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Autore: Rebs Herondale    25/08/2013    0 recensioni
Isabella ed Emmett sono i gemelli Swan, appena tornati nella loro città natale: Chicago."Ancora non posso credere di essere qui!...Mi fa un certo effetto totnare nella Windy City dopo tutto questo tempo. Dopo tutto quello che è successo...". La morte di una persona cara li aveva costretti ad andarsene, ma il destino ha deciso di farli tornare dove tutto è cominciato, dove finalmente potranno ricominciare.
Sarà proprio a Chicago che i due fratelli potranno trovare il modo di continuare la loro passione: il basket.
"...quando giocavamo, quello che avevamo intorno spariva, il tempo era irrilevante, c'eravamo solo noi e la palla."Sarà sul campo che faranno gli incontri che li cambieranno la vita.
"Era troppo lontano perchè potessi distinguerlo, ma una cosa la vedevo benissimo. I suoi occhi verdi, tanto profondi che avrei potuto annegarci..."
Ma tutto ha una prezzo,e se il destino gli aveva fatto un favore, ora era tempo di riscuotere.
Litigi. Incomprensioni. Sorprese.
Può la passione per uno sport unire due persone?
Questa è la mia prima storia, spero vi piaccia.
I pesonaggi non sono miei ma di Stephenie Meyer. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Rebs
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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IO e TE.
        DUE CUORI.
 Una
        PASSIONE.


I personaggi non sono miei ma di Stephenie Meyer.
La storia  non è stata scritta per scopo di lucro.


3.SELECTIONS

DRIIIIIIIIINN!!!!!DRIIIIIIIIIIIIIIINNN!!!!!!
Spensi la sveglia, con un mega sorriso che mi si formava sulle labbra.
Saltai fuori dal letto e mi fiondai in bagno, aprendo l’acqua della doccia.
Sorrisi ironica, mentre mi spogliavo, pensando che ieri sembravo ancorata al letto, mentre oggi non vedevo l’ora di alzarmi. Certo, il fatto che avessi dormito male e  che mi ero svegliata poco prima del suono della sveglia perché continuavo a pensare a Mr.occhi verdi, non facilitava la mia alzata militare….Nooo….
Si può essere entusiasti di andare a scuola?                                                                 
A quel pensiero strabuzzai gli occhi, guardai con orrore la mia immagine riflessa e rabbrividii.
Oddio, non mi riconosco più! Io che voglio andare in quella…prigione…uuhh!
Reprimendo un altro brivido, mi misi sotto il getto d’acqua e scossi la testa.
Dormire poco ti fa male, Bella…
Mi lavai e asciugai con cura, poi mi posizionai a braccia conserte davanti all’armadio, arricciando le labbra.
Cosa mi metto?
Avendo più tempo di ieri, potevo vestirmi con più attenzione, curando i dettagli, ma visto che a scuola mi fissavano tutti già abbastanza, decisi di non sbilanciarmi troppo.
Così, con una maglietta bianca con disegnato sopra un cuore nero, degli shorts di jeans blu, delle sneaker con la zeppa nere, gli occhiali da sole fra i capelli e un po’ di trucco, preparai il borsone da allenamento e, prendendo lo zaino, scesi tranquillamente le scale, diretta in cucina.
-‘Giorno, mamma! - le baciai la guancia e addentai la mia fetta biscottata.
- Buongiorno, tesoro. Come mai questo buon umore? Non che mi dispiaccia, ma credo che sia la prima volta che ti vedo felice per andare a scuola…- disse aggrottando le sopracciglia.
- Sì, lo so, fa paura anche a me…comunque, niente in particolare…ho solo dormito bene…- mentii, cercando di rimanere sul vago con le spiegazioni.
Guardò il mio borsone.
- Bella, posso farti una domanda? – disse, mentre vedevo la consapevolezza nel suo sguardo.
Ahia, allarme rosso! Ritirata! Seh, magari…
- Ehm, certo mamma… - Stai calma! Fingi, fingi! Eh, la fai facile tu, vocina del cavolo!                                                                                                    
- Perc…- ma venne interrotta, per mia somma gioia, dall’entrata di Emmett, che sbadigliando clamorosamente, biascicò un – Buongiorno, ma’. - dandole un bacio sulla guancia, per poi cadere sulla sedia.
Fece per prendere il barattolo di marmellata davanti a me, ma appena si accorse della mia presenza, strabuzzò gli occhi. Mi guardò, lanciò uno sguardo all’orologio e mi fissò di nuovo, e continuò così per un minuto buono, finché scosse la testa e si strofinò gli occhi.
Io ero decisamente confusa. – Emmett? -
- Devo stare ancora dormendo. Questo è sicuramente un sogno…- mormorò e si diede degli schiaffetti sulla guancia, come per svegliarsi.
Alzai un sopracciglio. – Sul fatto che sei ancora nel mondo dei sogni sono pienamente d’accordo, ma ora mi nasce spontanea una domanda: che cosa stai dicendo? –
- Pensavo di dover ripetere la scena di ieri per buttarti giù dal letto  e il fatto che tu sia qui, pronta, tutta pimpante e soprattutto in anticipo significa che tutto questo è sicuramente un sogno. Tra poco mi sveglierò e dovrò far scoppiare una bomba sotto il tuo letto per non arrivare in ritardo. Come sempre…- e mi fece un sorrisetto.
Assottigliai gli occhi, per poi fare una faccia preoccupata.
- Oh, Emm. - gli tastai la fronte. – Sicuro di non avere la febbre? No perché stai delirando…- e gli sorrisi beffarda.
- No, sorellina. Sono sano come un pesce. - disse, stando al gioco.
Incrociai le braccia e alzai le sopracciglia, facendo la superiore.
- Oh, ma allora te le sogni la notte queste cose? Perché per dire delle cavolate del genere o ci nasci o…- lo ammetto, mi stavo divertendo. Ero cattiva?...
Lui sorrise divertito e scosse la testa. – Va bene, ho capito. Niente battute sulla tua pigrizia. - e schivò ridendo il cucchiaino che gli avevo lanciato.
- Ehm, ragazzi…? -.
Ci girammo e trovammo mamma a guardarci con un sopracciglio alzato. Oh cavolo, mi ero completamente dimenticata di lei!…e mi sa che non ero l’unica…
- Scusa, mamma. - dicemmo in coro.
Lei sospirò, scuotendo la testa, e la sentii borbottare qualcosa come – Una mattina! Una mattina normale! Chiedo forse troppo?! – guardando disperata il soffitto.
Faticai a non scoppiare a riderle in faccia, cose che invece fece Emm.
Peccato che la sua ilarità fu subito stroncata dalla “belva”.
- Che c’è di così divertente, signorino? -. Era possibile che le uscissero le saette dagli occhi?
Ahi, qui si mette male…
- Ehm, oook! - esclamai con fin troppo entusiasmo.- Ora è meglio che andiamo, non sia mai che facciamo tardi! - e cercai di trascinare fuori Emmett.
Speranza vana.
- Dove ha intenzione di andare?- disse mamma, con le braccia conserte e un piede che picchiettava sul pavimento.- Tu devi ancora rispondere alla mia domanda. -
Aiutatemi!!
Cercai di stare calma, ma credetti di essere sbiancata.
- O-ok. - provai a sorridere, con scarsi risultati.
Sei proprio un disastro!   
Zitta tu!
Non è colpa mia se sei un’ incapace…
Bene, ora parlavo con me stessa. Sono proprio messa bene…
Lo sai che parlare da soli è il primo sintomo di pazzia?
AAAHH….!!!! Ci mancavi solo tu! Non hai niente di meglio da fare?!
Sinceramente no.
Beh, non mi interessa! Lasciami in pace!

