Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: AmaleenLavellan    17/08/2013    1 recensioni
"Il Moulin Rose. Un nightclub, una sala da ballo e un bordello. Proprietà di Sandy Ryerson, regno dei piaceri notturni, dove i ricchi giocavano con le giovani e bellissime creature di malaffare. La più bella di tutte queste era l’uomo che amavo. Kurt. Un cortigiano, vendeva il proprio amore agli uomini. Lo chiamavano il “Diamante Splendente”. Ed era la star… del Moulin Rose. Non ho idea del perché stia scrivendo tutto questo. Sono un compositore squattrinato, non uno scrittore. Ma sento che il mondo dovrebbe conoscere la nostra storia. L’uomo che amavo, è…"
Blaine è un musicista e sognatore, appena trasferitosi a New York contro il volere dei propri genitori.
Kurt, tanto bello quanto stupefacente, è la star del Moulin Rose, il locale più famoso - e diffamato - di tutta la Grande Mela.
Questa è la storia del viaggio che hanno dovuto intraprendere per scoprire che la cosa più grande che potrai imparare è amare e lasciarti amare.
[Versione ambientata ai giorni nostri del musical Moulin Rouge!, Klaine]
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Rachel, non sono per niente tranquillo”.
 
Blaine si morse il labbro, fissando preoccupato il gigantesco mulino color rosa acceso che si stagliava di fronte a lui. Era per metà nascosto da un edificio rettangolare, ed era così enorme che Blaine si stava chiedendo come di preciso non avesse fatto a notarlo subito, considerando che si trovava esattamente di fronte alla finestra principale del suo appartamento, dall’altra parte della strada. Probabilmente, alla luce del sole e con i neon spenti, non spicca tanto come adesso, ma è un mulino rosa, per la miseria! Non esattamente una cosa che si vede tutti i giorni.
 
Mercedes, Rachel e Santana proseguirono verso l’edificio, davanti a lui, senza accorgersi che l’ansia l’aveva paralizzato dalla testa ai piedi. Eccolo lì, pronto a entrare nel Moulin Rose.
Che per caso, era un nightclub per gay.
Oh, e sfortunatamente, anche un bordello.
Si sentì assalire da una prepotente sensazione di nausea, mentre la testa gli girava vorticosamente. “Rachel, io me ne vado. Non ce la faccio”, mormorò, a testa bassa, con la segreta speranza che il terreno gli suggerisse una via di fuga improvvisa, magari aprendosi sotto i suoi piedi per inghiottirlo.
La donna gli strinse leggermente la spalla, per rassicurarlo, con un sorriso ampio. “Non essere sciocco, Blaine! Sei anche gay, quindi che problema c’è?”
 
Oh, certo.
In effetti, che problema c’è?
Perché dovrebbe esserci un problema?
 
La ragazza però, sembrò mal interpretare il suo silenzio, a cui rispose con un improvviso cambio di tono. “Perchései gay, vero? Non mi hai detto una bugia questa mattina solo per scaricarmi, giusto? Perché anche se ti ho detto che sono già felicemente fidanzata, ho anche io il mio orgoglio e i miei sentimenti, e fare una cosa del genere sarebbe estremamente maleducato da parte tua”, sibilò, fulminandolo con uno sguardo omicida.
 
“Oh no, no, assolutamente!” esclamò, fissando gli occhi spalancati nei suoi, scuotendo la testa per rafforzare le sue parole e al contempo alzando le mani come per proteggersi dalla furia della donna, “Non farei mai una cosa del genere! Rachel, non si tratta di essere gay o meno, il problema è che-“
Avanti, Cucciolo!” disse Santana, a dir poco favolosa fasciata dal suo vestito rosso fuoco. Gli diede una pacca sulla spalla, tanto forte da farlo barcollare, “Non dirmi che sei spaventato! Fai l’uomo!” ghignò.
“Mi spiace, Santana”, ribatté infastidito, incrociando le braccia e ricominciando a camminare verso l’entrata del locale, “ma stiamo per entrare in un bordello. Credo che chiunque sarebbe preoccupato”.
 
