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Autore: lilyhachi    18/08/2013    7 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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VII
 
Never let me go
 
Lyla si guardò allo specchio di nuovo, trovando ancora qualcosa che non la convinceva, come il modo in cui aveva sistemato i capelli, il modo in cui la gonna la delineava le gambe, il modo in cui le calzava la maglia. Aveva deciso di vestirsi in maniera semplice, optando per una gonna corta ma non troppo, una maglia bianca a righe nere, con delle calze ed un paio di stivaletti abbinati. Più si guardava e più le sembrava di essersi vestita come una scolaretta. Cominciò a torturarsi i capelli, chiedendosi se doveva lasciarli sciolti o meno. Sbuffò, scontenta, fissando l'orologio: Isaac sarebbe arrivato tra dieci minuti. Mentre era ancora impegnata a scavare nell'armadio in cerca di qualcosa che le piacesse di più, sua madre Candice bussò alla porta.
Tesoro”, cominciò con voce dolce e buttando uno sguardo alla pila di vestiti sul letto. “Cosa stai combinando qui dentro? Sembra che sia passato un uragano”.
La ragazza si sedette sul letto, scoraggiata. “Non so cosa mettere”.
Sua madre rise, portando una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.
Io sono in difficoltà e tu ridi?”, la rimproverò Lyla con tono offeso.
Candice si avvicinò a sua figlia, mettendole le mani sulle spalle per poi carezzarle i capelli lunghi.
Lyla, sei perfetta”, esclamò con espressione convinta. “Isaac ti adorerebbe anche in pigiama”.
Lyla rise. In effetti, pensò che non poteva stare peggio di quando lui l'aveva vista in tenuta da studio e con i calzini degli orsetti una sera che era andato da lei.
Sua madre le mise una mano sul viso. “Tranquilla, d'accordo?”.
La ragazza fece un cenno convinto con la testa e poi venne distratta dal suono del suo cellulare che stava ad indicare l'arrivo di un nuovo messaggio. Lo aprì ansiosa, scoprendo che si trattava di Isaac: era sotto casa ad aspettarla.
Dopo aver dato un'ultima occhiata a trucco e vestiti, uscì di casa, infilandosi il cappotto e rivolgendo un sorriso ad Isaac che l'aspettava sul marciapiede.
Finalmente!”, esclamò con un sorriso sornione sul volto.
Dai, che vuoi che siano due minuti di attesa?”, domandò lei, avvicinandosi.
Isaac le sorrise. “La prossima volta credo che saranno cinque ma almeno ne vale la pena”.
Il ragazzo posò le labbra sulle sue, donandole un bacio leggero.
Era bello baciare Isaac: sapeva di dolce, una miscela di latte e miele.
Rimasero per qualche minuto fermi a sorridersi come due stupidi in mezzo alla strada, mentre Lyla gli poggiò un bacio sul naso freddo e leggermente rosso per la temperatura fin troppo bassa.
Isaac le prese la mano ed insieme si incamminarono verso il cinema. Quello era il loro primo appuntamento, e per quanto avessero passato tanto tempo insieme, un po' di imbarazzo si faceva ancora sentire.
Era diverso. Non erano usciti come due semplici compagni di scuola, ma come due ragazzi il cui rapporto stava andando ben oltre quello della semplice amicizia.
Più passavano i minuti, più quello stupido imbarazzo, che rendeva sfocati i loro sentimenti, svaniva, lasciando spazio alla complicità e a tutto ciò che prima si erano lasciati sfuggire, a tutto ciò che era sempre stato fra loro ma che nessuno dei due aveva visto fin dall'inizio.
Durante la strada del ritorno, Isaac si fermò qualche isolato prima di casa di Lyla, circondandole la vita con un braccio per chinarsi di nuovo su di lei, facendo scontrare ancora una volta le loro labbra ma con maggiore sicurezza. Baciare Isaac le sembrava la cosa più bella e giusta in tutto il mondo: erano come un incastro perfetto.
Lyla sorrideva, portando le mani ai riccioli morbidi del ragazzo e rispondendo a quel bacio. In quel momento, Lyla si rese conto di essere legata inesorabilmente a lui, di quanto Isaac la facesse stare bene e di quanto quei gesti all'apparenza così semplici fossero in grado di far sentire Isaac più leggero, scemando in qualche modo quella morsa, rappresentata da suo padre, che gli attanagliava le viscere ed il cuore ogni singolo giorno.
Isaac la riportò a casa e Lyla dovette salutarlo per quella sera, anche se non voleva.
Prima di incamminarsi definitivamente verso casa, il ragazzo si avvicinò al suo orecchio per sussurrare un frettoloso “ci vediamo dopo”, che Lyla colse con un luminoso sorriso.
Una volta giunta in camera sua, Lyla aveva lasciato la finestra aperta e si era seduta sul materasso a guardare un film, mentre aspettava l'arrivo di Isaac che ormai aveva reso la finestra della stanza di Lyla come l'entrata principale in quella casa. Quando il ragazzo arrivò, la trovò addormentata davanti alla televisione. Dormiva così beatamente che quasi gli dispiaceva svegliarla, così senza fare troppo rumore, si trascinò fino alla sua figura, sistemandosi dietro di lei. Circondò il suo busto con le braccia, guardando il suo viso totalmente sereno. Le lasciò un bacio fugace sotto l'orecchio. Era un bacio leggero e soffice come una piuma. Aveva quasi paura di poterla svegliare se le sue labbra si fossero posate sul suo viso per più di un minuto. In quel caso, avrebbe interrotto quel sonno beato in cui era caduta e non voleva, perchè quando dormiva era ancora più bella. Osservava le labbra rosee leggermente incurvate, quasi come se stesse sorridendo, e desiderava sfiorare ancora quella pelle bianca come il latte ma dovette evitare per paura di svegliarla. Rimase fermò lì con lei per diversi minuti. Ad un tratto, Lyla sentì un odore familiare destarla dallo stato di sonno in cui era caduta. Mugolò mentre si risvegliava, e si voltò verso di lui per guardarlo attentamente, carezzandogli la guancia con la mano. Lyla non disse nulla, gli sorrise e basta, per poi lasciargli un bacio.
Gli occhi di Isaac sembravano brillare per la gioia, e il ragazzo le rivolse uno dei suoi sorrisi più belli e luminosi.
Cosa c'è?”, domandò Lyla, guardandolo meglio. “Perchè sorridi così?”.
Isaac portò una mano ai suoi capelli, smuovendoli leggermente e tastandone la morbidezza.
Niente”, rispose lui con voce tranquilla, incastonando le iridi azzurre nelle sue. “Sono solo felice che fra tante persone tu abbia chiesto proprio a me dove si trovasse l'aula di chimica”.
 