Ah-a! Sorrisi compiaciuta.
- Bella? Tutto bene? - Oh, fantastico! Ora non solo parlavo da sola, ma lo facevo anche in pubblico, sembrando così una schizzata.
Cercai di riprendermi, prima di aggiudicarmi un biglietto di sola andata per il manicomio.
- Certo mamma. Dicevi? –
Lei mi guardò ancora dubbiosa, per poi riprendere la faccia da inquisitore.
Incominciamo bene…
- Dicevo, perché ti porti dietro quel borsone? - disse assottigliando gli occhi.
Guardai Emmett con gli occhi spalancati, ero nel panico.
Ehm…un aiutino? Vocina?
Oh, adesso mi vuoi!
Scusa, ma se non sei qui per questo che cosa ci stai a fare?!
Ti prendo in giro! Sei molto divertente…
Oh, bene. Buono a sapersi…Daiiii!!
No.
Cioè, fammi capire…parli a sproposito nei momenti meno opportuni e quando ho bisogno di te…stai zitta?!
Mm, direi che la risposta sia sì! Ho vinto qualcosa?
GRRR!! Sei impossibile!
- Ehm…domanda di riserva?- cercai di buttarla sul ridere, ma dal suo sguardo omicida direi che non era il modo migliore per sfuggirle. –Ok, ok. –
Pensa Bella, pensa…uuhh!
Ebbi l’illuminazione.Speriamo funzioni…
- è per ginnastica, sai, dobbiamo portare là la roba necessaria…- dissi indicando la mia sacca e quella di Emm, con un sorriso tranquillo, l’incontrario di com’ero in quel momento.
Patetico.
Beh, visto che non hai avuto un’idea migliore… a proposito, grazie mille per il tuo brillante aiuto…
Oh, non c’è di che! Che faresti senza di me?!
Avrei una sanità mentale…
Oh, ma quelli sono dettagli!
Sospirai mentalmente. Sono senza speranze…
- Oh…- mamma sembrava piuttosto imbarazzata. In effetti, mi stava per sbranare ed ha scoperto che non ce n’era alcun motivo…- Va bene. Allora scusa…Su, ora, muovetevi o dovrete vedervela con me se arriverete in ritardo! Filate! Su, su! - e ci cacciò letteralmente fuori dalla porta.
Io ed Emmett ci guardammo e scoppiammo a ridere, un po’ per toglierci di dosso la tensione, un po’ perché quando ci si metteva, mamma era davvero buffa.
Ci incamminammo verso la macchina, ancora ridendo.
- Wow, l’abbiamo scampata…- disse l’orso con un sospiro e togliendosi teatralmente il sudore inesistente dalla fronte.
Annuii vigorosamente. – Già…-
Per qualche arcano motivo, mamma odiava il basket e non voleva che giocassimo.
Le aveva provate tutte per farci cambiare idea.
Ci aveva portato ad un corso di chitarra, che, tra parentesi, ora suonavamo alla perfezione; mi aveva fatto fare canto, aveva provato con l’hip-pop e qualsiasi altra disciplina o corso esistessero.
Ma non puoi togliere una passione se è scritta nel DNA e alla fine ha rinunciato. Ci ha permesso di giocarci, ma solo noi due, niente allenamenti con una squadra o partite.
Per questo, se scoprisse quello che abbiamo intenzione di fare ci ucciderebbe sul posto. Ma cavolo, è la nostra vita questa! Abbiamo tutto il diritto di fare ciò che amiamo e lei non può impedircelo!…Ma a quanto pare lei la pensa diversamente.
Ed ora eravamo costretti a fare tutto in gran segreto, neanche fossimo dei ladri…
Sospirai e guardai fuori dal finestrino.
Senza neanche accorgermene eravamo già a metà strada e la radio era a tutto volume.
- Allora sorellina, pronta per le selezioni? - disse Emm con un sorriso radioso. Non mi piaceva disobbedire alla mamma dopo tutto quello che aveva fatto per noi, ma vedendo Emmett così felice, non potei pentirmi della mia decisione.
Allora sorrisi anch’io, facendomi prendere dal suo entusiasmo.
- Oh sì! - e ridemmo spensierati. Sì, è decisamente la scelta giusta…
In quel momento alla radio passò una canzone che rispecchiava in pieno, secondo me, il mio umore.
(Michael Bublé – It’s a beautiful day)
Alzai ancora di più il volume e mi mossi a tempo di musica, con Emmett che mi guardava divertito ed intanto cantava. Era parecchio stonato, ma in quel momento non ci interessava.
Al ritornello mi unii a lui.

