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Autore: Phantom13    23/08/2013    2 recensioni
Storia che si svolge in seguito agli eventi di Twilight Princess.
Un eroe che non vuole essere tale, costretto a dover affrontare le conseguenze delle sue azioni: sopportare gli sguardi piedi di venerazioni, di rispetto e gratitudine profonda della gente. Una vita di gloria che lui, l'eroe del Crepuscolo, abituato a combattere nelle ombre, silenziosamente, invisibile a tutto e a tutti, non vuole.
Quando la Triforza chiama, lui deve rispondere, volente o nolente.
Dal capitolo cinque:
"Compagni di un destino condiviso da millenni a quella parte; condannati a dover combattere un’eterna battaglia senza fine nel nome della Triforza; qualche volta erano stati amici, altre volte qualcosa di molto di più, ma non quella volta. Entrambi avevano la consapevolezza di essersi già conosciuti in ère già morte."
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In questa fic, l'atmosfera generale sarà sul serio-triste, com'è lo stile di Twilight Princess. Non aspettatevi dunque una storia d'amore tra Link e Zelda. Sarà più che altro una fic che (si spera) faccia riflettere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Princess Zelda, Un po' tutti | Coppie: King of Red Lions/Daphnes Nohansen Hyrule
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Salve, gente! Phantom13 è viva, anche se non si sarebbe detto. Non mi facco più sentire da tantissimo tempo da queste parti, lo so, e per questo vi chiedo scusa (se dovete dare la colpa a qualcuno, datela alla mia disetrice ispirazione, che mi ha abbandonata sul più bello). Ma ora vi porto qui un nuovo capitolo, un po' piu corto degli altri ma spero altrettanto bello. le cose finalmente cominciano ad entrare nel vivo! Perdonatemi se ci sono ripetizioni o errori di battitura, eccezzionalmente questa volta non ho riletto interamente ciò che ho scritto (non ne potevo semplicemente più!). Ma spero ne sia uscito comunque un capitolo leggibile.
Ora vi lascio!
Enjoy! 



Capitolo 4
...
I don't know
If the sun will shine
Again 
...

 