“Accelera! Quelli ci stanno dietro!”, esclamò Stiles voltandosi ancora indietro.
“Stiles, sto andando a duecento all'ora! Vuoi che ti butti da un macchina in corsa?”, chiese lei con voce ancora più preoccupata della sua. “Piuttosto, vorresti dirmi chi cavolo sono?”.
Il ragazzo la guardò, deglutendo pesantemente. “Ti sembra il momento adatto?”.
“In realtà sì!”, rispose Lyla con tono isterico. “E' tutto uno stupido scherzo per caso? Isaac era ferito, stava sanguinando e poi il sangue è...svanito. Non so nemmeno con certezza cosa diamine ho visto!”.
Stiles si odiò per quello che stava pensando di fare e sperò vivamente che Isaac non l'avrebbe preso a calci, ammesso che fosse sopravvissuto, ma forse era inutile continuare a nasconderle il tutto.
“Cosa altro ti ha detto lo psicopatico?”, chiese lui in un soffio.
“Ha parlato di licantropia”, esclamò la ragazza, senza perdere la concentrazione sulla guida. “E' per caso pazzo il nostro preside? Per quanto ne so i lupi mannari non esistono”.
“In realtà, ti sorprenderebbe sapere quanti ce ne sono a Beacon Hills”, rispose Stiles con estrema naturalezza, lanciando l'ennesima occhiata alle loro spalle.
Lyla sbandò per un attimo a quella affermazione, facendo sbattere Stiles con la testa contro il finestrino.
“Dico ma sei impazzita?!”, chiese lui con tono indignato e massaggiandosi la tempia. “Stiamo cercando di scappare!”.
“Io?!”, rispose lei stizzita. “Mi stai parlando di licantropi!”.
“Credevi che le zanne fossero finte?”, berciò Stiles con tono ironico.
Lyla non fece nemmeno in tempo a rispondere che venne interrotta di nuovo da Stiles, il quale non vedeva più la macchina.
“Dove sono?”, chiese con tono preoccupato, mentre Lyla continuava a sfrecciare per le strade di Beacon Hills.
“Cosa vogliono da noi?”, domandò la ragazza, guardando la strada.
“Non saprei”, rispose Stiles, voltando il capo. “Forse qualche rito sacrificale”.
Lyla lo guardò leggermente spaventata, e Stiles la tranquillizzò prima che potesse dare di matto.
“No, dai. Era uno scherzo”, esclamò con un sorriso tirato. “Almeno spero”.
In quel momento, la macchina che li stava inseguendo spuntò all'improvviso da un vicolo adiacente, tagliando loro la strada. Lyla cercò di evitarla per fuggire ma nel farlo, la macchina sbandò, uscendo fuori strada e ribaltandosi su sé stessa. L'airbag di Lyla non si aprì e Stiles portò istintivamente il braccio sinistro davanti alla figura di lei, cercando di proteggerla per quanto possibile ma il tentativo fu inutile. La ragazza sbattè forte la testa, e sentì un liquido caldo e appiccicoso scivolarle dalla testa fino al collo, macchiandole la maglia. Un dolore lungo tutto il petto la colpì così forte, che Lyla ebbe dei seri dubbi sulle sue condizioni, chiedendosi se non fosse morta, poi perse definitamente i sensi.
L'ultima cosa che vide fu la figura di Stiles accanto a lei.
Stiles si ritrovò sottosopra con tutte le ossa intorpidite ma nessuna rotta, per fortuna. La macchina era decisamente ribaltata e il suo viso era spiaccicato contro il tetto della macchina. C'erano solo vetri rotti ed un fastidioso e pungente odore di sangue. Spostò l'airbag che quasi lo stava soffocando. La fronte gli pulsava velocemente e poteva sentire il liquido caldo ed umido scorrergli lungo il viso fino ad arrivargli alle labbra. Stiles provò a voltarsi verso Lyla, ma riuscì soltanto a vedere di sfuggita il suo viso ricoperto di sangue, prima che qualcuno lo tirasse fuori dall'auto.
“Preso!”, esclamò il cacciatore con i capelli chiari, afferrandolo violentemente. “Tu prendi l'altra!”.
Il secondo uomo si avvicinò al lato del guidatore, abbassandosi.
“Questa qui è svenuta!”, esclamò, voltandosi verso l'altro. “E' viva ma sembra ridotta male!”.
“Lasciala pure qui!”, rispose il primo, tenendo la presa fissa su Stiles che a quelle parole cominciò a dimenarsi ed agitarsi.
“No! No!”, cominciò con voce agitata.
“Gerard voleva anche lei”, rispose l'uomo dai capelli chiari con voce brusca. “Non vedo come possa servirci ora come ora".
“Vi prego!”, asserì Stiles, cercando di non dare peso al dolore alla testa. “Fatemi chiamare almeno un'ambulanza. Siete cacciatori. Avete un codice, giusto? E non mi risulta che questo codice preveda la morte di persone innocenti. Inoltre, suo padre lavora nella polizia, come anche il mio. Credete che vi convenga fare tutto questo? Volete davvero lasciarla morire?”.
Stiles aveva cominciato a straparlare in maniera nervosa, ma sembrava convincente visto che l'uomo dai capelli scuri, ancora inginocchiato vicino alla macchina, si voltò verso l'altro con espressione corrucciata. “Non ha tutti i torti”.
L'altro sbuffò. “D'accordo”, rispose, mentre l'altro prendeva il cellulare dalla borsa di Lyla.
Intanto, Stiles venne trascinato e strattonato verso la macchina, per esserci buttato dentro. Dal vetro del finestrino, vide il cacciatore parlare al telefono e gettarlo poi ai piedi della macchina e correre verso di loro, per salire in auto.
Il ragazzo tenne una mano premuta sul vetro mentre la macchina si allontanava. Guardava il veicolo quasi distrutto e sperava con tutto il cuore che Lyla sarebbe stata bene, mentre lui veniva portato chissà dove.
 
