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Autore: MagikaMemy    06/01/2013    4 recensioni
La Disney High non è un semplice liceo, ma una vera e propria GIUNGLA! E tra compiti in classe, feste sulla spiaggia e amori incompresi, Jasmine, Nani, Belle... ma anche Aladdin, Naveen, Alice, Jim, Trilli e altri saranno vittime della più temibile sfida cui la vita ci pone davanti : l'adolescenza. E si sa, essere giovani non è semplice... in fin dei conti, questa è la vita reale, non siamo mica in una fiaba!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2:


“Stitch, non guardarmi così. Hai mangiato metà del mio pranzo oggi, quind dovresti essere a posto, no?”

Stitch, il pelo così scuro da sembrare quasi blu alla luce, guardava Lilo con impazienza.

La ragazza, dal canto suo, si limitò a mostrargli la lingua e a mettersi un'altra patatina in bocca, agitando a ritmo di musica le dita dei piedi (bellamente poggiati sul tavolino, roba che se Nani fosse stata lì le avrebbe come minimo tirato qualcosa addosso, dicendole che era una cosa ineducata).

Diamine, quel cane non era mai sazio, Lilo giurava su Dio che a volte non le sembrava neanche un semplice animale.

Non so, magari era una specie di alieno venuto da un altro mondo... forse un esperimento genetico.

Lo guardò, il muso arricciato su sé stesso e le orecchie che sembravano due parabole.

..ok, magari un esperimento genetico malriuscito, datesi che non era neanche particolarmente carino.

Anzi, a voler essere buoni, era una specie di crocchetta pelosa, ma in fondo gli voleva bene anche per questo.

Era così splendidamente fuori dalla norma...

Persa nelle sue elocubrazioni mentali, non si era neanche accorta che il telefono squillava già da quasi un minuto.

Fortunatamente non dovette alzarsi, altrimenti l'interlocutore sarebbe rimasto anonimo e sconosciuto (Lilo non amava particolarmente qualsiasi tipo di attività fisica, tra le quali alzarsi una volta seduta, portare a spasso il cane e tirare lo sciacquone).

“Seee, pronto?”

“Immagino che tu stessi studiando, dal tono di voce affaticato e sofferente” rispose Ailyn, sarcastica, dall'altra parte della cornetta.

Lilo fece spallucce, afferrando una matita a caso e iniziando ad agitarla distrattamente.

“Certo, stavo giusto approfondendo le mie conoscenze sui rapporti sessuali degli ornitorinchi con il libro di scienze a pagina centoquaranta.” rispose apatica.

Ailyn sospirò e cambiò rapidamente discorso, tanto fare la morale a Lilo era del tutto inutile.

“Oggi pomeriggio i ragazzi giocano contro quelli del quarto anno e poi andiamo tutti al Bembow. Che fai, vieni?”

Lilo stava per rispondere che,una volta tanto, sarebbe venuta a fare il tifo per Jim e gli altri, quando un rumore proveniente da fuori catturò la sua attenzione.

Senza dire nulla, si alzò con il telefono in mano affacciandosi alla finestra: una jeep verde aveva appena parcheggiato nel giardino di terra battuta sotto casa.

Un ragazzo dai folti capelli neri e pelle abbronzata scese dall'autovettura e si avvicinò alla porta.

Lilo rimase a fissarlo, il cuore che le batteva nel petto come uno di quei tamburi africani che a Mowgli piacevano tanto.

“Lilo? Lilo, ci sei?!” chiese Ailyn, che, ancora in attesa di una risposta, credette che l'amica fosse caduta nel cesso o cose simili.

Lilo sembrò riprendersi tutto d'un tratto e portò il telefono all'orecchio.

“Scusa, stavo... stavo pensando... emh, a che ora ci vediamo?”

“Alle quattro e mezza al campo della scuola. E non fare tardi!”

“No, ci sarò. A dopo.”

Attaccò in fretta la cornetta e nello stesso istante suonarono alla porta.

