Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: MagikaMemy    15/08/2013    5 recensioni
La Disney High non è un semplice liceo, ma una vera e propria GIUNGLA! E tra compiti in classe, feste sulla spiaggia e amori incompresi, Jasmine, Nani, Belle... ma anche Aladdin, Naveen, Alice, Jim, Trilli e altri saranno vittime della più temibile sfida cui la vita ci pone davanti : l'adolescenza. E si sa, essere giovani non è semplice... in fin dei conti, questa è la vita reale, non siamo mica in una fiaba!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alice non era mai stata una ragazza particolarmente interessante, o almeno cosi aveva sempre pensato.

Sin da quando era bambina le piaceva rinchiudersi, di tanto in tanto, nel suo piccolo mondo di fantasie e sogni; negli anni, quindi, aveva preso la comoda abitudine di estraniarsi a volte dal gruppo di amici, datesi che Peter, Lilo e gli altri erano decisamente chiassosi, e uscire da sola per qualche ora, magari passeggiando nel parco.

Certo, Ailyn non le risparmiava le battute intrise di ironia degne di una Lilo col peggiore degli umori, ma sapeva che era tutta una scena, uno spettacolino montato per il rimpianto di non riuscir a capirla.

Lei e Ailyn erano amiche dai tempi dell'asilo, assieme a Trilli. Shanti e Lilo erano arrivate dopo, rispettivamente in prima e in terza media.

In tutti quegli anni, Ailyn aveva tentato inutilmente di entrare nel suo mondo, molto più di quanto avesse mai provato Trilly, che di carattere tendeva ad assomigliarle di più e quindi capiva più facilmente il suo bisogno di solitudine.

Oh, si badi bene, non che le dispiacesse avere un gruppo simile, ma a volte a furia di divertirsi e cazzeggiare le sembrva di perdere il controllo su sé stessa, lei, che di per sé non riusciva già di suo a controllare nulla della sua vita.

Se solo fosse riuscita a mettersi un pochino più in mostra... ma forse le stava bene così, perchè sapeva che essere al centro dell'attenzione per più di cinque minuti le avrebbe causato rossori improvvisi in stile principessina, più altri venti minuti di vomito in pubblico (che di principesco, diciamocelo, avrebbe avuto ben poco ).

“Ehi, bionda!”

Alice ebbe un fremito, tornando con i piedi per terra in un attimo.

Ecco, di nuovo, era caduta in una sottospecie di trance... si voltò di scatto ma non ce ne fu bisogno, perchè Jim già le si era sdraiato accanto, rotolando sull'erba come un cucciolo.

“Ciao, Jim. Vedo che come al solito approfitti delle ore di assenza dei prof per metterti in pari con il programma.” gli disse sarcastica.

Jim la guardò sorridendo, poi si voltò verso il sole.

“Con una giornata del genere mi rifiuto di mettermi a studiare. E poi ho poco tempo, tra un'ora io e Mowgli abbiamo lezione con il prof Potter.”

“Oh, adoro quel tipo.” esclamò Alice, con disinteressato candore, “ mi sarebbe piaciuto frequentare i suoi corsi. Dicono che sua figlia Jane sia una ragazza deliziosa.”

Jim la lasciò parlare e si soffermò a guardarla per qualche istante.

Alice non era mai stata il suo tipo di ragazza, anche se erano sempre andati molto d'accordo, cosa che lo costringeva da anni a sopportare le battute di Peter e Taron, che ogni santa volta insistevano su quella storia.

Ma certo, lei aveva fama di essere una delle ragazze più carine del loro anno, e lui non negava di capire perfettamente il perchè.

Quel giorno, ad esempio, aveva i capelli biondissimi e soffici legati in una lunga treccia laterale, nella quale c'era l'evidente segno di Rapunzel, quella ragazza carinissima dell'ultimo anno con cui sapeva Alice era abbastanza in confidenza; i pantaloni stretti sulle caviglie e la semplice canottiera bianca con le spalline in pizzo bastavano a darle un'aria splendida e luminosa.

Quella ragazza sprizzava classe ed eleganza da tutti i pori, e anche dai modi di fare.

Ma, del resto, era di buona famiglia.

“Jim... Jim! Oh santo cielo, e poi sono io quella sempre tra le nuvole.”

Il ragazzo sbattè le palpebre, perplesso,per poi rendersi conto che si era incantato a guardarla senza neanche starla a sentire. Ecco, ci mancava la figura dell'idiota del giorno. Meraviglioso.

“Scusami, io stavo.. uh... stavo pensando. Ti sta bene, il bianco.”

