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Autore: lilyhachi    25/08/2013    7 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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VIII
 
Everybody hurts
 
Una macchina sfondò l'entrata del magazzino in cui si trovavano prima che Jackson, sotto forma di kanima, potesse ucciderli tutti come gli era stato ordinato. Non era una macchina qualunque, bensì la jeep di Stiles, e seduta accanto a lui vi era Lydia.
Il ragazzo colpì Jackson in pieno.
“L'ho preso?”, chiese, voltandosi speranzoso verso Scott.
Purtroppo la risposta a quella domanda arrivò in fretta nel momento in cui Jackson balzò sulla jeep del ragazzo, che con un urlo terrorizzato uscì dalla macchina insieme a Lydia.
Stiles corse verso Scott ma Lydia rimase ferma davanti al kanima, chiamando il suo nome, e mostrandogli una chiave che teneva fra le dita. Nessuno osò intervenire mentre Jackson osservava quella chiave con attenzione.
Per un attimo, Isaac temette che le avrebbe tagliato la gola, d'altronde Jackson non era molto in sé, ma quello che vide lasciò tutti decisamente sorpresi...persino lui.
Il ragazzo riconobbe Lydia e ciò che la chiave rappresentava per lui. Si allontanò un attimo da lei, riprendendo per metà la sua forma umana, e fu in quel momento che Peter e Derek agirono, scagliandosi su Jackson e piantando i loro artigli dritti dentro di lui, sotto lo sguardo della rossa.
Lydia afferrò Jackson in tempo, prima che si accasciasse a terra, tenendolo stretto fra le sua braccia.
Isaac osservava la scena, mentre il sangue gli scorreva ancora dal collo per le ferite riportate, e nel vedere Lydia che stringeva il ragazzo con tanto amore e disperazione, non potè fare a meno di pensare a Lyla. Derek gli mise una mano sulla spalla, tirandolo leggermente più vicino a lui, mentre Isaac proprio non riusciva a staccare gli occhi da quella scena così straziante.
“Tu...ancora...”. La voce di Jackson veniva spezzata continuamente dagli ansimi.
“Io ti amo”, sussurrò Lydia. “Sì, io ti amo ancora”.
Jackson lasciò andare la testa sulla spalla della ragazza, chiudendo gli occhi, mentre Lydia lo stringeva ancora più forte, come se non volesse lasciarlo andare, come se sperasse che tutto ciò non stava accadendo davvero, perchè in effetti come poteva credere che il tuo ragazzo fosse un mostro e che stesse per morire fra le sue braccia dopo essere stato ucciso da due licantropi? Lydia si alzò e fece per tornare verso di loro, quando un rumore di artigli sfregò leggero sul pavimento. Si voltarono tutti verso la figura distesa e apparentemente senza vita di Jackson, per vederlo alzarsi in piedi e mostrare con un ringhio i suoi occhi blu da licantropo. La ragazza gli corse incontro, abbracciandolo così forte che in circostanze normali gli avrebbe tolto il fiato, mentre Isaac vide Scott stringere la mano di Allison che fissava la scena con gli occhi lucidi.
Avevano visto morte e rinascita di un ragazzo che aveva chiesto spontaneamente di essere morso, per poi trasformarsi in una creatura squamosa usata per scopi vendicativi. Si era trasformato nel kanima perchè era solo, perchè voleva un amico, qualcuno che lo guidasse, che gli volesse bene, e ci era voluto forse troppo tempo per capire che la persona adatta lo stava stringendo proprio in quel momento; quella persona che era l'unica al mondo in grado di salvarlo, ricordandogli il suo lato umano; ricordandogli che il ragazzo di cui si era innamorata era lì dentro, da qualche parte.