Stitch si precipitò al piano di sotto, seguito da una Lilo improvvisamente agitata.

Raggiunse la porta e si diede un rapido sguardo allo specchio.

Forza, poteva farcela. Poteva affrontarlo... doveva almeno provarci.

Fece un bel respiro e aprì, assumendo un'espressione imperscrutabile.

“Ciao, Lilo.” il ragazzo alla porta sorrise, visibilmente agitato.

Lilo non si mosse, né si scostò per farlo entrare.

“Ciao David. Guarda che Nani non c'è, torna tra un paio d'ore. Le dico che sei passato.”

Disse tutto molto in fretta e già stava chiudendo la porta, ma David la fermò con un gesto rapido e calcolato.

“Lilo, non sono venuto per Nani.” disse, lentamente.

Lilo lo guardò accigliata e a stento trattenne un sospiro; gli lanciò lo sguardo più truce del repertorio, mentre Stitch osservava il tutto sul divano, senza apparentemente capire un granchè della vicenda.

“E allora cosa vuoi?”

David si scostò la frangia dalla fronte e la fissò dritto negli occhi, sostenendone lo sguardo.

“Sapevo che non c'era e sono venuto per parlare con te.” Fece una pausa. “...non credi che sia arrivato il momento di chiarire?”

Lilo si voltò, dandogli le spalle e avviandosi in cucina.

“Non c'è niente da chiarire, David. E' successo e basta. Va bene così.”
David la raggiunse e le afferrò un braccio, trattenendola. “Lilo, non possiamo fingere che non sia successo niente. Noi... non so, credo semplicemente che ci sia un significato, dietro tutto questo.”

Lilo strinse le labbra in una smorfia e con rabbia sciolse la mano dalla presa, per portarla accanto al petto.

“Non c'è nulla,” sussurrò, piena di ira, cercando di mantenere la calma “assolutamente nulla, dietro quello che è successo. Non ne voglio parlare. Hai avuto diverse occasioni per farlo, mi sembra... e dopo tutto questo tempo mi chiedi di chiarire. Ormai è tardi.”
David rimase in silenzio, a guardarla dall'alto.

La differenza di altezza era un dettaglio trascurabile, ma in quel momento pensò che sembrava meravigliosamente azzeccato per un paragone con la distanza che c'era tra loro.

Lui e Nani, invece, erano alti uguale.


“Sai Rapy, la crostata non ti verrebbe così dura se lavorassi un po' di più sull'impasto.”

Rapunzel lanciò a Tiana uno sguardo di fuoco dal letto, mentre l'amica, sul tappeto della stanza di Belle, le fece l'occhiolino in segno di pace.

“Non rinfacciarmi queste cose, Tia, se da un mese ti chiedo di aiutarmi a prepararla per mostrarmi come si fa! E poi non vale, tu sei troppo critica verso i miei esperimenti gastronomici.”

“Tiana è ipercritica verso qualsiasi cosa respiri o abbia una massa corporea” osservò Jasmine, ridendo e giocando come un'idiota con la sedia girevole della scrivania (ignorando totalmente il libro scolastico che aveva in grembo).

Belle richiamò l'attenzione generale con un fischio, ma ovviamente le amiche continuavano a fare del tutto i cavoli loro

“Ragazze, vi ho invitate per studiare per il test di Giovedì, non per darci al cazzeggio selvaggio collettivo.”

“ E' colpa di Rapy che ha portato la torta!” esclamò Tiana, additando senza ritegno la migliore amica.

“Ah, quando fa comodo vedo che le mie carenti creazioni ti stanno bene, eh?!”

“Era così, tanto per dire...”

“Non apprezzi mai niente di quello che faccio!” disse Rapunzel in tono esageratamente drammatico, fingendo poi di svenire sul letto per il dolore.

Tiana alzò lo sguardo al soffitto, chiedendosi perchè, tra tante amiche, doveva esserle capitata proprio la più deficiente.