                                                                                                  It’s a beautiful day
                                                                       And I can’t stop myself for smiling.
                                                                          If we’re drinking then I’m buying
                                                                             And I know there’s no denying.
                                                                                                   It’s a beautiful day
                                                                       The sun is out, the music’s playing.
                                                                                  And even if it started raining
                                                                  You won’t hear this boy complaining,
                                            Cause I’m glad that you’re the one who got away.
                                                                                                 It’s a beautiful day.

Cantammo a squarciagola, i passanti ci presero per pazzi probabilmente, ma non ci facemmo caso. Intanto ridevamo, sentendo la performance dell’altro.
Arrivammo nel cortile della scuola così, sembrando una coppia di matti.
Saltai fuori dalla jeep e mi guardai intorno. Individuata la macchina di Jazz, mi fiondai dai miei migliori amici.
Una volta che fui davanti a Rosalie, le presi la mano e le feci fare una piroetta, sempre sorridendo, sotto il suo sguardo sorpreso.
- It’s a beautiful daayy… - sussurrai l’ultimo verso e poi risi.
Rose mi guardò sconvolta, per poi squadrarmi assottigliando gli occhi.
- Chi sei tu, e che ne hai fatto della mia migliore amica? -
Ridacchiai e l’abbracciai. – Suvvia, Rose, non si può essere felici? -
- Certo, ma considerato che siamo a scuola e che tu sei tu, questa situazione è piuttosto bizzarra. Avanti, sputa il rospo, cosa c’è sotto?-
Mi staccai e feci il broncio, incrociando le braccia. – Wow, che bella considerazione che hai di me…-
Inarcò un sopracciglio.
Alzai gli occhi al cielo.- Ok, ok. Beh, hai presente la squadra di basket? -
Annuì e vidi Jasper, che aveva assistito a tutta la scena sorridendo divertito, farsi più attento.
- Stanno cercando dei nuovi giocatori e io ed Emm abbiamo deciso di andare alle selezioni! - dissi raggiante.
La vidi rimanere a bocca aperta. – Davvero? E con tua madre? -
Si da il caso che lei ed il fratello sapessero della repulsione di mamma verso questo sport.
Sbuffai.- Non glielo abbiamo detto, ma non importa. Ci siamo stancati, non può impedirci di fare quello che vogliamo solo perché è nostra madre. Questo è un paese libero! – esclamai convinta.
Lei passo dall’incredulità alla gioia e mi abbracciò.
- Sììì!! Quindi saremo in squadra insieme! Cioè, io preferisco stare in panchina e aiutare il coach con gli schemi, ma faccio pur sempre parte della squadra…- disse a macchinetta.
Fu il mio turno di rimanere sorpresa. – Tu giochi? Hai cambiato idea? -
Annuì.- Sì, e anche Jasper è nella squadra. Maschile, sia chiaro.-
Rose e Jazz, avendo avuto anche loro un padre che faceva da giocatore professionista, sono degli appassionati e sanno giocare molto bene.
Ma dopo l’incidente, Rosalie è stata un po’ restia a salire in campo. Posso capirla, in un certo senso. È colpa di questo sport se loro se ne sono andati.
Anche se io non l’ho mai pensata così…
Sono felice che abbia deciso di riprovare, avevo paura che se non l’avesse fatto poi se ne sarebbe pentita.
E io non voglio più vedere soffrire qualcuno che amo.
Sorridendo, mi girai verso l’orso.
- Ehi, Emm, hai sentito? Rose e Jazz saranno i nostri nuovi compagni di squadra…- dissi con la voce che si affievoliva sempre di più, vedendo la sua espressione.
Sembrava incantato, aveva la faccia da pesce lesso e non riuscivo a capirne il motivo.
Ma appena vidi dov’era diretto il suo sguardo, collegai tutto.
Stava fissando Rose come farebbe un cieco che ha appena rivisto la luce.
Ho sempre avuto il sospetto che avesse una cotta per lei e direi che avevo fatto centro.
Certo, l’ultima volta che si sono visti avevano nove anni e, nonostante lei fosse bellissima già allora, non poteva neanche competere con la dea che era adesso. Capivo perfettamente il perché si stesse comportando così.
Sorrisi compiaciuta. – Emm? -
Sembrò cadere dalle nuvole. – Mm? Oh, sìsì, ho sentito. È grandioso! - disse distogliendo lo sguardo dalla mia amica, arrossendo.
Ero decisamente intenerita.
E il suono della campanella interruppe, naturalmente, il momento.
Sbuffai. – Sarà meglio andare. Che lezioni avete ora?-
- Inglese. - dissero Emmett e Rose all’unisono. Il mio fratello orso arrossì di nuovo.
Mi avvicinai al suo orecchio, prima che andasse in classe, e gli sussurrai - Noi due dobbiamo parlare. - sorridendo complice.
Sospirò. – Ok… - ed entrò insieme a Rosalie.
-Tu cos’hai Jazz?- Ti prego, almeno tu…
- Chimica, tu? -
- Biologia.- sputai. Era una delle mia materie preferite, ma il fatto che dovessi ascoltare cose già sentite e risentite mi irritava.
- Beh, buon divertimento. - disse sorridendo divertito e dileguandosi.
- Ahahah. - risi sarcastica e mi diressi sconsolata verso la mia classe.
Fa che passi presto…
 