C'era così tanto amore in quel dannato luogo che Isaac cominciava a sentirsi sopraffatto e frustrato per il fatto che lui non potesse stringere il suo. Lyla gli ricordava la sua parte umana ogni volta che lo guardava; gli ricordava quel ragazzino indifeso che correva via in sella alla sua bicicletta ogni volta che suo padre gli faceva del male; gli ricordava quel ragazzo pieno di lividi che le aveva indicato l'aula di chimica; quel ragazzo che si era presentato alla sua finestra completamente spezzato e rotto; quel ragazzo che l'aveva allontanata per tenerla al sicuro; quel ragazzo che poco alla volta aveva imparato e compreso quanto l'amasse con tutto sé stesso. Aveva sbagliato tutto, fin dall'inizio. Una lacrima silenziosa gli rigò il volto, mentre Derek continuava a tenere la mano stretta sulla sua spalla, come se stesse sentendo anche lui il dolore del suo beta, che non faceva altro che pensare al momento in cui sarebbe tornato da Lyla.
 
Dove sei stato, Isaac?”.
La voce di suo padre lo colpì alla schiena come una frusta e lo lasciò immobile con lo zaino in spalla e la mano ferma a pochi centimetri dalla maniglia della porta.
Sono stato a studiare”, rispose lui, voltandosi appena. “Da Lyla”.
Ah, la figlia del vice sceriffo”, esclamò il padre, portando le mani dietro la schiena. “Come funziona? Te la stai lavorando? Credevo che le ragazze le vedessi solo al computer”.
Isaac lo guardò senza dire nulla. Cosa diamine voleva dire quel discorso che suo padre stava tentando di intavolare? Non era realmente interessato al rapporto che aveva con Lyla, anzi, aveva l'espressione che era solito sfoggiare quanto aveva intenzione di umiliarlo in qualche modo.
No”, rispose il ragazzo con voce titubante. “Siamo amici”.
Suo padre rise di gusto, con le mani ancora giunte dietro la schiena.
Dio, Isaac. Non sai nemmeno trovarti una ragazza?”, domandò con voce crudele.
Si era avvicinato pericolosamente a lui, e lo guardava in quel modo che ogni volta gli faceva venire fremiti di terrore per tutto il corpo. Era come se il suo stesso corpo si preparasse ogni volta a quello che stava per succedere, come se sapesse che a breve avrebbe sentito dolore, e cominciava in qualche modo ad abituarsi e ad abituare anche la mente di Isaac, ormai rassegnata.
Non hai proprio nulla di Camden”, esclamò con voce fiera, come se suo fratello fosse ancora vivo, e come se si potessero ancora fare paragoni fra i due. “Non sei venuto su come lui. Al tuo posto, avrebbe già concluso tempo fa. Tu, invece, sei solo uno smidollato!”.
La sua voce era aumentata di qualche tono, e la sua figura lo sovrastava. Era troppo vicino.
Il cuore prese a battere velocemente.
Piccole gocce di sudore cominciarono a colare dalla sua fronte.
La bocca era improvvisamente secca e lo stomaco si attanagliava, trasmettendogli una terrificante sensazione di ansia e di panico: era sempre così, ogni volta.
 
Isaac sobbalzò, rischiando seriamente di cadere dalla poltrona.
Aprì gli occhi di scatto, spaventando anche la figura leggermente china su di lui.
Dinanzi al ragazzo c'era la mamma di Lyla, Candice, che gli stava porgendo una tazza fumante di caffè.
“Isaac, sei stato qui tutta la notte”, esclamò la donna, passandogli la tazza, che Isaac strinse leggermente tra le mani, per darsi un po' di calore.
Normalmente dopo quella notte di sangue e lotte continue fra licantropi, cacciatori e kanima, sarebbe dovuto tornare a casa, cercando di far guarire il numero indefinito di ossa rotte che si era procurato, ma aveva preferito correre in ospedale da Lyla e restarci fin quando lei non avrebbe finalmente aperto gli occhi. Voleva esserci quando lo avrebbe fatto.
I genitori di lei lo avevano visto arrivare, e non c'era stato bisogno di dire nulla. Jamey lo aveva abbracciato, lasciandolo sorpreso e allo stesso tempo felice; il padre di Lyla non aveva detto nulla, gli aveva solo dato una pacca sulla spalla, invitandolo ad entrare; mentre la mamma di Lyla, che era forse la donna più gentile del mondo, insieme a Melissa McCall, gli aveva sorriso così dolcemente da farlo quasi sciogliere, e poi gli aveva preso il braccio, come se quel gesto non fosse altro che un silenzioso ringraziamento per la sua presenza in quel momento.