Jasmine, che girava su quella sedia da più di cinque minuti ininterrotti, si fermò bruscamente e corse fuori dalla stanza, probabilmente per lasciare che la torta, dopo tutti quei giri, facesse il suo corso naturale nel verso opposto.

“Jas, possibile che tu debba sempre vomitare in casa mia?” urlò Belle, restando perfettamente immobile nel caos generale.

Jasmine la mandò a quel paese dal bagno, e Belle ringraziò il cielo che suo padre non fosse mai in casa durante le loro 'riunioni di studio'.

“Tia, Ariel che fine ha fatto?” chiese Nani, sdraiata anche lei sul tappeto e con la testa poggiata su una pila di libri della letteratura settecentesca inglese (la camera di Belle era un campo minato, c'erano volumi perfino sotto le lenzuola del letto, roba da brividi).

“Ha detto che ci avrebbe raggiunte dopo gli allenamenti insieme ad Aladdin e Flynn. Tornavano tutti assieme dalla palestra e venivano qui.”

Rapunzel si alzò dal letto in un secondo e con una specie di capriola, i lunghi capelli biondi spettinatissimi e la maglietta che le lasciava scoperta una spalla.

“FLYNN VIENE QUI?!” urlò, senza il minimo pudore.

Jasmine, che era appena rientrata nella stanza cercando di mantenere una certa dignità, le sorrise con scaltrezza

“Cos'è, Rapy, per caso la presenza di Rider ci agita un po'?”

Le ragazze si voltarono verso Rapunzel che ridacchiava nervosamente, intrecciando agitata i capelli

“No, assolutamente no... voglio dire, non ce n'è motivo, no?”

“Ahahahah beh, se non calcoliamo che è un gran figo e che ti sbava dietro sì, hai ragione, non ce n'è motivo.” osservò Nani candidamente, trovando cenni di assenso in tutte le compagne, ad eccezzione dell'interessata che arrossì in un istante.

“Flynn mi...mi sbava dietro?! Ma che dite...” disse, vagheggiando con lo sguardo fuori della finestra.

Tiana storse le labbra in una smorfia di scetticismo: “Rapy, tesoro, non sforzarti di far caso a queste cose, non ci arrivi con la testolina, lo sappiamo.”

“Non è vero!” disse subito, offesa “è che non faccio molto caso a questo tipo di cose, ecco tutto.”

“Ahahah, ci credo, hai la testa troppo in aria e i piedi poco saldi in terra” esclamò Belle sorridendole dolcemente, sperando che l'amica non la prendesse come un rimprovero.

Rapunzel ricambiò il sorriso, senza troppa convinzione.

Il fatto era che, quando si trattava di sentimenti, in particolar modo di quelli di Flynn, lei non sapeva dove sbattere la testa. Aveva paura di fraintendere, di farsi solo mille illusioni e poi, inevitabilmente, rimanerne scottata.

Sua zia Gothel le aveva sempre insegnato a non fidarsi particolarmente degli uomini, e lei aveva imparato la lezione fin troppo bene. Ad ogni modo, aveva altre cose per la testa.

Flynn le piaceva da pazzi, certo, ma tra poco ci sarebbe stato il concorso d'arte tra le scuole del paese, e lei era stata selezionata per gareggiare. Non poteva assolutamente distrarsi proprio adesso, specialmente per una cosa di cui non era neanche certa.

Non era convinta che ne valesse poi tanto la pena, anche se forse, in cuor suo, sperava di sbagliarsi e che le altre avessero ragione.

Perchè dipingere la emozionava, la rendeva felice, ma Flynn... un sorriso di Flynn valeva cento pennelli della miglior marca.


Una vasca.

Un'altra sola vasca e avrebbe finito.

Respira, Ariel.

E di nuovo giù, il volto in acqua, i capelli ben nascosti dalla cuffia, legati così stretti da farle male.

Respira ed espira, Ariel.

Terminò anche l'ultima vasca, esausta, e si affrettò ad uscire dalla piscina, tremante dal freddo e con gli occhialetti appesi al collo.

“Ho finito per oggi, papà”.