Ero seduta al mio banco e guardavo annoiata fuori dalla finestra.
La lezione era appena cominciata e il professor Wate, quello di biologia, stava spiegando le varie fasi della mitosi cellulare.
Erano passati cinque minuti e già non vedevo l’ora di andarmene. È un nuovo record…
In quel momento la porta si aprì, ma non ci feci molto caso e iniziai a scarabocchiare cose senza senso sul quaderno.
- Signor Cullen, finalmente! Credevo si fosse perso per strada. -
Cullen…Perché mi suonava familiare?
- Mi scusi, professor Wate, sono stato…trattenuto. - disse una voce, e che voce!
Dovetti dare ragione all’ irritante vocina, perché era davvero magnifica. Roca, bassa, sensuale. Ti mandava in ebollizione al solo sentirla.
-Va bene, ma che sia l’ultima volta. Vada a sedersi vicino alla signorina Swan.- Oh cavolo!
Quando sentii la sedia di fianco alla mia spostarsi, alzai lo sguardo, per vedere il possessore della voce.
Mossa sbagliata!
Non ero preparata a quello che vidi.
Uno stupendo, probabilmente era dire poco, ragazzo, tanto bello da sembrare irreale.
Alto, molto, forse poco meno di Emmett, con un gran fisico, muscoloso, ma non eccessivo.
Aveva la carnagione chiara, i capelli, di un insolito castano ramato, sconvolti  e in cui non avrei voluto fare altro che passarci le dita, i lineamenti decisi e delle labbra carnose…Non fissarle!
Ma la cosa che mi colpì di più furono gli occhi.
Erano verde smeraldo, molto intensi e profondi, avrei potuto annegarci dentro.
Io li ho già visti…Oh Cristo! Mr.occhi verdi!
Ero decisamente incredula. Questo gran pezzo di ragazzo è lo stesso che ho visto giocare divinamente ieri?!
Continuavo a fissarlo, avrebbero dovuto definirlo illegale.
Sembrava un angelo…
E poi aprì bocca.
- Hai finito? Così mi consumi. - disse arrogante.
Ecco, troppo bello per essere vero…
Inarcai un sopracciglio. – Come, scusa? -
-Ti piace quello che vedi? - continuò con un sorrisetto beffardo.
Ma chi si crede di essere?...
- Sinceramente? Ci stavo facendo un pensierino, ma il fatto che tu sia così stronzo rovina tutto l’insieme. - e facendo la mia migliore faccia da stronza, mi girai, prestando attenzione alla lezione. O almeno ci provai.
Lo sapevo, i ragazzi così belli o sono gay o stronzi…E questo Cullen fa decisamente parte della seconda categoria…Uno stronzo, montato, arrogante, playboy,…
Sì, ma è sicuramente lo stronzo, montato, arrogante, playboy più figo che tu abbia mai visto!
Era vero, accidenti! Ma non lo avrei ammesso neanche sotto tortura.
Si può essere arrestati per omicidio di una vocina irritante? Beh, proverò lo stesso, ne sarà valsa comunque la pena…
Ehi!!
Il suono della campanella che annunciava la fine della lezione, mi riportò, fortunatamente, alla realtà. Utile, una buona volta…
Raccolsi in fretta la mia roba, cercando di andarmene il più velocemente possibile via da lì.
Ma naturalmente, lui doveva minare al mio già precario autocontrollo.
- È stato un piacere conoscerti, Swan. - disse arrogante.- Comunque, nel caso cambi idea,- sorrise malizioso - io sono Edward, Edward Cullen.-
Bond, James Bond. Alzai gli occhi al cielo.
- Sogna, Cullen.- dissi acida, e mi defilai.
Sei stata molto credibile, davvero. Meriteresti l’Oscar!
GRR!...Ok, calma. Pensa alle selezioni, pensa alle selezioni…
E sospirando, mi recai alla prossima lezione, sperando che fosse meglio della precedente.
Da oggi, odio biologia…
 
