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Autore: kazuha89    25/08/2013    5 recensioni
una calda estate risveglia ricordi sopiti. ricordi di un estate calda come quella presente, ma vecchia di dieci anni. l'estate in cui la panna conubbe per la prima volta..il dolce sapore del cioccolato ^__^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mio padre, era risaputo, aveva moltissime fissazioni, ma una era il suo fiore all’occhiello: la prudenza.
Mai niente, era affidato al caso o all’istinto, da Keiji Toyama.
Aveva fatto carriera in polizia a passo di lumaca, per evitare spiacevoli inimicizie tra colleghi o commenti su una presunta giovane età di un superiore. Aveva corteggiato mia madre fino all’esasperazione di lei, per essere sicuro fosse la donna giusta. E infine, mi aveva fatto studiare karate fin da piccola, per evitare che fastidiosi mosconi mi ronzassero attorno senza riportare danni, e mi aveva messo in guardia da ogni pericolo esistente al mondo, per far si che la mia prudenza fosse pressoché come la sua, e diffidassi di ogni singola forma di vita sul pianeta. Neanche me la prendo, devo dire, per una simile educazione vittoriana. Ogni Toyama è stato allevato a pane e prudenza, da non so quante generazioni. Tutti poliziotti severi, prudenti e impossibili da gabbare. Cyborg, per semplificare..
Non potevo non ridere, pensando a questo, da cinque mesi a questa parte. Mio padre andava fiero del suo naso, scopritore di delinquenti e di imbroglioni come quello dei cani da tartufo. Eppure, quel suo finissimo olfatto, per ben cinque mesi, si era fatto sfuggire un odore che andava sfilando proprio sotto le sue accortissime narici. L’odore di chi, tutte le notti, a sua insaputa, scalava la facciata di casa sua per chiacchierare e giocare con me. L’odore che, per me, era il migliore al mondo. L’odore di Heiji Hattori.
Sì, aveva mantenuto la sua promessa con gli interessi, ed era tornato. Lo aveva fatto per cinque mesi consecutivi, mai un ritardo. Passata la mezzanotte, puntualmente un sassolino sbatteva contro il vetro della mia finestra, e lui appariva sul mio terrazzo, il bel sorriso illuminato dai raggi di luna.
Ogni notte, mi raccontava il nuovo capitolo del romanzo che stava leggendo, in genere di Ellery Queen, o un aneddoto dei casi che finora aveva risolto, e ci strafogavamo di caramelle e biscotti. Non potevo non rimanere rapita dal trasporto con cui parlava dell’investigazione. Era come se gli fluisse nel sangue insieme alle piastrine.
“Non puoi capire, dolcezza, cosa ti manda sotto pelle, la consapevolezza di aver messo spalle al muro il cattivo della situazione con le tue stesse mani, di vederlo sbiancare come un lenzuolo sentendosi sbattere in faccia le prove che lui credeva impossibili da trovare, e la soddisfazione.. si, l’immensa soddisfazione di sapere che un criminale è stato assicurato alla giustizia per opera tua! Ah, che figata pazzesca!”
“Sì, ma per il momento, gli unici delinquenti che hai assicurato alla giustizia sono stati Pallino, il gatto del pescivendolo, che amava rubare le aringhe. Sergej, la scimmietta del droghiere, che gli rubava i sigari dagli scaffali di notte, e Pavarotti, il pappagallo della mia vicina, che aveva imparato a imitare la voce del marito al telefono e le deviava le telefonate. Delinquenti temibili, davvero.. ”
Heiji sbuffò contrariato.
“E’ che nessuno mi lascia mai provare, nel mare vero. Papà, ogni volta che riesco a posare un dito su una delle cartelle con i casi in attivo, me le fa sparire da sotto il naso e mi spedisce a giocare con Otaki. Mi dici come accidenti posso lavorare, in questo modo?”
Sapevo che aveva una fretta eccessiva di buttarsi nella mischia e, seppure solo per il fatto che avevo il terrore potesse farsi del male, concordavo con suo padre sul tenerlo fuori dalla portata del vero lavoro di polizia. Però odiavo vederlo fremere come fosse seduto su delle castagne arrosto. Lui in cuor suo, era pronto, effettivamente. Ma solo nel cuore, temevo.
“Heiji, dai tempo al tempo..” tentai di consolarlo, infilandogli in bocca una caramella gommosa, che lui prese mangiucchiare immusonito al massimo. “Un domani, quando sarai grande, sono certa che tuo padre non riuscirà a impedirti di realizzare il tuo sogno. Anzi, lasciami dire.. probabilmente diventerai anche migliore di lui!”
Heiji inghiottì la gelatina, sorpreso. Per quanto sputasse veleno al suo indirizzo, io sapevo quanta stima nutrisse Heiji per suo padre, il questore di Osaka.
“Tu.. tu pensi davvero che..possa accadere?”
Presa da un’improvvisa ispirazione, misi in piazza un sorriso furbetto.
“Perché, secondo te cosa lo spinge a tenerti cosi lontano dai suoi casi, sennò? Già lo sa, che potresti fargli le scarpe anche adesso. Però gioca abilmente la carta dell’età per tenerti buono. Aspetta che quella mossa sia vana, però, tra una decina d’anni.. voglio proprio vedere cosa inventerà per giustificarsi, ehehe..”
Heiji parve decisamente sollevato di morale da quelle mie parole. Oddio, erano una balla spaziale, logicamente. Il questore non teneva di certo Heiji lontano dal suo lavoro per paura del surclasso. Se cosi fosse, Osaka sarebbe sotto l’amministrazione di un completo imbecille..
Heiji andò via come al solito verso l’una. Lo sapevo perché uno dei criminali arrestati da Heiji, Pavarotti il pappagallo, ogni sera all’una iniziava a fischiare alla luna. Quel volatile aveva decisamente un po' di confusione in testa, pensai infilandomi sotto le coperte, ridacchiando.