Il coach era un uomo alto e robusto, dai capelli bianchi legati in un codino e dei lunghi ed ordinati baffi grigi. I numerosi anni di agonismo gli avevano donato una buona prestanza fisica, ma lo sguardo e il volto erano quelli di un uomo ormai avanti con gli anni per una carriera sportiva.

Ora insegnava nella palestra del liceo, dove teneva dei corsi, e lavorava attivamente nella palestra di un quartiere là vicino.

Ariel nuotava da anni, e ormai aveva imparato a farsi amare gli allenamenti, le competizioni, i dolori e la fatica.

In fondo le piaceva, ma avere il proprio padre come insegnante spesso si rivelava piuttosto complicato.

Il coach la scrutò per un momento, vagamente pensieroso.

“Hai battuto il tuo record, oggi. Sei stata brava. Ora và, ma torna per l'ora di cena.” fece una pausa. “Sai quanto tua sorella ci tenga a mangiare tutti assieme.”
Ariel si tolse la cuffia e l'elastico che le annodava i capelli, che le ricaddero pesantemente sulla schiena, gocciolanti.

Schioccò un bacio sulla guancia del coach e rapida si incamminò verso gli spogliatoi, senza perdere un minuti di tempo.

Belle le aveva promesso che oggi sarebbero riuscite a studiare senza lasciarsi distrarre da Jas e le altre, e sperava proprio che fosse vero, perchè quel test era di un' importanza vitale e non poteva proprio sbagliarlo.

Si era data appuntamento con Flynn ed Aladdin tra mezz'ora davanti al campo da basket della scuola, e ci teneva a presentarsi in maniera decente perchè sapeva per certo che Eric avrebbe giocato lì contro Jim Howkins e gli altri ragazzi del secondo anno (informazione che le aveva dato Trilly in cambio di un aiuto con i compiti di storia).

Lo spogliatoio era deserto perchè era riuscita a dileguarsi con dieci minuti di anticipo, e si tolse il costume di dosso sentendo il freddo gelarle il sangue.

Doccia, capelli, vestiti asciutti (con l'aggiunta di un poco di mascara, tanto per dare un tocco di decenza al viso stanco) e via, verso il campo.

Erano due giorni che non incontrava Eric neanche a scuola, e aveva una voglia matta di vederlo anche solo di sfuggita.

E poi, pensò, quando giocava a basket aveva un certo fascino.


“Ariel dovrebbe essere qua a momenti” disse Aladdin, guardando l'orologio.

Flynn, appoggiato alla ringhiera, guardava Naveen e gli altri agitarsi nel campo.

Le ragazze del secondo anno, sugli spalti, invece di fare il tifo prendevano in giro Jim Howkins e gli altri (Pan era inaspettatamente bravo, anche se un paio di tiri non gli erano riusciti).

Si sentiva nervoso e avrebbe volentieri fatto due tiri anche lui, così, tanto per smorzare la tensione, ma il pensiero di vedere Rapunzel di lì a un'ora gli faceva rigirare lo stomaco.

Non era colpa sua, ma quando si ritrovava davanti quei due occhi verdi gli sembrava di non capirci più niente, di perdere totalmente il contatto con la realtà.

Una volta si erano perfino incontrati da soli... cioè, non da soli soli, ecco, diciamo che era stato un incontro casuale.

Lei era con la zia al supermercato, ed era bellissima nei suoi jeans corti e con i capelli raccolti in una coda. Lui stava cercando delle bottiglie di alcool con Aladdin in previsione della festa che avevano organizzato David e Nani, e quando i loro sguardi si erano incontrati e lei gli aveva sorriso lui era andato totalmente in tilt ( Aladdin, per quel poco che si ricordava, gli aveva sbattutto la faccia addosso al carrello, prendendolo in giro e dandogli del rincoglionito).

“A che cosa pensi, Rider?” chiese Aladdin, appoggiando anche lui le bracia alla ringhiera.