Isaac si era rannicchiato sulla poltrona nella sua stanza e si era offerto di restare lì, sotto le prime proteste del padre, ma il ragazzo era stato risoluto e avevano tutti capito che niente e nessuno lo avrebbe scrollato da lì per le prossime ventiquattro ore.
“Sto bene”, rispose con voce bassa. “Voglio solo essere qui quando si sveglierà”.
La donna gli sorrise. “Lo so, ma l'idea di andare a casa a farti una doccia e cambiarti non è da gettare via...sei d'accordo?”.
Il ragazzo si osservò un attimo. Aveva ancora i vestiti della sera precedente, e sulla maglia blu spiccava ancora qualche macchia di sangue. Quando la donna se ne era accorta, lui si era sbrigato a rispondere, dicendo che aveva perso sangue dal naso, e sperando che fosse credibile. Sentiva ancora l'odore di sangue e di morte addosso, ma temeva che proprio nel momento in cui avesse messo piede fuori dall'ospedale, lei avrebbe aperto gli occhi e non voleva essere lontano.
Il solo pensiero lo fece stare male. Doveva essere lì, doveva stringerle la mano e dirle così tante cose che avrebbero potuto perdere ore ed ore a parlare di tutto.
“Mi dispiace”, cominciò il ragazzo, abbassando lo sguardo. “Non posso”.
Candice gli sorrise e prima di uscire dalla stanza, si voltò un'ultima volta verso il ragazzo: aveva portato le ginocchia al petto e aveva cominciato a sorseggiare il caffè, senza distogliere lo sguardo dalla figura di Lyla.
Sì, i sentimenti che provava per sua figlia erano decisamente evidenti.
 
Isaac sfogliò il libro di chimica per qualche secondo e poi lo chiuse con un tonfo, rimettendolo sul tavolo, per avvicinarsi a Lyla con una lentezza quasi ipnotizzante.
Hai qualche altra domanda da farmi?”, sussurrò al suo orecchio, portandole una mano attorno alla vita. “Oppure abbiamo finito con lo studio?”.
Lyla gli mise il palmo della mano sul viso e lo allontanò palesemente divertita. Afferrò il libro e si alzò per rimetterlo sulla libreria, ma Isaac si alzò prontamente dalla sedia e la circondò subito con le braccia, mordendosi un angolo della bocca. Quel ragazzo era un provocatore nato e spesso Lyla quasi si stupiva di quanto riuscisse a distrarla nell'arco di un'ora. Studiare con lui si rivelava sempre un'impresa. Isaac era il punto fisso che attirava l'attenzione durante le sessioni di studio; il pensiero che la faceva sorridere ogni volta; il suono del campanello nel momento in cui proprio non se lo aspettava; il marshmellow nella cioccolata; la punta di dolcezza necessaria per cominciare la giornata nella maniera più bella e rassicurante.
Cosa stai facendo?”, domandò Lyla con un sorriso e una punta di nervosismo nella voce.
Sto cercando di baciarti, se sua grazia me lo concede dopo questa sessione di studio”, le sussurrò sulle labbra, facendole sentire il suo respiro sulla pelle.
Permesso accordato”, rispose lei, affondando una mano nei riccioli chiari del ragazzo.
Isaac la baciò con dolcezza, facendo scivolare le mani sulla sua schiena. Non era la prima volta che uno dei tanti pomeriggi di studio finiva in quella direzione; la maggior parte delle volte Isaac non si impegnava nemmeno nel rispondere alle domande, pur di baciarla, ed in quei casi Lyla gliela faceva pagare con il doppio delle domande e degli esercizi di chimica. Doveva essere almeno risoluta in qualche modo, cercando di non cedere troppo facilmente.
Dopo tre volte in cui Isaac se l'era vista male in quel modo, aveva imparato la lezione, cominciando a fare di più la persona seria, ma ogni volta che lo studio terminava, pretendeva da Lyla almeno un bacio come premio per l'impegno e la bravura che aveva dimostrato. Il ragazzo continuava a baciarla, mordendole le labbra, e sorridendo in quel bacio. La sollevò leggermente da terra, facendola ridere, ma una voce proveniente dal corridoio li fece trasalire.