Alice lo guardò per un istante senza rendersi conto di ciò che aveva sentito.

Ok, Jim le aveva... le aveva fatto un complimento, no?

Voglio dire, sì, aveva... aveva proprio l'aria di un complimento.

Non sapendo se ringraziare o meno si limitò ad arrossire vistosamente e a sorridere.

“Oh, beh... non... non lo metto spesso.”

“Beh, dovresti” disse Jim esuberante, capendo che la sua uscita da perfetto imbecille era miracolosamente passata come una cosa carina da dire ad una ragazza.

E Alice era una ragazza che di frasi carine se ne sarebbe meritate a iosa.

Alice cercò qualcosa di decente con cui rispondere che non sembrasse una specie di rantolo di un qualche animale in via di estinzione, quando qualcuno le piombò alle spalle facendola cadere di pancia sull'erba morbida.

“Indovina chi è?!” esclamò la simpaticona di turno, sedendole sulla schiena, e Alice con la faccia immersa tra i fili di prato riusciò a bisbigliare un patetico “Ailyn, alzati o svengo.”

L'amica obbedì, ridendo, aiutando poi Alice ad alzarsi e dandole dei colpetti sul petto per togliere del terriccio attacatosi.

“Come mai voi due stavate qua da soli a deprimervi? Guardate che gli altri stanno seduti davanti alla statua dell'ingresso. Li hoi visti mentre venivo.”

“E tu dove stavi andando? Qua si va per l'uscita.” le chiese Jim, tirando fuori dalla borsa a tracolla un sandwich ricoperto con della carta stagnola.

Ailyn cambiò espressione nell'arco di trenta secondi. “Quell'idiota di Taron mi ha chiesto di pranzare assieme, così lo aiuto con i compiti di fisica. In cambio mi faccio offrire un frappè.”

“Ottima idea, tu sì che sai come fare dei favori sinceri e disinteressati agli amici.” disse Alice alzandosi, poi si voltò verso Jim.

“Beh, uomo ribelle, che fai? Vieni con me? Devo dare un quaderno a Lilo.”

Jim annuì, il sandwich già tra i denti, e lasciò l'aiuola con Alice, salutando Ailyn e lasciando che i suoi anfibi segnassero l'erba con la sua orma dei piedi.

Ailyn li guardò alontanarsi assieme, scambiandosi qualche battuta imbarazzata.

“...oh, ma prima o poi vi faccio finire insieme. Caschi il mondo.”


“Bella quella. Ti farà sembrare la puttana più carina ed elegante che si sia mai vista in tutta la città.”

“Al, sei simpatico come un'indigestione di cioccolata.”

“A te non piace la cioccolata.”

“Così come non mi piaci te!”

Aladdin subì la linguaccia dell'amica senza ribellarsi, continuando a guardarla sdraiato sul letto dalle lenzuola azurre mentre lei, lì davanti, tirava fuori tutti i vestiti che aveva in quel dannato armadio.

“Ehy, guarda qua cosa c'è!” esclamò lei, metà busto ficcato in quella specie di caverna oscura.

Al sbadigliò e sorrise.

“Non mi dire, hai ritrovato il tuo primo reggiseno?! Fantastico, puoi usarlo ancora!”

“Fottiti.” ribattè Jasmine, senza neanche voltarsi, per poi uscire del tutto dall'armadio e mostrare l'oggetto all'amico.

“Ta-daan!”

Aladdin cambiò espressione; un sorriso dolce, pieno di affetto e interesse. Si alzò e le andò incontro, senza riuscire a smettere di sorridere.

“Ma dài... ce l'avevamo uguale, ti ricordi? Io poi l'ho persa durante il trasloco.”

“La maglietta con la nostra foto insieme... ce le aveva regalate lo zio Genio quando eravamo piccoli.”

La maglietta, ora in mano ad Aladdin, era incredibilmente piccola, ed entrambi tra sé e sé non riuscirono a non chiedersi se fossero appartenute davvero loro, se davvero il loro corpo era stato così minuscolo.

“...sono passati tanti anni.”

“Ahahah già, e questa foto è orribile! Guarda le tue sopracciglia!”

Jasmine gli diede un pugnetto affettuoso sulla spalla “Io almeno negli anni ho imparato il significato della parola 'estetista'. Le tue sono rimaste identiche, e nella foto abbiamo cinque anni! Non te le fai da allora, secondo me.”

Scoppiarono entrambi a ridere, e Jasmine diede un altro pugno sulla spalla dell'amico, poi si voltò e continuò a buttare vestiti per aria, non senza prima aver ripiegato accuratamente la magliettina e averla messa in un angolo a parte, sotto la foto di lei e Nani.