Isaac era in preda all'agitazione più totale.
Scott riusciva a percepirla chiaramente e questo lo rendeva ancora più turbato di quanto non fosse già.
Le persone più importanti per loro erano sparite nella stessa sera ed entrambi sentivano che forse quella non era proprio una coincidenza. A peggiorare la serata, ci aveva pensato Derek che si era presentato dai due ragazzi, interrompendo la loro ricerca insieme a suo zio Peter che, stando agli ultimi avvenimenti, doveva essere morto.
“Quanto altro ci vuole?”, chiese Isaac ad un tratto mentre Peter recuperava un portatile dalle scale di casa Hale.
“Hai fretta?”, chiese l'alpha, storcendo il naso.
“In realtà sarei leggermente preoccupato per Lyla”, rispose il ragazzo con fare acido, avanzando in modo minaccioso. “Non so dove sia, se sta bene, se è nelle mani di Gerard. Non so niente e tu non fai altro che intralciare la mia ricerca!”.
Aveva pronunciato le ultime parole con una voce così rabbiosa che un ringhio gli si era fermato in gola, rendendo i suoi occhi gialli per un secondo...lo avrebbe aggredito volentieri. In quel momento Isaac odiava il suo stesso alpha con tutto il cuore.
Scott gli afferrò una spalla, stringendola per calmarlo, sotto lo sguardo di Derek.
“La troveremo, Isaac”, esclamò il ragazzo. “Devi fidarti di me”.
Isaac non disse nulla, rimanendo con lo sguardo basso ed i pugni stretti. Scott temeva che da un momento all'altro il ragazzo sarebbe saltato alla gola di Derek ma in quel momento preciso, il cellulare di Scott prese a suonare, facendoli sussultare.
Il ragazzo rispose per scoprire che si trattava di sua madre Melissa.
“Mamma non posso parlare adesso”, disse subito il ragazzo, allontanandosi di poco.
“Neanche io posso parlare per quanto sono spaventata”, rispose la donna con voce ansiosa.
“Cosa succede?”, domandò il ragazzo.
“Qualcosa!”, esclamò sua madre. “Non ho idea di quello che stia succedendo ma credo che tu debba venire qui al più presto. Si tratta di Jackson e poi quando sono venuta qui ho visto un'ambulanza arrivare in ospedale. Stavano ricoverando quella ragazza che era alla partita...Lyla!”.
Scott rimase di sasso, chiudendo la telefonata, e avvicinandosi ad Isaac con cautela.
“Isaac!” mormorò con voce incerta. “Credo che abbiamo trovato Lyla!”.
 