Lyla!”. Sua madre. La ragazza spinse via Isaac che la guardò con espressione interrogativa, per prendere il libro di chimica fra le mani. Spinse Isaac sulla sedia e lei si posizionò sul letto a gambe incrociate e con il libro su di esse, fingendo che stessero ancora studiando.
Sua madre Candice aprì la porta, senza accorgersi della scena che avevano appena improvvisato.
Ehi, ragazzi”, esclamò con un sorriso gentile. “Lyla volevo solo dirti che io e tuo padre stiamo uscendo per una cena con i suoi colleghi. Ci sono diverse cose nel frigo”.
La donna si voltò verso Isaac, che le rivolse un sorriso timido.
Perchè non rimani, Isaac?”, chiese. “Così potete cenare insieme. Tu, Lyla e Jamey”.
Il ragazzo si voltò verso Lyla, come per capire se le andasse bene l'idea, e la ragazza sorrise in risposta, così Isaac accettò volentieri l'invito.
Quando sua madre richiuse la porta, Lyla si accasciò sul letto, emettendo un sospiro di sollievo, mentre Isaac si alzò dalla sedia e si adagiò accanto alla ragazza, poggiando la schiena alla testiera del letto, e sospirando a sua volta, per poi cominciare a ridere.
Isaac! Smetti di ridere!”, esclamò lei con sguardo torvo.
 
Lyla udì un ringhio basso. Sentiva una presenza strana di fronte a lei.
La sensazione che stava provando era anche più spaventosa di quella che si prova quando sembra di cadere nel vuoto. Sentiva i respiri pesanti di una bestia e i ringhi aumentavano. Cominciò a tremare e poi a girovagare per gli spogliatoi di lacrosse.
Scappava da qualcosa che sembrava inseguirla. Cercò di aprire la porta ma era bloccata.
La bestia la stava raggiungendo e lei continuava a correre intorno più veloce che poteva.
Inciampò su qualcosa, e cadde, finendo con le mani a terra. Si voltò un attimo indietro per assicurarsi della posizione della bestia poi riportò lo sguardo sul pavimento: c'era sangue. Le sue mani e il suo viso erano ricoperti di sangue.
Si alzò di scatto e sentì un ringhio più vicino alle sue spalle.
Il sangue continuava a scorrere ma Lyla non capiva quale fosse la sua origine, poi qualcosa la colpì, come una zampata.
La bestia l'aveva colpita. Non era un lupo, o meglio non era un lupo normale. Lyla lo guardò. Era una bestia mostruosa, con le zanne aguzze ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione furono gli occhi...azzurri, come quelli di Isaac. La colpì di nuovo, e un dolore acuto la invase. Provò ad urlare, ma la voce semplicemente non usciva dalla sua bocca, come se non fosse in grado di parlare, mentre la pozza di sangue si allargava.
La bestia la sovrastava e lei capì di essere spacciata.
Sentiva il respiro sulla sua gola, e le zanne che le sfioravano leggermente il collo, pronte a lacerarlo.
C'erano diverse figure attorno a loro ma non riusciva bene ad identificarle.
Vedi? Tu potresti essere solo una delle sue prede”. Gerard.
I vostri sentimenti potrebbero solo mettervi in pericolo. Gli avevo detto di starti lontano”. Derek.
La tua umanità è solo un ostacolo. Sei troppo fragile ed inutile per lui”. Erica.
Stanne fuori, Lyla. Mi ringrazierai un giorno. Non vuoi finire come me”. Stiles.
Un altro ringhio e Lyla strizzò gli occhi.
La ragazza si svegliò, urlando, e dimenandosi nel letto dell'ospedale.
Qualcuno le afferrò immediatamente le braccia, immobilizzandola e calmandola. Lyla si dimenava così velocemente che Isaac fu costretto ad aumentare la presa sui polsi, facendole quasi male.
Lyla guardò gli occhi della figura davanti a lei, e li riconobbe come gli stessi visti in sogno.
