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Autore: cioshua    18/08/2013    1 recensioni
-Harry, guardami. – gli dico alzando un sopracciglio. Lui mi guarda. –Io sono italiana. Tu no. Io sono un’aspirante giornalista. Tu no. Io sono la Styles figa. Tu no. Io posso, tu….no. Mi dispiace, fratello. – concludo.
-Tu hai problemi, io no. – risponde mio fratello ridendo.
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“E fu così che finì. Nessun ultimo abbraccio, quello che dovrebbe consolarti e augurarti buona vita, senza bisogno di dar fiato alla bocca. Nessun tipico ultimo bacio che va a bagnarsi di lacrime. Nessun "comunque sei stato la cosa migliore che mi sia mai capitata.” Niente di niente. Finì lentamente e in modo strano, proprio come era iniziata qualche settimana prima. In realtà neppure io saprei dire com’è andata veramente. Era una faccenda confusa. So solo che alla fine ci ritrovammo a non aver più nulla da dirci alla sera, senza il benché minimo interesse su come era andata la nostra giornata. Probabilmente perchè tanto sapevamo che era sempre la stessa, o almeno questo è quel che volevamo credere. So anche che venne una sera in cui ci ritrovammo in uno sguardo, uno di quelli che da tempo ormai evitavamo, e capimmo che ci eravamo persi. Ma forse era troppo tardi per ritrovarsi di nuovo."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Questo martedì, stranamente, inizia con una nota positiva. O almeno, non negativa, che già è tanto.
Gran parte della mattinata a scuola la passo con Chiara e Alice, avendo le stesse lezioni. L’ultima lezione, Scrittura Creativa, mi capita con Zayn. Non mi abituerò mai al nuovo orario.
Ci sediamo come al solito per terra, formando un cerchio, e mi si concede l’onore di sedere proprio accanto a Zayn. Wow, Simona. Hai fatto progressi in una settimana, però.
La professoressa Overmay, come al solito, si siede al centro del cerchio e richiama l’attenzione su sé stessa. Egocentrica.
-Ascoltatemi, ragazzi. Oggi lavorerete in coppia; scegliete un compagno e scrivete riguardo i fogli di carta. – annuncia. Ma perché proprio i fogli di carta? Non ce la farò mai a scrivere qualcosa su un foglio di carta in due ore. E poi, perché in coppia? Non posso scrivere osservata. Mi sento troppo…osservata. Il concetto è quello.
-Noi siamo in coppia insieme. – mi comunica Zayn, girandosi verso di me. Alzo un sopracciglio, guardandolo di lato.
-Chi l’ha deciso? – domando indifferente.
-Io, adesso. – ammette. –Facciamo così, io scrivo su di te facendo paragoni con i fogli di carta e cose simili e tu lo fai con me, così non dobbiamo fare per forza lavoro in coppia. Ci stai? – propone, prendendo il suo block notes e la sua penna nera. Annuisco soddisfatta.
-Va bene, però non guardarmi troppo, mi sciupi. – fingo di atteggiarmi, provocando le sue risate. Spero solo di riuscire a fare un lavoro decente, senza distrarmi troppo.
Apro il portacolori e prendo le penne viola e rossa. Sono indecisa.
-Zayn, penna viola o penna rossa? – gli chiedo un parere, mostrandogli le penne. Lui, che ha già iniziato a scrivere, alza la testa e guarda scettico le penne.
-Penna che scrive. – sentenzia infine, dopo una breve riflessione. Come siamo simpatici oggi. –Non credevo esistesse una penna viola. – osserva. Ok, ma io sono ancora indecisa, e così non mi aiuti per niente. Vada per quella viola, non mi sento in vena di penna rossa oggi.
Inizio a buttare giù qualcosa:
 