Quella notte, fui tormentata da un sogno terribile, probabilmente figlio della dose eccessiva di zucchero che mi pascolava nel sangue dopo il quintale di caramelle divorate al chiar di luna.
Correvo in quello che pareva un fitto boschetto, e avvertivo sulla pelle l’aria rarefatta dovuta alle troppe piante ghiotte di ossigeno e al caldo estivo. Ero fradicia di sudore. Forse pioveva anche, ma correvo troppo veloce per sentire le gocce. Era tutto molto buio e correvo, il respiro mi si faceva sempre più corto. Non vedevo bene per colpa della fitta ramificazione degli alberi, ma sentivo la mia mano appesa a qualcosa che mi trascinava inesorabile sempre più a fondo tra la boscaglia. Ma quel che era peggio, era che sentivo chiaramente la presenza di qualcuno alle mie spalle, qualcuno che mi inseguiva, decisamente sprovvisto di buone intenzioni. Sfinita dalla gran corsa e dall’aria calda nei polmoni, portai una mano al petto, e avvertì una sensazione calda e umida. Pensando al sudore, guardai la mia mano, mentre un tuono squarciava il silenzio attorno a me, e un lampo la illuminava. Vidi che il liquido che l’aveva bagnata.. era rosso fuoco.
Mi svegliai respirando talmente a fondo, che mi venne un capogiro. Stordita, feci per portare una mano al viso per sostenermi la testa, ma l’istinto mi spinse a guardarla, terrorizzata. Niente, era pulita. L’orribile sostanza rossa e calda, era sparita.
Ero al sicuro nel mio lettino, nella mia stanza. Ero sudata come un cammello, e tremavo come in preda a un morbo, ma ero decisamente al sicuro. Maledicendo i funghetti al cocco e panna di cui mi ero riempita ala sera prima, scivolai fuori dalle lenzuola umide di sudore (grazie a dio, umide solo di quello..) e mi trascinai mezza intontita nel mio bagnetto privato. Lì, mi rinfrescai viso e braccia a lungo, finché la sensazione di quella fastidiosa aria pesante e calda, non scivolò via dalla mia pelle e giù per lo scarico. Poi, inforcai il mio armadio, e ne pescai una canottiera e dei pantaloncini bianchi. Era un giorno di lavoro, e probabilmente papà avrebbe preteso che mettessi l’ennesimo ritrovato dell’alta sartoria zuccherina che lui aveva abilmente infiltrato nel mio guardaroba, ma quel giorno era meno che mai aria. Già odiavo quella roba diabetica, più la luna che avevo per colpa di quel sognaccio, più che per un vestitino, papi avrebbe dovuto optare, per una bella museruola a fiori.
Grazie a qualche santo benevolo, il capitano Toyama parve captare nel suo contatore Geiger dei papà che c’era decisamente una forte sorgente radioattiva dalle mie parti, quella mattina, mentre sbriciolavo famelica le mie ciambelline al miele, e decise che fin che il can dormiva, non andava disturbato.
In ufficio, come al solito fui affidata alle abilissime mani di Otaki, con però una sottile frecciatina di avvertenza (oggi è un po nervosa, mi raccomando..) da parte di papi. Nervosa? Chi, io? quando mai, pensai mentre strizzavo il mio cartoncino di succo, per carpirne fino all’ultima goccia di nettare ai frutti rossi.
Otaki, probabilmente più per un’insufficiente esperienza in capo di donne irritabili, decise di parcheggiarmi nell’ufficetto smesso molto prima del solito, anche se quella mattina non era chissà quanto indaffarato.
Io non feci picchetto, e accesi la tv, e mi rilassai guardando distrattamente un cuoco che lanciava una padella dietro ad un cameriere, che gli faceva le boccacce. Non avevo dormito affatto bene per colpa di quel maledetto incubo, e avvertì le palpebre farsi seriamente pesanti, mentre osservavo il cuoco impugnare una mannaia e dirigersi spietato verso il cameriere, che nel frattempo tentava la fuga nella dispensa, quando all’improvviso, un rumore sordo ruppe la pace di quel momento, esattamente mentre la mannaia del cuoco andava piantandosi nella porta del frigo, facendomi venire un infarto.
“Amo quel tizio. Un giorno di questi, però, temo che finirà davvero per seccare qualcuno..”
Mi voltai, e vidi seduto sulla finestra Heiji, che osservava divertito il cuoco pazzo buttare nella padella appena volata in aria due uova all’occhio di bue, mentre il cameriere usciva furtivo dalla dispensa fiutando l’aria, per vedere se c’era ancora rischio di mannaie volanti.
“Tu.. mi hai fatto venire un colpo, sai?” sbottai, mentre Heiji scendeva felino dal cornicione senza levare gli occhi dalla tv. Il cameriere ora abbracciava in lacrime il cuoco, che lo malediceva affondato con la faccia nella sua giacca.
“Colpa tua, non hai l’orecchio allenato. Se fosse stato viceversa, ti avrei sentito ancora stamattina prima che scendessi dal letto, tesoro.. ” rispose lui ridendo, tirando dentro dalla finestra, una specie di borsone da palestra.
“La vuoi piantare con quei nomignoli, mi sembri un vecchio pervertito! E poi spiacente, ma oggi i miei sensi di detective non funzionerebbero neanche se ci fossero. Ho avuto una notte infernale.. ”
“Tu pensa, io invece grazie a te ne ho passata una memorabile. Coronata alla perfezione con una mattinata che rivolterà per sempre la frittata della mia vita!”
“Grazie a me? E cosa avrei fatto per regalarti sogni e mattinate d’oro, sentiamo. Se funziona, lo faccio anche a me stessa.. ”
“No, su di te non avrebbe effetto, temo, dolcezza mia.. solo un detective, avrebbe potuto trarre vantaggio, dal tuo discorso..”
“Però, ispiro i detective senza capire nulla del loro mestiere, sono un genio..che è quel borsone, siamo forse in partenza, Sherlock?”
“Non mi piace Sherlock, io leggo Ellery Queen.. no, non vado da nessuna parte. Questo borsone.. contiene questo!”