Isaac lo sentiva. Sentiva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, mentre correva verso l'entrata dell'ospedale con Scott alle sue spalle il cui intento era sicuramente quello di calmarlo prima che desse di matto.
Provava un dolore lontano e non fisico, ma riusciva a sentirlo come un pezzo di vetro conficcato in mezzo al petto: lo stesso dolore che aveva sentito quando Scott gli aveva detto dov'era Lyla.
Inspirò, guardandosi intorno in cerca di qualcosa. Espirò, mentre Scott lo aveva raggiunto.
Isaac aveva semplicemente ripreso a correre, lasciandosi guidare dall'odore di vaniglia di Lyla misto a sangue secco, che lo fece rabbrividire. Scorse la madre di Scott, Melissa, intenta a parlare con i familiari di Lyla, rassicurandoli.
Questi ultimi si allontanarono, probabilmente convinti dalla signora McCall a prendersi un caffè o altro che potesse permettere a lui di avvicinarsi; infatti, la donna fece segno con la mano a lui e Scott di farsi più vicini.
“Come è successo?”, chiese il ragazzo. “E lei come sta?”.
Melissa poteva leggere il panico più totale nello sguardo di Isaac.
“La macchina era ribaltata”, rispose la donna. “Qualcuno ha chiamato l'ambulanza dal suo stesso cellulare. Era un uomo, ma quando sono arrivati sul posto non c'era nessuno”.
“Credo centri Gerard”, intervenne Scott. “Non mi sembra una coincidenza”.
Isaac digrignò i denti, e l'amico gli mise una mano sulla spalla, stringendola.
“Lei?”, chiese Isaac, trovando il coraggio di alzare lo sguardo da terra.
La madre di Scott sospirò. “Ha subito un brutto colpo. Costole rotte, trauma cranico...al momento non è cosciente, e non sappiamo quando si risveglierà. Hanno fatto il possibile per stabilizzarla, bisogna soltanto aspettare che si risvegli”.
La donna si voltò verso il corridoio. “Non hai molto tempo e c'è qualcosa di là che dovete vedere. Vi aspetto qui”.
Quando Isaac osservò la porta della stanza, deglutì pesantemente, prima di entrare. Non sapeva cosa si sarebbe aspettato di trovare e sentiva che non sarebbe mai stato tranquillo abbastanza.
Entrò e sentì un bip ripetitivo: Lyla era sul letto con la testa fasciata, insieme ad entrambe le braccia. Il volto era pallido e il labbro superiore era percorso da un taglio, come anche qualche altra parte del suo viso.
Isaac sbattè un paio di volte le palpebre, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“Isaac...”, cominciò Scott, avvicinandosi al ragazzo.
“E' tutta colpa mia”, esclamò il ragazzo con voce rauca.
“Sai che non è così”, ribattè Scott con tono quasi indignato.
“E' colpa mia”, esclamò ancora in un sussurro, come se lo stesse ripetendo più a sé stesso.
La voce del suo amico era diventata un eco lontano che Isaac non riusciva a sentire, perchè troppo impegnato a lasciarsi invadere da quella sensazione di continua e ripetitiva imperfezione ed impotenza. Era come se stesse affogando mentre la vedeva immobile su quel letto; affogava nel mare di ricordi che aveva di loro due insieme prima di quel momento; aveva fatto tutto ciò che riteneva necessario per proteggerla: l'aveva allontanata, l'aveva tenuta fuori, eppure eccola lì con chissà quante ossa rotte in un letto d'ospedale perchè era corsa negli spogliatoi ad assicurarsi che uno stupido licantropo come lui stesse bene...chissà se ricordava tutto ciò che era successo.
Si avvicinò alla sua figura, sperando che aprisse gli occhi all'improvviso ma la speranza di Isaac sembrava vana almeno per il momento. Gli sembrava di trovarsi di nuovo rinchiuso nel freezer: voleva urlare, graffiare, dimenarsi per la rabbia e per la disperazione che stava provando, mentre il suo cuore si infrangeva come un'onda su uno scoglio alla vista di lei ridotta in quello stato. Si sedette piano sul letto, facendo attenzione ad ogni minimo movimento, e allungò la mano, afferrando la sua, sulla quale era in mostra una delle tante fasciature.
Le strinse la mano, e respirò con tutta la forza che aveva, alzando gli occhi al cielo per cercare di trattenere le lacrime, mentre un suono gutturale veniva emesso dalla sua gola, come un ringhio basso strozzato da un singhiozzo.
Se fosse morta, il cuore di Isaac sarebbe morto con lei di una morte lenta e dolorosa, consumandosi come una candela, ed ogni frammento sarebbe caduto rovinosamente a terra, come pezzi di cera, fin quando non sarebbe rimasto più niente di esso.
“Mi dispiace”, esclamò semplicemente con voce roca.
“Isaac...”, l'amico, fermo sulla porta, cominciò a chiamarlo con tono debole, vergognandosi di dover interrompere quel momento delicato e straziante. “Dobbiamo andare”.
Il ragazzo accettò quella mera consapevolezza, per quanto fosse tentato dal mandare tutto al diavolo e restare lì fino a quando Lyla non si fosse svegliata. Avvicinò il suo viso a quello di lei e le posò un leggero bacio sulle labbra, sperando con tutto il suo cuore che quel bacio potesse svegliarla, ma non accadde; Lyla continuava a tenere gli occhi chiusi.
Isaac si diede dello stupido per aver pensato anche solo per un secondo di poterla svegliare con un bacio.
Lui non era mica un principe azzurro?
 