Flynn continuava a guardare Naveen e gli altri giocare, passarsi la palla con gesti rapidi e studiati, e per un attimo pensò di parlare con Aladdin.

In fondo era un bravo ragazzo, e poi Jasmine era la sua migliore amica, poteva essere un buon modo per avvicinarsi a Rapunzel e scoprire cosa provava senza sporcarsi troppo le mani e perdere dignità.

Ma aveva la sensazione che stavolta non poteva cavarsela con così poco, che stavolta doveva mettersi in gioco se voleva ottenere qualcosa.

“...nulla, lascia stare. Credi che Ariel arriverà puntuale?”

Aladdin stava per rispondere, quando la voce della ragazza gli giunse alle spalle e se la ritrovarono davanti, ancora col fiatone perla corsa fatta.

Si avviarono tutti e tre assieme, Aladdin e Ariel parlando tra di loro, Flynn a poca distanza dietro, solo, con la sigaretta in mano e mille pensieri che gli vagavano per la testa.

Ariel, nel contempo, chiacchierava con Aladdin, senza smettere di guardarsi continuamente dietro, man mano che si allontanavano dal campo.

...tutta quella fatica per arrivare puntuale, e non aveva neanche incontrato Eric che, chissà per quale motivo, non era neanche in campo.

Bella fregatura...




“Peter, sei stato grande!”

“Tsk,” esclamò il ragazzo, togliendo la canottiera verde con cui aveva appena giocato, “ormai dovreste saperlo, io sono sempre un grande.”

Jim gli lanciò addosso la maglietta sudata, ridendo e sbeffeggiandolo.

“Soprattutto per quanto riguarda la modestia, eh Pan? Magari potresti dare qualche lezione privata al povero Taron, invece di perdere tempo a farti figo davanti a noi, povera gente comune!”

Tutti risero, mentre il povero Taron, ancora in stato di rincoglionimento post-partita, gli lanciò uno sguardo truce, seduto sulla panca dello spogliatoio e con la testa poggiata al muro.

“Parlate bene, voi. A me lo sport fa schifo.”

“E allora perchè ti ostini a giocare?” chiese Peter mordace, e Taron si limitò a lanciargli un sonoro 'vaffanculo'.

“Oh, andiamo, lasciatelo stare” s'intromise Mowgli da sotto la doccia, “non tutti possiamo essere alla pari dei grandi Pan e Howkins!”

Jim e Peter risero, nonostante fosse evidente il tono di beffa dell'amico, e veloci continuarono a togliersi gli abiti di dosso per raggiungere anch'essi le doccie, un po' stanchi ma contenti della vittoria.

“Naveen è parecchio bravo” esordì poi Mowgli, cambiando discorso.

Jim, nel suo box doccia, litigava con il getto d' acqua per renderla calda (anche se ovviamente usciva gelida come ghiaccio, dannati fondi scolastici) “Sì, e si è anche offerto di pagare il campo.”

“E' fidanzato con Tiana, giusto? La ragazza di colore che sta sempre con la biondina...” chiese Taron, anche lui raggiungendo le doccie.

Peter si intromise nel discorso: “Quella sì che è una gran fica...” osservò, senza troppa malizia.

Mowgli aprì la porta del suo box e guardò quello chiuso di Peter, sorridendo incredulo: “Ehy, Pan, non ci bastano più la Darling e le sue enormi tette? Te ne serve anche un'altra, adesso?”

Gli altri risero, Peter compreso, quando un ragazzo dalla pelle mulatta e due grandi occhi scuri e profondi diede un pugno, ridendo, alla porta di Peter.

“Pan, stai attento a quel che fai” lo schernì, mostrando i denti bianchissimi, “Rider potrebbe ucciderti, se ti sentisse dire una cosa del genere.”
Peter si affacciò sorridendo, “Stavo scherzando, Naveen. E poi sono già impegnato.”

“Sì, con miss Boccolo d'Oro- Gambe Aperte” disse Taron, guadagnandosi un insulto di Peter che uscì, un asciugamano verde stretto in vita (in effetti, i tre quarti del guardaroba di Peter erano capi verdi. Quel colore era una specie di mania).