Blaine proseguì per alcuni istanti, prima di accorgersi che la donna, al contrario di Rachel e Mercedes, non lo stava seguendo. Si guardò indietro, corrugando le sopracciglia per la confusione.
Santana stava lì, immobile, stringendo i pugni tanto forte che le sue mani stavano tremando. Rabbia, disgusto e un altro sentimento a cui Blaine non riusciva a dare un nome bruciavano nei suoi occhi, fiamme che danzavano una danza mortale.
Se non fosse stato certo che lei semplicemente non era il tipo da fare una cosa simile, avrebbe giurato che quel luccichio agli angoli dei suoi occhi erano lacrime.

“Questonon è un bordello.”
 
La sua voce era un ringhio vibrante d’ira.
Prima che Blaine potesse anche solo aprire la bocca per scusarsi – di cosa avrebbe dovuto scusarsi, del resto? – Santana li stava superando quasi di corsa, entrando nel locale come una furia, sbattendo la porta con una terribile violenza.
 
Blaine sbatté le palpebre velocemente, fissando la porta senza riuscire a capire.
 
Che diavolo è successo?
 
“Ma cosa le è preso?” domandò, passandosi una mano tra i ricci scuri, in preda alla confusione.
Rachel si mise una mano sul fianco, alzando l’indice dell’altra, “Beh, il fatto è che-“
“Diavolo, Rachel, cuciti quella bocca!” proruppe Mercedes all’improvviso, rimproverandola aspramente con lo sguardo.
“Mercedes, ha il diritto di sapere-“
“Lo saprà quando lei vorrà dirglielo! Non sono fatti tuoi, Rachel, non ci arrivi?” A questo punto si girò verso Blaine, prima che Rachel potesse ribattere e cominciare l’ennesima discussione accesa, e il suo sguardo si raddolcì, così come la sua voce, “Blaine, ricorda, mai nominare la parola con la ‘b’ davanti a Santana. È un tema delicato, per lei”.
 
“È un tema delicato per tutti noi”.
 
Nel dire quelle parole, la voce di Rachel si era fatta debole quanto un sussurro. Sotto lo sguardo scioccato di Blaine, un velo di lacrime coprì i suoi occhi, ma si rifiutò di lasciarle andare.
Aveva pianto fin troppo, ormai, per questa cosa – era tempo di smettere.
Anche se il suo cuore sembrava sul punto di spezzarsi, anche se sentiva la propria anima stretta da una morsa tanto soffocante da mozzarle il respiro in gola, anche se il suo unico desiderio era punirsi, soffrire per essere così dannatamente impotente, era tempo di essere forte, sorridere, e comportarsi come se tutto sarebbe andato bene.
Doveva farlo per ognuno di loro.
 
Blaine sentì il proprio cuore frantumarsi in milioni di piccoli frammenti.
Dio, era stato così stupido.
Si rendeva conto che quella frase era stata abbastanza offensiva, ma non pensava che l’avrebbero presa così sul personale-
Immediatamente, il senso di tutto questo balenò nella sua mente, rapido, accecante, sconvolgente come un fulmine. Kurt – questo meraviglioso, incredibile, fantastico Kurt, come le ragazze lo avevano descritto – era un amico dei suoi amici.
E lavorava qui.
E Blaine aveva appena chiamato quel luogo un dannatissimo bordello.
Si sentiva così stupido. Come aveva potuto essere così stupido?
Abbassò la testa, in preda alla vergogna, senza il coraggio di guardare le ragazze di fronte a lui.
 
Non volevo fare del male a nessuno.
 
“Mi dispiace. Sono stato stupido”, borbottò, continuando a fissare il terreno, senza sapere cos’altro dire.
“Non potevi saperlo”. La mano di Mercedes raggiunse la sua, e lo strinse dolcemente, “Ma una cosa la devi sapere. Questo non è uno di quei luoghi orribili, Blaine. È vero, alcuni dei ragazzi e delle ragazze che lavorano qui vendono i propri corpi… Ma sono solo pochi. E non è certo qualcosa che viene gestito dal gestore. È una loro scelta”.
 
Come?
 
Come avrebbe potuto qualcuno scegliere di fare una cosa del genere?
Come avrebbe potuto qualcuno – un essere umano, una persona – decidere di essere trattato come se non avesse avuto emozioni, come se fosse stato solo un corpo, carne da toccare e di cui abusare?
 