“Fogli di carta. I fogli di carta possono essere paragonati bene alle persone; loro, come noi, hanno una storia. Ci sono i fogli scritti da cima a fondo, rigo per rigo, quelli che non bastano mai per scrivere tutto quello che ti passa per la testa, quelli che finiscono così in fretta che nemmeno te ne rendi conto.
Ci sono anche quei fogli scritti per metà, spazi chilometrici lasciati tra una parola e l’altra per prendere spazio, il testo che arriva a metà pagina stentando, perché non si sa proprio cosa scrivere. O almeno, si sa, ma non come farlo.
Infine, ci sono i fogli completamente bianchi. Come quelli di un compito in classe a sorpresa, quando vuoi scrivere qualcosa ma non sai come iniziare, quando preghi tutti i santi esistenti di darti la frase iniziale, che poi da sola ce la puoi fare. I fogli in bianco lasciati così apposta.
Ecco, il mio partner di Scrittura Creativa per questa giornata, Zayn Malik, per me è un po’ come un foglio di seconda categoria. Ovvero un foglio scritto a metà, con scarabocchi ai bordi e gli errori cancellati, un foglio con le parole una distante dall’altra per occupare spazio. Un foglio con i cuoricini agli angoli e gli insulti a fine pagina, con disegnini random nelle parti lasciate in bianco.
Ormai passo ogni giorno con Zayn Malik da una settimana, ma ci sono volte in cui credo di conoscerlo bene e altre dove mancano pezzi.
Zayn Malik è un foglio di carta scritto a metà, perché mi sembra sempre che voglia tenermi nascosto un aspetto X della sua personalità, perché i suoi comportamenti hanno troppe lacune. Che un momento è spiritoso, allegro, coinvolgente, eccentrico, e un momento dopo diventa silenzioso, sempre per conto suo, misterioso, asociale e anti-umanità, un po’ come me.
Sembra voler apparire una persona diversa da quella che è, insicurezza e timidezza che si alternano a vivacità e arroganza.
Mi piace ogni tanto osservare le persone e i loro comportamenti, ma da quando ho conosciuto Zayn Malik il mio interesse verso il genere umano è diminuito ancora di più, e insieme ad esso anche la voglia di fingersi sociali e non svogliati.
Io, ad esempio. Io non so che tipo di foglio sono. Sono così terribilmente in contrasto con me stessa giorno e notte, con le mie emozioni e pensieri discordanti che mi fanno venire un mal di testa da uscirne fuori e una maggiore avversione nei confronti della società e della sottoscritta.

Uno bravo, ma bravo bravo, mi direbbe che sono affetta da ansia o depressione o persino bipolarismo, che dovrei curarmi, parlarne.
Eppure io, ne sono certa, ho un altro problema. Io non ho le palle di fare niente, non mi va, vorrei poter star sempre chiusa in camera mia per non dover affrontare nessuno, niente. Io scoppio di vita, vorrei vorrei vorrei..ma non faccio mai. E allora mi distruggo.
Mi sento come un foglio che potrebbe essere usato per una lettera d'amore capace di cambiare la vita a due persone, e un momento dopo come un foglio su cui, invece, si scrive un numero di ristorante, che non serve a niente. Vorrei dare di più, ma di più di chi? Di quanto? Vorrei essere migliore, ma di chi? Di me stessa? Sarò mai abbastanza? Mi lascerò mai passare? Sono io, sono Simona, sono stanca.”