Lyla tirò via la coperta con uno scatto felino e si raggomitolò in essa, sotto lo sguardo accigliato di Isaac, che era rimasto sul letto a morire dal freddo.
Ehi!”, esclamò allargando le braccia e voltandosi verso la ragazza. “Andiamo, è solo un film!”.
Solo un film?!”, esclamò lei terrorizzata. “Se invece ci fossero anche qui i fantasmi?”.
Fai sul serio?”, chiese Isaac, palesemente divertito e Lyla si strinse maggiormente nella coperta. Fai proprio sul serio”, aggiunse lui, cominciando a ridere a crepapelle.
Non è divertente!”, ribatté Lyla da sotto lo strato immenso di coperte.
Il ragazzo si avvicinò, spostando le coperte in cui Lyla si era avvolta, per osservare meglio il viso: sembrava una bambina spaventata. Le mancava solo un orsacchiotto da stringere e sarebbe stata perfetta.
Credi anche che sotto il letto ci sia l'uomo nero?”, domandò lui con un sorriso.
Vuoi proprio farmi stare sveglia stanotte!”, ribattè Lyla con tono lamentoso, mentre Isaac non riusciva proprio a smettere di ridere, portandosi le mani alla pancia.
Isaac l'afferrò prontamente, prima che potesse richiudersi nello strato di coperte, e la tenne stretta.
Ci sono io a proteggerti”, esclamò ad un palmo dal suo viso.
Lyla alzò un sopracciglio, poco convinta dalla sua affermazione.
Sei il mio principe azzurro dall'armatura scintillante?”, chiese con un sorriso.
Sì”, rispose lui, convinto. “Se consideriamo che ti ho preso un peluche al luna park, ti offro sempre la mia giacca quando hai freddo e ti apro la porta prima di entrare”.
Questo farebbe di te un principe?”, domandò la ragazza, scostando le coperte, e sedendosi.
Al giorno d'oggi...sì!”, rispose Isaac, avvolgendole la vita con le braccia. "Anche se mi vedo bene con una spada".
Allora sono proprio fortunata”. Lyla gli scoccò un dolce bacio sulla guancia, e da lì cominciò a lasciare una scia umida di baci fino alle labbra di Isaac, incurvate in un sorriso.
Isaac la strinse maggiormente, e poi si staccò un attimo da lei, per dirle qualcosa.
Cosa ne penserebbero i fantasmi di tutto questo?”, chiese, sorridendo in quel modo che ogni volta la faceva sciogliere, nonostante Lyla cercasse di nasconderlo.
Stupido!”, esclamò lei, dandogli un leggero colpetto sulla spalla, per il quale Isaac finse dolore.
Tanto lo so che dormi ancora con una lucetta accesa!”, ribattè Isaac, che non aveva proprio intenzione di smettere di prenderla in giro quella sera, meritandosi così l'ennesimo colpo alla spalla da parte della ragazza.
Vuoi che ti cacci fuori?”, domandò Lyla, portando le mani sui fianchi con fare minaccioso. “Perchè potrei farlo, sai. Mi basta alzarmi ora, farti uscire dalla porta e non dalla finestra, così mio padre ti vede e se scopre delle tue visite dalla finestra ogni sera ti...”.
Lyla non fece in tempo a finire la frase che Isaac la zittì con un bacio, facendole intuire che l'ultima cosa che voleva in quel momento era essere cacciato fuori.
 
