Fumetti/Cartoni americani > Batman
Ricorda la storia  |      
Autore: Francine    16/08/2013    3 recensioni
Lei, lei e l'altro.
Consiglio d'ascolto: Bad Moon Rising, Creedence Clearwater Revival
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Where the streets have no name'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I see the bad moon arising.
I see trouble on the way.
I see earthquakes and lightnin'.
I see bad times today.
(Bad Moon Rising, Creedence Clearwater Revival)

Hai mai danzato col diavolo nel pallido plenilunio?
Lei sì. E le è piaciuto talmente tanto che quando un’alba invidiosa e collerica è venuta a svegliarla – alquanto bruscamente, c’è da dire – il suo piccolo cuore si è spezzato, come lo stelo di una rosa sferzato dal vento di Gennaio. “No. No. Mai più”, ha detto, affermato e giurato a se stessa medicandosi le ferite con unguenti speciali, ma si sa, il cuore conosce ragioni che la ragione ignora e così, quando il suo fidanzato è tornato, lei non ha saputo dire di no a quegli occhi magnetici e a quel sorriso da infarto. Perché la verità è che lei si sente viva solo quando si trova accanto a lui, respira il suo genio e sente la sua voce. Allora risplende. Di luce riflessa, ma a lei sta bene così, anche se non si accorge di essere una farfalla che si avvicina un po’ troppo alla fiamma della candela. È felice. Ma a quale prezzo?, ti sei chiesta ascoltando la sua voce incisa sul nastro magnetico della tua segreteria.

Eh, ciao Pam. Sono io. Sì, lo so che è tardi per avvisarti e che magari mi starai già preparando i pop-corn, però… mi è capitato un lavoretto. Una cosa dell’ultimo minuto, ma siccome sembra divertente…
Ovviamente non sto dicendo che non te non mi diverto, eh. Adesso devo andare stanno per passare a prendermi. Scusami ancora. Ti chiamo domani, ok? Baci baciiii…