Blaine si tenne quelle domande per sé. Sapeva che avrebbe ferito i sentimenti di quelle donne, e non voleva farlo, non di nuovo. Quindi piegò gli angoli delle labbra a formare un piccolo sorriso, e annuì leggermente. “Me ne ricorderò”.
Il momento dopo, Mercedes lo stava stritolando in uno degli abbracci più stretti che aveva mai ricevuto.
“Quindi!” grida Rachel, battendo le mani una volta sola per ottenere attenzioni, “siete pronti?” domandò, con un ampio sorriso.
“Andiamo!” rispose immediatamente lui, con vivacità, come se la semplice idea lo mandasse su di giri, fingendo un entusiasmo che non sentiva affatto dentro di sé.
Blaine sapeva di star mentendo. Sapeva che non era pronto per entrare in un posto del genere, sapeva che si sarebbe sentito a disagio e non si sentiva affatto tranquillo riguardo a ciò che stava per fare.
Ma se mentire era abbastanza per far sorgere un sorriso tanto luminoso sui volti di quelle due ragazze, quelle donne che l’avevano accettato nella loro famiglia sin dal primo momento in cui l’avevano visto… Era disposto a farlo milioni di volte.
 
Appena Blaine oltrepassò una delle entrate in vetro, si trovò nel posto più strano che avesse mai visto.
Innanzitutto, ogni cosa era rosa. Disgustosamente rosa. Le pareti erano rosa, i tavoli erano rosa, era rosa il bancone dietro il quale un uomo con una maglietta rosa stava servendo un cocktail rosa, perfino le porte dei bagni erano rosa.
Si guardò intorno, e un brivido corse lungo la sua schiena quando si accorse che centinaia di bambole di porcellana lo stavano osservando dall’alto di mensole rosa.
Non riusciva a collegare la stranezza di quello scenario con tutte le persone che erano nella stanza, chiacchierando in piccoli gruppi, seduti ai tavoli, o ondeggiando lentamente a ritmo della musica che stava suonando dolcemente, come se facesse da sfondo alla scenografia. Non si capacitava di come qualcuno riuscisse anche solo ad apprezzare un posto simile.
 
Si avvicinò all’orecchio di Rachel, furtivamente. “Questo posto non mi sembra così pieno,” sussurrò, “Voglio dire, pensavo che-“
“Blaine”, lo interruppe subito la donna, fissandolo stupita, sbattendo le palpebre velocemente, “non dirmi che pensavi che questo fosse il locale”.
Le labbra di Blaine si piegarono in un piccolo sorriso confuso. “Ehm… sì?”
“Blaine, per favore!” Rachel scosse la testa, senza credere a una sola parola, “Questa è solo l’entrata, ovviamente”.
“L’entrata?”
La bocca di Blaine si spalancò in maniera ridicola.
Seriamente?
L’entrata di questo posto ha un bar e tavoli e persone che ballano?
Cos- eh?
“Vieni con me”. Lo afferrò per un braccio, fece un cenno a Mercedes che li aveva lasciati indietro per andare a chiacchierare con il barista, e lo condusse attraverso una porta che non aveva notato prima.
Erano fuori, adesso, in un largo cortile interno. Blaine notò che c’erano persone anche lì, che lanciavano sguardi alla notte senza stelle di New York, o semplicemente si godevano la fresca, morbida brezza serale, stesi sull’erba o seduti sulle panchine ai lati del giardino.
Non riusciva a capire il senso di una cosa del genere. Perché un locale avrebbe dovuto avere un cortile?
Come se gli avesse letto nel pensiero, Rachel rispose la sua tacita domanda. “Beh- questo è il giardino interno del Moulin Rose. Noi lo usiamo quando dentro fa troppo caldo, oppure quando ci sono troppe persone per stare dentro”, spiegò, spalancando le braccia come se volesse mostrargli meglio il luogo.
 
Le sue parole lo confusero – non solo perché ehi, come cavolo è possibile che ci siano così tante persone dentro che bisogna stare fuori?, ma per il “noi” che aveva usato. Suonava così… intimo. Come se conoscesse quel luogo più di casa propria.
“Venite qui spesso, vero?” domandò, guardandosi attorno con curiosità.
“Certo che sì, non essere sciocco”, rispose lei, con un sorriso canzonatorio, “veniamo qui ogni sera per vedere Kurt che si esibisce, ricordi? Oh, e anche Brittany”.
 
