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Autore: LaylaLaRed    18/08/2013    3 recensioni
Il passato non potrà mai dimenticare.
Nemmeno tu.
Sono passati tre anni. Tre lunghi anni.
Sono tutti cambiati. Serena è madre, Blair sta per sposarsi, Nate è direttore del NY Times.
Ma c'è un'ombra del loro passato, che è pronta a tornare.
Qualcuno che non vedevano da tanto, troppo.
Qualcuno che li aveva abbandonati, una notte di tre anni prima.
Qualcuno, solo qualcuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Blair si rimirò allo specchio per l’ultima volta.
Aveva indossato un abito di haute couture rosso fuoco che lei stessa aveva disegnato, abbinato a scarpe in satin di Dior color scarlatto.
Dopodichè aveva laccato le labbra di bordeaux e pettinato i capelli creando uno chignon, e si era posata esausta sul lavandino, dinnanzi allo specchio.
Non aveva ancora compreso il motivo di cotanta riverenza verso la nuova compagna di Chuck, o, come lo chiamava lei, Carlo e neanche il perché si stessero andando a rintanare nel loro hotel solo per poter cenare insieme.
“Blair, tesoro! Siamo pronti?”, una voce maschile la chiamò, dal piano di sotto.
Aveva deciso di smettere di utilizzare la sedia a rotelle, dato che era riuscita a trovare una certa stabilità sulle sue stesse gambe.
“Arrivo!”, urlò di risposta lei, sospirando.
Quel breve incontro l’aveva shoccata.
Joseph le aveva spiegato di aver incontrato Stefania in portineria, e di aver scoperto che Chuck aveva italianizzato il suo nome in Carlo.
Blair era allora rimasta in silenzio e si era preparata per andare a cena da loro, come aveva gentilmente proposto Chuck.
O Carlo.
O in qualsiasi modo lui si chiamasse.
Blair scese le scale con eleganza, raggiungendo il bruno al piano di sotto.
“Amore, partiamo già?”, domandò, mentre Joseph la scortava all’ascensore.
Lui annuì vago, e i due rimasero in silenzio finchè non ebbero raggiunto la portineria.
“Quindi questa Stefania non conosceva Chuck?”, ruppe il ghiaccio Blair, seduta sui sedili posteriori di una limousine.
Joseph sorrise.
“Stefania ha incontrato Chuck col nome di Carlo, quando aveva dovuto fingersi morto a causa di un affare andato male, come ha spiegato lui, e lei non ha saputo nulla della sua vita a New York fino ad adesso. In realtà lei continua a credere che lui sia tornato a New York per ritrovare il padre biologico e che abbia cambiato il suo nome solo per ovvie ragioni di pronuncia. E non sa che si fingeva morto, ecco perché lui l’ha mandata via quando ce l’ha detto”, spiegò.
Blair annuì, deglutendo per assimilare la notizia.
La limousine si fermò bruscamente, facendo sobbalzare la brunetta.
Joseph le prese improvvisamente la mano, biascicando parole incomprensibili, e poi aprì la portiera, imprecando.
“Proseguiremo a piedi!”, urlò al conducente, mentre conduceva Blair fuori dall’auto.
La ragazza esibì uno sguardo interrogativo mentre Joseph la tirava all’interno di un hotel che lei ben conosceva, la cui insegna rossa luccicava nel buio di New York.
“Empire Hotel”.
Blair provò una fitta al cuore. Era irreversibile.
“Vieni, amore”, le disse dolcemente Joseph, mentre lei chiudeva lentamente gli occhi.
Cercò di non vedere, di non ricordarsi il tappeto di velluto rosso che portava all’ascensore, il profumo di Chuck Bass che aleggiava nell’aria, la suite dove più e più volte avevano consumato il loro amore, il ristorante chic dove la portava a cena.
“Eccoci”, annunciò Joseph, notando che Blair aveva smesso di guardare da un bel pezzo.
“Dalla tua voglia di far restare l’Empire una sorpresa deduco che tu non ci sia mai stata”, commentò.
La ragazza riaprì gli occhi, annuendo con un sorriso falso.
Una donna elegante agitò il braccio in segno di saluto da un tavolo privato in fondo alla sala.
Joseph elargì un enorme sorriso alla compagna, stringendole la mano e conducendola nell’area vip.
Un cameriere li fermò, scrutando una lista fotografica.
“E voi siete?”, domandò.
Appena ebbe alzato lo sguardo, l’uomo riconobbe Blair.
“Signorina Waldorf…”, fece.
Joseph lo corresse facendo per immettersi nell’area “Signora Griffins”, disse con arroganza, stupito per la menzogna di Blair sul non essere mai stata in quel posto prima.
Ma chissà quante volte le aveva mentito lui.
L’uomo gli rivolse un’occhiataccia e depennò qualcosa dalla lista, spostandosi per permettere agli ospiti di passare.
Appena ebbero raggiunto il tavolo, la prima ad alzarsi fu la donna che Blair aveva capito chiamarsi Stefania.
“Ciao Joseph!”, sorrise falsamente, baciando sulle guance il futuro marito di Blair.
“E tu devi essere Blair…che incanto!”, fece lei, con un americano fin troppo perfetto.
Blair sorrise falsamente, dando due baci alla francese alla donna.
Appena si voltò, ebbe modo di analizzarla per intero: minidress giallo limone abbinato a pumps nere, e coda di cavallo alta che metteva i mostra i dolci lineamenti del viso.
Chuck si alzò, una strana luce malinconica negli occhi.
“Ciao Blair”, fece, con la sua voce roca che tanti anni prima le sussurrava parole profonde nell’orecchio.
Lei abbassò lo sguardo, cedendo alla proposta di Joseph di sedersi.