Ha paura. Di te, che non puoi farle niente – se non strozzarla con le tue stesse mani – ma non di lui, Lui che potrebbe paralizzarle il cuore con una sola, singola stretta della sua mano. Così un sospiro ti esce dalle labbra mentre ti slacci il grembiule e lo posi distrattamente sul divano.
Aggrotti le sopracciglia. Un lavoretto. Divertente. E non ti ha chiamato. La traduzione è semplice: il Joker è tornato in città, e lei… Salta come una pulce ammaestrata, pensi osservando i dvd dei film che piacciono a lei in attesa sul tavolino e l’insalatiera piena zeppa di pop-corn appena glassati. Al cioccolato, come piacciono a lei. Scuoti la testa. Afferri il telefono. Componi il numero. Segreteria telefonica.
“So che sei in casa, Harley. Alza. Quella. Cornetta”, dici. Con la voce fredda come la pioggia di Febbraio.
“Ciao, Pam”, risponde, con quella vocetta esitante che ben conosci.
“Ciao”, rispondi a tua volta. “Si tratta di lui, vero?”
Silenzio. Poi si decide: “Sì”. E aggiunge: “Ma si tratta di lavoro, Pam. Un appuntamento di lavoro”, precisa, scandendo bene le parole come ad una gara di computazione a scuola.
Un appuntamento di lavoro. Questo dovrebbe indorarti la pillola, secondo lei? Sbuffi, ma non sei spazientita, anche se ti rendi conto di star parlando con una bambina di sette anni. Una bambina di sette anni, molto, molto pericolosa, ti ricordi. “Bene. E dove ti porta di bello?”
“Segreto”, risponde. Trilla, come un passerotto in primavera. O come se le avessero regalato il palloncino più enorme del mondo. Un palloncino pieno di guai. “Mi ha promesso che sarà una serata elettrizzante, e tu sai che lui mantiene sempre le sue promesse…”
“Già…”, commenti. I tuoi occhi si staccano dalla tastiera del telefono e salgono ad incontrare le foglie un po’ ingiallite di quella Miltonia che hai raccattato dal cassonetto all’angolo. Qualcuno aveva deciso che, caduti i fiori, quello stecco secco non fosse più attraente come prima. La gente è davvero stupida. “Ho chiamato per augurarti buon divertimento.”
“Davvero non sei dispiaciuta?”, la senti chiedere. E tu vorresti risponderle che sì, sei dispiaciuta, ed è solo l’inizio. Sei furiosa, e perché lei ti tira un bidone per lui, che l’ha quasi ammazzata di botte mentre tu l’hai aiutata a rimettere assieme i cocci, e perché sai, lo senti che ti scorre nella linfa, che questa storia finirà male. Molto male. E lo sa anche lei. Solo che non le interessa. Non le importa un fico secco del fatto che lui, uno di questi giorni, potrebbe piazzarle una pallottola tra quegli occhi azzurri, se solo si alzasse con la luna di traverso.
Lui non ti ama. Nessun uomo ama una donna. Siamo solo gingilli che si incaponiscono ad avere per puro collezionismo, pensi annodando le dita attorno al filo del telefono.
“No. Davvero. C’è una bella luna piena stasera. Rossa, poi. Sarebbe un peccato restarsene chiusi in casa, no?”
“Oh, Pammie!” La odi quando ti chiama così. Non hai più cinque anni. “Grazie, grazie, grazie!”
“Prego”, rispondi, e per un istante, uno solo, hai la sensazione che ti voglia invitare all’appuntamento. È questione di un attimo, ma è sufficiente perché un alito ghiacciato ti scorra lungo la schiena. “Divertiti.”
“Oh, ci puoi contare!”, la senti risponderti allegra dall’altra parte del filo. Che ci vuoi fare, Pam? C’è gente che si sente viva solo quando si butta nel fuoco acceso, o nelle fauci delle fiere. “Anzi, sai che faccio? Domani ti chiamo e ti racconto tutto, per filo e per segno.”
“Ci conto.” Lo dici più per buona creanza che per altro. Conoscendoli, ti basterà accendere la tv per gustarti le loro gesta nel notiziario di mezzanotte quando sentirai l’esplosione – e sarà grossa, visto che manca da quanto? Due mesi? – e vedrai una corposa nuvola nera alzarsi all’orizzonte. “Allora, buona serata”, le dici e stai per attaccare perché decidi che salvare quella povera Miltonia darà senso a questa serata da cancellare piuttosto che urlarle, per l’ennesima volta, che una donna ha bisogno di un uomo come un pesce ha bisogno di una bicicletta, quando lei aggiunge: “Pam?”.
“Sì?”
“Sai che facciamo? Spostiamo la nostra serata per ragazze a venerdì prossimo, ok?”
“Okay”, rispondi, anche se sai già che la rivedrai solo se e quando il Pipistrello sbatterà di nuovo il Joker nella sua cella ad Arkham.
“Ah, Pam? Per un paio di giorni… ma solo un paio di giorni, eh… stai lontana dall’acqua. Intesi, Pammie?”
Ancora quel nomignolo idiota. “Va bene, Harley. Va. Bene.” L’acqua?!, pensi. “Ma allora lo sai già dove ti porterà stasera…” dannata cretina, aggiungi tra te e te.
“Sì, ma te l’ho detto. È un segreto. Ciao”, e riattacca. E ti lascia da sola, col telefono che ripete il su “tu-tu-tu” di protesta a chiederti cosa fare. Ti viene in mente quell’articolo firmato da Lois Lane che hai letto sull’ultimo numero di Cosmopolitan. Com’era? Ah, sì: Cosa fare se non ti piace il ragazzo della tua migliore amica. Premesso che se lui è un ragazzo, tu e la tua amica avete ancora il ciuccio, e che le hai tentate davvero, davvero tutte per sottrarla all’influenza negativa che quel bell’imbusto dalla risata facile esercita su di lei, decidi di ricorrere all’ultimo consiglio, o meglio, all’ultimo che hai letto prima di buttare la rivista nella pattumiera pensando a quanta carta vada sprecata per ogni uscita. Chiedete Aiuto, scriveva la signora in conclusione. Un sorriso ti arriccia le labbra.
“Torno presto, tesoro”, sussurri alle foglie ingiallite dell’orchidea. Infili l’impermeabile che tieni appeso ad un gancio dietro la porta. Esci dalla finestra. C’è una cabina telefonica, a qualche isolato da qui, lontano abbastanza perché non risalgano a te. Una passeggiata al chiar di luna, che ti dà tempo di pensare. Di scegliere le parole. Di chiederti se il palloncino le scapperà dalle mani o se esploderà trapassato da un proiettile. Di chiederti che faccia faranno tutti. Te la faccio io, la sorpresa, tesoro.
È un peccato non avere il numero del Pipistrello. Chissà che faccia avrebbe fatto lui, ti chiedi svoltando l’angolo e trovando la cabina. C’è una persona dentro, ma non è un problema. Apri la porta e lui, un impiegatucolo di quarant’anni, rimasto in panne con l’auto, ti guarda perplesso.
“Non vede che sono” impegnato, ti sta dicendo, ma tu non gli dai il tempo di concludere la frase, tu sorridi e lo baci prima che lui possa fare qualsiasi cosa. Cade a terra, con gli occhi sbarrati a chiederti perché.
“Oh, sono il meglio che ti può capitare stasera, tesoro”, gli dici sorridendo. Lo scavalchi. Agganci la cornetta. La sganci. Prendi il fazzoletto dell’uomo e lo posizioni tra te e l’altoparlante. Componi il numero. Attendi in linea.
“Commissariato di Gotham City, buonasera. Come posso aiutarla?”, ti chiede una voce femminile. Brutta cosa il turno di notte del venerdì sera, vero? Ma adesso te lo do io qualcosa da fare…
“Il Joker. Alla Centrale idrica di Gotham City” e riagganci. Esci dalla cabina. E per la prima volta nella tua vita, ti fa piacere osservare il simbolo del pipistrello stagliarsi nero sulla superficie rossastra della luna.


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: Francine