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Autore: Lady_F    16/08/2013    1 recensioni
La one shot è ambientata dopo CoG, è la prima ff che scrivo, siate clementi. Ovviamente i protagonisti sono i Malec.
Dal testo: "Magnus non capiva cosa avesse Alec. Quando era entrato nel suo appartamento, poco prima, lo aveva baciato con trasporto. Poi si era seduto sul divano e aveva detto sì e no tre parole. Fredde.
Senza farsi notare lo osservò da sopra il bordo del bicchiere. I muscoli dello Shadohunter erano tesi, riusciva a intravederli sotto alla solita maglia nera. Le rune scure sui suoi polsi erano appena visibili, nello spazio di pelle tra le maniche e le mani del ragazzo. Sentiva che Alec era diverso dagli altri. Alec non era un gioco come molti degli altri."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Vuoi qualcosa da bere? O magari hai fame? Sai, hanno aperto un nuovo locale a un paio di isolati e potrei fare arrivare qualcosa direttamente da...»

Alec quasi non lo ascoltava. Era seduto sul morbido divano di Magnus, la schiena rigida, trattenendosi a malapena dal torturarsi le mani. Gli metteva uno strano senso di ansia essere nell'appartamento dello stregone, loro due soli.

«O magari preferisci cinese?» domandò Magnus lasciandosi cadere di fianco a lui sul divano.

«Io... mi basta un bicchiere di coca, grazie».

«Solo?» poi scrollò le spalle. «Be', sono affari tuoi». Schioccò le dita e sul tavolino ai loro piedi apparvero due bicchieri.

Il primo era pieno di liquido ambrato e qualche cubetto di ghiaccio, il secondo conteneva uno strano drink rosa, sui cui galleggiavano... caramelle? Alec non riuscì a capire cosa fossero quelle specie di topi colorati, e un ombrellino.

Quando Magnus si abbassò per prenderli il glitter sul suo viso brillò sotto la luce dorata.

«Alla salute» eclamò poi lo stregone.

Alec si limitò a fare una mezza smorfia e iniziare a bere.

Il suo braccio sinistro sfiorava quello di Magnus. Poteva quasi sentire la sua pelle calda sotto la leggera camicia rossa.

 

Magnus non capiva cosa avesse Alec. Quando era entrato nel suo appartamento, poco prima, lo aveva baciato con trasporto. Poi si era seduto sul divano e aveva detto sì e no tre parole. Fredde.

Senza farsi notare lo osservò da sopra il bordo del bicchiere. I muscoli dello Shadohunter erano tesi, riusciva a intravederli sotto alla solita maglia nera. Le rune scure sui suoi polsi erano appena visibili, nello spazio di pelle tra le maniche e le mani del ragazzo.

Per un istante gli parve che stesse combattendo una lotta interna con se stesso. Ma probabilmente era solo una sua impressione.

Alec si voltò in quel momento e, accorgendosi del suo sguardo, arrossì.

Il Sommo Stregone di Brooklyn si voltò e sorrise: era così adorabile quando arrossiva.

«Allora... cosa mi racconti?»

 

Alla domanda di Magnus Alec sussultò. «Prima... sono andato a trovare Jace».

«Ottimo. Come sta?»

Nella voce di Magnus aveva subito percepito una sottile gelosia. Come ogni volta che nominava Jace, d'altronde. Avrebbe voluto fargli capire che a lui Jace non interessava più, ma la solita bolla lo bloccava, e non sapeva come dimostrarglielo. Dunque semplicemente abbassò lo sguardo pentendosi di averlo detto.

Sentiva gli occhi da gatto dell'altro addosso. «Bene. È in ottima forma. Magnus, io...» si voltò verso lo stregone, senza concludere la frase. Magnus aveva degli zigomi perfetti. La linea della mascella perfetta. Nel profondo sentiva di non desiderare altro che sfiorargli quel viso per lui perfetto e baciarlo con passione.

Arrossì a quel pensiero.

Le sopracciglia di Magnus erano alzate, domandando silenziosamente di continuare.

Alec aprì la bocca. Sapeva benissimo cosa voleva dire. Non era poi così difficile, in fondo. Doveva soltanto... «Lascia stare.» concluse sconfitto. Perché non ci riusciva?

 

«Cos'è successo, Alexander?»

Magnus cominciava a preoccuparsi. Alec era improvvisamente impallidito. Gli prese le mani, senza pensarci troppo. La sua pelle era quasi ruvida al tatto, per via delle cicatrici. Ma era una di quelle cose che amava di lui.

Alec osservò le loro mani unite per qualche istante, dopo aver sussultato per la sorpresa.

Poi il ragazzo chiuse gli occhi e fece un profondo sospiro. «Ho paura.» mormorò infine.

Magnus gli si fece più vicino. «Di cosa? Qualcuno ti ha minacciato? Perché allora...» si alzò di scatto in piedi, infuriato,

 

Sembrava che attorno alla testa di Magnus fosse scoppiato un uragano. E tutto solo per lui. Wow. «Magus, nessuno mi ha minacciato.» deglutì. «È di un'altra cosa che ho paura».

Lo stregone, improvvisamente di nuovo calmo e rilassato, tornò a sedersi con un sorriso. Con un delicatezza che ad Alec parve strana domandò: «Vuoi dirmi di che cosa?»

