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Autore: littlemoonstar    24/08/2013    4 recensioni
Il tizio la guardò aggrottando la fronte, poi scosse la testa mugugnando qualcosa e tornò nuovamente in macchina. Lei osservò la palla di pelo rossa saltare sul cornicione della finestra del primo piano ed entrare in casa muovendo la lunga coda pelosa.
Di certo la signora Schrödinger sarebbe stata contenta di riavere il suo gatto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Howard Wolowitz, Leonard Hofstadter, Penny, Rajesh Koothrappali, Sheldon Cooper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La variabile della coinquilina.

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Penny guardò in alto, cercando di scorgere la fine di quel palazzo dalle ampie finestre, che davano direttamente sulla strada.

Doveva esserci decisamente degli appartamenti carini in quel posto: attraverso le vetrate del piano terra riusciva a distinguere un ampio atrio, mentre al primo piano, con un piccolo sforzo, intravedeva un comodo divano e una serie di vasi dai colori sgargianti.
Non sapeva perché quel'edificio la colpisse tanto: c'erano un sacco di costruzioni simili a Pasadena, ma nonostante ciò si era fermata esattamente in quel punto.
Effettivamente cominciava a sembrare un po' strana. Si guardò intorno, sperando di non essere stata vista da nessuno.
Tirò su il pesante scatolone, cominciando a sentire il graduale intorpidimento delle braccia farsi via via più importante.
« Lasci, lasci. Faccio io. » mormorò una figura alle sue spalle.
« Oh, non importa. La ringrazio, Mister Finnigan. » rispose lei, osservando con un sorrisetto compiaciuto l'omuncolo basso e calvo dell'agenzia immobiliare. Notò una piccola spilla di Superman sul colletto della giacca di tweed. Doveva essere di sicuro uno di quei nerd che passano ore a giocare ai videogames.
« Allora, vogliamo andare? » proseguì lui, stringendosi nella giacca troppo stretta. Penny annuì appena, senza guardarlo ulteriormente. Il suo sguardo tornò a posarsi su quell'edificio.
Forse le ricordava qualcosa. O forse era solo una stupidaggine.
In quel momento si sentiva spaesata e un po' sola. Di certo allontanarsi dal Nebraska per rincorrere il sogno di diventare attrice non era stato visto di buon occhio dai suoi, e probabilmente in quel momento ne sentiva il peso.
Scrollò la testa, lasciando ondeggiare i morbidi capelli biondi sulla maglietta in cotone leggero. 
« L'appartamento è poco lontano da qui, ci vorranno cinque minuti con la mia automobile. » borbottò l'agente immobiliare, avvicinandosi ad una vecchia monovolume color sabbia. Salutò con un cenno il suo collega, appostato sulla soglia dell'immobiliare da cui erano appena usciti, e guardò nuovamente la ragazza.
« La seguo. » lo rassicurò lei, per poi dirigersi verso l'auto scassata con cui aveva guidato fino in California. Dio, che viaggio da incubo.
Salì in macchina, ma in quel momento quattro ragazzi uscirono dal portone dell'edificio: erano vestiti in modo osceno, con dei tagli di capelli antiquati e l'aria da secchioni. Uno di loro – alto e magro – teneva tra le braccia una scatola che sembrava muoversi.
« Sheldon, no. » disse il tipo accanto a lui, sistemandosi gli occhiali sul naso. « Non voglio riprovare con il gatto di Schrödinger. ».
« Leonard, questo potrebbe portare i miei studi a livelli che...che tu non raggiungerai mai! ».
Aggrottai la fronte. Quel tizio non conosceva il significato della modestia.
« E dai, Sheldon, libera quel povero gatto. » suggerì il ragazzo più a destra, un tipo dalla carnagione scura con uno strano accento orientale. Lo spilungone alzò gli occhi al cielo.
« Se non lo liberi comincerà a graffiarti. Le altre volte è andata così, ricordi? Hai usato il disinfettante al posto del sapone per due settimane. » concluse l'ultimo dei quattro, decisamente il più strambo tra tutti.
I quattro si avviarono lungo il marciapiede. Sheldon, il più alto, arretrò di qualche passo e si piegò sulle ginocchia, aprendo lo scatolone dal quale fuoriuscì un bellissimo gatto rosso.
« Mi dispiace, gatto numero tre, non potrai partecipare al grande esperimento rivelatore del dottor Sheldon Cooper. Puoi tornare dalla tua padrona al primo piano, adesso. ».
Detto questo, si voltò e raggiunse gli altri, scomparendo dietro l'angolo.
Penny rimase a guardarli senza battere ciglio: nonostante avesse capito un quarto dei loro discorsi, quei quattro erano decisamente i tipi più strani che avesse mai incontrato.
« Signorina, tutto bene?! » gridò il tipo dell'immobiliare, che si era improvvisamente appoggiato al suo finestrino. Penny urlò per lo spavento, tenendo la mano sul petto. « Oh. Scusi. Vogliamo andare? ». Probabilmente aveva aspettato un bel po', e doveva essere parecchio irritato.
« Mi scusi. » iniziò, cercando di ritrovare la voce. « Sa per caso se in quel palazzo abita un certo signor Schrödinger? ».
Il tizio la guardò aggrottando la fronte, poi scosse la testa mugugnando qualcosa e tornò nuovamente in macchina. Lei osservò la palla di pelo rossa saltare sul cornicione della finestra del primo piano ed entrare in casa muovendo la lunga coda pelosa.
Di certo la signora Schrödinger sarebbe stata contenta di riavere il suo gatto.
Tornò a fissare nuovamente l'edificio.
Chissà, forse c'era qualche appartamento in affitto.






Note
: Ipotizzando in che modo Penny sia finita nell'appartamento 4B è venuta fuori questa piccola one-shot. Ho voluto aggiungere il paradosso di Schrödinger perché, a mio parere, l'episodio in cui se ne parla è uno dei miei preferiti. Spero vi sia piaciuta.
  
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