Fece scorrere la lampo del borsone, e ne estrasse con mani frementi, una cartellina marrone chiaro con la scritta RISERVATO. Una cartellina..fin troppo familiare!
“Oh signore.. Heiji, dimmi che è uno scherzo..”
“Ieri sera mi hai aperto gli occhi, piccola, anzi mi hai aperto un mondo! Mio padre..dio, è fin troppo evidente! Non vuole che metta le mani nei suoi affari perché sa che potrei fargli le scarpe, volendo! Lui non ha mai avuto il naso che ho io, men che meno alla mia età..”
Oh Gesù, pensai sedendomi sul pavimento. Si era.. bevuto quelle boiate?
“Mai avevo pensato a una simile conclusione, ma dopo che tu l’avevi portata alla luce, tutto mi è stato chiaro. E stanotte, dopo molto rimuginare, ho deciso: papà teme la mia concorrenza? Teme che il suo figlioletto di sei anni lo batta, e perciò non mi da una possibilità di aiutarlo? Bene, vorrà dire che uscirò dall’ombra e mi lancerò sotto i riflettori da solo! Il mondo finalmente saprà chi è Heiji Hattori, papà volente o nolente. E lui sarà la mia chiave per la gloria.. ”
Ancora mezza rimbambita all’idea di aver dato io vita a tutte queste teorie malsane, come il dottor. Frankenstein aveva fatto prima di me, rimasi inerme a osservare la mia creatura crogiolarsi nei suoi vaneggiamenti, mentre sfogliava febbrile il materiale conservato nella cartellina rubata al questore. Oh cielo, chissà se era un reato punibile anche per dei bambini, il furto di quella roba!
“Eccolo qui, ho sentito papà che ne parlava ieri sera al telefono col tuo, prima di venire da te. Pensa, prima che tu m’illuminassi di verità, ascoltando quei due, mi ero detto: lo potrei risolvere anch’io, quel caso.. dimmi se non è tutto destino? La telefonata, tu e infine la cartellina incustodita! Ah, l’universo ha deciso di darmi una chance, lo sento!”
“Che..che sarebbe, quel caso?” chiesi circospetta, ma fingendo interesse. Dovevo fermarlo, prima che arrivassero i paesani con le torce e i forconi..
“E’ un semplice caso di furto, ma si sa che la gavetta è d’obbligo per tutti, all’inizio. Ecco, guarda.. ”
Mi porse un fascicolo abbastanza voluminoso, su cui appariva in prima pagina un mandato di cattura per un tizio, la cui foto era pinzata nell’angolo del foglio. Il tipo aveva decisamente una faccia poco raccomandabile, lunghi capelli unticci e occhietti incavati da maschera di film horror..
“Kichihiro Numabuki, 26 anni. Furto, furto con scasso, rapina..niente di così pericoloso, no? Forse è per questo che papà lo ha lasciato in giro cosi comodamente, il suo dossier. Ieri sera, il capitano Toyama ha detto che ultimamente il signorino ha ripulito un paio di banche qua attorno, e che ogni volta è stato arrestato. Però chissà come, ogni volta è riuscito a scappare alla polizia prima di arrivare in penitenziario. Bene, caro il mio svaligiatore di banche, a questo poliziotto vedi che non scapp..ehi, che fai dolcezza?”
Senza volerlo, avevo lasciato scivolarmi via dalle mani il fascio di fogli contenenti i dati raccolti su quel criminale.
“Ah maledizione, ora si sono mischiati tutti. Vabbè, tanto li avevo letti stamattina, non è un problema abissale.. ”
“Problema abissale? No, a quanto pare, non lo è davvero..per te..”
Heiji, che si era chinato a raccattare i fogli caduti per terra, si arrestò improvvisamente. Si era accorto che avevo iniziato a tremare.
“Cosa ti prende, adesso? Non ti farà paura questo tipo? Ho visto di peggio, sinceramente.. ”
“No, non mi fa paura lui.. mi fai paura tu! Dio.. ma ti rendi conto di che cosa stiamo parlando? Questo tipo.. questo tipo non è come i cattivi dei tuoi libri, ben segregati nelle pagine e innocui per il lettore..questo qui è un cattivo vero! Non puoi dire sul serio, quando dici di voler andare là fuori, e prenderlo da solo..”
Heiji mi guardò sgomento, palesemente sbalordito dalla mia reazione.
“Io.. io credevo che tu avessi fiducia nelle mie capacità..”
 “Ma io ho fiducia, Heiji! Però non puoi pretendere che appoggi questa follia. Lui..lui è pericoloso, potrebbe persino finire male e..davvero non posso pensarci, io..”
La paura aveva avuto il sopravvento sui miei nervi, e le lacrime erano scese prima di poter far qualcosa per impedirlo. Heiji rimase incredulo per qualche secondo, a fissarmi. Poi, sorrise dolcemente e mi mise una mano sulla mia testa, con aria comprensiva.
“Oh, la mia piccola fifona.. se lasciassi finire le persone, una volta tanto, magari avresti più informazioni che, detto solo per ipotesi, potrebbero impedirti scenate del genere..ah, quanta pazienza..su, leggi qui..”
Mi mise sotto il naso gocciolante, uno dei fogli riguardanti quel tale.
“Leggi questa riga.. rapina alla banca Domonaki di Tokyo, arrestato senza resistenza perché disarmato. Poi, altro arresto alla gioielleria Miyuki, senza resistenza perché disarmato.. lo vedi? Ecco, è sempre così. Questo scemo fa le rapine senza armi, capisci? Non è per niente pericoloso, non va mai in giro armato!”
Tirai su col naso, e lessi attentamente quel paragrafo. Vero, mai un arresto in cui fosse stata costatata la presenza di alcun tipo di arma da parte di quel ladro. Però.. un bell’impiastro, come criminale! Però non potei fare a meno di chiedermi una cosa..
“E se usasse qualcos’altro? Scappa sempre alle forze dell’ordine, in qualche modo. Deve avere un asso nella manica, o robe simili, Heiji..”