“Tu...”, esclamò la ragazza con voce debole e rotta, come se volesse piangere.
Il ragazzo, vedendo che si stava tranquillizzando, la lasciò andare ma non appena lo fece, Lyla si spinse verso il cuscino, allontanandosi da lui, e facendosi piccola piccola.
Isaac notò delle leggere lividure sui polsi, dovute alla sua stretta di prima, e allungò una mano verso di lei, cercando di sfiorare il suo viso, ma la ragazza si ritrasse maggiormente, poggiando il viso sulle ginocchia, come per nascondersi.
Il ragazzo scacciò quel pensiero che tanto gli stava annebbiando la mente e tentò un'ultima volta di avvicinarsi.
Quando la ragazza si strinse di più nelle ginocchia, tremando ed emettendo un singhiozzo strozzato, Isaac ebbe la conferma che aveva cercato di allontanare in quei pochi secondi che gli erano sembrati eterni: Lyla era terrorizzata...dalla sua presenza. Cominciò ad indietreggiare, fino ad uscire dalla stanza di lei con un groppo in gola di cui non riusciva proprio a liberarsi.
Forse ai suoi occhi, Isaac non era altro che un mostro.
 
 
Era stato come finire sul fondo di una piscina, completamente priva di sensi, e trovare la forza per tornare a galla, anche se qualcosa non faceva che tirarla giù, ostacolando i suoi movimenti. Era come un abisso senza fine. Ogni volta che cercava di guardare in basso non vedeva niente se non un abisso nero e per quanto si sforzasse di allargare le braccia per salire, ogni tentativo risultava vano. La cosa più difficile era stata rendersi effettivamente conto di ciò che la circondava.
Aprire gli occhi era stato stranamente facile e veloce ma era come se fossero ancora chiusi, e come se davanti ad essi ci fossero ancora le scene cruente di quell'incubo. Il cervello era ancora annebbiato e proiettato in quello stato di incoscienza durato per circa due giorni, mentre il corpo non era ancora sotto il suo completo controllo.
Ci era voluta qualche ora prima che si svegliasse davvero, rielaborando tutto ciò che era accaduto e realizzando che aveva praticamente spinto Isaac ad andarsene.
Prese il biglietto, adagiato sull'ennesimo mazzo di fiori che aveva ricevuto, e sorrise leggermente, notando che si trattava di Ashley, la quale le aveva scritto che sperava stesse bene e che sarebbe passava dopo la fine delle lezioni per riabbracciarla.
“Toc. Toc”.
Lyla sporse leggermente la testa, per cercare di capire di chi si trattasse, poi un ragazzo dai capelli corti con un numero sconosciuto di merendine tra le mani fece capolino dalla porta.
“Ero a corto di idee e i fiori mi sembravano decisamente banali”, cominciò con il volto allegro. “Così ho pensato di svuotare completamente il distributore”.
Lyla gli regalò un sorriso grato per la premura che le stava dimostrando in quel momento, e per un attimo si sentì davvero orribile per averlo tanto tartassato nei giorni precedenti.
“Come stai, bella addormentata?”, chiese, sedendosi sul letto e porgendole una merendina.
“Sono stata meglio”, rispose la ragazza, scartandola. “Tu?”.
“Bene”, esclamò il figlio dello sceriffo con gli occhi bassi.
La ragazza non ci mise molto a percepire che qualcosa non quadrava. “Stiles?”.
“Mi dispiace”, asserì lui all'improvviso. “Quella macchina ci è venuta addosso, tu sei svenuta. Volevano lasciarti lì a morire, io...”. Non riuscì a terminare la frase.
Lyla gli prese la mano, stringendola. Quel ragazzo l'aveva salvata, per quanto non ci credesse molto.
Se non fosse stato per lui, di certo Lyla in quel momento non sarebbe stata sveglia. Stiles era un amico prezioso, e non la sorprendeva il fatto che Scott tenesse così tanto a lui. Notò la ferita sulla guancia, ricordando l'ultima sera che avevano passato insieme, e gli mise una mano sul viso.
“Ti ringrazio, Stiles”, disse con un filo di voce. “Mi hai protetta...come hai sempre fatto ultimamente”.
