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Autore: Sana chang    26/02/2008    3 recensioni
La storia di Merope secondo me. Spero vi piaccia. "Attende la felicità. Se il destino non vuole concedergliela, forzerà l'arbitrio, aggiusterà un po' le cose. Non è sbagliato. O almeno, non troppo."
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merope Gaunt, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME LA STELLA


Costellazione del Toro.
Pleiadi.
Sette stelle.
Merope.

Un rumore metallico entrava sommesso dalla finestra aperta.
I vetri sporchi,incorniciati in finestre dal legno ammuffito emanavano sensazioni umide,vecchie,inquietanti.
Zoccoli.
La cavalcatura elegante trottava fiera,il cavaliere accaldato guardava con occhi leggermente annebbiati il paesaggio circostante.
"Questa baracca è uno scandalo", pensa quasi tra sè,ma lei può sentirlo,nascosta vicino alla finestra, attende il suo momento.
Attende la felicità. Se il destino non vuole concedergliela, forzerà l'arbitrio, aggiusterà un po' le cose.
Non è sbagliato.
O almeno, non troppo.
Un altro sussurro.
Quasi un pensiero,ma lei può avvertirlo.
"Si muore di sete, dovevo portare qualcosa da bere".
E' il momento.

Due occhi si aprono-un battito d'ali-la realtà,la coscienza,la colpirono.
Guardandosi con gli occhi ancora appannati il petto, lo vede.
Le pietre verdi brillano alla penombra,l'oro spicca sopra il grigio dei suoi stracci,la "S" finemente intagliata la guarda minacciosa -come se anche lei sapesse di circondare un collo immeritevole,dopo secoli di riverenze- quasi le sembra di sentire le parole sibilline del padre, come se non avesse mai lasciato la casa.
Fieno.
Un intenso odore di fieno allontana il viso di suo padre dai suoi pensieri, inspira più intensamente.
Sapone di Marsiglia.
Si chiamano così quei pezzi bianchi che usano i Babbani in città per pulire i loro vestiti?
Chiude gli occhi e riesce davvero vedere enormi lenzuoli bianchi vicino all'entrata di una stalla vuota.
Chissà cosa sarà quella punta dolciastra che odora?
Legno appena lucidato.
Ma lei non può denifire questo profumo,perchè il legno della sua casa era ed è sempre stato vecchio e ammuffito.
Apre gli occhi e guarda verso l'angolo della stanza,dove si sprigiona il calore di un calderone di peltro,un poco lacero.
Si alza lentamente,il suo passo è leggermente instabile.
Delle spirali di fumo si alzano dalla sostanza che bolle lentamente,è di colore bianco-grigiastro,dovrebbe essere madreperla in realtà.
Ma lei si è impegnata il massimo per farla venire bene e crede che funzionerà anche così.
Del resto ha solo bisogno di un aiuto, non sarà necessario usare l'Amortentia per troppo tempo.
Le campane.
Sobbalza leggermente,è quasi ora.
Tremando per l'emozione prende un bicchiere da uno scaffale sopra al rubinetto arrugginito. Lo guarda per qualche secondo prima di rendersi conto che è decisamente sporco,lui non lo accetterà mai.
Deve essere tutto perfetto.
Punta la bacchetta con mano incerta e sussurra:"Tergeo". Un po' di sporco se ne va dal bicchiere,ma non è ancora abbastanza.
"Tergeo!"ripete con voce più sicura.
Ora è decisamente pulito.
Si sfila il suo vestito grigio, per infilarsi una vestaglia pulita e colorata, di quelle che usano le casalinghe nei giorni estivi.
I fiori della fantasia hanno colori accesi e fanno uno strano effetto con i suoi capelli di un colore indefinito e sbiadito.
Era al settimo cielo quando, in un giorno di pioggia, il vento gliel'aveva portata, come se volesse aiutarla a rendersi più bella per lui.
Probabilmente era volata via da una villetta nelle vicinanze durante la tempesta, ma il vento non si era preoccupato di disilluderla.
Passò le mani nei suoi capelli cercando di aggiustarli, non ci riuscì molto.
Guardandosi allo specchio si trovò piuttosto bella e accennò a un sorriso.
Guardò per un attimo il bicchiere trasparente e pulito, prima di puntare la bacchetta e con un'insolita decisione dire :"Aguamenti!".
Il bicchiere si riempì d'acqua per più di metà.
Bastavano poche gocce di pozione e lui l'avrebbe amata.
A questo pensiero il petto le sussultò in modo inaspettato, guardò il medaglione,ma non sembrava diverso.
Non seppe spiegarselo. Erano dunque questi i sentimenti?
Prese un cucchiaio dal manico un po' incrostato e lo immerse nella pozione che continuava a inebriarla coi suoi profumi sensuali.
Lo riempì accuratamente, poi lasciò cadere il contenuto nel bicchiere.
Al contatto della pozione con l'acqua uscì una leggera spirale di fumo,poi più nulla.
Sembra solo acqua.
Acqua pura,fresca,semplice,innocente.
Tutto il contrario della realtà,giusto?
Passi pesanti che si avvicinano.
Il panico la coglie.
Si accosta alla finestra e guarda fuori con circospezione. Vede da lontano la sua figura che si avvicina mollemente, provato dal caldo asfissiante.
Può quasi sentire la fatica dei suoi piedi che si strascinano nell'erba arsa dal sole.
Sa che deve decidersi ed uscire, ma il suo corpo sembra immobilizzato dal terrore, dall'indecisione, da quell'abitudine a nascondersi da tutto e da tutti in cui è inevitabilmente caduta.
Guarda il bicchiere sul tavolo vicino alla porta.
Lentamente si sposta,cercando di non far intravedere la sua figura dall'esterno, attraverso la finestra.
Si avvicina al vecchio tavolo dov'è posato il bicchiere, che le darà quello che desidera.
Lo circonda con la mano cerea, senza spostarlo dal tavolo.
Ora è decisamente vicino.
Uno sbuffo:"Che caldo!"
E' il momento.
In un attimo ha sollevato il bicchiere ed ha aperto con un po' di fatica la porta.

Lui è stupito dalla sua vista e la guarda con aria misto curiosa e ribrezzo.
I suoi occhi indugiano al viso della giovane, pallido e un po' troppo tozzo, i suoi occhi lo inquietavano un po', non capiva dove guardasse
Riuscì con fatica ad allontanarsi dal viso per posarsi sull'antica vestagli che portava, non potè fare a meno di sentirsi quasi in imbarazzo per averla sorpresa in abiti così inadatti.
"Acqua."
Si ridestò dai suoi pensieri e notò un bicchiere d'acqua in mano, ma non capì le sue intenzioni.
"Scusa?" le chiese alzando un sopracciglio in modo un po' altezzoso.
Le sue guancie si colorirono leggeremente,mentre imbarazzata disse:"Per bere. Se hai sete".
Pronunciava le "s" in un modo davvero strano, sembravano quasi serpentine.
Gli porse l'acqua con un braccio che sembrava molto instabile, lui esitò, non proprio desideroso di accettare qualcosa da una come lei.
Tuttavia gli sembrava difficile rifiutare.
Prese il bicchiere e se lo portò velocemente alle labbra desideroso di allontanarsi da lei, aveva un appuntamento con Cecilia.
Bevve più di metà del contenuto del bicchiere in due sorsi veloci, poi tornò a guardarla.
Sorrise guardando la sua salvatrice.
Perchè aveva così fretta prima?
...Cecilia.
Cecilia, chi?
"Come ti chiami" chiese guardandola intensamente.
"Merope"
"Come la stella..."
   
 
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