“Voi non la conoscete. E comunque, cambiando discorso.. gli altri dove sono finiti, Naveen?”

“Shang e Hercules sono andati via direttamente, hanno gli allenamenti in palestra... Eric me lo sono perso per strada, sarà a caccia di gabbiani, non so. E come se non bastasse, è pure arrivato in ritardo.” rispose vago, cominciando a svestirsi anche lui.

Gli altri uscirono quasi simultaneamente, tutti con i capelli bagnati e le parti intime comperte (Taron una volta aveva fatto il grave errore di dimenticarsi l'asciugamano nella borsa ed era uscito nudo dai box, causando grasse risate al resto del gruppo e procurandosi nomignoli poco piacevoli).

“E tu? Tu stai con Tiana, vero?” chiese Mowgli, tamponandosi i capelli scuri con un asciugamano.

“E' molto carina anche lei”.

“Non stiamo insieme.” si affrettò Naveen, sorseggiando una bibita in bottiglia, “Siamo...non so, forse neanche amici. Litighiamo e basta, in realtà. A volte è insopportabile.”

“Oh. Beh, sareste una bella coppia” esclamò Peter, ingenuamente, e Jim gli diede una gomitata “Pan, non credo sia un argomento che lo faccia impazzire, dall'espressione. Cambiamo discorso, vi va?”

Naveen sorrise e Jim strizzò un occhio con fare complice.

Howkins era furbo, sveglio e incredibilmente pazzo, ma sapeva anch capire le persone al volo.



Shang era sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle.

Allenamenti su allenamenti, sport, competizioni, poche distrazioni e tanta passione.

Anche lo studio passava in secondo piano, nonostante ci fosse sempre un po' di tempo per cazzeggiare con Herc, suo migliore amico dai tempi dell'asilo (ragazzo un po' troppo convinto, ma brava persona anche lui).

Frequentava il dojo del signor Fa da quando aveva cinque anni, e né lui né nessun altro erano mai riusciti a sconfiggere lei, Mulan, l'unica figlia del sempai.

Le arti marziali erano spesso considerata roba da uomini, ma Mulan... Mulan era qualcosa di meraviglioso, quando combatteva. Sembrava una guerriera del passato, con lo sguardo fiero, i capelli lunghi legati in alto da un elastico, sempre lo stesso, su cui era cucito un finto fiore di loto (donatole, si vociferava, dal padre stesso dopo la sua prima vittoria).

Durante gli allenamenti in coppia nessuno, neanche lui (Il migliore del corso) riusciva a batterla.

E anche stavolta, nonostante fosse stato lui a lanciarle la sfida, lei gli aveva letteralmente...come dire...fatto il culo.

Tra l'altro, a momenti si rompeva una costola per quello stupido calcio.

Quella ragazza era una furia, ma combatteva con una grazia da farfalla.

“Anche per oggi abbiamo finito.” disse in il signor Fa, una volta eseguito il saluto, “ci rivediamo Venerdì. Vi auguro una buona settimana.”

Shang si affrettò ad afferrare il borsone e a raggiungere gli spogliatoi (dopo la partita di basket con i ragazzi non aveva trovato il tempo di farsi una doccia, e ora non vedeva l'ora di buttarsi sotto l'acqua), quando una mano sottile gli si posò sulla spalla.

Si voltò di scatto: Mulan era lì, di fronte a lui, le gaunce arrossate e la coda spettinata.

“Li, spero tu non ti sia fatto troppo male.” disse, per schernirlo.

Shang sorrise, stando al gioco: “Oh, che carina, prima mi riempi di lividi e poi ti preoccupi per me. Adorabile.”

Mulan rise, inarcando un sopracciglio “Mi dispiace sempre quando colpisco l'avversario troppo forte” disse, marcando sulle ultime due parole.

Li la guardò, improvvisamente serio: “Esci con me?”