Aladdin le guardò le spalle, i capelli corivini e leggermente odnulati ricaderle sulle spalle che la canotta le lasciava scoperte, e non potè trattenere un impeto di silenzioso affetto.

Jasmine era la sua migliore amica, e nel corso degli anni non era mai cambiata.

Sin da piccola non le piacevano le regole, e questo era sempre stato uno dei pochi elementi che avessero avuto in comune; tuttavia, lei era sempre stata più impetuosa di lui, più schietta.

Per quanto lo riguardava, tendeva spesso ad avere ripensamenti sulle cose...m Jas no, lei... non so, era come se la gente si innamorasse di lei, per poi detestarla un minuto dopo.

Già, per sopportare i suoi sbalzi d'umore e alcune parti del suo caratteraccio ci voleva una grande energia... ma sapeva come prenderla ormai, avrebbe saputo gestirla anche circondati dalle fiamme.

“Hai finito di guardarmi il culo?”

Jasmine si era voltata, l'espressione contrariata. “Hai una faccia da rincoglionito. Da quant'è che non scopi?”

Aladdin rivolse gli occhi al cielo “Sei sempre così femminile, Jas.”

“Fa parte dei miei pregi.” disse lei, alzando le spalle.

Aladdin si avviò verso la porta “Non oso immaginare i difetti, allora. Lo vuoi un panino?”

“Sì, se non mi ci metti il cianuro.”

Aladdin le mandò un bacio e si avvià verso le scale, guardandosi attorno.

La casa di Jasmine e dell'ambasciatore era tra le più grandi della città, ma lui non si abituava mai a tutto quel lusso, nonstante ci andasse da anni.

Prima che lo zio Genio lo prendesse con sé aveva vissuto nell'orfanotrofio della quindicesima strada, assieme a Peter, l'amico di Howkins, e Trilli, la biondina che girava sempre con la sorella di Nani.

Ma per quanto ne sapeva, perfino loro due abitavano ancora lì; lui era stato l'unico ad aver trovato una casa, e si considerava già fortunato così.

Lui e Jasmine andavano all'asilo assieme, e si frequentavano da allora; il padre, l'ambasciatore indiano, era anche il proprietario del Neverland, l'orfanotrofio, e aveva aiutato lo zio a trovare una casa in zona che permettesse di adottarlo, all'età di undici anni.

Jasmine lo andava a trovare spesso, durante le visite del padre, e sin da allora lui non riusciva ad esserle indifferente.

E la cosa negli anni non era cambiata; non c'era volta in cui si guardassero negli occhi e non sentisse una leggera scossa al cuore, ma ormai era più che abituato ad ignorarla.

Jasmine era diventata una parte importantissima della sua vita, la persona che meglio lo conosceva al mondo, il ponte che lo aiutava a non tradire il sé stesso di una volta, quello cresciuto tra l'umiltà e la speranza di costruirsi, un giorno, una famiglia da amare.

Sospirò, arrivando in cucina e aprendo il frigo.

Sicuramente, la madre dei suoi fgli non sarebbe mai, per alcuna ragione al mondo, stata Jasmine.


Shanti guardava il display del telefono, notando che erano passati già dieci minuti dall'ultima volta che aveva controllato.

Un'ora e mezza.

Un'ora e mezza di ritardo.

Un'ora e mezza che stava seduta su quella stupida panchina, aspettando in silenzio che quello stupido sbucasse dal vialetto, correndole incontro, i capelli (finalmente) corti dopo che per anni lo aveva pregato di levarsi quell'orribile caschetto.

Sospirò, rassegnata; ormai non si stupiva più dei ritardi, delle frasi lasciate a mezz'aria, delle giornate passate a guardare la casella mail o il telefono, aspettando un suo cenno di vita.

Con Mowgli era così, l'aveva sempre saputo: un continuo sbalzo d'umore, un continuo sentirsi amate e rifiutate, un continuo 'ti voglio – non ti voglio'.

Forse avrebbe dovuto semplicemente seguire il consiglio di Lilo e rinunciare, perchè tanto no, lui non sarebbe certo cambiato per lei, e neanche lei voleva che lo facesse, in fondo.

Voleva bene a Mowgli per quella sua ingenuità, quel broncio che si portava sempre appresso nelle giornate no, quel suo lato selvaggio che spesso lo faceva diventare cocciuto, impulsivo e insofferente alle regole.

