Anime & Manga > Ranma
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Autore: Laila    23/08/2013    4 recensioni
Akane sembra sparita nel nulla. Per scoprire cos'è accaduto Ranma and Co. dovranno intraprendere un viaggio molto particolare e vedersela con le loro fantasie interiori, nulla sarà davvero ciò che sembra e più si avvicineranno alla metà, più saranno consapevoli di dover restare uniti perché stavolta il rischio da scongiurare è enorme.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Akari Unryu, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The forest



"È l'odio che unisce gli esseri umani,

mentre l'amore è sempre individuale."

(G.K.Chesterton)

***



-Aiya! - si coprì la bocca con mano tremante, poi inspirò cercando di liberarsi dall'affanno.

Chissà per il favore di quale congiunzione astrale, l'aveva trovata. Lei. L'aveva trovata prima di tutti gli altri.

La bambina frignava e scuoteva ossessivamente le piccole membra e pareva proprio che cercasse di alzarsi sulla schiena. Non che avesse qualche possibilità di farcela con il sederone che si ritrovava!

Spostò lo sguardo sulla figura ricurva che la sovrastava.

La scimmia adulta era come in procinto di stringere i suoi palmi ossuti e pelosi sul collo della piccola Akane.

Un angolo della bocca si mosse in automatico, delineando un piccolo sorriso. Un retrogusto ironico e sadico allo stesso tempo le riempì il palato.

Quale visione!

Quella scimmia stava per soffocare la sua acerrima nemica... Assisteva a qualcosa che nemmeno nei suoi sogni più rosei l'avrebbe fatta diventare pura e semplice spettatrice.

***



Era fatta! Le erano sufficienti pochi attimi.

Una piccola pressione delle mani e le sue preoccupazioni l'avrebbero finalmente abbandonata.

Nessuno poteva prendersi gioco di lei.

Era arrivata perfino ad impossessarsi di quel maleodorante corpo di scimmia e non poteva mollare ora, sul più bello.

Prima che le cose le sfuggissero di mano era suo dovere chiudere i giochi. Si erano divertiti abbastanza a metterla alla prova, ma quegli sfrontati non la conoscevano affatto. Dopotutto lei era Yuriko, la famosa miko di cui raccontavano tutti i miti di Hakodate.

***



Erano quasi le nove del mattino, eppure la luce del giorno riusciva a malapena a scaldarlo, passando attraverso il fitto fogliame del bosco.

Aveva stretto la bussola tanto da romperla. E adesso non ricordava nemmeno la lezione di orientamento che aveva fatto un giorno alle scuole medie. Il muschio degli alberi segnava il nord o il sud?

Se almeno avessi seguito qualcuno del gruppo, adesso saprei cosa fare.

Si maledisse. Da perfetto incosciente qual era si era allontanato dal sentiero e non aveva preso alcun punto di riferimento per poter tornare indietro. Sentendo salire sempre di più la pressione, cominciò a tagliare alcuni pini a colpi di bandana.

Non gli restava altro che fare un bel po' di rumore, sperando di essere rintracciato da qualcuno dei suoi compagni. Arrivato al settimo albero si pentì e di colpo si arrestò. Avrebbe potuto anche uccidere qualcuno continuando quel disboscamento seriale.

Come aveva potuto essere così idiota?

Akane. Devo trovare Akane.

Stava perdendo anche la ragione. Dubitava di riuscire a ritrovare gli altri elementi del gruppo. Era tutto così frustrante. Ma poi qualcosa lo distrasse dalla sua pena.

Sentì il ripetersi di un rumore secco e regolare, un suono come di rami rotti. Proveniva dalle sue spalle. Sembravano passi.

Si voltò scoprendo che il piccolo sonnambulo del tempio l'aveva raggiunto fin lì, come se per lui il bosco non avesse segreti.

E adesso cosa faccio? Sua madre aveva detto di non svegliarlo, sarà sicuramente preoccupata per suo figlio...

Si schiarì la voce e parlò: -Katashi, cosa ci fai qui? Non è posto per un bambino questo... - non sapeva cos'altro aggiungere, né come il ragazzo avrebbe reagito al suo approccio. Se avrebbe capito, o se l'avrebbe solamente ignorato continuando per la sua strada. Trattenne il fiato per tutto il tempo in cui il ragazzino rimase in silenzio.

Quello si fermò, poi prese a grattare via la crosta di una vecchia ferita che si era fatto sul gomito.