 
Sbuffo. Non è questo quello che volevo. Non volevo parlare di me stessa in questo testo, non è importante.
La campanella dell’ultima ora suona, il ché mi costringe a consegnare il mio quaderno alla professoressa. Ho scritto talmente di fretta, spero riesca a capirne qualcosa.
Zayn mi raggiunge.
-Perché hai il muso lungo? – mi chiede, iniziando a camminare all’indietro. Bravo, cadi. A poco a poco, tutti gli studenti stanno uscendo dalla palestra e dal college.
-Perché ho scritto malissimo. Sono andata fuori tema. – confesso, sbuffando. –Mangiamo insieme? – propongo poi, mentre ci avviciniamo al mio armadietto. Inserisco la combinazione, prendo la borsa e chiudo l’anta di metallo.
-A dir la verità…non posso. – rifiuta l’invito. Lo guardo storto.
-Perché? – domando curiosa. Che ha di tanto importante da fare per rifiutarmi? Eh?
-Ho un impegno, è importante, davvero. Ci sentiamo oggi pomeriggio, ti chiamo io. – conclude, avvicinandosi per abbracciarmi. Certo, mi chiama lui, ovvio. Vabbè, meglio, pranzerò con le mie migliori amiche. Ma che me ne faccio di Zayn Malik per pranzo? Pft, lui non mi serve per niente, posso sopravvivere benissimo.
Io, Alice e Chiara ci incontriamo davanti la Prima e decidiamo di andare a mangiare qualcosa fuori.
Passeggiamo per le vie di New Cross tranquillamente, chiacchierando del più e del meno, quando si arriva alla fatidica domanda.
-Allora, come va con Zayn? – mi chiede Alice, maliziosa.
-Zayn è abbastanza insopportabile, ma il Piano Zayn direi che va alla perfezione! – mento, sorridendo. Sono nella merda, c’è poco da fare oramai.
Mancano solo due giorni. Due giorni, e io non ho combinato niente.
-La scommessa scade a mezzanotte di giovedì, giusto? – mi informo meglio con le due megere. Sono la mia rovina. Dopo aver ricevuto la conferma, ci fermiamo davanti il primo locale che ci ritroviamo davanti.
-Simona, guarda…- mi dà una gomitata Chiara, con la voce tremante. Roteo gli occhi.
-Chiara, devi smetterla di guardare il culo ai camerieri. O almeno fallo ma non farlo notare. – la rimbecco, lei lì per lì scoppia a ridere, poi mi dice di fare più attenzione al cameriere. Socchiudo gli occhi, per poi spalancarli non appena il tizio si gira, per fortuna non ci vede.
Alice e Chiara iniziano a ridere per i fatti loro, mentre io sono sconvolta.
-Dimmi ancora una volta perché sei venuta a pranzare con noi, ti prego. – mi chiede ironicamente la prima. Quindi, piccolo resoconto: oggi, martedì, mancano due giorni alla fine della scommessa e scopro che Zayn Malik per mantenersi lavora come cameriere in un bar e mi ha pure rifiutata a pranzo.
-Non è divertente. – le faccio notare, infastidita. –Andiamo via, brutte baldracche. – incrocio le braccia e iniziamo a camminare verso la parte opposta della strada. Non capisco perché non mi ha voluto dire dove andava. La verità sale sempre a galla, mr. Malik, mi disp.
Superate le frecciatine di Alice su quanto sia sexy versione cameriere e i vari commenti di Chiara al riguardo in mia difesa (“menomale che era Simona la morta di cazzo.”), riusciamo a trovare un tavolino libero in una panineria.
-…che poi tu non eri tutta presa da Harry? – ribatto, incapace di tacere.
-Ma io lo sono tutt’ora. Non so se ti è chiaro, ma io e il tuo fratellastro usciamo insieme, solo che tu sei troppo impegnata con Malik per accorgertene. – replica, alzando le sopracciglia.
-La fai sembrare come se fosse una cosa brutta. – obietto, mettendo il muso. Alla fine io me lo sentivo che Harry e Alice avrebbero iniziato ad uscire insieme prima o poi, sono una veggente. Anche per questo ci dovrebbe essere una Simona in ogni casa.
-Di pomeriggio che fai? – mi domanda Chiara, mentre scorre velocemente con gli occhi il suo menù.
-Niente di niente. Ci andiamo a fare un giro al parco? Mi dovete aiutare a studiare per il nuovo articolo. – propongo, sorridendo. Loro sbuffano. No ma tranquille, come se io non vi avessi mai aiutate.
Dopo qualche lamento riesco a convincerle, così siamo in grado di pranzare tranquillamente senza parlare di piani infallibili, scommesse perse e Zayn Malik.
 
