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Autore: Leslie    21/08/2013    2 recensioni
Storia terza classificata al contest Generazioni a Confronto indetto da moonspell sul forum di EFP.
« Ogni generazione, sconfitti i suoi demoni, si illude che la calma durerà per sempre, che la loro guerra sarà l'ultima a dover essere mai combattuta. In fondo non li biasimo, loro con le loro brevi vite, non si ricordano i conflitti antichi, non capiscono che la storia, per definizione, si ripete continuamente. »
Costretta a passare secoli in mezzo a maghe e streghe nei loro anni di scuola, Helena Corvonero ne ha viste molte di generazioni, e con la sua antica esperienza passa la sua vita a giudicare. Sarà l'arrivo della figlia di un eroe a regalarle una nuova prospettiva.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Helena Corvonero, Lily Luna Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Storia partecipante al contest Generazioni a Confronto indetto da moonspell sul forum di EFP.

Nickname sul forum: LeslieEFP
Nickname su EFP: Leslie
Titolo della storia: Il vecchio e il nuovo
Generazione: generazione ?
Personaggi: La Dama Grigia (Helena Corvonero) + menzione a Lily L. Potter
Rating: Verde
Introduzione: Costretta a passare secoli in mezzo a maghe e streghe nei loro anni di scuola, Helena Corvonero ne ha viste molte di generazioni, e con la sua antica esperienza passa la sua vita a giudicare. Sarà l'arrivo della figlia di un eroe a regalarle una nuova prospettiva.
Note dell’autore: Introspettivo. Quasi noioso a dire il vero. Questo è il primo contest a cui partecipo, nel mio tentativo di un comeback come scrittrice su questo sito. La storia è un po' strana e, come al solito, non mi convince del tutto, ma ho apprezzato l'opportunità di dare vita ad un personaggio non particolarmente approfondito nella saga. Spero di non essere stata troppo banale.

 

Il vecchio e il nuovo

 

Non avere un corpo significa non invecchiare, e di conseguenza non morire. Buffo, perché io sono già morta, quasi un millennio fa. Uccisa dall'uomo che mi amava, dopo aver derubato la mia stessa madre nell'egoismo di voler diventare migliore di lei. Migliore della donna che è stata tra le fondatrici della stessa scuola in cui sono voluta tornare a vivere quel che resta della mia eternità. Il perché l'ho dimenticato da tempo.

In mille anni ne ho viste molte di guerre, e ogni volta, quando arriva la pace, il castello si riempie di volti nuovi e sguardi vivaci, tanto che sembra quasi che i migliaia di morti e feriti non siano mai esistiti. Ogni generazione, sconfitti i suoi demoni, si illude che la calma durerà per sempre, che la loro guerra sarà l'ultima a dover essere mai combattuta. In fondo non li biasimo, loro con le loro brevi vite, non si ricordano i conflitti antichi, non capiscono che la storia, per definizione, si ripete continuamente. Rüf è troppo pesante nelle sue spiegazioni, e nel tedio delle sue classi gli studenti tendono a dimenticarsi che le vicende che non ascoltano sono successe realmente.

Resta a noi fantasmi ricordare il passato, e aspettare pazientemente che i volti freschi di undicenni si trasformino in quelli spavaldi dei diciassettenni, e che gli stessi studenti che non ascoltavano una parola di Storia della Magia vengano mandati a cambiare il corso di quella stessa storia che non conoscono. Più il tempo passa, più maghi e streghe si dimenticano che quello che loro vivono ogni giorno, altra gente lo ha già vissuto. Che la loro magia non viene solo dallo sventolio di una bacchetta: ci sono anni di studio alle spalle di ogni incantesimo. Con l'esperienza e la vecchiaia, alcuni imparano. Altri semplicemente si accontentano di criticare la generazione successiva, senza rendersi conto che i loro stessi genitori erano stati altrettanto ottusi al cambiamento. Ci sono giorni in cui mi ostino all'idea che un tempo fosse diverso. Un tempo ci importava della conoscenza, avremmo fatto di tutto per essere all'altezza dei nostri avi. Eppure ce l'avevo anche io quell'egoismo che mi piace tanto criticare. Quel bisogno di staccarsi e rivoluzionare i sistemi. Faccio parte della prima generazione di Hogwarts, e all'epoca non c'era nemmeno molto con cui confrontarsi.

Poco più di due decenni dopo la morte del Signore Oscuro, la più giovane dei Potter viene smistata tra i Grifondoro, e con un sorriso più che orgoglioso trotterella verso il suo tavolo, dov'è accolta dai fratelli maggiori. Come degna figlia di un eroe, cammina per i corridoi a testa alta e naso all'insù, circondata da amici. Quasi per gioco comincio a cercare di indovinare qualche dettaglio della sua personalità solo dalla sua apparenza in Sala Grande o in classe, durante alcune delle mie sempre più rare visite all'interno delle classi. Il suo tono di voce è sempre un po' più alto del necessario, ed è spavalda e quasi un po' saccente. Stare seduta tende ad annoiarla, ma la magia la affascina profondamente. Per molti versi è il mio opposto, io che ai miei tempi ero sempre così pacata e attenta, sempre più concentrata sullo studio che su qualsiasi altra cosa. La sola idea di fallire mi ha sempre terrorizzata più di ogni altra cosa. Per questo ho rubato il diadema di mia madre, per questo sono diventata un fantasma. Eppure quella ragazzina, che urla e strepita e ride in modo sguaiato, minuta e magrolina, sembra non aver paura di niente.

Durante un tardo pomeriggio uggioso, china davanti a diversi tomi polverosi, colgo un frammento della sua conversazione con una delle amiche che si porta sempre con sé.

« Quando sarò grande, vincerò una guerra proprio come il mio papà ».

E allora smetto la mia ricerca, e mi fermo in contemplazione, perché nonostante i secoli passati a studiare maghi e streghe nella loro adolescenza, non riesco a comprendere la motivazione dietro il suo desiderio. Mi rendo lentamente conto di quanto, anche ignorando eventi antichi, siamo comunque influenzati dalla storia recente, e dai racconti che sentivamo dai bambini. Essere la figlia di Harry Potter ha certamente aiutato, eppure succede continuamente. È successo anche a me. Nel mio bisogno di distacco volevo superare mia madre, ma la sola presenza di un simile capriccio non può che confermare come in fondo la ammirassi, esattamente come la piccola Potter ammira il suo papà.

Ed è questo che mi sconvolge ogni maledetta volta. Combattiamo tanto per distinguerci, ma siamo tutti umani. In fondo, facciamo tutti gli stessi errori, abbiamo tutti gli stessi sogni. Anche da morti, funzioniamo allo stesso modo, e quello della nostra umanità è il destino al quale ci dovremo arrendere. Forse non è poi così sbagliato avere speranza nel futuro. Ho dovuto guardare negli occhi della figlia di un eroe del passato, per comprenderlo realmente.

Forse io e la ragazzina con i capelli rossi che usa sempre un tono troppo alto non siamo diverse come credevo. Tutti riconosceranno per sempre qualcun altro nel nostro cognome. A meno che, ovviamente, la piccola Potter non faccia fede al suo sogno, e trovi il modo di riuscire in quello in cui io ho fallito: farsi un nome per se stessa. Non è quello che vogliono tutti, alla fine?

   
 
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