Da quel che ricordava, poi, erano sempre stati l'uno nella vita dell'altro; entrambi di origini indiane, vicini di casa, i loro genitori erano amici d'infanzia, tutti e quattro.

Un giorno il padre e la madre di Mowgli partirono per un viaggio, un safari nella giungla o qualcosa del genere, e lasciarono il piccolo allo zio Bagheera; nessuno seppe mai che fine fecero, ma non tornarono più.

Shantii ricordava di quando lesse, sul giornale del padre, delle carcasse di due esploratori trovate nella grotta dove vivevano dei lupi, più o meno nella zona dove la coppia si era recata.

Che fossero loro o meno, Shantii non l'aveva mai scoperto; ma da quel momento seppe per certo che Mowgli non li avrebbe visti mai più, e fu così.

Lo zio Bagheera, un uomo delizioso anche se taciturno con cui lei era sempre stata molto in confidenza, si trasferì nella casa del fratello, per accudire il nipotino.

Shantii ricorda ancora lei e Mowgli, a otto anni, gettare la palla da una finestra all'altra quando uno dei due era in punizione.

Tra di loro non c'era mai stata una promessa vera e propria; si piacevano senza ombra di dubbio, ma entrambi consideravano che la cosa fosse talmente scontata da non meritare neanche una vera e propria dichiarazione... tuttavia, doveva ammetterlo, a lei sarebbe piaciuto, se non proprio ufficializzare, almeno mettere in chiaro come stavano le cose.

Sospirò, rassegnata all'idea che lui non sarebbe arrivato, troppo preso a fare chissà quale idiozia.

Si alzò, infilando il telefono in borsa, e, sistemata la lunga gonna rosa da cui poteva vedere i sandali di cuoio sbucare, si portò la borsa a tracolla sulla spalla e si avviò fuori del parco, guardando i bambini che giocavano a pallone e i cani che mangiavano indisturbati i fili d'erba, lontani dagli sguardi severi dei padroni che leggevano il giornale lì vicino.

Da lontano scorse Ailyn e Taron che, su un muretto che si ergeva tra l'erba, discutevano vivacemente davanti a dei libri aperti.

Per un momento pensò di raggiungerli, ma poi, presa dalla timidezza e dalla paura di essere di troppo, proseguì nella direzione inversa.

Non se la sentiva proprio di sentire Ailyn che inveiva contro Mowgli...sapeva che quel ragazzo era irrecuperabile.

E allora, pensò... perchè avrebbe dovuto cambiare per lei?


“Eric, ti prego, piantala di suonare quel coso. Mi urta il sistema nervoso.”

Eric rise e ripose nello zaino il piccolo flauto, poi si voltò verso Flynn che, assieme a Naveen, camminava a passo sicuro.

La sala mensa era sempre affollata appena suonava l'ora di pausa, ma bastava aspettare dieci minuti per trovare i tavoli semivuoti; i ragazzi della Disney High preferivano mangiare di fretta e assopirsi al sole del cortile, o farsi un giro in skate fintanto che la temperatura lo permetteva.

“Flynn, siamo nervosetti o cosa ultimamente? Devi trovarti una ragazza, mi sa.”

Flynn finse di non sentirlo, e riprese a masticare il suo sandwich lentamente, senza troppa convinzione.

...ok, forse era un po' stressato, in effetti.

Ma non era colpa sua... voglio dire, guardare Rapunzel tutto il giorno senza riuscire mai a trovare il coraggio di dichiararsi era stressante!

Senza contare che non trovava mai la giusta occasione per farlo... se non si contavano le dieci volte nelle quali l'aveva beccata da sola negli ultimi tre giorni, certo...

Il fatto era che Rapunzel aveva un animo da artista (racchiuso in un corpo stupendo e un viso da creatura divina, ma questo era ovviamente solo un dettaglio altamente trascurabile...più o meno), e quindi lui doveva trovare il modo per colpirla nel profondo, fare breccia nel suo cuore, entrare nei suoi pensieri... sì, insomma, trovare un modo per far sì che lei lo cagasse almeno di striscio, ecco.

Dunque, dunque, innanzittutto bisognava stilare una lista dei suoi interessi.

Beh, le piaceva disegnare, e questo era risaputo.

Ricordava ancora quando aveva vinto il concorso di Natale dell'anno precedente, e il suo dipinto era rimasto affisso all'ingresso fino alla fine dell'anno scolastico.

Faceva anche parte del club di arte, un corso che secondo lui era stra-noioso e solo per gente strana...

Un momento...eccola, l'idea geniale!

“RAGAZZI! Mi è venuta in mente una grandissima trovata!”