Verso le 17, quando il sole inizia a calmarsi e ad essere meno rovente, io e le squilibrate raggiungiamo il parco vicino la scuola, con tanto di macchina fotografica, appunti e videocamera presa in prestito dalla scuola. Ci sediamo sotto uno dei tanti alberi che fanno ombra e, mentre Chiara guarda le foto della Cattedrale e Alice legge i miei appunti, io accendo la videocamera per provare.
-Simo, qua c’è una foto tua e di…- inizia Chiara, ma io la interrompo quando dall’obbiettivo della videocamera vedo qualcosa di insolito.
-Zayn?!11! – esclamo, scoppiando a ridere subito dopo. Le ragazze, accortesi dello spettacolo che ci viene offerto da Zayn con in mano tre guinzagli con i rispettivi cani che corrono e lo trascinano per tutto il parco, mi seguono nelle risate. Riprendo la scena mentre ridiamo, quando lui si accorge di noi e lascia scappare i cani dietro un pallone di alcuni bambini. Impreca, correndo di nuovo dietro ai ‘cuccioli’; nel mentre io continuo a registrare. Bel modo per studiare!
-È impressionante come, in un modo o nell’altro, in ogni momento della giornata tu debba avere a che fare con lui. Incredibile. – commenta Alice tra le lacrime. Annuisco distrattamente, mentre guardo il filmato insieme alle mie bestie. Ad un certo punto, la videocamera mi viene sottratta dalle mani dallo stesso Zayn, che si è avvicinato silenziosamente mentre noi non ce ne accorgevamo. Salto in piedi, rincorrendolo per farmela restituire.
-Quel video va cancellato! – sbraita correndo, io rido ancora mentre corro.
-Zayn, giuro che nessuno lo vedrà mai! Dammi la videocamera, è della scuola! – gli strillo, lui si ferma di botto. Io, pur di non cadergli addosso, mi freno bruscamente, inciampando in una pietra, e alla fine cadiamo tutti e due stile domino.
La canottiera di Alice si è sporcata di terra, non ci voglio credere. Mi uccide, posso ritenermi morta. E poi, dove sono andati a finire i cani? Se mi spuntano all’improvviso dietro, cogliendomi alla sprovvista?
-Zayn, qual è il tuo secondo nome? – gli domando, prendendo lui alla sprovvista. Simona, resta calma. Rimani concentrata per un minuto, dopo puoi esplodere.
-Jawaad, perché…? – risponde, aggrottando le sopracciglia. Credo che stia iniziando ad uscire del fumo dalle mie orecchie.
-Zayn Tiguaard Malik, tu sei morto! – strillo, peggio di una tredicenne in calore, iniziando a picchiarlo in tutti i modi possibili. Certo che però i suoi genitori ne hanno di fantasia, per chiamare loro figlio Tiguaard. Davvero tanta, e anche tanto coraggio.
-Il mio nome è Jawaad…- si lamenta ridendo e rotolando lontano dalla mia portata e alzandosi in piedi.
-E io che ho detto? – ribatto, pungente. Ma nemmeno mi aiuta ad alzarmi, no. Mi ruba la videocamera della scuola rubata provvisoriamente, mi fa correre per mezzo parco – mi costringe a correre, io che non ho mai corso così nella mia vita – mi fa cadere per terra, facendomi sporcare la canottiera di Alice, fa il pignolo con il suo secondo nome e nemmeno mi aiuta ad alzarmi. Complimenti, mister gentilezza, davvero.
-Restituiscimi la videocamera, Zayn. – gli ordino, mettendo il tono più minaccioso che posso. Funzionerà? Funzionerà.
-Ad una condizione: cancellerai questo video e non dirai a nessuno dell’accaduto, così tutto questo verrà dimenticato. – replica, sorridendo beffardo.
-Sono due condizioni. – puntualizzo, lui rotea gli occhi. Certo, lui può fare il meticoloso, ma io non posso nemmeno permettermi di precisare un particolare importante. Ma per favore. –E comunque no, non se ne parla. Io, Chiara e Alice non faremo parola di quel che è successo con nessuno e non faremo vedere a nessuno il filmato, a patto che tu mi dica perché ti stavi facendo trascinare da quei cani. – gli intimo, stavolta è il mio turno di sorridere soddisfatta.
-Andata, però il motivo lo saprai stasera. Adesso devo proprio andare, ascoltami: ci vediamo a mezzanotte in punto sul tetto della palestra. – dice, ridandomi la videocamera e prendendomi le mani.
-Mezzanotte? Ma sei pazzo? – inizio, ma lui non mi lascia il tempo di replicare.
-Fidati di me, e non farti vedere da nessuno. – e detto questo, scappa via verso i cani che ancora rincorrono la palla.
Mi giro verso le mie amiche, che un attimo prima ridevano. Alice si accorge della macchia sulla sua maglietta quando mi avvicino, Chiara ride sotto i baffi.
-Simona, la mia maglietta! – esclama, sconvolta e spalancando la bocca. Chiara mormora un “chiudi la bocca che entrano le mosche” che la fa ridere e perdere la concentrazione sul mio danno per un istante.
-Esiste la lavatrice. – le faccio notare, sedendomi di nuovo accanto a loro. Adesso ci è concesso studiare?
 
