RED
SCARF
Anche
per quell’anno l’estate era agli sgoccioli. Il
tempo
trascorso in compagnia a divertirsi, volava via sempre troppo in
fretta. Raoul
sarebbe partito per Parigi l’indomani, e lei non avrebbe
avuto sue notizie per
un altro anno.
Quei
tre mesi erano stati quanto di più vicino alla
perfezione: non ricordava da quanto non si divertita tanto!
Avevano
fatto di tutto,anche le cose più impensabili ed
inappropriate per una ragazzina perbene ed un visconte: avevano
esplorato le
scogliere rosa modellate in strane forme dalle maree e dai venti
incessanti;
avevano preso il tè in soffitta nelle giornate
più fredde; s’erano spinti fino
al faro di Ploumanac'h
percorrendo la strada dei doganieri, dove papà
Daeè aveva raccontato loro
storie di pirati e contrabbandieri che si spingevano oltre i confini
del mondo;
si erano rincorsi sulla spiaggia ed avevano ballato sul lungomare
deserto,sotto
un temporale estivo improvviso e fugace:
la conseguenza di questo “atto
sconveniente”secondo Mary, era stata una
febbre da cavallo che aveva costretto entrambi a letto per giorni: si
erano
tenuti compagnia con un fitto scambio epistolare che aveva estenuato la
povera
governante inglese e il fratello maggiore di Raoul,Philip,che facevano
da
intermediari.
In
un assolato pomeriggio di luglio, avevano trovato un
meticcio randagio che vagabondava tra le stradine deserte del paesino e
se
n’erano presi cura. L’avevano soprannominato
Rosicchio, perché addentava
qualsiasi cosa, che fosse commestibile o meno! Il cane faceva da
spettatore
alle loro esibizioni canore e uggiolava quando Raoul si arrischiava a
cantare,
con scarsi risultati; invece, stranamente, quando Christine cantava,
ricorrendo
le dita salterine del padre sulle corde vibranti del violino, il
cucciolo
ascoltava assorto.
Quella
sera Christine aveva insistito perché Mary preparasse
una cena coi fiocchi, per concludere degnamente il soggiorno di Raoul a
Perros-Gueric.
Seduta
sul sofà nel salottino, contiguo alla sala da pranzo,
fremeva nel suo vestito nuovo mandatole da Parigi da mamma Valerius,
nell’attesa
del suo amico.
S’incupì
pensando che il giorno successivo sarebbe finito
tutto: l’anno precedente, quando Raoul era tornato in
accademia dopo l’estate,
si era sentita sola e abbandonata; quell’anno sarebbe stato
un tormento ancora peggiore,
alla luce del loro dolce segreto…
Qualche
sera prima, infatti, il ragazzo l’aveva presa in
disparte con la scusa di una passeggiata e le aveva fatto una promessa:
“Quando
tornerò l’anno prossimo, chiederò la
tua mano a tuo padre! E se qualcuno
cercherà d’impedire questa unione, prenderemo un
treno e fuggiremo, e ci
sposeremo, fosse anche ai confini de mondo!” -il suo sguardo
si era acceso,
infervorato da quel discorso così appassionato.
Christine
non aveva proferito parola, aveva semplicemente
annuito stralunata e poi Raoul l’aveva riaccompagnata in
casa. Solo che, quando
si era ritrovata in camera da sola, distesa a fissare il soffitto,
aveva
cominciato a fantasticare su una vita matrimoniale insieme, felice e
perfetta, e
si era scoperta a sorridere quando l’idea di un figlio di
Raoul, si era
insinuata nella sua giovane mente.
Aveva
scosso la testa ed aveva accantonato l’idea per il momento:
infondo il ragazzo non aveva ancora chiesto la sua mano a suo padre.
Un
bussare alla porta, la riscosse dai suoi pensieri. Corse
ad aprire, prima che lo facesse Mary.
Sorrise
al nuovo arrivato e gli fece una piccola riverenza:
“Buonasera monsieur le vicomte, prego si accomodi in salotto,
la cena verrà
servita tra poco.” -gli fece cenno di entrare e lo prese in
giro con tono
irriverente.