Isaac si avvicinò a Scott, tenendo ancora lo sguardo fisso su Lyla, mentre l'amico apriva la porta.
Scott dovette praticamente trascinare il ragazzo, che sembrava stesse per entrare in chissà quale stato di trance o di incoscienza. Una volta voltato il corridoio insieme a Melissa, Scott dovette prendere Isaac per le spalle e scuoterlo violentemente per cercare di farlo rinsavire.
“Isaac!”, esclamò con tono fermo. “Qualunque cosa ti stia passando per la testa, ascoltami. So che in questo preciso momento vorresti morire, so che vorresti stare con lei a tenerle la mano aspettando che si svegli ma, ti prego, ora devi restare qui. Lyla starà bene, lo so per certo, e so che sentirlo non basta ma ho bisogno di te qui. A breve tutto questo sarà finito, te lo prometto. Puoi farcela, per lei...come hai sempre fatto fino ad ora”.
Il respiro di Isaac si regolarizzò e lui non disse nulla, si limitò a fissare il ragazzo con gli occhi lucidi e vacui, mentre si era lasciato cadere con la schiena appoggiata contro il muro, sotto lo sguardo rammaricato di Melissa.
Scott allentò la presa sulle sue spalle e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, osservandolo.
Il ragazzo cercò di racimolare quanta più forza d'animo possibile e l'afferrò, alzandosi, e ricevendo un sorriso speranzoso da Scott, mentre Melissa continuava ad osservarli con un sorriso.
“Andiamo”, esclamò il moro, dandogli una pacca sulla spalla.
 