Gli rivolse un sorriso, certa del fatto che lui avrebbe capito di cosa parlava.
Il ragazzo mostrò un sorriso molto più convinto, e cominciò a scartare una merendina, cominciando a parlare, nonostante la sua bocca fosse piena di cioccolato.
“Allora...”, cominciò, stiracchiandosi. “Posso dire di avere un'amica del tutto umana?”.
“Allison e Lydia non lo sono?”, chiese la ragazza, alzando un sopracciglio.
“In realtà, sì”, esclamò il ragazzo, grattandosi il mento. “Allison è una cacciatrice, come suo nonno Gerard. Per quanto riguarda Lydia ho dei seri dubbi al riguardo”.
“Mi stai dicendo che Allison va in giro a conficcare spade nei corpi dei lupi?”.
“Esatto!”, rispose prontamente Stiles. “Cioè, no. Non ora. L'altra sera, sì. Oh, cavolo!”.
Il ragazzo pensò seriamente di omettere il piccolo dettaglio che vedeva Allison pugnalare brutalmente Isaac sul torace e alle spalle con due piccoli pugnali: aveva lo strano presentimento che Lyla non sarebbe stata molto felice al riguardo.
Lyla rise debolmente ai vani tentativi di Stiles nello spiegarle tutte le dinamiche.
“Posso farti uno schema se vuoi”, aggiunse il ragazzo, accartocciando le buste di merendine.
“Non so se ce ne sarà bisogno”, rispose Lyla, cominciando a giocherellare con le dita.
“Dov'è Isaac?”, chiese Stiles di getto, pur conoscendo la risposta. Sapeva che si era recato di corsa da lei in ospedale...ed era strano che non fosse lì nemmeno in quel momento.
Lyla chiuse un attimo gli occhi, sforzandosi di non guardare Stiles e di non scoppiare a piangere come aveva fatto sempre da quando si era svegliata. Lo aveva praticamente mandato via, e se ne stava rendendo conto solo adesso. Era così sotto shock al suo risveglio che non si era resa conto di nulla, se non di quell'incubo terrificante che aveva fatto.
Stiles aumentò la stretta alla sua mano, invogliandola a parlare, così la ragazza fece un sospiro profondo e decise di raccontare a lui cosa era accaduto, per quanto le fosse possibile.
“Ricordo chiaramente una specie di incubo prima di svegliarmi”, cominciò Lyla con voce titubante. “C'era sangue ovunque ed un lupo era sopra di me. Era Isaac e stava per uccidermi. Sembrava tutto così reale, poi c'eravate tutti voi che non facevate altro che ripetere di avermi avvertita, che era pericoloso e che io non sono altro che una debole umana. Mi sono svegliata e lui era lì...pronto a calmarmi. Io ero terrorizzata e non sono riuscita a tranquillizzarmi. Ho visto i suoi occhi, gli stessi che avevo visto in sogno ed era come se fossi ancora immersa in quell'orribile incubo, come se il sangue fosse ancora sulle mie mani e sul mio corpo. Mi sono allontanata da lui, terrorizzata. Isaac ha provato ad avvicinarmi ma io non gliel'ho permesso; poi semplicemente lui non c'era più...per colpa mia e della mia dannata reazione”.
Stiles aveva ascoltato ogni singola parola da lei pronunciata, e credeva che la sua reazione non fosse certo da biasimare. Si era ritrovata all'improvviso con un licantropo e tre cacciatori davanti, che dopo aver colpito il suo ex fidanzato licantropo l'avevano trascinata via, a questo particolare già piuttosto fastidioso si era aggiunto il fatto che li avevano inseguiti, la macchina si era ribaltata e lei era finita in ospedale, con costole rotte e spalle lussate. In effetti, come non rimanere sconcertati?
“Lo sai, una volta Scott stava per aggredirmi”, disse Stiles, sorridendole, e Lyla lo osservò decisamente sorpresa dalla tranquillità con cui lo stava dicendo. “In realtà, io rischio sempre la mia vita ora che ci penso. Scott, Derek, Isaac, Boyd, Erica...potrebbero tutti tagliarmi la gola”.