Strinse le labbra sottili con la stizza degna dei suoi anni e socchiuse gli occhi, infine li aprì per bene. -Signore, mi aiuti. La mamma ha litigato col papà! Io non potevo star... - s'interruppe reclinando il capo da un lato e sigillando di nuovo le palpebre.

Un moto d'invidia scosse Ryoga. Quel bambino sembrava molto di più di un sonnambulo qualsiasi. Era riuscito a trovarlo senza l'aiuto di nessuno e rispondeva coscientemente alle sue domande. Com'era diverso quel Katashi da colui che credeva di aver conosciuto soltanto il giorno prima.

-I tuoi genitori sanno che giri da solo nel bosco? - chiese curioso.

Il ragazzino non rispose subito, si stropicciò intorno al naso e sotto agli occhi. -I miei genitori non devono sapere che dormo a brevi intervalli... non voglio che mi curino, è bellissimo avere tutto questo tempo a disposizione per uscire fuori... - svelò. -Le prime volte che mi svegliavo lontano da casa temevo di perdermi, ma poi tornavo sempre indietro, non appena ricadevo nel sonno. Succede perché è come se memorizzassi la strada, credo sia proprio questo il motivo. - scosse la testa. -Ma non cambiamo argomento!

Era ancora confuso dalle sue parole.

E dire che di persone stravaganti ne aveva incontrate in vita sua, ma Katashi le superava tutte.

-La situazione è grave! Mi ha sentito? - riprese a strillare il ragazzino, il collo teso. Anziché confortarlo subito della sua attenzione, Ryoga s'incupì, tornando a guardarlo con aria scrupolosa.

-Come sei riuscito a trovarmi? Sei proprio tu o... sono preda di un'allucinazione?

Il ragazzo fece uno sforzo sovrumano e aprì ancora gli occhi chiari, quindi lo afferrò per i gomiti. -Sono Katashi! Mi ascolti ora, la situazione è grave e non c'è tempo da perdere... Qualcuno ha trafugato il mitamaya di Yuriko. Non è più al suo posto, sulla mensola! Dovete ritrovarlo, è importante che venga rimesso al suo posto o nessuno sarà più al sicuro quassù, anzi nell'intera valle!

Lo scrigno dell'anima di Yuriko era scomparso proprio ora. Come se non bastasse doveva trovare prima Akane. Poggiò le mani sulle delicate spalle di Katashi. Non doveva dargli a vedere quanto era preoccupato, era ancora troppo piccolo per portarne il peso.

-Riusciremo a trovare lo scrigno, te lo prometto. Ma tu devi tornare a casa tua... io non posso riaccompagnarti. Stai molto attento, Katashi!

Un ululato destò i suoi sensi troppo quieti, doveva rialzare la guardia.

In fondo al colle, Koko aspettava mansueto il ritorno del giovane sonnambulo.

-Non si preoccupi per noi. La magia del bosco non ha presa su di me.- lo salutò e volgendosi verso Koko riprese per la sua strada.



***



In passato avrebbe lasciato al primate il tempo di finire il suo lavoro, ma ora la situazione volgeva a suo vantaggio e doveva cogliere l'attimo.

Accarezzò il bordo dello scrigno all'interno della sua tasca.

Non era riuscita ad ingannarla: quella scimmia doveva essere stata posseduta, l'energia che emanava era quella di uno spirito umano molto forte. La miko, forse?

Si umettò le labbra ed estrasse l'astuccio di legno dalla tasca dei pantaloni. Graffiò via la carta del sigillo e aprì la scatola con un fremito di trepidazione.

La scimmia gridò di sgomento mentre l'anima della miko fuoriusciva dal corpo in cui si era annidata, restia, come se l'avessero trascinata per i capelli.

Il fantasma cercò invano di aggrapparsi alla schiena dell'animale, ma il suo spirito venne infine completamente imprigionato nella scatoletta shintoista.

Chiuse il coperchio.

-Chi ha osato! Fatemi uscire, subito! - echeggiò una vocetta dalla piccola tomba di legno.

-Non glidale! E sappi che sono io, Shampoo, la sola che può dale oldini qui!

-Fammi uscire subito, sciocca! - ripeté la prigioniera, ancora più furiosa di prima.

-Shh! Impala a stal zitta o ti blucio nella tua bella scatoletta!

-No! Ti prego non farlo! Farò tutto ciò che vuoi, starò zitta e buona, mia signora!