Si
sistemarono in salotto e stettero in silenzio per alcuni
minuti, non sapendo come rompere quella lastra di ghiaccio che si era
venuta a
creare tra loro. Come era possibile che non avessero niente da dirsi?
Sicuramente l’imminente partenza del ragazzo, rattristava
entrambi e i pensieri
tristi, si sa, occupano sempre la mente e non lasciano spazio a molto
altro.
Fu
Christine dopo poco a scalfire quel muro di silenzio
impenetrabile, dando voce ai pensieri di entrambi: “E
così domani parti, sai
non sono affatto triste!”
Il
ragazzo pensò d’aver capito male:
“Cosa?” - chiese con
tono allarmato.
La
giovane rise di gusto, osservando l’espressione
disorientata di Raoul: “Ma cosa hai capito! Non sono triste,
perché so che
tornerai, fra un anno, ma tornerai…” - il
sorriso le si smorzò sulle labbra e
s’incupì. Dirlo ad alta voce lo rendeva
ancora più tremendo.
Raoul
le asciugò una lacrima che furtiva le era scivolata
lungo la guancia bianca: non si era nemmeno resa conto di star
piangendo. Non
doveva farlo, si era ripromessa di salutare il ragazzo con il sorriso
sulle
labbra, non con fiumi di lacrime.
Si
riprese subito: “Scusa non volevo… è
solo che” - un
singhiozzo la scosse- “mi mancherai!”
Raoul
la osservò rapito da quegli occhi luminosi e dalle
guance arrossate, poi l’abbracciò
d’istinto, venendo meno all’etichetta che gli
era stata inculcata fin dalla nascita. La strinse a sé e un
senso d’angoscia lo
pervase: una brutta sensazione gli fece contorcere lo stomaco.
Scacciò quel
pensiero buio, pensando al futuro luminoso che li attendeva insieme.
-
“La cena è servita!” - trillò
Mary dalla sala da pranzo,
posando un’enorme zuppiera nel centro del tavolo imbandito.
Il
signor Daeè, stretto nel suo gilet marrone e con le
maniche della camicia rimboccate fino al gomito, scese con calma le
scale e li
precedette, accomodandosi a capotavola.
-
“Salve Raoul, è un piacere averti a cena con
noi.” -sorrise
in direzione del ragazzo, che si era seduto alla sua destra.
-
“Il piacere è tutto mio signor Daeè,
passare la mia ultima
sera qui a Perros, in vostra gradita compagnia mi rende
felice.” -disse guardando
in direzione di Christine, che gli sorrise di rimando, arrossando
imbarazzata.
Il
signor Daeè si sporse sul tavolo e si servì dalla
zuppiera,
pensieroso: “Allora figliolo, domani sarai di ritorno nella
capitale: sei
felice?” -
-
“Per la verità signore, preferirei trascorrere
tutto l’anno
qui a Perros, invece che solo i mesi della stagione calda. Qui la vita
è più
tranquilla, più semplice …oserei dire quasi
lenta! Parigi ha da offrire tutto e
di più, ma il caos che regna tra le strade è
snervante: c’è gente indaffarata
ad ogni angolo, rumori molesti in ogni anfratto, non
c’è un luogo tranquillo
dove trascorrere delle ore in santa pace…e poi a Parigi non
ho la vostra
compagnia.” - sorrise verso l’uomo a capo tavola,
che continuava ad osservarlo
con sguardo enigmatico.
Christine
reprimeva le lacrime, fissano il piatto davanti a
sé, non proferendo nemmeno una parola.
Mary,
dall’altra parte del tavolo, la guardava e le si
stringeva il cuore: l’anno precedente, quando il visconte era
partito, la
giovane era caduta in uno stato di apatia totale; nulla era riuscito a
scrollarle di dosso quella coltre di inerzia che durante i mesi
invernali
l’aveva caratterizzata. Solo al primo apparire delle rondine
un accenno di
sorriso aveva fatto capolino sul suo viso ancora da bambina. Mary
conosceva lo
sguardo che Raoul rivolgeva alla piccola Daeè, e ne temeva
le conseguenze: i
due giovani indubbiamente provavano affetto l’uno per
l’altra, ma l’ennesima
separazione, avrebbe potuto nuocere gravemente alla psiche della tenera
fanciulla. Sperava tanto che ciò non accadesse!