Finalmente! Pensai, mentre camminavo con il borsone in spalla per il corridoio.
Anche l’ultima ora era finita ed ora non mi restava che aspettare Emm in palestra, prima di iniziare quello che aspettavo da tutta la mattina.
Una squadra, giocherò in una vera squadra! Certo, del liceo, ma non è male come inizio…
Ero immersa nei miei sproloqui, quando qualcuno mi venne letteralmente addosso, facendoci cadere entrambi a terra.
-Ahi!..- esclamai, massaggiandomi il mio povero fondoschiena.
Sai che perdita…
Ancora tu? Ti hanno mai detto che sei assillante?
Mm, in effetti questo l’ho già sentito…
Chissà perché…
- Oh, scusami tanto! Avevo la testa da un’altra parte! Stavo andando in palestra, ma poi mi sono ricordata che, forse, avevo dimenticato a casa una cosa importante, allora, per controllare, ho guardato nella borsa, nuova, tra parentesi, che ho preso in quel nuovo centro commerciale. Ci sei mai stata? Dovresti andarci…- esclamò velocemente una voce cristallina.
Oddio, ma ha ripreso fiato?
Alzai il viso, per vedere chi fosse.
Era una ragazza, molto bella, minuta, credo non superasse il metro e cinquanta, con un viso dolce, su cui risaltavano gli occhi verdi, e una massa di capelli corvini acconciati in modo sbarazzino.
Sembrava un folletto.
- Ehi, tranquilla, sono cose capitano! - esclamai sorridendo, non sapevo perché, ma non riuscivo ad arrabbiarmi con lei.
- Oh, grazie. Comunque io sono Alice, piacere di conoscerti! - disse allegra alzandosi e porgendomi la mano.
La afferrai e mi rimisi in piedi.
- Anche per me è un piacere. Sono Isabella, ma puoi chiamarmi Bella. -
Non so bene come successe, ma me la ritrovai addosso, che mi stringeva forte le braccia al collo.
-Va bene, Bella. Diventeremo grandi amiche noi due, me lo sento! -
Sorpresa, risposi timidamente all’abbraccio. – O-ok. -
Lei si staccò, iniziando a saltellare come una molla. – Scusa, devo averti spaventata. Me lo dicono sempre che sono troppo avventata, ma tu mi sembri una ragazza simpatica, quindi volevo fartelo sapere, spero di non esserti sembrata invadente, ma a volte faccio fatica a controllarmi, è un mio difetto, ma ho anche tanti pregi, come…-
Spalancai gli occhi. – Ehi, ehi, nessuno spavento, non preoccuparti. Mi hai solo presa alla sprovvista. Comunque, anche tu mi stai simpatica Alice. -
Ed era vero. Quel piccolo folletto aveva qualcosa di interessante.
Batté le mani con un‘espressione entusiasta, sempre saltellando. – Sono contenta. Ora, dov’eri diretta prima che ti investissi?-
- In palestra, per le selezioni…-
Le si illuminarono gli occhi.- Anch’io! Potremmo andarci insieme! - e senza aspettare una risposta, mi prese a braccetto e mi trascinò con lei.
Ci cambiammo, la mia divisa da allenamento consisteva in una semplice canottiera grigia, i pantaloncini dei Bulls, le mie Air Jordan, le ginocchiere e la collana che mia aveva regalato papà. Non la toglievo mai, era il mio portafortuna.
Facemmo stretching, non volevo infortunarmi già da subito, e riscaldamento insieme, mentre aspettavamo gli altri.
Mi piaceva molto, era un concentrato di allegria quella ragazza!
Scoprii molte cose su di lei. Era originaria di Forks, un piccolo paese nello stato di Washington, e si era trasferita a Chicago da sei anni. Aveva un fratello gemello e dei genitori molto amorevoli. Giocava da quando era piccola e, da quello che vidi, era molto brava, nonostante la bassa statura la penalizzasse. Giocava nella squadra della scuola fino all’anno scorso, ma a causa di un infortunio era dovuta restare ferma per molto tempo ed ora il coach le faceva rifare la selezione per vedere com’era messa e valutare se riammetterla. Ero sicura che ce l’avrebbe fatta, era una maga con il pallone, palleggiava talmente veloce che a malapena riuscivi a vedere la palla.
Stavamo provando dei tiri, quando entrò Emmett. Gli sorrisi, ma il sorriso mi morì sulle labbra quando vidi chi c’era dietro di lui.
Edward Cullen, in tutto il suo splendore.
Puoi dirlo forte!
Appena mi notò, fece un sorrisetto e si diresse verso gli spogliatoi.
Credetti di aver ringhiato.
- Che c’è? - mi domandò Alice, curiosa.
- Cullen. - sibilai.
Lei guardò dov’era rivolto il mio sguardo. – Hai qualche problema con Edward?-
- Devo dedurre che lo conosci…-
- Oh sì, e molto anche.- sorrise. – è mio fratello.-
Oh merda…che figura! 