 
Sono già le 23.40 e io non sono ancora pronta, bensì stiracchiata sul divano di casa mia a guardare la 4x10 di Chuck, quando Liam irrompe nella stanza.
-Tu non dovevi uscire con Zayn? – mi domanda, facendosi spazio sul divano vicino le mie gambe. Ehi, è il mio divano. Non vedi? Ci sono io.
-Le donne importanti si fanno sempre aspettare. – rispondo filosofica, compiacendomi della mia stessa frase. Sono una poetessa, da dove mi vengono questi versi? Bah.
-Sì, e poi il tuo uomo si stanca e scappa via. – ribatte ridendo. Io balzo giù dal divano e corro in camera mia a vestirmi. Perché è così complicato lasciare il pigiama? Se potessi, lo porterei ovunque, sempre con me. Dai, è così comodo, non potete biasimarmi.
Il mio cellulare sulla scrivania vibra una volta, segno che mi è arrivato un messaggio.
 
 
Da: Zayn ♥
A: Simona
Sono già qui, ti aspetto. Porta il dvd di Chuck, e se puoi vestiti elegante. Zayn xx.
 
Da: Simona
A: Zayn ♥
Già messo in borsa. Perché mai dovrei vestirmi elegante?
 
Da: Zayn ♥
A: Simona
Fidati di me. Ti aspetto.
 