“O semplicemente ha avuto sempre la fortuna di imbattersi i poliziotti o inetti o troppo leggeri con lui, tutto qui. Fidati, pasticcino, e ’un impiastro, fortunato magari, ma un impiastro!” disse Heiji, concordando col mio pensiero iniziale su quel tale. “Per questo trovo proverbiale il ritrovamento di questa particolare cartella. Se ne avessi scovata una di un tizio pericoloso e armato fino ai denti, credi che sarei stato così demente da decidere di andare là fuori a prenderlo da solo? Mai avute inclinazioni suicide, tanto perché tu lo sappia, mia cara.. ”
Annui. In effetti, a ragionare da lucida, ero stata un po' precipitosa, con gli eventi. Avrei dovuto capirlo da me che Heiji non era certo un incosciente tale, da andare alla ricerca di un assassino o roba simile.
“Allora, la mia proposta è questa: tu ed io si va là fuori a prendere Numabuki, che tra l’altro, a sentire i vecchi, sta puntando una piccola banca non lontano dal nostro bel ciliegio. Poi, una volta catturato, chiamiamo i nostri padri. Se tanto mi da tanto, guadagnerò la tanto agognata fiducia di mio padre..e il permesso del tuo per frequentarsi alla luce del giorno. Non fraintendere, adoro le nostre serate all’insegna dell’abbuffo sul tuo terrazzo, ma mi stanno pesando un po’ troppo. Primo, dormo pochissimo, e questo mi sta costando in salute. Secondo, quel poco che dormo, ho lo stomaco in protesta per i dolci, che non riesco a bruciare perché li mangio di notte per poi andare subito a letto.. ”
Toh, lo specchio della mia vita attuale..
“Allora..che ne pensi, Bonnie, ci stai?” chiese, con aria eloquente. Io sospirai, meditabonda. Sembrava più facile da dire che da fare, francamente. Per quanto quel tizio effettivamente avesse un che di strambo e assurdo come criminale, non riuscivo a far tacere quella vocina che mi diceva: non giocare col fuoco..
Però, le prospettive che ci attendevano una volta risolto il caso, erano canti di sirena comunque molto convincenti. Heiji avrebbe finalmente avuto il rispetto che meritava da suo padre, e il mio ci avrebbe dato il tanto agognato permesso di frequentarci. Presto l’estate sarebbe finita, e avevo sentito papà chiamare la scuola per informarsi in che classe ero. Sicuro come l’oro che cercava di impedirmi di stare in classe con heiji, in modo da non frequentarlo neanche durante le lezioni.
Il pensiero, mi mise sulla coda quel pepe che mi mancava per decidermi.
“Ok, ci sto, Clyde! Però voglio che tu mi prometta una cosa..”
Gli porsi solennemente il mignolo.
“Se salta fuori che quel tipo è pericoloso, devi promettermi che chiameremo aiuto, e che non farai di testa tua. Non voglio che..ti faccia del male, Heiji..”
Lo vidi assumere un’aria un po imbarazzata, e abbassai lo sguardo perché non notasse il mio rossore.
“Ok, promesso, nessuno si farà del male, e chiamerò papà se quello stupido ladro diverrà pericoloso, andata. Su, sbrighiamoci, adesso. Otaki è in pausa caffè, e poi inizierà a vagare per i corridoi del secondo piano per cercarmi. Al primo, lui crede di aver guardato bene..”
Mentre pronunciava queste parole ridendo come un matto, si diresse verso la finestra del piccolo ufficio, e la spalancò. Poi, con cavalleria, mi fece scivolare fuori sul balconcino. Infine, uscì anche lui, e come ogni volta, ci lasciammo cadere nel piccolo giardino che incorniciava il penitenziario, per poi correre via come due gatti silenziosi. Mentre raggiungevamo la collina che affiancava la zona in cui Numabuki era stato avvistato l’ultima volta, il cielo improvvisamente iniziò a scurirsi, e come una tavolozza su cui un pittore maldestro aveva versato della pittura grigio nerastra, ben presto divenne plumbeo e cupo. L’aria profumava di umido e di pioggia, e faceva un caldo afoso da non respirare.
“Dannato tempo balordo.. proprio oggi doveva arrivare un temporale fuori stagione?” sbraitò Heiji, mentre leggere ma fitte goccioline iniziavano a precipitare dai nuvoloni sopra le nostre teste. Accelerammo un po il passo,e raggiungemmo il ciliegio, i cui rami offrirono una qual sorta di riparo. La pioggia andava infittendosi a vista d’occhio, e il cielo aveva iniziato a borbottare come un minestrone, con qualche lampo e filmine qui e la. Io e Heiji posammo le schiene contro il tronco del ciliegio, vagamente tormentato da un venticello frizzante carico d’acqua piovana. Grazie a dio era estate, per cui non si stava neanche tanto male. Non fosse però, che eravamo fradici come pulcini per la corsa sotto l’acqua.
“Che si fa, aspettiamo che spiova o che?” chiesi, strizzando la mia codina di cavallo. Heiji scansò il ciuffo umido dalla fronte, e osservò il cielo.
“Spioverà probabilmente domani mattina, a giudicare dalle pance gonfie di quei nuvoloni neri, bellezza. No, qui l’unica e tagliare per il boschetto qua dietro ed entrare in città attraverso i campi. E’ più lunga perché il bosco copre tutta la collina e ci tocca fare il giro largo, ma se passassimo per la strada, ci toccherebbe raggiungere il ladro in gommone..”
Non aveva torto alcuno. La pioggia, mentre si parlava, aveva infittito le sue pareti, e il cielo era grigio come la canna di un fucile.
“Dai, prima ci sbrighiamo, prima torneremo a casa. Magari riusciamo a vedere se il cuoco stavolta riesce ad affettare quel cameriere..”