Il
resto della cena proseguì senza discorsi degni di nota,
limitati a domande e a risposte per monosillabi.
Dopo
cena i due giovani si diressero in soffitta,
accompagnati dal signor Daeè che si era appena acceso la
fedele pipa.
L’uomo
si accomodò sulla sua sedia a dondolo e osservò i
ragazzi che si sedevano, distanti l’uno dall’altra,
sul comodo sofà.
-
“Di cosa devo narrarvi stasera?” - chiese atono.
Nessuno
dei due giovani rispose, ognuno perso nei propri
tristi pensieri; il signor Daeè conosceva lo stato
d’animo della figlia e così
scelse di raccontare qualcosa che le facesse piacere, qualcosa che la
calmasse.
-
“Raoul ti ho mai narrato dell’Angelo della
musica?” -
Il
ragazzo si riscosse dalle sue riflessioni e prestando
attenzione alla domanda che gli era stata posta, cercò nella
mente una storia
da associare a quel titolo, ma non ne trovò: “No,
monsieur!”
-
“Bene, allora stasera sarà la sera in cui
scoprirai il
segreto di Christine!” - fece sorridendo bonario in direzione
del giovane, che
lo guardava stralunato.
Christine
dal canto suo, era passata dalla tristezza alla
sorpresa: “Di quale segreto parli padre? Per Raoul non ho
nessun segreto!”
-
“Allora non hai ascoltato Christine! Sto parlando
dell’angelo della musica!”
La
giovane si rilassò, sorridendo appena: ricordava quella
vecchia leggenda che le raccontava quando era bambina.
-
“Allora, cosa aspetti? Rivela il mio
segreto…” - scambiò
uno sguardo d’intesa con il padre, mentre il giovane ospite
li guardava senza
capire: di quale segreto parlavano?
-
“Bene, devi sapere mio caro ragazzo, che ai comandi di
nostro Signore ci sono innumerevoli schiere di angeli: Troni,
Podestà,
Cherubini, Serafini; questi sono i più conosciuti. Ma non
tutti sanno che ci
sono alcuni angeli molto importanti che, a differenza di molti, vengono
a
contatto con noi sin dalla nascita. Questi sono gli angeli dei doni e
proprio
come delle antiche muse sono custodi di arti indispensabili
all’uomo.” - aspirò
dalla pipa e cacciò il fumo dalle narici, facendo ridere il
ragazzo.
-
“Quando nasce un bambino, questi angeli, nella sua prima
notte, fanno visita alla culla dell’infante: si sporgono,
soffiano sulla
creaturina immersa nel sonno e pronunciano una parola, che
segnerà il destino
di quel bambino. Ora veniamo al segreto di Christine: quando la mia
bambina
nacque, non emise nemmeno un vagito, e questo preoccupò non
poco me e la madre,
che pensavamo fosse nata muta. Ma per magia al mattino, venimmo
svegliati dal
canto della vita di Christine. Ecco cos’era successo durante
la notte: un
angelo era sceso sulla culla di Lottie e aveva soffiato sulle sue
labbra,
pronunciando una parola che sicuramente avrai capito qual
è…” -
-
“Canta…” – lo interruppe Raoul
come ipnotizzato.
-
“Esatto ragazzo!” - sorrise l’uomo
– “L’angelo ovviamente
era quello della musica, ma come lui ce ne sono molti
altri…”
Mentre
parlava, si sentirono dodici rintocchi provenire
dall’orologio a pendola nel salotto: rimasero in silenzio ad
ascoltare tutti i
ritmici tocchi, che calavano inesorabili come una scure sul loro tempo.
Infine
Raoul si alzò: “Purtroppo il tempo concessomi per
intrattenermi in vostra compagnia è scaduto. Domattina
partiremo presto quindi
credo sia conveniente salutarci ora!” –
Christine
scattò in piedi come una molla e si strinse
convulsamente al braccio del giovane: “Ti accompagniamo alla
porta, vieni!” –
piccole stille cominciarono a formarsi agli angoli degli occhi.