Stefania fu la prima a parlare “Quando Carlo mi ha parlato di suo padre, di quanto gli mancasse e degli amici che aveva qui a New York, e mi ha detto il suo impronunciabile nome, sono rimasta sbalordita…ma devo dire che siete davvero fantastici!”, esclamò, fingendo contentezza.
Blair sorrise.
“Strano che lui non ci abbia mai parlato di te, invece”, fece con cattiveria.
La donna avvampò, ma fu preceduta da Chuck.
“Blair sarà ben felice di ordinare”, disse lui, rude.
La brunetta esibì uno sguardo disgustato, mentre faceva per bere dal calice di champagne.
“No, amore…che fai?”, la bloccò Joseph, con sguardo preoccupato.
Lei lo guardò interrogativa e poi si ricordò di un dettaglio.
All’ospedale erano ancora convinti lei aspettasse un figlio, e delle analisi erano ancora in corso.
Sinceramente lei non aveva ancora capito tutto quel movimento quando bastava effettuarle una visita medica, ma aveva lasciato correre per stanchezza.
Chuck le lanciò un’occhiata strana, tornando poi a guardare la compagna.
“Io e Stefania ci sposeremo tra poco”, annunciò, prendendo delicatamente la mano della donna e mostrando l’anello di diamanti che le aveva regalato.
Blair provò una forte fitta al cuore, e traballò sulla sedia.
Joseph distolse lo sguardo da Stefania e Chuck per concentrarsi su Blair.
“Amore, tutto a posto?”, domandò.
Blair si portò una mano al petto, deglutendo piano.
“Si”, balbettò, con voce strozzata.
Joseph sospirò, tornando ad occuparsi della coppia davanti a loro.
“E poi dopo la nascita del bambino…”, stava dicendo Chuck.
Blair si bloccò un’altra volta.
Stavolta la fitta era stata più forte.
Iniziò a girarle la testa, come se fosse in un mondo che non era il suo, come se tutto ciò che stava vivendo fosse sbagliato.
“Scusate, ho bisogno di andare in bagno”, annunciò, alzandosi dalla sedia, ancora barcollante e dirigendosi verso una porta bianca che era la toilette femminile dell’area vip.
La spinse, notevolmente provata, e si gettò sul lavandino di marmo rifinito.
Non poteva più reggere quella situazione.
Chuck Bass, l’uomo che amava, con cui stava per condividere l’intera vita, e che aveva pianto per tre lunghi anni, era lì con un’altra donna, da cui stava per avere un figlio e con cui stava per convolare a nozze.
Tossì lievemente, e aprì il rubinetto sperando di trovare conforto nell’acqua fredda.
Si sciacquò il viso, tentando di non bagnare i ciuffi liberi di capelli che non erano stati catturati nell’elegante chignon.
Si guardò allo specchio: aveva l’aspetto di una donna provata, stanca, a cui la vita aveva riservato tante, troppe delusioni.
Vide una lacrima scendere sulla sua guancia e si rese conto che non voleva sposare Joseph, ma voleva sentire ancora quel profumo sulla sua pelle, quella voce nelle sue orecchie, quella bocca baciarla, quelle mani così ruvide attraversarle la pelle e il petto, il viso.
Chiuse gli occhi.
La porta si aprì dietro di lei.
“Oh, Blair. Chuck mi ha detto di passare a vedere come stavi”, la voce di quella donna, evidentemente falsa e di plastica, la fece rinsavire.
L’aveva davvero chiamato Chuck?
“Scusami?”, fece Blair, la voce leggermente più forte, l’orgoglio risalito.
La donna avvampò. Che si fosse accorta del temibile errore?
“Sono passata a vedere come stavi”, fece, agitata, cercando di ribadire bene il concetto come se stesse parlando con una bimbetta di quattro o cinque anni.
Blair le sorrise falsamente, notando che sulla sua mano mancava l’anello.
“Il tuo ragazzo sta adorando il mio anello, penso che ne comprerà uno uguale. Sai, chiederà consiglio a Chuck”, la lesse nel pensiero.
Di nuovo quell’orribile errore.
Blair lanciò un’occhiata ai tavoli che si intravedevano fuori dalla porta.
Chuck guardava con occhi adoranti l’anello, gli stessi occhi che un tempo guardavano con adorazione lei e le sue cose.
Ma non c’era tempo per la malinconia.
“Come l’hai chiamato?”, domandò Blair, cattiva.
“Carlo…”, rispose vaga la donna, tremando un po'.
“No, Chuck. L’hai chiamato Chuck. E non credo che una semplice mente italiana come la tua possa distinguere i nomi così facilmente, specie se li trovi così impronunciabili. E quindi, credo che tu nasconda qualcosa”, fece Blair, toccando il ventre gonfio della donna.
Lei si ritrasse, improvvisamente incattivita.
“E…di quanti mesi sei?”, chiese Blair.
La donna non rispose, ed indicò il numero tre su una delle porte che portavano ai bagni singoli.
Blair annuì, passandole accanto.
“Sappi che mi riprenderò Chuck, costi quel che costi”, le sibilò minacciosa nell'orecchio, mentre abbandonava la stanza.
Si bloccò improvvisamente una volta raggiunte le scale che la separavano dal tavolo.
Si voltò e raggiunse Stefania.
“Ah, e quelle pumps sono dell’anno scorso”, commentò sibilando, perfida, prima di tornare falsamente sorridente al tavolo.
Era tornata la Blair Waldorf di sempre, e non aveva bisogno di nessun marito e nessuna minions per affrontare le sue e i suoi rivali.




mentre leggete l'ultima parte potete ascoltare "Me & My Girls" delle Fifth Harmony, gruppo emergente e finalista di The X Factor USA.
  
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