“...radersi le basette?”

“Sì!NO! Volevo dire...certo che no! E poi, Eric,basta con le battute sulle mie basette!”

“Altrimenti?” chiese il ragazzo, mostrando un sorrisone a trentadue denti.

Flynn lo guardò, bieco.

“... meglio che non ti dica dove ti ficcherò quel maledetto flauto.”

Naveen fischiò, e Eric si limitò a un “Oh.” fin troppo evasivo.

Naveen, tra le risate, diede una pacca sulla schiena dell'amico: “Beh, allora? Questa 'grandissima trovata', quale sarebbe?”

Flynn sorrise raggiante: “Credo di aver trovato il modo perfetto per mostrare a Rapunzel tutto il mio charme” fece una breve pausa, guardando la sua immagine riflessa nella vetrina dove erano esposti i sandwich “...in fondo, è già risaputo che il mio è un fascino innegabile! Devo solo mostrarle che oltre ad avere una bellezza smisurata...” altra occhiata all'espositore, con tanto di occhiolino rivolto a sé stesso (e qua Eric e Naveen non seppero per un istante se fargli sbattere la testa su quella vetrata o limitarsi a sospirare) “...possiedo anche un talento innato per ciò che più le piace: l'arte!”

Concluse la frase con fare raggiante, portando su le braccia in segno di vittoria e facendo in modo ovviamente che tutti gli studenti si fermassero a guardarlo.

Eric e Naveen si scambiarono uno sguardo scettico, poi Naveen sorrise: “E, emh, Uomo Dei Sogni...perdona la mia ignoranza, ma... da quando tu avresti talento per l'arte?”

Flynn si limitò ad alzare le spalle e fare (di nuovo!) l'occhiolino, stavolta rivolto agli amici.

“Mio caro, io sono PERFETTO. E il mio piano è infallibile.”

Stavolta i due non fecero in tempo a ribattere che Flynn già raggiunto il secchio della spazzatura con il vassoio in mano; si scambiarono un'occhiata di preoccupata intesa.

C'era puzza di guai, decisamente...


Belle chiuse il libro, con un gran sospiro.

Ariel, lì accanto, la osservò spostare i capelli dalla fronte rosea e alzarsi di scatto, alla ricerca già di un altro volume.

“Belle, tesoro, io capisco la tua sete di conoscenza... ma sto morendo di fame! Non possiamo fare una pausa e riprendere dopo la scuola?”

Belle, dandole le spalle, si mise in punta di piedi per prendere un libro sullo scaffale, e ignorò i rumori che provenivano dal suo stomaco.

“Dài, aspetta due minuti. Oggi pomeriggio la biblioteca chiude, e voglio finire la ricerca entro oggi.”

Ariel, ormai rassegnata, cercava di tenere in equilibrio una matita tra il naso e il labbro superiore, che cadde rovinosamente dopo mezzo secondo, rovinandole ancora di più l'umore...per di più, Belle non si fece problemi a ricordarle che la sua, di ricerca, non aveva ancora neanche un titolo.

“E chi se ne frega?! Dobbiamo consegnarla Martedì prossimo, ho tutta la settimana davanti!”

Belle subito si voltò, scandalizzata.

“APPUNTO! Devo assolutamente finirla entro oggi, ho mille impegni questa settimana, e oltretutto se non prendo una A neanche questa volta giuro che uccido il professor Cornelius.”

“Tsk, Belle, dài, quello è un mezzo caprone... lui e le sue lezioni di storia medioevale mi fanno salire il voltastomaco.”

Belle ignorò le parole di Ariel, che dal canto suo decise che tanto valeva buttare la testa sul banco e mettersi a fare un pisolino, vista anche la totale assenza di un qualsiasi altro essere umano in quella biblioteca umida e puzzolente di naftalina.

La ragazza tornò a concentrarsi sul suo libro, sperando di riuscire a trovare quella stupida data da inserire nella ricerca, controvoglia.

Sapeva che Ariel e le altre la vedevano spesso come una persona perennemente attaccata ai libri, ma non era così.

Le piaceva semplicemente leggere, studiare, concentrarsi su ciò che la rendeva più felice di qualsiasi altra cosa: imparare, scoprire cose nuove, fantasticare su informazioni che, una volta conosciute, le riempivano lo stomaco di soddisfazione e la testa di nozioni fino ad allora sconosciute.

Adam spesso la rimproverava di avere la testa eccessivamente sulle nuvole e poco i piedi per terra, ma lei si limitava a sorridergli senza ribattere, perchè sapeva che era proprio questo uno dei motivi per cui si era innamorato di lei.