Mulan si sentiva dire quella frase almeno quattro volte a settimana. Rise di cuore: “Te l'ho già detto, Shang. Tu prima battimi” disse a bassa voce, avvicinando il viso al suo a pochi centimetri di distanza, “...e poi usciamo assieme. Fino a quel giorno, puoi scordartelo.” fece una pausa, Li sentiva il cuore battergli a mille. “...mi piacciono i ragazzi che mi tengono testa” disse dolcemente, per poi sciogliere i capelli, sorridere e andarsene, lasciandolo là come un'idiota.


“Ti rendi conto?! Sono anni che provo a vincere un incontro con lei, non ci sono mai riuscito e non ci riuscirò mai!” Li fece una pausa, la testa tra le mani. “...non ci uscirò mai.”
“Shang, se ti ha detto così è perchè ci sta, dammi retta”.

Li guardò l'amico, carico di sconforto. Hercules era un bel ragazzo, abituato ad avere tutte ai suoi piedi (anche se lui era fedelissimo a Meg, migliore amica di Mulan e bellissima, famosa per il suo carattere pessimo e il culo, che in molti consideravano il migliore di tutta la scuola).

“E poi, scusa se te lo dico, non mi sembra ci sia molto concorrenza, anche se devo ammettere che è carina.” Hercules continuava a premere i tasti del joistick, senza troppa convinzione di riuscire a battere Li, che quel pomeriggio sembrava in forma.

Nel frattempo, le macchine correvano sullo schermo della televiosione, cosa che fece riflettere Li, colto da un lampo di genio improvviso.

“HO TROVATO!” gridò, gettando all'aria il joistick e saltando sul letto.

Hercules sbuffò, irritato dalle continue interruzioni dell'amico, e lo guardò con scarso interesse.

“Dimmi tutto” disse, totalmente privo di entusiasmo.

Li ignorò la faccia scettica del ragazzo e assunse una posa vincente, con i pugni verso l'alto.

“Devo prendere la patente! Scommetto che Mulan adora i tipi con belle macchine, sai, a lei piacciono queste cose da maschi.”

“Se intendi dire che uscirebbe con te, dubito che anche una Ferrari sarebbe sufficiente. E' chiaro che vuole metterti alla prova, alle ragazze piacciono queste cose.” osservò Hercules, continuando a giocare e superando ovviamente la macchina di Li, che nel frattempo aveva preso in pieno un albero virtuale.

Li gli lanciò un'occhiataccia.

Ok, magari non era un'idea così meravigliosa, ma almeno poteva provarci...senza contare che una macchina gli avrebbe fatto comodo, non poteva continuare a scroccare passaggi a Naveen e Aladdin per tutta la vita.

Si ripromise che il giorno dopo si sarebbe informato su qualche scuola guida, mentre Hercules, ormai abbandonata la partita, premeva tasti a caso.

Sapeva che Li era nel bel pieno di una delle sue seghe mentali, ma forse poteva dargli una mano.

Megara era la migliore amica di Mulan, e si sa, questo agevolava la cosa.

Approfittò di quando Li, dieci minuti dopo, andò in bagno e afferrò il telefono, digitando frenetico un messaggio.


Meg, domani devo parlarti di una cosa urgente! Riguarda Li e Mulan, ho in mente un piano...ti spiego poi. Ti amo


Cinque minuti dopo, il telefono squillò energico.


Stavo dormendo! Grazie per avermi svegliata, spero per te che non sia una delle tue cazzate!


Sospirò, privo di speranze.

Lui sì che aveva una ragazza dolce e tenera...


“Su, ammettilo! AMMETTILO!”

“Io non ammetto un bel niente.”

“Trilli, tesoro, ti prego, dagli questa soddisfazione sennò non chiude bocca per tutto il resto della giornata.”

Trilli, sbuffando, decise di ascoltare le suppliche di Ailyn e sorrise, fingendo straripante ammirazione e utilizzando una vocetta stridula e caricaturale: “Ooooh, Pan, sei stato davvero bravissimo! Tu sì che sei un campione dello sport!” tutti risero, e lei tornò in un nanosecondo alla sua voce ed espressione naturale e priva di entusiasmo. “Andava bene, così?”