Io annui, e insieme, scendemmo giù per la collina, dove effettivamente, si stendeva un fitto boschetto. Ci addentrammo tra la vegetazione, dove almeno un po fummo al riparo dalla pioggia. Tuttavia, i rami e le foglie erano talmente fitti da formare uno scudo anche per l’aria, che era rarefatta e pesante.
“Malefiche piante ingorde..” ansimò heiji, spostando qualche ramo e facendomi scavalcare le radici degli alberi. “Sai, è colpa loro, se c’è quest’afa..”
“Lo so, non passa aria, sono troppo fitte..” risposi, tergendomi il sudore dalla fronte per non farmelo colare negli occhi. Heiji denegò.
“L’aria passa dappertutto, non serve molto spazio. No, le piante non la bloccano coi loro rami, ma la risucchiano. Lo fanno per la fotosintesi clorofilliana, ovvero il processo che fa diventare verdi le foglie. Tirano su ossigeno, buttano fuori anidride carbonica, molto più pesante e in grandi dosi asfissiante per i nostro polmoni..”
“Soffocheremo, dunque?” chiesi, guardando angosciata la quantità di piante succhia aria intorno a me.
“No, non lo prendono tutto, l’ossigeno, ma solo al bisogno, e poi siamo all’aperto, di ossigeno ce n’è a bizzeffe. No, il massimo effetto è quello che sentiamo ora: un gran caldo e il fiatone..”
Rassicurata, sospirai e continuai ad addentrarmi nel bosco, senza più timore che quest’ultimo finisse per soffocarmi. Nel silenzio, si sentiva la pioggia battere violenta contro le foglie, e i tuoni rimbombare. Proprio un temporalone, quello.
“Ok, mancano 5 minuti di cammino, e poi saremo fuori da questa mini giungla di paese, zucchero. Preparati, perché nei campi con questa pioggia, mancherà solo lo shampoo e il..che era quello?”
Mi fece frenare di colpo, una mano testa sul mio stomaco, l’aria tesa.
“Che hai, hai visto un animale?” chiesi, ma lui per tutta risposta, mi portò una mano alla bocca, e mise un indice teso sulla sua. Un attimo dopo, stranamente forte tra il fracasso del temporale, senti un rumore. Guardai heiji, che mi fece cenno di star zitta e di dargli la mano. Io obbedì, un po tesa, e iniziammo ad avanzare lenti tra il fogliame e i cespugli, attenti a non emettere un suono. Simile..al suono di passi tra le foglie. Poi, Heiji mi spinse dentro una specie di cespuglio in fiore, e mi fece accucciare al suo fianco, scrutando l’esterno. Io gli tirai la maglietta, e lui mi fece cenno di aspettare. Un paio di minuti tesi come corse di violino, e mi fece cenno che potevo parlare.
“Che cosa hai visto? Che cos’era?”
Heiji scosse il capo.
“Subito pensavo ad un orso, ma faceva troppo piano, e il tonfo dei passi era inesistente, troppo leggero. Gli orsi di questa zona scendono dai monti a valle per cacciare, a volte, ma pesano quintali, avrebbero fatto un chiasso infernale muovendosi tra le sterpaglie secche. No, il rumore che abbiamo sentito, era di qualcosa che stava facendo piano, e inavvertitamente si è fatto sentire..”
“Come fai a dirlo?” chiesi.
“Perché la prima volta, l’ho sentito solo io, mentre la seconda anche tu. Io ho l’orecchio più allenato del tuo, per cui è logico che riesca sentire anche gli spifferi sotto le porte. Chiunque fosse qui con noi ci aveva visti, e cercava di nascondere la sua presenza. Ma non si aspettava di trovare qualcuno con il mio orecchio, e si è fatto prendere dal panico, quando si è accorto che l’avevo sentito, e ha fatto un passo falso, facendosi sentire anche da te. Ora però la cosa si fa interessante..”
“Perché?” chiesi, intimorita e estasiata dallo straordinario talento di Heiji.
“Perché ora noi sappiamo che non siamo soli, e chi ci fa compagnia non lo gradisce, e si nasconde. Non so il perché, ma non ho una bella sensazione..”
“Co..come sarebbe? Credi..credi che sia qualche malintenzionato?”
Heiji alzò le spalle.
“Al nemico che fugge, ponti d’oro. Se si nasconde, chiunque sia propende per la fuga invece dell’attacco,e a me va benissimo. Io non ho intenzione di attaccare briga di certo. Ho del lavoro da fare, e ho promesso a una certa bambina di non mettermi nei guai..”
Mi sorrise appena facendomi l’occhiolino. Io sorrisi.
“Su, leviamo le tende e andiamocene da qui. Ha un po troppi occhi, questo bosco, per i miei gusti..”
Silenziosi come ladri, scivolammo fuori dal cespuglio, e buttandoci occhiate furtive dappertutto, continuammo a dirigerci verso l’uscita. Il temporale si era calmato, anche se pioveva ancora un po, ma all’infuori del lieve picchiettio delle gocce sulle foglie, non si sentiva volare una mosca. Heiji, per tirarmi nel cespuglio, mi aveva presa per mano, e anche ora che ne eravamo fuori, non accennava a lasciarla. Mai decisione più gradita mi fu. Col caldo assurdo di quel posto, avevo il coraggio di avere la pelle d’oca e i brividi. Heiji, dal canto suo invece, sembrava un cane da caccia. Tirava su grandi quantità d’aria col naso, e sembrava avere gli occhi periscopici come i camaleonti.
“Heiji..” mormorai, cercando di star calma. “Heiji, a chi la dai a bere..ponti d’oro un corno, tu stai cercando eccome, quel qualcuno..”
“No, voglio solo capir dov’è, tutto qua..” sussurrò, mentre la pioggia tornava ad infittirsi d nuovo.
“Per poi andargli in bocca, vero? Senti, l’hai detto tu, no? se si nascondeva, evidentemente non voleva essere visto, per cui..”
“Per cui, ha la coscienza sporca, e mi interesserebbe sapere il perché..”
“Non eri tu quello che non voleva rogne, che doveva lavorare?”