Spalancai gli occhi e balbettai, imbarazzata. – C-cavolo, scusami. I-io non lo sapevo, non v-volevo…-
Ma stupendomi, lei rise. – Oh, stai tranquilla, so come si comporta mio fratello quindi capisco perfettamente perché hai reagito così. Gliel’ho detto spesso che non mi piace il suo atteggiamento, ma lui non mi ascolta, è un testone.- disse scuotendo la testa.
- Già…- non sapevo che altro dire.
- Ehi, Swan. - Parlando del diavolo…
- Ci rincontriamo. - disse venendo verso di noi e facendomi un sorriso sghembo da infarto.
- Che gioia…- dissi sarcastica, ma avevo il battito accelerato.
Perché deve essere così sexy, accidenti?!
Mi squadrò da capo a piedi, con uno sguardo che se fossi stata in un’altra situazione, mi avrebbe fatta sciogliere.
- Sei qui per le selezioni? - disse, facendo un sorrisetto.
Alzai un sopracciglio. – Sì, qualche problema? -
- No, no. Tutt’altro.- disse sorridendo divertito, chissà per quale motivo.
Stavo per chiederglielo, quando una voce stridula urlò – EDWARD! -.
Mi girai e mi trovai davanti quella che doveva essere una delle pu…ehm…facili della scuola.
Era bionda, per niente naturale, aggiungerei, slanciata, e indossava un top e dei pantaloncini-ini-ini che lasciavano davvero poco all’immaginazione.
Si avvicinò ad Edward, strusciandosi senza ritegno su di lui e passando lasciva le mani sul suo petto.
Rivoltante…
- Ciao, Eddy. - disse con quella che doveva essere una voce sensuale, ma che a me ricordava un gatto nel tritarifiuti.
-Tanya.- disse lui, incolore.
Vidi Alice, alle loro spalle, mettersi due dita in bocca e fingere un conato di vomito.
Trattenni una risata.
Incrociai le braccia al petto e sorrisi divertita, alzando un sopracciglio. – Eddy? - chiesi guardandolo.- Davvero un bel soprannome, Cullen.- lo sfottei, posando le dita sul suo petto, imitando il gesto di Tanya.
Lui mi lanciò un’occhiataccia, ma lo ignorai e mordendomi il labbro per non scoppiare a ridere, mi avviai, insieme ad una Alice sghignazzante, verso le panchine.
Lei si asciugò una lacrima dall’angolo dell’occhio, sospirando.
- è stato fantastico. È ufficiale, noi due diventeremo grandi amiche.- disse sorridendo e battendomi il cinque.
In quel momento Emm ci raggiunse.
- Ehi, scheggia! - disse sorridendo, poi notò Alice. – Ciao.-
Lei alzò una mano in segno di saluto, sorridendo a trentadue denti.
- Ciao, orso. Lei è Alice. Alice, lui è Emmett, mio fratello.- li presentai.
Si strinsero la mano.- è un piacere conoscerti, Alice. Posso chiamarti nana?- disse quell’idiota di mio fratello, sorridendo divertito. Gli diedi uno schiaffo sulla nuca.
- Ehi! - fece indignato, proteggendosi la testa.
Alice stava sorridendo più che divertita.- Va bene, ma solo se non lo dici troppo in giro e se io posso chiamarti orso.-
Le fece l’occhiolino. – Affare fatto! -
Scossi la testa, sconsolata.
- Bene! - disse ad alta voce il coach, richiamandoci.- Ora inizieremo con le selezioni. Le faremo tutti insieme. Loro. - disse indicando Edward e Tanya – sono i capitani delle due squadre e vi diranno che esercizi fare. Io valuterò e basta, per oggi saranno loro i coach. Capito?-
Annuimmo, ora capivo perché Cullen stesse sorridendo compiaciuto prima. Può farmi fare tutto quello che vuole…
- Adesso, dovrete venire a dirmi i vostri nomi e poi cominceremo. Forza! - e si diresse verso il bancone dove si segnavano i punti.
Pian piano, la fila per registrarsi si accorciò e presto arrivò il nostro turno.
 - Isabella ed Emmett Swan. -
Lui scrisse sul foglio, per poi guardarci con le sopracciglia alzate.
- Swan?- chiese stupito.
Io ed Emm ci guardammo e annuimmo.
Sapevo già come sarebbe andata a finire.
- Swan come Charlie Swan? Siete i figli di Charlie Swan? -
- Già.. - dissi e basta, e andai a sedermi su una panchina, mettendomi a posto le ginocchiere.
- Bells? - chiese Emmett, preoccupato.
-Tranquillo, Emm. È tutto a posto. - sussurrai, toccandomi la collana.
Lui mi guardò ancora un momento con la fronte aggrottata, poi alzò un angolo della bocca e mi porse la mano.
- Dai, andiamo. - disse con voce dolce.
Afferrai la sua mano e annuii.- Andiamo.-
E ci dirigemmo verso il centro della palestra, dove ad aspettarmi c’era un Edward che sorrideva diabolico e mi guardava con uno sguardo che diceva: “Al mio via, scatenate l’inferno!”
Sospirai. Saranno due ore moolto lunghe…
 