Stavano assieme da tre anni, e lui le aveva fatto la proposta in una biblioteca fuori città, citando uno dei suoi autori preferiti e conquistandola definitivamente.

Era uno dei suoi ricordi più belli, tuttavia anche adesso, dopo così tanto tempo assieme, si trovava sempre impreparata ai sentimenti.

Non che non riuscisse a esprimerli, ma a volte credeva che avesse detto le cose semplicemente nel modo sbagliato, senza riuscire a spiegarsi del tutto, lasciando le cose più importanti a vagare nella gola senza che potessero venir fuori.

Adam, neanche a dirlo, sapeva anche questo, e ormai lei sentiva che lui, in un modo o nell'altro, l'avrebbe sempre capita, senza neanche il bisogno che dicesse niente.

E questo, Belle lo sapeva, non era come l'amore che si trovava nei libri o nelle poesie...questo era amore reale, e anche se un po' più complicato... era decisamente migliore.


Megara camminava per i corridoi, lentamente, come se non fosse seriamente intenzionata ad entrare.

Quella mattina le cheerlader della scuola le avevano chiesto per l'ennesima volta di entrare nella loro squadra, in vista dei tornei nazionali che si sarebbero svolti quest'anno, ma lei si era nettamente rifiutata.

Mulan, accanto a lei, era tutta intenta a leggere uno di quei manga che le piacevano tanto, noncurante che stava vistosamente sprecando i pochi minuti di pausa tra una lezione e un'altra.

Aprì l'armadietto e ci infilò dentro il quadernone di matematica per prendere il libro di filosofia, l'unica vera materia di cui le interessasse effettivamente qualcosa, poi gettò un altro sguardo all'amica, che sentendosi osservata alzò lo sguardo dal volumetto.

“Beh? Ho qualcosa in faccia?”

“Sì, un'alienazione innegabile.” rispose Meg secca, alchè Mulan sbuffò e posò il manga nel suo armadietto, lì accanto, che aveva lasciato aperto.

“Non sai neanche di cosa parla.”

Meg le sorrise: “No, hai ragione, ma so che preferisco godermi quel poco che mi resta di tempo libero in mattinata piuttosto che chiudermi in un'apassionata lettura di fumetti. Oggi pomeriggio che programi hai?”

Mulan la guardò come se la risposta fosse ovvia, e Megara sospirò vistosamente, mentre due ragazzine bionde del secondo anno le passavano accanto guardandola ammirate.

“Arriverà mai un giorno in cui non passerai il pomeriggio ad allenarti?”

“Quest'anno ci sono le nazionali. E poi guarda, sei l'ultima che può farmi la predica, almeno io non passo il tempo libero rinchiusa in una sala pesi.”

Megara ammiccò, agitando la lunga chioma scura e arricciando le labbra marchiate di rossetto in un sorrisetto sarcastico.

“Ehy, ho il culo più bello della scuola, in un modo o nell'altro devo pur tenerlo in forma!”

L'amica inarcò un sopracciglio, il solito fiore tra i capelli illuminato dalla luce che filtrava nel corridoio della scuola.

“Ma se hai una media di quindi frozen yogurt a settimana. Mi chiedo dove tu le vada a ficcare, tutte le calorie che assumi! Te e i tuoi dannati aperivi!”

“Mi piacciono gli aperitivi, mica è un reato. Hercules si allena in orari troppo scomodi per andare a cena assieme, e non riusciamo mai a coordinare gli impegni.”

Mulan mostrò un sorriso sornione, mentre la campanella del cambio dell'ora trillava invano.

“Oooh, il campione di lancio del giavellotto della scuola, nonché nuovo membro della squadra di football... ci credo che Aurora ti vuole in squadra, deve seguire il perfetto stereotipo delle ragazze pompon fidanzate coi campioni delle squadre sportive della scuola!” e poi sbottò a ridere, immaginandosi la sua migliore amica sculettare in minognna e cantando uno stupido coro da stadio, flemmatica, mentre Hercules la guardava dal campo di gioco.

Megara, non volendolo, non riuscì a trattenersi dal ridere, e quando per entrambe le risa si furono placate ricordò una cosa importante di cui avrebbe dovuto parlarle.

“Beh, anche tu dovresti davvero trovarti un ragazzo...Shang, per esempio.”

Mulan smise all'istante di ridere e la guardò, palesemente scocciata.

“Qualcosa mi dice che hai fatto un nome a caso, eh.” osservò apatica, e neanche Megara poteva essere così sciocca da non intercettare il tono sarcastico.