“Si, ma sono anche quello che per principio, un potenziale criminale non lo può lasciare ramingo in giro per il mondo, dolcezza. Su, ora fai un po’ di silenzio. Un attimo fa, credo di averlo sentito poco distante..”
“Heiji, no, ricorda quello che mi hai promesso: niente guai! Se questo signor nascondino fosse pericoloso?”
“Avrebbe già provveduto a disfarsi di noi. Ora, per piacere, sta’ zitta, ok? Se ci viene vicino, con te che mi rintroni le orecchie, non lo sento..”
Ero furiosa. Mi aveva mentito, non era poi cosi coerente e sensato, il suo giudizio. Appena un sentore di pericolo, e i suoi sensi di detective avevano preso piede nella sua mente, offuscando tutto il resto. Dio..ma perché non capiva, la gravità della cosa? Se quel misterioso terzo incomodo nel bosco era davvero pericoloso, eravamo fritti..
“Bene, pare che se sia andato, non sento niente da più di dieci minuti. Era come pensavo io, dunque, un semplicissimo cacciatore di frodo. Beh, meno male. Su, usciamo di qui, che ha pure ripreso questo odioso temporale..”
Vero, il cielo era di nuoco plumbeo e si era fatto buio. La luce era appena sufficiente a vedere il pavimento per evitare le radici degli alberi. Mi rincuorava, sinceramente, l’idea che fossimo di nuoco soli, il quella piccola giungla. Finalmente, la paura aveva lasciato spazio ai miei pensieri.
“senti, che pensi di fare una volta davanti a Numabuki?” chiesi a Heiji. Ma lui non rispose. Continuò a camminare, senza darmi retta.
“Heiji, allora?” riprovai. Lui rimase zitto. Poi, improvvisamente, si fermò. Confusa, guardai oltre la sua spalla cosa lo avesse spinto a quel gesto, ma lui immediatamente, mi spinse una mano in faccia, tappandomi la bocca. Fece bene. Se non l’avesse fatto, mi sarei strappata la laringe, a furia di urlare.
Davanti a noi, a circa dieci metri, c’era una larga scia rossa inquinata dalla pioggia e dal fango, che conduceva..a un cadavere.
Heiji, senza voltarsi, cercò con le dita le mie labbra, e ci premette l’indice, e io piangendo annui. Poi, indugiò sul mio viso fino agli occhi, e delicatamente, me li chiuse. In silenzio, prese di nuovo la mia mano, e iniziammo ad avanzare. Ero praticamente sotto shock. Non avevo mai visto, se non in televisione, un corpo scempiato.
“E’ una donna. Ferita d’arma da taglio alla carotide, letale..” sentì Heiji borbottare pianissimo vicino al mio orecchio. “Altri segni sulle gambe e le braccia, tutti post morte. Deve averla uccisa nella radura qui vicino, da dove poi parte la scia del sangue, e poi l’ha trascinata qui, per nasconderla. Ok, caccia al ladro terminata, si va a chiamare papà. Tieni gli occhi chiusi..”
Io annui. Non li avrei aperti neanche pagata. Heiji iniziò a camminare veloce, trascinandomi dietro di lui. Che strano, mi ritrovai a pensare, è una sensazione famigliare, quella che provo in questo momento..
“Heiji..” pigolai. “Chi sarà stato?”
“Probabilmente lo stesso che si nascondeva da noi. Chissà in che stato è, con tutto il sangue che esce praticando quel tipo di taglio. Logico che, se lo avessimo visto, si sarebbe tradito all’istante..”
“E se fosse stato..Numabuki? magari quella donna lo ha trovato qua dentro..”
“Macché, quello non gira armato, e quel taglio aveva un’apertura ampia, segno del passaggio di un grosso coltello da caccia..”
Io tremai vistosamente.
“Va tutto bene, siamo quasi fuori. Stanotte riempiti il letto coi peluche, vedrai che ti eviterà gli incubi. Magari..posso restare finché non prendi sonno, eh?”
Mi sorpresi. Cercava..di tranquillizzarmi?
“Io..si, magari..grazie..” risposi, lusingata. Heiji borbottò qualcosa che non sentì bene, ma non mi importava. Anche in quella situazione, era riuscito a rasserenarmi.
Finalmente, scorgemmo in lontananza’uscita di quel boschetto infernale.
“Meno male, con questo diluvio non vedevo ben..”
“Boo..”
Fu un attimo, uno sciocco di dita, un lampo.
Heiji serrò le braccia attorno alle mie spalle, e strinse forte. L’odore di capelli bagnati entrò nel mio naso, e qualcosa di caldissimo mi bagnò la pancia. Stordita, aprì gli occhi. Per un secondo, credei di morire dalla paura. Fradicio di pioggia e sporco di fango ,stava davanti a noi..niente meno che Kichihiro Numabuki . Tra le sue dita lerce, un coltello da caccia gocciolante sangue. Heiji rimase al suo posto davanti a me, dando le spalle al malfattore. Numabuki rise piano. Una risata idiota, viscida.
“Perché non l’hai ascoltata, moccioso? Lo avevi sentito che ero andato per di qua, perché non sei uscito dall’altra parte, quando la tua amica si è accorta che mi cercavi?”
Heiji, con me tra le braccia, rise a sua volta.
“Perché non potevi scappare, non lo avrei mai tollerato..”
“Ah si?” rispose l’uomo. “E dimmi, con che cosa meditavi di prendermi, a mani nude? Lo sapevi del coltello, ti ho sentito prima, fare la tua bella diagnosi sul cadavere di quella tipa..”
“Si, ma ingenuamente ho pensato che ti saresti fermato davanti a dei bambini. E con questo temporale..non ti ho nemmeno sentito avvicinare. Mea culpa, evidentemente ha ragione lei.. sono davvero ancora piccolo, per questo mestiere..”
“Ah beh, hai i tuoi meriti, mezza calzetta, s’ha da dire. Per puzzare ancora di latte, sei riuscito a capire subito com’era morta la donna, cosa avevo usato, a sentirmi scappare e in che direzione. In futuro, saresti stato un degno esponente della concorrenza, ragazzino..non fosse che, molto probabilmente non arriverai neanche a stasera, con tutto il succo che stai versando..”