How long have I been in this storm? So overwhelmed by the ocean's shapeless form.
Water's getting harder to tread with these waves crashing over my head.
If I could just see you, everything would be all right.
If I'd to see you, this darkness would turn to light.
And I will walk on water. And you will catch me if I fall.
And I will get lost into your eyes. I know everything will be alright”.
 
 
 
Angolo dell'autrice
 
Ecco il nuovo capitolo! Avevo detto che lo avrei postato lunedì ma alla fine ce l'ho fatta ad anticiparmi un pò. Ho avuto un gran bisogno di rivedere per bene il tutto, perchè questo e i due capitoli che mancano (sì, mancano già due capitoli alla fine ç_ç) sono collegati fra loro quindi ogni piccola modifica in uno mi portava una modifica anche nell'altro quindi ho dovuto fare molta attenzione. Gli eventi sono tratti dall'episodio 2x12, e come al solito ho cercato di inserire Lyla meglio che potevo, coinvolgendola anche nel rapimento di Stiles. Visto che dal prologo alla trasformazione di Isaacè passato un bel pò di tempo, ho inserito qualche flashback per esplorare la storia tra lui e Lyla. Il titolo si ispira all'omonima canzone “Never let me go” di Florence and The Machine, mentre quella alla fine è una strofa della canzone “Storm” dei Lifehouse. Vi lascio di nuovo un paio di immagini alla fine e spero sempre che vi sia piaciuto. Un'ultima cosa...ho una domanda da farvi e spero rispondiate con sincerità: cosa ne pensereste di un eventuale sequel? Ovviamente è soltanto un'idea, perchè ci sono alcune personcine (mi riferisco a Pikky e xXx Veleno Ipnotico xXx...è colpa loro, chiariamo u.u) che mi stanno tentando così tanto che mi hanno portato a buttare giù quale idea. Seguirebbe gli eventi della terza stagione (magari come una raccolta, poi si vede) ma è solo un'idea, nulla di certo, sia chiaro. Voi comunque che ne pensate al riguardo?
Direi che questo è quanto, alla prossima e ringrazio sempre di vero cuore tutti coloro che stanno leggendo, lasciando recensioni e mettendo tra le preferite/seguite...mi rendete troppo felice :).
A presto, un abbraccio <3
 
 

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