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Autore: _Hikari    19/08/2013    2 recensioni
«Emma».
Socchiude gli occhi, cercando di proteggersi dai granelli di sabbia portati dal vento.
«Cosa c’è, David?» sbuffa, continuando a camminare, l’odore della salsedine nei polmoni; le iridi fisse dinanzi a sé, che tentano di cogliere qualunque profilo, qualunque presenza che non sia solo una delle tante ombre che l’affiancano.
«Non sono suo padre, miss Swan». Sussulta impercettibilmente nell’udire la solita punta d’ironia farsi strada nella voce dell’uomo; non è acuminata, pungente, non riesce a trapelare d’ilarità a ferire, dilaniare la carne come una volta. Ma c’è,
è presente, per quanto fioca.
Esattamente come quella persona che l’ha raggiunta, che le cammina accanto, nonostante l’andatura stanca e gli occhi spenti.
Quand’è stata l’ultima volta che un barlume li ha attraversati? Due, quattro, sei mesi fa?
«Questo lo sapevo» risponde, leggermente stizzita, mentre lascia vagare il proprio sguardo sugli alberi che li sovrastano, che si stagliano imponenti contro il cielo dell’Isola che non c’è, proseguendo la loro disperata ricerca.
Oh, al diavolo, cosa pensa di vedere? Henry che le corre incontro libero e sano?

{«Di parole portate dal vento» | Mr. Gold/Emma Swan}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ventotto.
#04

È fastidioso come ancora adesso, a distanza di centinaia d’anni, la stanza inizi a sbiadire, simile ad un disegno immerso nell’acqua, mentre altre immagini affiorano nella sua mente, facendogli perdere il controllo.
Fa schioccare la lingua, insoddisfatto.
C’è solo una finestra ed una città; strana, diversa.
Sbuffa: non succede niente. Sta per scuotere il capo, ripetersi che non è reale e tornare al presente, quando la figura di una donna richiama la sua attenzione.
Ha un’espressione amara sul bel volto, un vestito fucsia scuro ed una torta poggiata su un tavolo; gli occhi sono di chi è solo. Spenti, malinconici, ravvivati solo dalla speranza che comporta l’ignoto.
L’ignoto del destino, l’ignoto di cui si è privato.
Poi scompare, lasciando unicamente una mera scritta: ventotto.
Non può vedere il proprio viso ma sa, sa che sta sorridendo; avverte i muscoli contratti in quella flessione di labbra.
Il sorriso di chi può vantarsi di possedere la conoscenza.
E sa, sa anche che ventotto non è solo un numero; ventotto è tempo, è attesa. Attesa di lei. Attesa che qualcosa cambi, che la prigione di potere e gloria in cui si è rinchiuso venga distrutta, frantumata.
«Emma». I pezzi del puzzle sono scomparsi, ma non importa.
«Chi è?» la voce di Cora arriva distante, curiosa.
Rumpelstiltskin attende per qualche attimo, assaporando quella sensazione d’orgoglio che lo pervade. Ha intuito.
Indugia per qualche attimo sulle iridi della donna, la risposta sulla punta della lingua; poi nota quella smania, quel bagliore che ha già visto, che osserva ogni giorno, che cerca di evitare ogni giorno.
«Nessuno di importante, cara» dice lasciandosi sfuggire la solita risatina stridula.
“Solo la mia libertà”.

Note: mi ero detta che dovevo aggiornare oggi, ed aggiorno oggi.
Non è esattamente un momento in cui sono presenti entrambi, ma avevo voglia di descrivere una “visione” di Emma che, poi, non è altro che una mia ipotesi.
Non sono certa del fatto che fra la vicenda di Milah e Cora ci siano cento anni di differenza, ma penso che sia plausibile perché, in questo periodo, dati i suoi poteri da Signore Oscuro, penso che Rumple sia ormai in grado di controllare il suo “essere veggente” ed – in ogni caso – presumo che la concezione temporale sia diversa.
Non ho altro da dire: spero solo che la flash sia stata di vostro gradimento.
Alla prossima. ^^

   
 
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