre era così intenso che non poteva permettersi di spegnerlo.
“Va bene”.
Dwigth sembrò piuttosto contento di quella risposta, anche se non riuscì a rilevare quella sfumatura leggermente rammaricata nel tono della voce.
“C’è solo un problema a riguardo…” aggiunse il padre, inumidendosi le labbra e massaggiandosi le guance “ci serve del denaro per poter partire o non ci faranno salire a bordo”.
Killian deglutì a vuoto. Non ebbe il coraggio di svelare il suo segreto, non poteva rivelare tutto senza sapere se vi fosse un altro modo per ovviare a quel problema.
“Killian, vedi, questo viaggio ci porterà fortuna. Riusciremo a ricominciare dall’inizio, troverò un lavoro adatto che mi farà guadagnare abbastanza da poter vivere in una casa decente” cercò di convincerlo, ma non era ancora finita “so che da qualche tempo a questa parte conservi qualcosa di molto prezioso…”.
Il bambino sgranò gli occhi azzurri, come aveva fatto a scoprire il suo segreto? Lo aveva forse spiato?
“Non l’ho mai detto a nessuno!” esclamò con le lacrime che giungevano agli occhi.
“Infatti mi chiedo perché tu non lo abbia detto a me” scosse leggermente il capo suo padre “credevo che tra di noi non ci fossero segreti, ma a quanto pare mi sbagliavo. Non ti fidi di me”.
Quella frase provocò in Killian un colpo così forte al cuore che fu costretto a chinare la testa in basso, colmandosi di sensi di colpa.
Forse aveva sbagliato tutto, come aveva potuto credere di nascondere una cosa simile a suo padre? Doveva fidarsi, doveva accettare di non essere solo. Era stato così egoista a non dirgli nulla! Cosa voleva fare con quel denaro, tenerlo per sé?
Si arrese.
“Io mi fido di te. Qual è il prezzo per il veliero?” domandò con un certo rammarico.
“Tutto quello che hai, Ian.”.
Ian era il nomignolo che usava sua madre quando era ancora in vita. Killian annuì e gli consegnò tutto il suo tesoro. 











// Nda: 

Salve a tutti ^^ ecco il sesto capitolo. Questa volta Hook ed Aurora hanno affrontato una piccola avventura all'interno di una caverna, che proseguirà anche nel successivo capitolo. A breve si aggiungeranno altri personaggi (nell'8° capitolo per la precisione) e nel 10° ci sarà una piccola sorpresa.
Come avete notato nelle mie storie difficilmente Hook riesce a sconfiggere creature di questo tipo (o meglio, a volte sì, ma non è sempre lui la chiave). Questo è perchè ritengo che sia leggermente sovrumano riuscire ad uccidere un certo tipo di "mostri", se così vogliamo chiamarli. Immagino Hook pieno di furbizia, ma non un eroe in grado di sconfiggere tutti i mostri che incontra.
^_^ Spero in ogni caso che vi piaccia. Alla prossima! 
   
 
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