Feci l’arresto e tirai. La palla prese contro il ferro e rimbalzò fuori.
Feci una smorfia. Accidenti!
- Ehi, Swan, e quello me lo chiami tiro? - disse quella, purtroppo, stupenda voce che da ore non faceva altro che riprendermi, anche quando facevo tutto alla perfezione.
Eh no, adesso basta! Una cosa era se io facevo una critica costruttiva su quello che facevo. Un’altra era se il commento veniva da fuori.
Senza dargli il tempo di reagire, gli rubai la palla dalle mani, mi posizionai dietro la linea dei tre punti e tirai.
Canestro secco.
Mi girai e gli feci un sorrisetto derisorio.- Va meglio adesso, Cullen?-
Assottigliò gli occhi, ma non fece in tempo a dire niente, perché il coach lo interruppe.
- Bene, bravi, abbiamo finito. Domani esporrò in bacheca i nomi di quelli che sono passati. Ed ora andate a farvi una doccia, ne avete bisogno. - disse sorridendo e facendoci segno con la mano come per dire: “Sciò, sciò!”.
Sorrisi divertita. Non era male, in fondo. Poteva sembrare duro, ma sotto sotto era simpatico.
Feci come ci aveva consigliato, e quando fui pronta, aspettai Emm sulle tribune.
Stavo mettendo in ordine le cose nel borsone, quando una voce mi chiamò.
Alzai lo sguardo e sorrisi. – Ehi Alice. Allora, com’è andata? -
Purtroppo non avevo fatto molto caso a come giocavano gli altri, ho preferito concentrarmi su quello che facevo.
Lei sorrise. – Alla grande! Pensavo andasse peggio dopo tutti quei mesi da ferma, ma a quanto pare sono proprio un fenomeno! -
Ridacchiai.
- Senti…- disse guardandomi innocente – Avevo intenzione di andare a veder la partita dei Bulls stasera, ma qualcuno – e si girò verso suo fratello, che stava uscendo in quel momento – mi ha dato buca ed ora mi ritrovo con dei biglietti in più. Lo so che ci conosciamo da poche ore e non voglio che tu creda che voglio comprarmi la tua amicizia, ma…-
Spalancai gli occhi. – Mi stai chiedendo di venire con te? -
Annuì frenetica.- Sì, ma può venire anche tuo fratello. Ma se non vuoi, non importa, insomma, è normale, sono quasi una sconosciuta e ti faccio una proposta del genere…- parlò a macchinetta, ma la bloccai abbracciandola.
Feci un sorrisone.- Ma scherzi, Alice? Primo, tu non sei una sconosciuta, ma mia amica, se vuoi. Secondo, non penso minimamente che tu voglia comprarmi. Terzo, stiamo parlando di una partita dei Bulls! Hai idea di quanto io li adori?! Ma certo che vengo! - dissi entusiasta.
Lei mi soffocò nel suo abbraccio, ridendo e dicendo, elettrizzata – Sììì!! Grazie, grazie! Ci divertiremo un mondo noi due! -
Risi anch’io, sentendola saltellare.
- Ehm…Bella? - Emmett era davanti a noi e ci guardava come se fossimo due pazze. Non aveva tutti i torti…
Mi staccai dall’abbraccio e gli sorrisi. – Ehilà, Emm. -
Lui mi fissò con gli occhi sgranati. – Che cosa mi sono perso? - disse, alternando lo sguardo da me a Alice.
Gli feci un sorrisone. – Non prendere impegni per stasera. Abbiamo una partita dei Bulls da vedere.-
 