 
Faccio come mi ha chiesto lui ed esco dall’armadio un vestito che non mettevo dal primo anno, forse, sperando che mi entri ancora.
È un vestito corto, rosso, di tulle, con le spalline che si incrociano dietro. È sempre stato uno dei miei preferiti, è meraviglioso.
Indosso delle scarpe nere di vernice, abbinate ad una borsa dello stesso colore, dentro cui metto il dvd delle stagioni di Chuck. Uffa, non avevo ancora finito di guardare gli episodi.
Avverto mio fratello che sto uscendo, essendo già le 23.57, quando lui stesso mi ferma prima della porta di ingresso.
-Dove credi di andare, vestita così, a quest’ora? – mi chiede, basito. Sbuffo.
-Manco fossero le due di notte e fossi vestita da prostituta. – commento, uscendo da casa e chiudendomi la porta dietro. Mi incammino a grandi passi verso il college, facendo attenzione a non inciampare da qualche parte, come mio solito.
Ma poi, perché ha scelto proprio il tetto della palestra? Ieri mi ha detto che voleva farmi una sorpresa, ma non so proprio cosa aspettarmi.
Forse ci sarà un tavolo in mezzo al tetto, con due sedie, due candele e tante piccole candeline sul corrimano dell’edificio, tutto molto romantico. O forse, come al solito, sto facendo troppi film mentali.
Quando arrivo davanti l’entrata dell’università, trovo il cancello di ferro socchiuso. Lo avrà lasciato così apposta Zayn. Entro furtivamente, guardandomi dietro e assicurandomi che nessuno mi abbia seguita.
Sto iniziando ad innervosirmi. Se qualcuno ci scopre, siamo fottuti. Il coprifuoco era alle 23, e il college è molto severo riguardo queste cose. Al secondo anno, ricordo, io e Chiara e Alice abbiamo rischiato l’espulsione. Più che severi, sono un poco esagerati. Alla fine, erano le cinque del mattino, a momenti il signor Shoe avrebbe aperto i cancelli della scuola, dai.
Entro dentro la palestra. Se non ricordo male, la scala per accedere al soffitto dovrebbe essere nella stanza vicino lo spogliatoio dei prof. Anche di questa trovo la porta socchiusa, il ché conferma le mie ‘memorie’.
Salgo la rampa di scale attenta a non inciampare nei gradini, quando essa finisce ad una botola sul tetto. Non dirmi. Devo arrampicarmi, in pratica? Corsa e corda, due delle cose di cui non sono mai stata capace. Credo che con l’aiuto della scala sia più facile salire, al contrario della corda.
Riesco a terminare la mia scalata con successo, ma il mio momento di gloria ed entusiasmo si spegne quando mi accorgo che sul tetto non c’è nessun tavolo e nessuna candela.
Piuttosto, mi trovo davanti uno splendente Zayn Malik in giacca e cravatta ad aspettarmi sorridente. Uh, le cose si fanno serie.
Non riesco ancora a cogliere il senso di tanta eleganza per una nottata al buio sul tetto della palestra, ma ok. Gli vado incontro, cercando di contenere l’euforia che mi è presa quando l’ho visto, gettandogli le braccia al collo. Troppo romantico? Fa niente, devo muovermi, mi rimane un solo giorno. Un. Solo. Giorno.
-Allora è questa l’idea geniale che hai avuto? La ‘sorpresa’? – chiedo scettica, scollandomi da lui e avvicinandomi alla ringhiera per osservare il panorama. C’è poco da dire, Londra è meravigliosa, che sia di notte o di giorno.
-No, la sorpresa non è questa. Ti ho chiesto di vederci qui per andare insieme nel posto della sorpresa vera e propria. Però, ad una condizione. – ammette, ridendo sotto i baffi. Ecco, lo sapevo che era troppo bello per essere vero.
-Avanti, dov’è la fregatura? – chiedo ridendo e scotendo la testa. Perché con questo ragazzo c’è sempre qualche specie di truffa?
-Beh…per andare lì…ti devo bendare. – annuncia, tutto d’un fiato. Gli rido in faccia. Questo è pazzo. Prima a casa sua, nella sua stanza buia, nella cucina chiusa a chiave, adesso mi benda a mezzanotte per portarmi chissà dove.
-Come faccio ad avere la certezza che non mi porterai in qualche ghetto e non mi violenterai, eh? – sollecito una risposta.
-Non ti fidi di me? – mi domanda, sembra quasi dispiaciuto.
-Non mi fido del gioco della mosca cieca! Le mie cugine da piccola mi facevano sbattere sempre contro i muri, è un trauma infantile! – mi difendo, ridendo. -Va bene, va bene, mi fido. Se muoio è colpa tua. – lo metto al corrente. Che ognuno si prenda le proprie responsabilità, per favore.
-D’accordo. – mi asseconda, ridendo. Prende una benda nera e me la lega dietro la testa, coprendo gli occhi. L’euforia mi è passata del tutto.
Dopo aver sceso le scale, facciamo un bel pezzo di strada, durante il quale io continuo a ripetere “dove siamo?” mentre Zayn mi guida, tenendomi per la vita. Il ragazzo ha certi atteggiamenti maniaci, c’è da riconoscerlo.
Io, poi, non sono molto paziente. Ci credo che le persone mi dicono che rompo le palle.
Continuiamo a camminare, camminare, camminare, chiacchierando del più e del meno, ridendo ogni qual volta che mi fa inciampare, pur sapendo della mia abilità nell’aderire al terreno.
I tacchi picchiettano più rumorosamente sul suolo quando, finalmente, ci fermiamo.
-Sei pronta? – mi chiede, sento nel suo tono di voce una nota emozionata e leggermente nervosa. Annuisco, sospirando. Lui toglie la benda dai miei occhi, che mettono qualche secondo ad abituarsi alla penombra. Ci troviamo in uno spiazzale con qualche palo della luce, e al centro c’è una mongolfiera.
-Dimmi che stai scherzando. – gli intimo ridendo, incredula. Ma io mi chiedo, come ha fatto a portare una mongolfiera qua? Una mongolfiera!
-Ti sembro uno che scherza? – esclama, fingendosi scioccato e alzando un sopracciglio. Devo dire la verità? sì.
-Come riesci a stupirmi sempre? – chiedo, più a me stessa che a lui. Mi avvicino verso la mongolfiera, dentro quella specie di cestino della biancheria enorme – ottimo uso del lessico, Simona, mi compiaccio – c’è quello che dovrebbe essere il ‘pilota’. Mi giro verso Zayn, con un sorriso a 360 gradi.
-Saliamo dai, dai, dai andiamo dai. – ripeto freneticamente, saltellando. #13Again.