Peter mise il broncio e bisbigliò un 'ti odio' tra le risa generale, quando un Jim pimpante li raggiunse al tavolo, restando in piedi e con un taccuino in mano.

“Cosa posso portare a questo gruppo di figaccioni?” chiese, tenendo la penna ben stretta in mano e sorridendo.

Anche se non riusciva a dimostrarlo (si sa, non era un tipo...come dire... molto espansivo), adorava i ragazzi.

Peter, Alice e gli altri sapevano che il locale suo e di sua madre aveva bisogno di personale, ma, non potendo permetterselo, a lui toccava lavorare lì praticamente tutti i pomeriggi (da quando Amelia, cameriera dalle sembianze feline e grande amica di famiglia era incinta, al Banbow lavoravano solo lui, sua madre e Ben, oltre al cuoco).

Di conseguenza, i ragazzi accettavano di buon grado di passare quei pomeriggi con Jim lì, al locale, pur di tenergli compagnia ( e perchè no, schernirlo mentre lavorava, senza mai sfociare nell'umiliazione, il tutto in maniera totalmente affettiva).

Jim insisteva continuamente che loro uscissero e frequentassero altri posti, ma Mowgli, che di solito si faceva portavoce per questo genere di cose, bocciava ogni tipo di proposta dicendo che stavano bene lì.

Lui li ringraziava, in silenzio, della loro amicizia.

Come poteva non adorarli? I suoi stupendi, meravigliosamente deficienti amici.



Note dell'Autrice:

Ehy ehy ehy, ciao a tutti XD Perdonatemi il ritardo SCANDALOSO dell'aggiornamento. Sono cambiate molte cose nella mia vita in questi mesi, e sicneramente non ero in vena di scrivere. Ma ora sono tornata, muahahaha (tono malefico). Bene, vi aspetto al prossimo capitolo! Intanto, rispondo alle recensioni. Un bacio a tutti :D


La Mutaforma: Non temere, riuscirò a trovare una parte anche per Esmeralda. In realtà spero di riuscire a far fare almeno una piccola apparizione a più personaggi possibili, animali compresi. Felice di averti fatta ridere, la Darling ancora non sa cosa la aspetta... spero continuerai a seguirmi :)


MrsMalikLoves: Ciao :) Non preoccuparti per la tua Aurora, ora Jasmine la pensa così, ma nei prossimi capitoli ci saranno delle sorprese, anche se prima che la biondina entri definitivamente in scena ci vuole ancora un po'. Per risponderti: Giselle è la protagonista del film 'Come d'incanto', Milo di 'Atlantis, l'impero perduto'. Se hai altre domande nei prossimi capitoli, chiedi pure. Ciao ciao :)


Madama Pigna: felicissima che il mio 'esperimento' ti piaccia :). In realtà per il personaggio di Lilo ho sempre avuto ben chiara la psicologia. Nel cartone originale è una bimba particolare, cinica, un po' asociale, poi pian piano si scopre il suo lato tenero. Quindi ho sempre pensato che da grande avrebbe nascosto la sua dolcezza sotto uno strato di apparente forza. E, non lo nego, è il personaggio di cui mi piace più scrivere. Nel corso della storia si scoprirà molto, di lei...ora si sa poco, siamo ancora agli inizi. Per il linguaggio... beh, lo scopo era gettare i personaggi un'ambientazione realistica, quindi parlando di ragazzi di una certa età credo sia normale che usino un linguaggio simile XD (o almeno, io e i miei amici parliamo così...forse siamo noi ad essere schifosamente volgari?! Ahahhahah ^__^'')


BriciolaElisa: spero che anche questo capitolo ti abbia entusiasmata e che continuerai a seguirmi, nonostante il ritardo dell'aggiornamento. Alla prossima :D


CIAO A TUTTI! Yeah <3

   
 
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