Tutto ciò che voleva fare era dirglielo, anche perché per la prima volta gli sembrava di sapere esattamente cosa bisognava dire. Ed era tanto strano per lui essere consapevole delle parole giuste da pronunciare. Si sentiva quasi Jace. Ma non voleva pensare a Jace, non in quel momento. Si voltò ancora di più verso l'altro. «Ho paura» e borbottò il resto della frase.

«Come?»

«Quello di cui ho paura è ciò che provo» fece una pausa, dicendosi di calmarsi «per te».

 

A Magnus brillarono gli occhi e sorrise. Alec, quell'Alec così chiuso, che raramente riusciva a dire ciò che provava, ciò che pensava, aveva detto quelle parole. In realtà molti suoi amanti gli aevano detto cose simili. Magari erano più diretti, ma nessuno glielo aveva detto in quel modo. Nessuno aveva parlato così fissandolo negli occhi, dicendolo con gli occhi.

E, si disse, di solito quando glielo dicevano erano in preda al piacere.

Magnus sentiva che Alec era diverso dagli altri. Alec non era un gioco come molti degli altri. Non aveva mai amato nessuno come amava quello Shadowhunters.

Alec farfugliò un 'ti amo' che lo fece andare al settimo cielo e si fiondò sulle sue labbra.

 

Le labbra di Magnus erano morbide, come sempre, e sentiva il profumo dello stregone più di quanto lo avesse mai sentito. Per una volta non si preoccupò nemmeno del glitter. Di solito odiava pensare che avrebbe avuto quei brillantini attaccati al viso, come a sottolineare e far sapere al mondo ciò che aveva fatto, ma non quella volta.

Per la prima volta si sentiva tutt'uno con Magnus. Sentiva che c'era qualcosa a legarli l'uno all'altro.

Mentre accarezzava il collo dello stregone tutti i suoi desideri più nascosti furono liberi di girovagare nella sua mente. Sentiva il suo corpo come elettrificato, mentre face scivolare le sue mani alla schiena di Magnus. Poteva sentire contro i suoi palmi ogni sua vertebra, ogni suo muscolo teso. Sulla sua bocca sentiva il respiro appena affannato dello stregone.

E in quell'istante capì ciò che voleva, ciò che sentiva giusto.

 

Era così strano Alec. Così stranamente intraprendente.

Si staccarono un solo attimo, giusto il tempo di riprendere fiato, e negli occhi del Nephilim lesse lo stesso desiderio che sapeva essere nei suoi.

Sussultò sorpreso quando sentì le dita di Alec cercare i bottoni della sua camicia e slacciarli uno a uno, con una nuova urgenza.

Quel nuovo volto di Alec gli piaceva. Ma allo stesso tempo era strano. Si era immaginato mille volte quel momento, ma nella sua immaginazione era lui a prendere l'iniziativa, non Alec.

Sorrise sulle sue labbra, nel momento in cui la sua camicia scivolò a terra, accompagnata quasi immediatamente dalla maglia di Alec.

Per un istante ebbe l'impulso di intervenire, dicendogli che forse sarebbero stati più comodi sul letto; ma non lo fece, temendo che se lo avesse fermato Alec avrebbe smesso di essere così impavido.

Sentiva sotto le falangi i muscoli tesi del ragazzo.

Si staccò dalle sue labbra e prese a baciargli dietro un orecchio, poi la gola, il petto e gìù, sempre più giù.

 

Si svegliò di soprassalto. Dalle tende filtrava della luce, che illuminava la stanza. Dalle coperte verde smeraldo e i cuscini rosa confetto, e, dopo aver osservato meglio l'arredamento della stanza, caapì che si trovava nella stanza di Magnus.

Nel letto di Magnus.

Quando si ricordò della sera precedente arrossì.

Fece per alzarsi, ma si bloccò quando si rese conto di essere completamente nudo.

Nel momento in cui intravide i suoi abiti piegati su una sedia la porta della stanza si aprì, per far entrare Magnus, con indosso una vestaglia di... seta o velluto non sapeva dirlo, viola.

«Buongiorno!» esclamò tutto contento accorgendosi che Alec era sveglio.

Lui mormorò un saluto in risposta, passandosi una mano sugli occhi.

Lo stregone si sdraiò al suo fianco. «Dormito bene?» domandò non senza una punta di malizia.

«Splendidamente» rispose Alec. Era come se il tappo che fino al giorno prima impediva alle sue emozioni di farsi largo tra le sue parole si fosse rimpicciolito.

Magnus si chinò a baciarlo e sussurrò: «Ti amo, Alexander».

«Anche io ti amo».


È la prima one shot, e anche ff, che scrivo, e l'ho pubblicata solo per Ella, a cui la dedico, e per avere un parere esterno sulla mia scrittura,
Temo di aver cambiato qualcosa dal libro rispetto ai comportamenti di Magnus, ma spero me lo perdonerete.
Spero di non avervi annoiato troppo con la parte più "psicologica" del testo, forse mi sono dilungata un po' troppo, ma ho scritto tutto ciò che
avevo in testa, sperando di non aver fatto male.
Vi assicuro che mentre la scrivevo mi sentivo elettrizzata anche più di Alec, e spero di aver trasmesso un po' di elettricità anche a voi.
Fatemi sapere cosa ne pensate (:

 

  
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