Le sorrise e le diede uhn buffetto sulla guancia, mentre la preside Maleficient si avvicinava a loro a passo sicuro, dal fondo del corridoio ormai vuoto.

“Lo so, lo so, lo vuoi conquistare con la faccenda della sfida eccetera... ma credimi, poverino, è cotto di te da anni...”

“Lo dici solo perchè è il migliore amico di Herc” esclamò Mulan, sorridente.

Mergara intravide la preside, ormai sempre più vicina, e prese l'amica sottobraccio per andarsene in classe.

“Non ti dico di decidere subito... ma almeno prendi in considerazione la cosa, va bene? Ah, e oggi pomeriggio niente allenamento: frappè e chiacchiere tra donne. E non ribattere!”

Mulan, sostenendo il passo di Meg, la guardò e sbottò a ridere, senza il coraggio di ribellarsi; appoggiò anzi la testa sulla sua spalla e insieme si avvicinarono all'aula di filosofia.


Aurora non era solo il capo delle cheerlader, ma una vera e proria principessa, la regina di quella scuola, la ragazza di cui nessuno poteva fare a meno di parlare.

O almeno, questo era quello che pensava mentre si specchiava nel bagno delle ragazze, sistemando i capelli biondi che soffici le ricadevano lungo le spalle scoperte.

Le ciglia, messe in evidenza dal mascara, davano ai suoi occhi e quindi all'intero viso una luce splendida e avvolgente, che riusciva a conquistare chiunque incrociasse il suo sguardo, e questo era un dato di fatto.

Rapprensentate degli studenti, organizzatrice degli eventi studenteschi assieme a Cenere e Bianca, sue due migliori amiche da moltissimi anni e grandi confidenti (a loro volta cheerlader, naturalmente).

Cenere, lì accanto, si lavava le mani con fare isterico, passandosi ben bene il sapone portato da casa tra le dita e risciacquando con cura.

Aurora e Bianaceneve si guardarono dallo specchio, senza profrire parola, entrambe a conoscenza della segreta ossessione della ragazza per germi e batteri.

“Dicono che stasera ci sarà un falò sulla spiaggia. Credo lo abbia organizzato David Kawena.” esordì Biancaneve, timidamente, guardando nel frattempo in che stato era il suo rossetto rosso.

“Io credo che ci andrò, non serve l'invito e mezza scuola sarà lì.”

Aurora si voltò verso di lei e sorrise raggiante.

“Oh, brava Bianca! C'era qualcosa che dovevo dirvi ma proprio non me ne ricordavo... sono sicura che ci sarà anche Aladdin...”

Cenerentola, accanto a lei, osservò accigliata: “Sì, ok, ma... non ci sarà anche Filippo? Non sarebbe carino nei suoi confronti mettersi lì a pavoneggiarsi con Aladdin...”

Aurora le lanciò uno sguardo di fuoco.

“Non sono ancora così stronza da pomicare con Aladdin sotto i suoi occhi, se è questo che intendi.” fece una breve pausa, guardandosi allo specchio: “...anche se sarebbe il minimo, dopo avermi mollata per la quindicesima volta.”

“La colpa è tua, che ancora cedi al suo sorriso perfetto!” la schernì Bianca, cingendole le spalle con un braccio e facendola sorridere. “...in fondo, cosa c'è di più sexy di un uomo dal sorriso splendente e i bicipiti scolpiti?”

“Uno con il cervello, sicuramente.” rispose Aurora, su di morale, mentre Cenere si univa al'abbraccio collettivo e spettinava i capelli appena ravvivati della biondina, che sembrò non farci molto caso.

“In fondo, siamo le ragazze più carine e popolari della scuola...” Aurora le guardò, complice. “...non possiamo certo mancare, non credete?

Cenere sembrava sopra pensiero, per poi tirar fuori la voce: “...ci sarà anche Jasmine, però. Devi trovare un modo per separarla da Al, quei due sono incollati l'uno all'altra.”

Bianca le diede ragione con un energico cenno della testa, ma Aurora si limitò a esclamare con convinzione: “Questo è l'ultimo dei miei problemi”, prima di sparire oltre l'ingresso dei bagni e tuffarsi nella folla del corridoio.



“...posso sapere qual'è il motivo di questa riunione straordinaria?”

Lilo, sul letto, bottiglia di birra alla mano e pantaloncini talmente corti da mettere in bella vista l'inguine, si mise la mano tra i capelli e sorrise.

“Non c'è un motivo particolare, mia sorella sta aiutando per il falò di stasera e avevo la casa libera.”