Bene, adesso c’è solo un piccolissimo problema. Diciamo che io, soffro un poco di vertigini, ma poco poco eh. Pochissimo.
Ma a chi voglio prendere in giro? Io mi cago sotto. Perfetto. Fingiti naturale ed indifferente, mi raccomando, naturale ed indifferente.
Saliamo sul cestino della biancheria; mentre Zayn mormora qualcosa al pilota, io mi attacco letteralmente alla ringhiera. La mongolfiera inizia ad alzarsi lentamente e Zayn mi raggiunge.
-Devi spiegarmi come hai fatto, come hai…e i cani e il bar e tutto, devi spiegarmi come hai fatto, è meraviglioso! – inizio a blaterare ridendo, pensando a Zayn che viene trascinato da tre Chihuahua per tutto il parco.
-È complicato, volevo fare qualcosa di speciale, così mi hanno consigliato una mongolfiera, ma come facevo a pagare il servizio per una sera? Allora mi sono improvvisato cameriere e dog sitter. È stato terribile, non lo farò mai più. – commenta, ridendo e scotendo la testa. –Hai cancellato il filmato, giusto? – si accerta dopo. Io resto un poco in silenzio, trattenendo le risate.
-…sì. Certo. – mento, annuendo poco convinta. Qual video è seriamente troppo bello, più divertente del video del mio ex, Roberto, che cade sul ghiaccio. Bellissimo.
-Devi cancellarlo, per favore, ne vale della mia reputazione! – mi supplica. La stai perdendo in questo momento, babe.
Fingo di pensarci un poco sopra. Questo è pazzo se crede che cancellerò quel video. Ma sta male proprio. Lo posso ricattare a vita con quel filmato, forse non capisce.
-Mmh, non se ne parla. Giuro che non lo farò vedere a nessuno, che rimarrà tra di noi! – prometto, solennemente. Se, contaci bello. Lui si avvicina sorridente molto sono-sexy-e-lo-so, alzo un sopracciglio.
-Tra me e te? – sussurra, a modo suo provocante. La tentazione di ridergli in faccia è alta, ma mi trattengo.
-Beh, e Chiara e Alice. – concludo, ammiccando e girandomi verso il panorama di Londra, ancora non siamo molto alti. C’è rimasto di merda, ben gli sta. Certo che, però, ho una dote naturale nel rovinare i momenti romantici/intimi. Come il primo appuntamento di Chiara al primo anno con uno del quinto. È stato meraviglioso, sono piombata nel salone in pigiama, struccata, urlante perché mio fratello mi aveva dato il numero di telefono di Louis. Una scena che non dimenticherò mai!
-E Chiara e Alice…- borbotta Zayn, distraendomi dai ricordi felici del primo anno. Continuiamo a parlare tra di noi, fino a quando Zayn non mi indica una coppia che torna dal Luna Park con lo zucchero filato in mano, la ragazza piegata dalle risate e il ragazzo appoggiato ad un palo della luce per non cadere.
-Zayn, quei due sono Harry e Alice! – esclamo, prima di iniziare a ridere guardando i due contorcersi, lui mi segue nelle risate quando se ne accorge.
Molto antisgamo, i ragazzi. E se sulla mongolfiera c’era il signor Shoe? O la Mountainlion? Bah, questi giovani d’oggi, così irresponsabili.
-Devo dire che è una bella idea quella del Luna Park, ma la mongolfiera batte decisamente tutto. – si auto complimenta Zayn. Io sbuffo.
-Per favore, qualunque mio appuntamento può battere quelli di Alice e Harry. – ammetto con poca modestia. Vabbè, io shippo Harrice, però dai…non c’è paragone, boyz. Perdonatemi.
-Qualunque nostro appuntamento può battere quelli di Alice e Harry, andiamo, chi ha organizzato tutto questo? Mio padre? – chiede ironicamente. Tuo padre era un maiale cit.
-Beh, è possibile, che ne posso sapere io? Se fosse così, tuo padre ha fatto un ottimo lavoro, quasi meglio di Chiara. – rimbecco, alzando le sopracciglia. Spero che questa volta non ci sia Chiara nascosta da qualche parte a spiarci, sarebbe troppo squallido e imbarazzante, ew.
-Non farmi ricordare quel momento, ti prego. – dice ridendo. La mongolfiera si è alzata molto, si vede tutta Londra da qua sopra. È uno spettacolo meraviglioso, la città è illuminata dalle luci delle macchine e delle case, o dei negozi, è molto suggestivo.
-Simona, devo dirti una cosa…- inizia Zayn. Il rumore della suoneria del mio cellulare mi fa distogliere l’attenzione dal panorama che ci viene offerto e da Zayn. È Alice.
“Che cosa vuoi?”
“Simona, ci hanno incocciati.”
“Che significa ci hanno incocciati?”
Mi giro verso Zayn.
“Che la Mountainlion ha incocciato me e Harry che rientravamo nel college e adesso sta controllando tutte le case per vedere se ci sono tutti gli studenti.”
Mi sento sbiancare. Passo una mano sulla fronte, socchiudo gli occhi. Sono calma, devo restare calma.
“Va bene, stiamo arrivando. A quale casa è arrivata?”
“Alla Terza.”
Merda. Chiudo la telefonata e inspiro profondamente. Siamo morti.
-Zayn, la Mountainlion ha trovato Alice e Harry che tornavano al college e adesso sta controllando tutte le case per vedere se ci siamo tutti, dobbiamo tornare. – gli annuncio, piuttosto nervosamente.
Lui sembra stare per svenire. Non è il momento, per favore.
-Va bene, va bene. – conviene, avvicinandosi poi al conducente del cestino della biancheria. Santa Maria. Se la Mountainlion entra a casa mia e non mi trova posso considerarmi finita, seriamente. Non so adesso come se la passeranno quelle teste di minchia di Harry e Alice.
Non possiamo seriamente permetterci di farci espellere. Senza questo college il nostro futuro, la nostra vita, è…spacciata.
La mongolfiera inizia ad abbassarsi lentamente. Di questo passo non arriviamo più. Batto nervosamente il tacco per terra, sfrego concitatamente le mani.
Zayn si avvicina di nuovo, mi mette un braccio intorno al collo.
-Hey, tranquilla. Ce la possiamo fare, ancora è alla Terza…- mi rassicura. Il suo tono mi dà un fastidio unico che vorrei buttare lui giù dalla mongolfiera. –La Nona è abbastanza lontana…- riprende.
Ma forse è cretino di suo.
-Zayn, io sto alla Quinta, non alla Nona. – gli faccio notare bruscamente. Lui non commenta, ha finalmente capito che sono abbastanza suscettibile al momento e non predisposta a tenere in piedi una conversazione.
 