Gli zoccoli di Epona solcavano, miglio dopo miglio, le magiche terre di Hyrule. Avevano calpestato l’erba della piana occidentale, avevano cozzato contro le pietre del Ponte di Oldin, sospeso su un baratro senza fondo a metà tra le montagne rosse dei Goron e quelle grigie degli Zora, e ora stavano rumoreggiando per la gola incassata tra le rocce, ai piedi dei monti settentrionali, prima della pianura attraversata dal fiume nascente nel Reame Zora. In quella stessa gola era possibile trovare l’entrata al Villaggio Dimenticato, dove una certa vecchia signora abitava ancora, l’ultima della propria stirpe.
Ma a Link non importava gran che di quel paesaggio che aveva già visto troppe volte. Spronò Epona al galoppo, mentre qualche verdeggiante bulblin camminava a passo lento, in cima alle pareti rocciose che infossavano la strada, guardando con distratti occhi rossi il cavaliere che là sotto galoppava.
La pianura settentrionale, punteggiata di scure rocce, spaccata a metà dal gelido fiume montano e attraversata per l’altro senso dal possente ponte di pietra per superare il corso d’acqua, si srotolò davanti agli occhi dei due viaggiatori. Erano proprio sotto alle radici dei Monti, sui quali vivevano gli Zora. Tetri nuvoloni gonfi di pioggia ne avvolgevano la cima, ma ancora il biancore delle nevi e dei ghiacci lassù presenti erano visibili.
Prima del ponte, l’hylian vestito di verde, diresse la sua cavalcatura su per un sentiero affondato tra le rocce, che si inerpicava su per il fianco della montagna. Epona sbuffò ma senza protestare eseguì. Gracili staccionate pericolanti accostavano quei passaggi impervi, Link sapeva dove andare. Qualche ragno pattinatore rosso o blu si avvicinò loro, frinendo. Bastò un lieve colpetto ai fianchi della cavalla per travolgerli e lasciarseli ammaccati alle spalle. Gli occhi azzurri di Link intanto scandagliavano le rocce tra le quali passavano, cercavano attentamente un segno. E il segno lo trovarono senza particolari problemi. Un piccolo anfratto ombroso tradiva la presenza di una grotta, piccola, quasi mai notata, una volta coperta da un macigno franato da chissà dove.
Lì davanti, Link fece arrestare Epona. Smontò di sella e diede una pacca affettuosa sul muso della sua cavalcatura. –Tu aspetta qui, eh?- le disse.
In risposta ricevette uno sbuffo, come sempre.
Link scavalcò il piccolo ammasso di detriti che ostruiva in parte l’entrata e si infilò dentro. Non seppe dire per quanto camminò esattamente, ma il pavimento di roccia si faceva sempre più in salita.
Finalmente, il famigliare lucore lo avvisò che era quasi arrivato. Ancora qualche passo e fu fuori, direttamente del Regno degli Zora.
Pareva una grotta alla quale mancasse il soffitto, il luogo in cui le pacifiche creature acquatiche di Hyrule avevano trovato la loro dimora. Una grotta incassata sotto la pelle della montagna nella quale uno squarcio rivelava il cielo. Ondate di pioggia entravano, battendo incessantemente la superficie della pozza d’acqua nella quale fluivano numerose cascate, per altro rumorosissime, che sbucavano dal corpo stesso della montagna, incrostata di stalagmiti, andando a formare quella limpida pozza sottostante. Link rimase un attimo fermo a guardare i giochi d’acqua. Un dettaglio però lo fece raggelare.
Non c’erano Zora.
Quella era la loro dimora, avrebbero dovuto essercene a decine. Eppure quelle acque solitamente ribollenti dei loro schizzi di pinne erano ora desolatamente vuote. L’hylian aggrottò la fronte.
Era vero, dunque, che su là qualcosa non quadrava.
Ora lui si trovava circa a metà dell’altezza complessiva, sotto una specie di porticato naturale si stalattiti e stalagmiti. Dall’alto, di Zora proprio non se ne vedevano. Socchiuse gli occhi, accarezzando con una mano l’elsa della spada. Se di zora non ce n’erano, pure presenze malvage erano del tutto assenti. Ciò non cambiava il fatto che gli abitanti erano scomparsi. Forse, pensò, si erano rintanati nella sala del trono, in cima alla cascata più grande di tutte. Ma nutriva i suoi dubbi.
Sospirando, mantenendo al contempo tutti i sensi all’erta, cominciò ad incamminarsi, o meglio, arrampicarsi da una sporgenza all’altra mirando alla cima della cascata. La pozza secondaria sopraelevata alla prima, nella quale presidiava il regnante, Rals, e tutta la sua corte, era vuota, esattamente come sotto. Nessun anima viva né morta.
Link deglutì, osservando la piccola pozza. Sperò che gli zora non fossero stati divorati tutti da una qualche mostruosa creatura. Si mise in ascolto ma nessun suono raggiunse le sue orecchie appuntite. Lì non c’era proprio niente. Ma allora perchè aveva quell’orribile sensazione?
Si voltò lentamente verso lo sbocco della piccola sala del trono. Guardava fisso l’aria, come se da un momento all’altro vi fosse apparso uno spettro assetato di sangue. Ma nulla accadde. Link aggrottò la fronte, sempre sospettoso. Lentamente, cominciò a muoversi tornando sui suoi passi. Il suo istinto raramente sbagliava …
Per scendere si tuffò semplicemente, lasciandosi portate dalla cascata. Con un tonfo atterrò nella pozza sottostante, riemergendo un po’ più in là. Raggiunse la riva e un’idea gli balzò alla mente. Il passaggio che conduceva al ghiacciaio gli soffiò in faccia aria gelida, come ad invitarlo ad entrare. Link esitò un attimo, attendendo che i propri vestiti smettessero almeno un poco di asciugare.
Lentamente, con le dita ben strette sull’elsa della spada, si avviò in quella direzione, entrando nella galleria incrostata di ghiaccio. L’aria scese drasticamente, mentre il vento ululava come un lupo ferito, correndo da un lato all’altro del passaggio naturale, ringhiando.
Link capì qual’era il problema quando giunse dall’altro lato. Una tempesta dalla potenza mai vista prima spazzava con furia i pendii della vallata nascosta e intasata di neve che conduceva alla vetta dei Monti. Il nevischio veniva sbattuto ovunque dalle ventate impazzite, le folate gridavano intrecciandosi tra loro e abbattendosi ovunque con rabbia. Link rimase interdetto. Non riusciva nemmeno a distinguere la superficie del lago che doveva trovarsi là sotto dalla semplice neve che volava nell’aria.
Di una cosa era certo: quella tempesta non era naturale. No. una simile violenza era troppo pure per quel luogo che andava famoso per le sue bufere.
Avrebbe tanto voluto andare a controllare come stessero la coppia di yeti che abitavano lassù in cima, ma, ora come ora, con le sue sembianze umane non sarebbe andato lontano. Neanche da lupo, però, ebbe il dubbio che ci sarebbe riuscito.
Rabbrividendo, girò sui tacchi. Rimanere lì non aveva senso, se non a procurarsi una polmonite.
Con piacere tornò nell’aria tiepida delle sorgenti zora. Incredibile come un semplice strato di roccia potesse separare due climi tanto diversi.
Accadde in un attimo.
La triforza sulla mano si accese di botto. Link digrignò i denti, mentre la luce divina gli bruciava la mano con foga disperata. Nello stesso istante lo sentì arrivare. Le sue orecchie, dall’udito più fine di quello di un semplice umano, lo avvertirono. Ma troppo tardi.
Qualcosa lo colpì da dietro, scaraventandolo a terra.
L’unica cosa che riuscì a vedere fu una scia di fumo nero librarsi in aria. Un acutissimo stridio lo tramortì.
Un dolore lancinante gli percorse tutte le membra. I muscoli gli si tesero, tutti insieme, in un unico spasmo. Link gridò, tenendosi forte la mano, che poco ci mancava avrebbe cominciato a sanguinare. La triforza brillava come non mai, luce e dolore.
Divenne tutto buio.
 
Rinvenne qualche ora dopo, a giudicare dalla posizione del sole. Provò a rialzarsi. Non ci riuscì.
La testa gli pulsava dolorosamente, tutto il corpo gli faceva male. Respirò a pieni polmoni, rimanendo semplicemente immobile. Cos’era appena successo, non lo seppe dire.
Provò di nuovo a tirarsi in piedi ma si accorse che il suo copro gli rispondeva in modo sbagliato. O meglio, non come si sarebbe aspettato che facesse.
Scivolò e ricadde a terra.
Un guaito gli uscì dalla gola.
Link si bloccò di colpo, realizzando. Questa volta non ebbe problemi a scattare in piedi, siccome aveva capito come fare. In piedi. Forse non era il modo corretto di dirlo. Le zampe in questione erano quattro.
Link si diede un’occhiata, piegando in dietro la testa.
Eh, già.
Pelo nero, una coda, la solita catena alla zampa anteriore destra, zanne scattanti, orecchie pelose e muso sorpreso.
Era tornato ad essere lupo. 
  
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