“Scommetto che avrebbero anche dei buoni motivi”, esclamò Lyla.
“Ehi!”, ribattè il ragazzo, leggermente offeso. “Io sono un amore, mentre loro sono dei mostri. Comunque, quello che voglio dirti è che semplicemente ciò non accade perchè sanno controllarsi, e non pensare che io non mi senta inutile quando sono con loro. A volte mi sento un vero idiota, l'unico stupido che non ha gli artigli e che non può aiutarli, se non con il cervello. Solo che ogni tanto è frustrante, sai...stare sempre in panchina, ad aspettare che i tuoi amici tornino vivi, a sperare che il tuo migliore amico non venga tagliato in due”.
Lyla notò la tristezza evidente negli occhi di Stiles.
“Vedi, Lyla”, continuò lui, massaggiandosi il collo. “Una volta che si entra in questo mondo, non è facile uscirne. Bisogna fare una scelta. Non posso negarti che spesso mi sento quasi un peso per loro, perchè se qualcosa va storto devono preoccuparsi anche di me ma io ho fatto una scelta consapevole. Non si può uscire dalla vita delle persone che ami, anche se sono mostri a due teste”.
“C'è qualcuno che ha due teste?”, domandò ad un tratto Lyla, sgranando gli occhi.
“No, era per dire. Nessuno ha due teste...per il momento. Tuttavia, abbiamo avuto a che fare con un lucertolone, che era Jackson sotto mentite spoglie”, Stiles cominciò a gesticolare, sotto lo sguardo ancora poco convinto della ragazza.
“Confortante”. Licantropi, lucertole, cacciatori...sembrava un film dell'orrore.
“Tu non volevi davvero che Isaac andasse via, eri soltanto spaventata” aggiunse lui. “Non hai avuto una settimana molto allegra, devo dire”.
Lyla non riusciva proprio più a ricacciare indietro le lacrime. Con la mano si asciugò gli occhi, sforzandosi di respirare, e assorbendo tutto ciò che Stiles le aveva appena detto. Sentì la mano di Stiles carezzarle il braccio come per consolarla. Avrebbe voluto che anche Isaac fosse ancora lì, che non fosse andato via perchè lei era stata così stupida da spaventarsi a morte. Dopo essersi svegliata ci aveva messo un po' a realizzare tutto quello che era successo. Aveva dovuto trovare una scusa plausibile da rifilare ai suoi genitori. Aveva ricordato le voci lontane udite mentre era ancora in stato di incoscienza; il bip che le fracassava il cervello; una stretta dolce e familiare intorno alla sua mano, che aveva riconosciuto come quella di Isaac; un bacio dolce sulle sue labbra; un “mi dispiace” sussurrato appena con una voce così carezzevole che sembrò sfiorare la sua pelle fredda. Probabilmente si credeva un mostro, invece Lyla, dopo aver ricordato tutti quei piccoli e dolci particolari, pensava che il mostro in questione fosse proprio lei.
“Andrà tutto bene”, la rassicurò il ragazzo. “Vedrai, Lyla”.
“Se invece dovesse succedergli qualcosa per colpa mia?”, domandò lei con voce roca. “Se qualche strano psicopatico volesse usarmi contro di lui? Lui sarebbe debole per colpa mia. Sarei un peso. Derek ed Erica hanno ragione. Loro...”.
“Quando hai parlato con quei due?”, chiese Stiles, confuso.
“No, io...Lo dicevano in quello strano sogno”.
Stiles sbuffò. “Senti, vuoi davvero ascoltare le parole in sogno di un alpha con dei seri problemi nel gestire la rabbia e le relazioni sentimentali, ed una beta psicopatica che gioca a fare Catwoman?”.
“Alpha? Beta?”. Lyla lo guardava come se fosse impazzito.
“Ti spiegherò tutto a tempo debito”, esclamò il figlio dello sceriffo. “Il punto è che loro non sono le persone adatte per dare giudizi in materia, secondo il mio modesto parere. Lyla, siamo nella stessa condizione. Non puoi cominciare a struggerti per qualcosa prima che essa avvenga. Come abbiamo visto, può succedere qualcosa anche se Isaac ti tiene lontana. Basta guardarti adesso”.