-Così va meglio. – sorrise. -Avlai ciò che vuoi se io avlò ciò che ti oldino.

Non aveva che l'imbarazzo della scelta.

Avrebbe potuto ordinare a Yuriko di fare impazzire i suoi compagni con le sue allucinazioni, o farli suoi schiavi. Quanto a Ranma, il suo Ailen l'avrebbe amata finalmente, suggestionato in un modo o nell'altro... Per esempio Yuriko coi suoi poteri avrebbe potuto farla sembrare Akane agli occhi dell'amato cosicché lei avrebbe potuto spezzare ogni legame tra i due ed entrare in ballo come Shampoo, per consolarlo e prenderlo una volta per tutte.

Avrebbero avuto la storia d'amore che si meritava. Era difficile scegliere quale desiderio esprimere per primo, tanti ne aveva. Ripose la mitamaya nella tasca dei pantaloni. La scimmietta svenendo era crollata addosso a quell'impiastro di Akane.

La sollevò dalla coda e proprio in quel momento il futuro marito la chiamò a gran voce. -Shampoo! L'hai... l'hai trovata!

Gettata la bestiola a terra, prese la piccolina fra le braccia, cercando invano d'ignorare quel suo pianto perforante. Il suo Ailen le raggiunse in un attimo, l'espressione accigliata dipinta sul volto.

-Sta bene? - le chiese.

Per ora...

***

Fissò il soffitto della tenda, sollevata, dopo che finalmente quello stupido del fidanzato ebbe smesso di cacciarle il ciuccio in bocca: ogni volta lei lo sputava e si era arreso all'evidenza, stendendosi di nuovo al suo fianco sul futon. Credeva davvero che avrebbe abboccato? Lo aveva sopravvalutato parecchio, era più stupido di quanto immaginasse...

La sua mente era ancora in grado di ragionare come quella di una diciassettenne, solo che non riusciva a comunicare altrettanto bene. Ci aveva provato anche quella mattina ma per qualche strano motivo era riuscita a sillabare le solite inutili vocali, la A e la E, poi non riuscendo a fare di meglio si era messa a piangere.

E come sempre, l'avevano fraintesa.

Il braccio di Ranma la circondò delicatamente, mentre si muoveva nel futon, cercando una posizione migliore per dormire. Era così premuroso con lei che stentava a riconoscere il suo fidanzato. E forse era solo merito del suo rapimento, ma non le toglieva gli occhi di dosso. Dopo un quarto d'ora il russare di Mousse cominciava a farsi più vago alle sue orecchie, forse era giunta l'ora di riposare anche per lei.

-Ranma sei sveglio? - chiese Ryoga, ritrovato solo una decina di minuti prima da Konatsu, mentre si aggirava solo nel bosco.

Ce l'aveva ancora con lui? Non ne era più tanto sicura, in fondo le dispiaceva avere visto quanto Akari avesse sofferto per tutto il tempo in cui avevano convissuto.

-Cambierebbe qualcosa se rispondessi di no? - obiettò il fidanzato.

-Non ne posso più... Ho la testa che mi scoppia. Devo dirti una cosa... - sospirò amareggiato il ragazzo con la bandana.

All'improvviso si sentiva sveglia e pimpante. Ranma si era appoggiato su di un gomito per guardare il suo interlocutore in viso. -Avanti, parla.

-Supponi che ci siano due ragazze, entrambe molto carine: una di loro è la tua fidanzata e l'altra... tu sei molto legato a lei, anche se...

-Come Akari ad esempio? - s'intromise Ranma.

-Chiamala come vuoi. È un esempio. Lei è una ragazza del tuo passato.

-Allora Ukyo.

Strinse i pugni. Cominciava a voler gridare per il gran narcisismo del fidanzato, però non doveva sforzarsi, altrimenti avrebbe finito per farsela addosso per l'ennesima volta e sarebbe stato umiliante. La sua autostima ne stava risentendo amaramente.

Che gran rottura avere sei mesi con una mente di donna, mi sembra quasi d'essere invecchiata precocemente!

-Non... - proruppe ora più brusco Ryoga. -Vuoi farmi finire? O vuoi nominare anche Shampoo e Kodachi, prima?

Ranma alzò le mani in segno di resa. Ryoga sbuffò e riprese a spiegare. -Se questa ragazza ti avesse aperto il suo cuore, dicendoti tutto di lei anche riguardo ai suoi sogni e ai suoi segreti più intimi, ma fosse rimasta in qualche modo irraggiungibile per te, che avresti fatto?