Alice, seduta sulla sedia della scrivania, coccolava Stich che, in braccio a lei, ronfava felicemente, lasciandosi accarezzare come se non ci fosse un domani.

Ailyn e Shantii, entrambe sdraiate sul tappeto, guardavano il soffito, entrambe prese dal discorso del giorno: il falò di David.

In realtà la notizia era trapelata solo quella mattina: David aveva deciso di organizzare un falò intimo sulla spiaggia per festeggiare il nuovo anno scolastico...ma, come al solito, la notizia aveva fatto in pochissimo il giro della scuola e tutti si erano felicemente autoinvitati.

Non che la cosa lo avese ifastidito, comunque, dato che durante l'intervallo era salito su un tavolo della mensa e, con un megafono preso chissà dove, aveva detto a tutti l'ora dell'appuntamento.

Automaticamente, loro e i ragazzi si erano decisi ad andare, non solo perchè era Venerdì ma anche per passare una serata nella quale il programma non prevedesse sempre il Banbow.

Perfino Jim, infatti, per puro caso quella sera non doveva lavorare (Sarah, sua mamma, aveva trovato per il week-end una certa Amelia, una donna sulla trentina dalle sembianze vagamente feline che la aiutava in sala e cucina), quindi aveva dato totale disponibilità, notizia che Alice sembrava aver particolarmente apprezzato.

Mentre Lilo parlava di 'ubriacarsi fino allo sfinimento', evidentemente fregandosene che ci sarebbe stata anche Nani, la porta della stanza di spalancò e comprave una Trilli con il fiatone e i capelli che sembravano reduci da uno scontro con i cavi della corrente.

“Ti ha messo sotto un auto?” chiese Ailyn, mentre le altre la guardavano senza commentare.

Trilli sbuffò e si sedette sul tappeto, poggiando la borsa al suo fianco.

“Ho dovuto accompagnare Peter a comprare un costume da bagno per stasera, ma OVVIAMENTE si era dimenticato il portafogli, quindi siamo dovuti tornare al Neverland a recuperarlo, per poi passare DUE ORE davanti a due costumi assolutamente identici tra loro, ma lui no, non riusciva a decidere!” Sembrava avesse finito il monologo, e Shantii già stava per chiederle ulterioir spiegazioni, ma non ce ne fu bisogno perchè continuò imperterrita.

“Dopodichè siamo arrivati alla cassa, Peter apre il portafogli ma si accorge che era vuoto! VUOTO! E com'è finita ovviamente?!”

Alice tratteneva a stento le risate: “...che glieli hai dovuti prestare tu?”

“ESATTO!” sbottò la ragazza, esasperata, specificando inoltre che quei soldi le servivano per l'autobus per arrivare sin lì, e quindi dal centro era dovuta arrivare a piedi, con un caldo asfissiante e senza la benchè minima idea di cosa indossare per quella sera.

Dopo questa estenuante sintesi crollò a terra, riprendendo fiato sotto il movimento delle pale del ventilatore a soffitto, e ci sarebbero state molte cose da poter dire in quel momento.

Lilo, naturalmente, incarò la dose dicendo la peggiore.

“Tsk, perchè non si è fatto accompagnare da quella zoccoletta della Darling? Cos'è, lei era troppo impegnata a cucire un paracadute per coprirsi quelle enormi tette stasera?”

Probabilmente doveva essere un tentativo di tirarle su il morale, pensò Trilli, ma quando Lilo chiese alle altre se secondo loro esisteva un costume per coprire quelle due cose enormi si limitò a considerare quella come la perfetta giornata di merda, e accasciandosi ancoradi più al suolo, tra le risa delle altre, pensò a godersi il fresco del ventilatore mentre Stitch, svegliatosi, la raggiungeva sul tappeto e le leccava la faccia.



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare, anche se mi rendo conto del ritardo spaventoso. Purtroppo mi sono allontanata dalla scrittura per un periodo, tra gli esami di maturità e...altre faccendo che, diciamo, mi hanno distratta ahah XD. Da adesso in poi sicuramente aggiornerò più spesso, o comunque vi assicuro che ci proverò.


Purtroppo non ho tempo di rispondere alle recensioni, vi dico solo che la storia è appena entrata nel vivo e cercherò di restare fedele all'idea che mi sono fatta dei personaggi vari.

Vi ringrazio come sempre per la pazienza, per i complimenti e per avermi letta.

Al prossimo capitolo! Se vi va, lasciatemi una recensione. Ciao ciaoooo

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: MagikaMemy