Nel dire così, colpì un sassetto con la punta della scarpa, e lo lanciò contro Heiji, colpendolo al fianco. Lui emise un verso strozzato, eccessivo per un colpetto simile. Poi però, Heiji iniziò a tremare, ancora stretto a me, e io gli portai le mani in vita per reggerlo, e fu allora che lo vidi. Proprio a fianco all’ombelico..Heiji aveva ricevuto una pugnalata. Il sangue uscito gli aveva inzuppato la maglietta.
“H..HEIJI!” urlai.
“Sta’ calma..” esclamò lui, guardando con la coda dell’occhio Numabuki. “Agitarsi servirebbe solo a dargli soddisfazione. I maniaci sono fatti cosi. E poi non mi ha fatto niente, il sangue non è solo mio. Mi ha sporcato i vestiti con quello sul coltello..”
“Oh, dunque è per questo che stai giocando al piccolo marines, eh?” sghignazzò l’uomo.
“No..” borbottò Heiji, e senza farsi vedere, prese una delle mie mani cinte ai suoi fianchi. “Lo faccio solo per non spaventare questa bambina. Sai, ho un debole per lei, non sopporto proprio di vederla star male, per niente poi... Però tu mi hai ferito, e lei adesso è in ansia per me. Sentissi come trema..”
Che stava facendo? Conversazione amabile con l’assassino?
“Oh capisco..bene, porgo le mie scuse, allora. Anzi..credo che..potrei far qualcosina per calmare il suo cuoricino preoccupato. Che ne pensi se..lo fermo?”
Mi prese un colpo tale che per poco svenni. Ma Heiji, nonostante la ferita ancora copiosamente sanguinante, rimase calmo. Era riuscito a prendermi salda la mano, e ora vedevo quella libera scivolare sulla mia spalla.
“Provaci soltanto..” ringhiò Heiji, senza voltarsi. Poi, mi fece un mezzo occhiolino, e fece schizzare gli occhi verso sinistra, e articolando solo le labbra, disse: “3..2..1..”
Prima che potessi dire qualcosa, heiji spinse con forza la mano posata sulla mia spalla,e mi fece cadere dentro a un cespuglio incastrato tra due rami. Ci passai in mezzo rovinosamente, graffiandomi braccia e gambe, e Heiji sbucò un secondo dopo di me, la mano ancora stretta nella mia.
“Svelta, non abbiamo molto tempo!”
Iniziammo a correre, le imprecazioni di Numabuki in lontananza.
“Come..come hai fatto a..” ansimai, correndo.
“Ha iniziato a parlare di più, ad un tratto, e mi sono chiesto perché, dato che poteva farci fuori facilmente in un secondo. Poi ho pensato che avesse notato qualcosa che lo innervosiva e da cui voleva distrarci, e ho notato quel grosso cespuglio tra i due alberi. Il nostro amico bacato deve aver pensato che, se fossimo scappati dal passaggio in mezzo ai rami del cespuglio, lui non ci avrebbe potuto seguire perché non ci passava, e ci avrebbe momentaneamente persi. Così, ho giocato la sua stessa carta, e lui è finito nella sua stessa rete..”
 Heiji aveva calcolato tutto questo, pensai..in una situazione simile? Aveva anche una ferita, e continuava a conservare raziocinio?
“Heiji..” ansimai, correndo tra i cespugli e schivando le radici degli alberi. “Se riesci a salvarci..devo dirti una cosa importante..”
Lui rise appena.
“Anche io devo dirti una cosa, dolcezza..”rispose, mentre cambiava bruscamente direzione, avvertendo i passi di Numabuki avvicinarsi. Il mio sogno, pensai, tutto come nel mio orribile sogno. L’aria calda, il sangue sulle mie mani, la sensazione di essere braccati. Dio..fa che sia un sogno anche questo!
All’improvviso, mentre saltavamo l’ennesimo mucchio di radici, avvertì la mano di heiji allentare la presa, e mi parve che il suo passo rallentasse.
“Heiji..Stai bene, vero?” mi uscì dalla bocca.
“Si, zitta e corri!” rimbeccò lui, e risaldò la presa alla mano. Mano che, a ogni passo, pareva diventare più fredda e sudata. Mi venne da piangere, ma resistetti. Anche per me veder star male Heiji era un’agonia, per cui dovevo farmi forza e collaborare con lui per uscire da quell’inferno, per portarlo immediatamente da un dottore.
“Oh no.. no!” senti Heiji urlare all’improvviso. Non feci nemmeno in tempo a capire il perché, che successe di tutto. Il terreno sotto ai miei piedi s’interruppe bruscamente, sostituito dal vuoto, e io e Heiji precipitammo nel vuoto. Un istante dopo, Numabuki ci fu addosso come un falco, ma non riuscì a prenderci. Cademmo per un paio di metri, per poi atterrare bruscamente sul suolo fangoso. Intontita dal colpo e dolorante, apri gli occhi davanti a me, e vidi una scena terribile: Numabuki era chino sull’orlo di quello che capii essere un piccolo crepaccio, dove io e Heiji eravamo caduti, e ci guardava dall’alto come un condor affamato. La parete della collina doveva aver ceduto per via del temporale. in quel punto del bosco, i rami erano più radi, e la pioggia non aveva avuto schermo alcuno, facendo frenare una fetta del monte. Heiji doveva essersene accorto, ma troppo tardi..
Heiji..dov’era Heiji..
Mi mossi bruscamente per guardarmi attorno, e avvertì un dolore al piede lancinante.
“Caviglia..slogata..probabilmente..”
Mi voltai. Heiji era disteso a terra, la mano al fianco. Impietrita, lo raggiunsi più velocemente possibile trascinandomi carponi.
“Oh no..Heiji!” strillai, in lacrime. Lui sollevò una mano infangata, e mi carezzò una guancia.