Chiedere al suo fidanzato un consiglio sulle donne! Ryoga sei impazzito? Lo stai sovraccaricando, il suo cervello esploderà!

-Non capisco... Perché ti avrebbe detto tutti i suoi segreti se poi siete rimasti solo amici? E che fine ha fatto la prima ragazza, la fidanzata...

-Diciamo che tu sei venuto a conoscenza dei segreti di questa seconda ragazza, ma che lei non sa di averteli esternati... e anche la tua fidanzata ufficiale non sa... - deglutì. -di lei.- terminò con una voce che sembrava pentita di essersi lasciata sfuggire quelle parole.

Vide Ranma balzare fuori dalle coperte, dirigendosi senza alcun indugio verso il coetaneo. -Ho capito, finalmente! Stai parlando di Akane, pervertito! - era pronto a mettergli le mani al collo.

-Stai lontano dalla mia fidanzata, mi hai capito? Hai già fatto abbastanza...

Mousse si lamentò nel sonno.

La voce di Ryoga era un sibilo strozzato, quando rispose: -U-un pessimo consiglio, ci ho gi-già provato a starle lontano... non ci riesco, il problema è che quando sono in crisi con Akari, mi tornano in mente lei e quei ricordi felici...

-Eppure allora tu eri solo P-chan per lei! Se è Akane che vuoi dillo chiaramente e fatti sotto! Non me la farò rubare da uno sbruffone come te, questo è poco ma sicuro!

Accidenti! Non mi ero mai accorta che Ryoga fosse interessato a me... e Ranma è così violento quand'è geloso!

Uno schiaffo. Ryoga aveva attaccato, alla fine. -Credi ancora che l'abbia rapita perché ero geloso della tua fortuna in amore? Kami, come ti sbagli, io non l'ho pianificato! Credi che non mi sia mai neanche sforzato di comportarmi normalmente, in tanti anni, con Akane? Anche se non dormo nel suo letto come un maialino da quando ho iniziato a vedermi con Akari, è sapere che non ci tornerò più che... che mi tormenta. Perché in quei momenti per la tua fidanzata io ero solo P-chan, ma lei per me... lei non era la solita Akane... era... diversa.

Stava andando nel panico. Troppe informazioni da assimilare tutte in una notte. Ora non sarebbe più riuscita a prendere sonno. Non avrei mai voluto incoraggiare Ryoga a provare dei sentimenti per me. Accidenti! Mi dispiace così tanto... Ma no, un momento, lui mi ha preso in giro, tutto questo tempo mi ha fatto credere di essere solo un maialino ed invece...

A quel punto come a voler continuare il corso dei suoi pensieri Ranma ribatté: -Non avevi il diritto di approfittarti del tuo stato di porcello... Lei non sospettava nulla, non è mai stata una donna perspicace, lo sai anche tu.

Ranma, sei un idiota! Avresti dovuto dirmelo...

Avvertì una torsione a livello dello stomaco quando capì dell'altro. Ranma lo aveva fatto, le aveva detto che Ryoga era P-chan almeno un centinaio di volte, ma lei non gli aveva mai creduto e al contrario era stata entusiasta di vedere il fidanzato montare di un'assurda gelosia per il maialino. Tutto combaciava come in un puzzle che non era mai riuscita a fissare e che non avrebbe mai voluto vedere per intero.

Il girovago si strinse nelle spalle. -P-chan e Ryoga devono rimanere due esseri distinti per Akane. Non posso dirglielo. Se lo facessi, niente sarebbe più lo stesso tra di noi e mi sentirei completamente a disagio, non saprei più come comportarmi... però una parte di me si vergogna di avere estorto quelle confidenze quand'ero un porcellino: anche se è stato prima di conoscere Akari, questo non cambia il passato!

Piccato, Ranma espirò profondamente tra i denti per poter continuare. -Quello che è stato è stato! Dimentica questa faccenda, ti perdono per esserti... infilato nel letto de-della mia fidanzata, in parte è anche colpa mia se-se sei diventato il suo animaletto domestico. Un po' me lo sono meritato, probabilmente...

-Voi due, la volete finire una buona volta? Siete peggio delle pettegole del villaggio di Joketsuzoko. Lasciatemi dormire o ve la faccio vedere io! - La voce di Mousse suonava così bassa e inquietante che nessuno osò replicare.