Promemoria: chiedi chi è Brittany, pensò, e sperò di ricordarsene davvero: non poteva far quella domanda in quel momento, perché c’era una questione ben più importante da discutere.
“Scusami, Rachel, ma davvero non riesco a capire”, disse, girandosi per guardarla negli occhi, “tu e Kurt siete migliori amici, giusto? Quindi perché- perché devo fare tutto questo? Perché devo venire qui e incontrare Kurt e cantare davanti a lui e convincerlo, quando tu potresti semplicemente, sai, farlo tu? Non penso che vi deluderebbe tutti, o no?”
Rachel sembrò riflettere per un istante. “Beh, nonostante Kurt apprezzi molto il mio talento – e come non potrebbe? – non fa altrettanto con le mie idee. Ha questo strano pregiudizio nei confronti delle cose che propongo, del tutto immotivato perché, come hai potuto sperimentare tu stesso, le mie idee sono solitamente – o meglio, sempre – estremamente intriganti e stimolanti”.
“Sì, d’accordo, ma” tentò di spiegare cosa intendesse, probabilmente a vuoto, considerando che Rachel sembrava rifiutarsi di capire, “anche se la musica è mia, comunque le idee non lo sono. Voglio dire, cosa cambierebbe se le cantassi tu? Sarebbero altrettanto buone, credo”, aggiunge rapidamente.
“Beh, ecco…” borbottò Rachel, mordendosi il labbro come colta da un nervosismo improvviso e, per Blaine, inspiegabile, spostando lo sguardo rapidamente come se qualcuno o qualcosa potesse dare la risposta alla sua domanda, “perché…”
“Perché vogliamo farti incontrare Kurt e divertirci!” grida Mercedes, comparendo improvvisamente a fianco di Blaine e prendendolo per un braccio, “avanti, andiamo!”
 
Un sospirò di sollievo sfuggì alle labbra di Rachel, mentre cominciarono a camminare verso il locale.
Ancora una volta, Mercedes aveva evitato il disastro.
Mi dispiace, Blaine,pensò la ragazza, mentre un sorriso di gioia tornava sulle sue labbra, ti prometto che scoprirai tutto, solo- ora non è il momento giusto.
 
Nel frattempo, Blaine stava in silenzio, e milioni di pensieri gli attraversavano la mente come lampi di luce. Tutto questo era decisamente strano. La reazione di Santana, l’espressione di chi sta per lasciarsi sfuggire un segreto di Rachel, l’intervento di Mercedes… stavano chiaramente nascondendo qualcosa, perfino Blaine, che solitamente era piuttosto lento a capire questo genere di cose, l’aveva notato.
Ma qual’era, il segreto che si stagliava oscuro alle spalle del Moulin Rose?
I suoi nuovi amici sembravano delle brave persone, nonostante fossero rumorose, strambe e litigassero parecchio.
Blaine non riusciva a capire cosa stesse succedendo attorno a lui, e il pensiero di non avere il controllo della situazione lo infastidiva.
 
Quando arrivarono di fronte a una gigantesca porta di un rosa scuro, Rachel gli rivolse un ampio sorriso.
“Sei pronto?” domandò, per la seconda volta quella sera.
Blaine prese un respiro profondo, e annuì. Eccoci qui, pensò.
“Se lo sei…” dichiarò Rachel appoggiando una mano sulla maniglia, circondata da un’aura di solennità, “La preghiamo di seguirci, signore, nel luogo più stupefacente e meraviglioso che abbia mai visto. Le diamo il benvenuto, nel Moulin Rose”.
 
E aprì la porta.




Ed ecco qui il terzo capitolo! 
Nel prossimo... comparirà per la prima volta il nostro Kurt <3 E sarà meraviglioso, ve lo giuro! 
Lasciate tante tante recensioni per farmi sentire apprezzata AHAH <3
E passate dalla mia pagina Facebook, IvyTheMoonBlossom - EFP, per restare sempre aggiornati! 
Un bacio a tutti <3

Ivy

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: AmaleenLavellan