Dopo qualche minuto di inferno, la mongolfiera atterra e io e Zayn corriamo letteralmente verso il college, per fortuna non troppo lontano.
Il cancello è socchiuso, per grazia di Dio, continuiamo a correre e ci fermiamo dietro la Quarta.
-Sono stata benissimo stasera, grazie Zayn, ci vediamo domani. – lo ringrazio di sfuggita, correndo poi verso il retro di casa mia, dove mi arrampico su una scala di legno nascosta. Non la uso dall’anno scorso, spero regga ancora.
Spengo la luce della mia stanza e mi infilo sotto le coperte in tempo record quando la porta si apre e la luce si accende di nuovo. Sulla soglia c’è la splendida come un cactus professoressa Mountainlion.
-C’è qualche problema, professoressa? – le chiedo, fingendo una voce assonnata. Dietro di lei vedo Louis sospirare sollevato e Alice e Harry con faccia da funerale.
-No, Simona, tutto apposto, solo un controllo. Buona notte. – conclude, uscendo dalla mia camera.
Ce l’hai fatta in tempo, Simona.
 

 

 
 
«Simona è a casa?
«Sì, è nella sua stanza, ce l’ha fatta per un pelo.
«Menomale, dai.
«Com’è andata la serata?
«Una meraviglia, come al solito. È solo che non ci riesco, proprio non ce la faccio a comportarmi male, o comunque prendere atteggiamenti che possano rovinare la serata, io voglio vederla felice.
«Ti sei cacciato in un guaio più grande di te.

 
 

 

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Tadadadan!
Sono tornaaaaata!
Diciamo che ho trovato la voglia per metà, perché se penso che devo scrivere un altro capitolo voglio attaccarmi una flebo al braccio, ma quando scrivo viene tutto naturale.
So, il capitolo:
Ho preso questa bellissima idea della mongolfiera su Yahoo Answers (...) perciò, grazie, chiunque tu sia ahahhahahahaha.
Poi, COLPO DI SCENA! La "voce" che parla con Zayn alla fine di ogni capitolo è un coinquilino della Quinta!
All'inizio avevo in mente di dargli un'altra identità, ma quella che ho scelto adesso mi convince di più :)
E' un capitolo chilometrico, spero vi piaccia.
A presto!

  
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