***

Le vampate di fumo erano un toccasana per la stanchezza e il tepore dell'acqua era così piacevole da averle quasi fatto dimenticare le due scimmiette di montagna che stavano facendo il bagno a un metro di distanza da lei.

Sospirò cercando di pensare positivo. Akane era stata ritrovata e Ranma aveva ripreso il suo solito appetito; tutto sembrava essersi risolto per il meglio, o quasi.

Alzò lo sguardo e vide il kunoichi avanzare tra gli alberi. Si nascose scrutandolo da dietro una roccia che emergeva sull'acqua.

Con faccia paonazza il giovane si fermò davanti alla sponda, sentendo la temperatura dell'acqua con la punta di un piede. Un lembo dello scollo del suo yukata scese, offrendo la spalla sinistra all'aria fresca di montagna.

-C'è nessuno?

Si avvicinò a Konatsu nuotando silenziosa.

-Ah! Signorina Ukyo! Finisca pure il suo bagno, io posso tornare più tardi! - esclamò lui volgendosi istintivamente da un'altra parte.

Presa da un momento goliardico gli schizzò l'acqua addosso. -Che stai dicendo, Konatsu? Resta! Possiamo benissimo fare il bagno insieme, è così grande qui!

A quelle parole vide la schiena del ninja irrigidirsi e il suo profilo arrossire leggermente.

-No-non sta bene! - balbettò contrariato. -Non dica certe cose, io sono sempre un uomo!

-Andiamo... non fare il bambino! Che sarà mai! Io starò su questo lato e tu dall'altro...

Il ninja le tenne il muso, ma contrariamente a quanto si aspettava non la piantò in asso e continuò la ramanzina.

-Lei pensa di saperlo, ma non ha idea di come sono fatti gli uomini! Ad esempio ha idea di quanti ci provano con me, al locale? Quanti di loro mi hanno palpeggiato? Deve essere più prudente nel trattarli, non tutti sono gentiluomini come Saotome, lo sa? E si ricordi, anche se non sembra sotto certi aspetti, io sono un uomo!

Le mancava solo una predica sulle apparenze che ingannano, come se non lo sapesse già da sola. Lo fissò per qualche istante.

-Konatsu, hai un ragno sulla spalla...

-COOSA? - scuotendosi per scrollarselo di dosso, il kunoichi finì per mettere un piede in fallo e cadere dentro le terme con un clamoroso tonfo.

Afferrò il suo braccio per tirarlo in superficie. -Va tutto bene?- chiese divertita.

Il ragazzo si liberò dalla sua presa, come se avesse perso l'onore nel momento stesso in cui era caduto. Ora gli avrebbe fatto passare la stizza.

-Conosco gli uomini, sono stata cresciuta da un uomo e ho persino frequentato delle scuole maschili... so fino a che punto posso espormi con loro. Di chi fidarmi o di chi no, però, lascialo decidere a me. Sappi che in ogni caso mi porto sempre dietro la mia spatola. - gli fece un occhiolino.

Sapeva quanto poteva essere dura la vita per una ragazza sola, ma lei era riuscita a superare le sue paure. Ora aveva degli amici e, anche se a volte rimpiangeva la sua mancanza di modi femminili o provocanti, non era un grosso problema per lei, aveva imparato a non darlo a vedere.

Il ragazzo le accarezzò il viso, delicatamente.

-Io voglio solo proteggerla, forse esagero ma tengo molto a lei, signorina.

Protezione. Certe volte sentiva il bisogno di avere qualcuno che l'abbracciasse, o che anche solo le stesse vicino... Konatsu, doveva riconoscerlo, in questo era così buono e disponibile. Non era più nemmeno sicura di chi fosse alle dipendenze di chi, tanto gli era grata.

Meravigliandosi del suo stesso gesto, strinse la mano del ninja nella sua, chiuse gli occhi e restò così per un personale momento, fino a quando non la lasciò andare, sorridendogli.

Nel silenzio che seguì, arrossì, tentando di fare uscire la voce per giustificare il suo gesto sdolcinato, ma non ebbe fortuna. Gli occhi di Konatsu erano insistentemente fissi sui suoi e avevano acquistato una strana luce.

-Io la amo, sento di non poter più fare a meno di lei... lo sa?

No.

Non lo sapeva.

Non riusciva a pensare cosa fosse più naturale rispondergli, il problema era che non si sentiva affatto naturale, e questo la imbarazzava più della sua stessa nudità.

***

   
 
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