Lo United Center era gremito di gente. Gli spalti erano già quasi pieni, nonostante mancassero ancora quarantacinque minuti all’inizio della partita.
Mi guardai intorno, estasiata.
- Papà ha giocato qui…- mi sussurrò Emm all’orecchio, con gli occhi che brillavano.
Sorrisi, percorrendo con lo sguardo tutta la tribuna.
- Potremmo arrivarci anche noi…-gli risposi, guardandolo complice negli occhi.
Lui mi sorrise e annuì.
Guardai il campo, immaginandomi lì sopra a giocare.
Sorrisi.
È qui che voglio stare….
 
Angolo della pazza
E rieccomi qui! Mi dispiace di avervi fatto aspettare senza dirvi niente, ma per cause di forza maggiore( il mio computer che non voleva saperne di andare…)  non ho potuto aggiornare. Per farmi perdonare ho scritto il capitolo un po’ più lungo di quanto avevo pensato. Spero vi piaccia!
Ne approfitto per dirvi che gli intervalli tra un aggiornamento e l’altro credo saranno così d’ora in poi, perché il tempo per scrivere mi si sta accorciando e devo rimettere insieme le idee, ne ho un casino in testa.
Perciò se non mi sentite per un po’ non preoccupatevi, non sono morta.
 
Ora, veniamo al capitolo.
Si scopre a cosa si riferiva Emmett nello scorso capitolo, il perché fosse dubbioso riguardo alle selezioni. Non prendetevela con Reneè, ha i suoi motivi, forse non proprio validi, ma…
Entrano in scena Edward ed Alice. Sìììììì!!
Edward è un po’ stronzo, ma va beh, si sistemerà tutto. Mi piace l’idea che Bella, nonostante sia affascinata, gli tenga testa. Potere alle donne!
Alice è uno dei miei personaggi preferiti, spero di averla delineata bene.
Arrivano le tanto aspettate selezioni! Ed entra in scena Tanya…dandandaaan! Lei la detesto, non posso farci niente, perciò scusate se a qualcuna di voi piace. Lei sarà importante per i capitoli futuri, direi…

Ringraziamenti.
Ringrazio tutte coloro che hanno messo la storia nelle preferite, ricordate e seguite. Non so cosa farei senza di voi.
Un grazie speciale va ai due angeli che hanno recensito. Thank you!!
 
Bene, è tutto, ho solo un’ultima cosa da chiedere. La storia vi piace?
Perché vedo che ci sono pochi commenti e vorrei chiedere, per favore, a coloro che la seguono, di scrivermi un pensierino. Lasciate un segno che siete passate! Voglio solo capire se devo andare avanti…

Qui ci sono i vestiti di Bella
: http://www.polyvore.com/io_te.due_cuori.una_passione_cap/set?id=95044731
E questo è il United Cen
ter  http://en.wikipedia.org/wiki/File:United_Center_Interior.jpg

Baci,
Rebs
  
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