Scesero
in silenzio le scale fino al pian terreno, poi
Christine mollò la presa e permise a Raoul di congedarsi
degnamente dal signor
Daeè: “Monsieur grazie infinite per la preziosa
ospitalità che mi ha concesso,
spero che un giorno possa avervi miei graditi ospiti nella mia
residenza di
Parigi.” - strinse la mano dell’uomo e
salutò con un inchino Mary, che intanto
era giunta per salutare il giovane ospite.
Poi
prese per mano Christine e aperta la porta la condusse in
giardino, al cancello d’ingresso: “Lottie, non
piangere, sarò di ritorno in un
battito di ciglia… un anno non è poi
così lungo come sembra!” - rincuorò la
ragazza che ormai aveva dato libero sfogo alle sue emozioni.
Christine
si strinse al petto del giovane, bagnandogli di
lacrime la camicia chiara: “Come farò a resistere
un intero inverno senza di
te? Non hai nemmeno idea di quello che significa, rimanere qui: questo
posto
fra qualche settimana diverrà deserto e io sarò
da sola…” – il ragazzo la
strinse più forte a sé, come se con quel semplice
gesto potesse lenire la sua
pena.
Poi
gli balzò in mente un’idea: dal taschino interno
della
giacca, trasse un piccolo biglietto, scritto con elegante scrittura:
“Tieni
Lottie, l’anno scorso è stata una mia mancanza, ho
dimenticato di darti un
indirizzo al quale scrivermi. Ma rimedio
quest’anno… ecco, questo è
l’indirizzo
della mia casa parigina. Così potremmo sentirci anche se
siamo lontani!” - le
sorrise per rincuorarla e sembrò funzionare.
-
“Ti scriverò ogni giorno, sarà come se
fossi ancora qui!” -
sorrise tra e lacrime, che continuavano inesorabilmente a scendere dai
suoi
occhi luminosi.
Un
trottare di cavalli li interruppe: dall’angolo della
piccola strada arrivò una carrozza, che si fermò
proprio davanti ai due
giovani.
-“Arrivederci
dolce Lottie…”- il giovane venne interrotto da
un bacio salato della ragazza.
Ora
ne era più che certo: voleva che Christine diventasse sua
moglie al più presto; sarebbe andato anche contro la sua
famiglia pur di averla
al suo fianco.
-“Arrivederci
Raoul… torna presto, io rimarrò qui ad
attendere il tuo ritorno!”- lo lasciò libero da
quella dolce presa e
indietreggiò di un passo, mentre il giovane saliva sulla
carrozza senza
staccare gli occhi dai suoi.
Quando
la carrozza partì al galoppo tra gli stretti viottoli
del villaggio di Perros, Christine non poté fare a meno di
scoppiare in un
pianto straziante: “Scrivimi!” urlò
dietro al veicolo che girava l’angolo.
Si
sentì stringere in un caldo abbraccio e si strinse al
padre, che aveva assistito a tutta la scena, ed era uscito per
sorreggere la
sua bambina in quel momento così malinconico.
Il
padre la cullò per un po’, sussurrandole che Raoul
sarebbe
tornato più presto di quanto credeva e che avrebbero
trascorso altre
fantastiche giornate insieme.
-“Lottie,
ti dirò di più: se Raoul dovesse chiedermi la tua
mano, io gliela concederei…non sarei disposto a separarmi da
te per un giovane
di minor valor!”- così dicendo le
asciugò una lacrima solitaria che scendeva
verso il mento.
Christine
lo guardò sorpresa e poi scoppiò a ridere: ora ne
era assolutamente certa, quei mesi che la separavano dal suo nuovo
incontro con
Raoul, sarebbero passati velocemente e poi finalmente lei e il ragazzo
sarebbero stati insieme per sempre.
AngolinodiFarah:
salve a te lettore! Se stai leggendo qst
poche righe, vuol dire che hai letto il capitolo e te ne
ringrazio… ;) sarei
felicissima di ricevere tuoi commenti o rettifiche o correzioni o
quant’altro
possa aggradarti…tranne minacce di morte per aver stravolto
i personaggi e la
storiaXD Ci si legge al prossimo capitolo!