Lyla avrebbe tanto desiderato essere più fiduciosa come Stiles ma il fatto che anche in quel caso lei potesse essere usata contro Isaac, la fece sentire ancora peggio. Avrebbe voluto essere forte come Erica, o come Allison, in grado di difendersi da sola, così da non dare preoccupazioni ad Isaac, che aveva così altre cose a cui pensare. Credeva di dover essere lei a proteggerlo, a fare in modo che lui si appoggiasse a lei quando non riusciva a proseguire da solo. Certo, anche lei avrebbe potuto sempre contare su di lui...ma non credeva che il tutto sarebbe avvenuto in vicende del genere. Un conto è essere protette dal proprio ragazzo in circostanze normali, un conto è essere protetta contro licantropi, cacciatori e mostri squamosi...come se la normalità non fosse abbastanza. Lyla cominciò a ripensare a tutto ciò che era successo da poco prima della morte di Isaac e a tutti i suoi disperati tentativi di tenerla fuori il più possibile da tutto ciò.
“E' strano come ora tutti i pezzi tornino al loro posto”, asserì Lyla, riflettendo.
“Cosa intendi dire?”, le domandò Stiles.
“La sera alla stazione di polizia”, cominciò Lyla, ripercorrendo tutti gli eventi. “L'omicidio di suo padre, la sera in cui sono andata da lui. Diciamo che i pezzi del puzzle sono tutti al loro posto”.
“In realtà...”, esclamò Stiles, guardando meglio Lyla. “Ne manca ancora uno”.
“Quale sarebbe?”, domandò lei con un sorriso sarcastico.
“Quello che riguarda il vostro futuro”.
 
I could drag you from the ocean. I could pull you from the fire.
And when you’re standing in the shadows I could open up the sky.
And I could give you my devotion until the end of time.
And you will never be forgotten with me by your side.
And I don’t need this life I just need somebody to die for”.


 
 
Angolo dell'autrice
 
Allora che ve ne pare di questo, ahimè, penultimo capitolo? :).
Spero che non faccia troppa pena sinceramente e che non sembri un minestrone ricco di stupidaggini o di eventi messi a caso. Non so perchè ma mi trasmette questa sensazione, come se avessi descritto solo una sfilza di eventi completamente inutili xD. Quanto mi odiate per il risveglio traumatico di Lyla? xD. Chiedo perdono ma tutta questa vicenda di lupi mannari, ecc. sarebbe traumatica per chiunque e visto quello che è successo a Lyla, ho pensato che non poteva certo svegliarsi come se niente fosse. E' shockata, non avendo avuto il tempo effettivo di realizzare. Non ha nemmeno scoperto il tutto, che ha subito un incidente; per questo è rimasta spaventata da Isaac, considerando anche l'incubo. Isaac, che come sappiamo, odia se stesso e si colpevolizza per ogni cosa, non la prende bene, si allontana ed esce dalla stanza, perchè restare sarebbe inutile, visto lo spavento di lei. Ecco allora che il buon Stiles ha un discorso serio (puntellato da un po' di ironia qua e là) con Lyla, confortandola e facendole capire come ci si sente a stare nella mischia e a sentirsi impotenti, cosa che Lyla sente anche troppo bene, dato che non vuole essere una palla al piede per Isaac, rendendolo soltanto più debole. Ok, ho smesso di scocciarvi xD se ci sono errori fatemelo presente :).
Vi lascio sempre due immagini alla fine, la prima è presa dall'episodio 2x12, e mi piace tantissimo: Derek era proprio tenerello in quella scena, ed anche Isaac. La seconda, invece, è presa a caso, cioè mi piaceva e basta u.u. Il titolo del capitolo viene dall'omonima canzone dei REM, e la strofa alla fine è tratta dalla canzone “Somebody to die for”, del gruppo Hurts :).
Alla prossima settimana con l'epilogo :3.
Un grazie enorme a tutti coloro che stanno seguendo questa storia, non so come farei ad andare avanti...mi confortate tantissimo, quindi grazie grazie grazie <3. A presto, un abbraccio :)

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