“Non piangere, mi fa stare peggio,lo sai..” bisbigliò. Era pallidissimo, per quanto permesso dal suo bell’incarnato bruno, e aveva gli occhi appena aperti.
“Non chiudere gli occhi!” esclamai, prendendogli una mano. “Ti prego..non lo fare!”
“Sei matta? Lo so che non devo..lui è ancora li..” disse, e fece un cenno verso l’alto. Io alzai la testa. Numabuki rideva beato dal bordo del crepaccio. Io persi il lume. Piantai le mani a terra da una parte all’altra della testa di heiji, e mi protesi sopra di lui.
“Non osare neanche pensare di avvicinarti..animale!” ringhiai. Per tuta risposta Numabuki scoppiò a ridere sguaiato. E prima di quanto pensassi, saltò giù. Atterrò a un paio di metri da noi, il suo maledetto coltello sempre in mano.
“Gli eroi della domenica..” commentò divertito, guardando heiji. “Quando stamattina mi hai sentito la prima volta, se avessi fatto il bravo bambino e te ne fossi andato..quasi certamente non ti avrei fatto alcun male, sai? Ma tu no..tu dovevi capire, tu dovevi vedere. E cosa hai visto? Cosa hai capito? Semplice..hai capito che sei ancora troppo piccolo per fare l’eroe, e hai visto.. il tuo ultimo giorno..”
Numabuki lustrò la lama del suo coltello lungo i pantaloni. Io ero una foglia al vento, ma non mi spostai. Ne tolsi gli occhi da quell’uomo spregevole.
“Se davvero vuoi ucciderci..” sibilai, furiosa. “Non sarà per gli errori del mio amico, sappilo. Sarà solo colpa di quelli stupidi poliziotti..”
Numabuki mi guardo un po stupito, cosi come Heiji. Si,l’avevo appena formulato, quel pensiero.
“Quali poliziotti?” borbottò Numabuki.
“QUELLI SCEMI CHE NON HANNO SCRITTO DEL COLTELLO! Heiji..Heiji non ti avrebbe mai cercato, se avesse letto nel tuo fascicolo, che avevi un arma. Tu..TU, SE HEIJI FOSSE GIÀ UN POLIZIOTTO, SARESTI IN GALERA,QUINDI NON PARLARGLI IN QUEL MODO!”
Heiji rise piano, e si provocò un violento attacco di tosse. Numabuki rise a sua volta, leccandosi disgustosamente le labbra, famelico.
“Il mio fascicolo..ma nessuno degli omicidi da me commesso, risulta da qualche parte, caramellina. Risultano solo le rapine alle banche, dove di certo non mi servivano armi, dato che erano solo per sviare gli sbirri dai miei veri reati. Io, in prigione..ci sono finito apposta!”
“Ah si? E perché diavolo lo avresti fatto,eh?” rimbeccai.
“Perché..alla fine..era il posto più sicuro, per un pesce piccolo come me, a cui si sa che prima o poi.. toglieranno l’acqua..”
Detto questo, Numabuki impugnò bene il manico del suo coltello, e prese la rincorsa nella nostra direzione. Io per tutta risposta, mi sdraiai completamente su Heiji, che ormai si stava addormentando pian piano, in attesa del colpo. Heiji, pensai.. quelle cosa che dovevamo dirci..mi sa che ce le dovremo dire..dall’altra parte.
BANG!
Un colpo assordante irruppe nel silenzio del bosco, scatenando il volo di moltissimi uccelli riparati tra i rami. Non ebbi il coraggio di guardare niente. Venne poi un tonfo sordo, come il rumore di un grosso sacco caduto a terra. In seguito, sentì dei passi avvicinarsi. La pressione però fu troppa, e prima di riuscire a capire cosa fosse capitato e l’origine di quel suono, finì per perdere i sensi, l’odore dei vestiti bagnati di Heiji a riempirmi i polmoni..
 
“Conan..Conan..allora, pisolo, ci svegliamo?”
Mi svegliai di soprassalto, decisamente agitato.
“Chi ha sparato?” esclamai, confuso.
“Che cosa? Ahaha, tu guardi troppi polizieschi, cucciolo..”
Intontito mi guardai intorno. Ero ancora sul divanetto della camera d’albergo, seduto sopra le gambe di heiji, che mi guardava gaudente. Il sole rovente fuori dalla finestra era mezzo tramontato, e l’aria era decisamente più fresca. Mi voltai verso heiji nuovamente, stavolta guardando il suo addome. La cicatrice..
“Questa..” mormorai, posando una mano sulla vecchia ferita rimarginata. “Questa è..”
“Una prova d’amore!” commentò Ran. La guardai. Lei e Sonoko avevano gli occhi lucidi, mentre Kazuha stava di spalle, a guardare fuori dalla finestra con insistenza.
“Bambolina, non esagerare..”
“Si, ha ragione. E’ solo l’ennesima prova che Heiji non ha la madre che si merita, dato che è palesemente un figlio di..”
“Buona, minorenni in ascolto!” ringhiò Heiji tappandomi le orecchie. Io lo fulminai.
“Buona? Come osi chiedermi di stare buona! Ho passato un sacco di tempo a chiedermi che cos ti avessi fatto di male, per meritarmi 3 mesi di seguito di tutta quell’indifferenza, bello mio! E ora salta fuori questo?”
“Non abbastanza, evidentemente, altrimenti l’avresti capito!”
“STOP!” urlai. Tutti mi guardarono.
“Ok, non ci sto ufficialmente capendo più niente. Allora..ho seguito la storia nel dormiveglia dato il mio sonno leggero,ma mi è sfuggito il finale..”
“Sonno leggero? Ma se russavi come una motosega!” ridacchiò Heiji.
“E’ colpa del caldo..” rimbeccai, stizzito. “Ok, Kazuha..ho sentito fino al punto in cui tu perdevi i sensi..”
“E’ finita li, per me. Mi sono svegliata a casa mia, nel mio letto, Heiji seduto sulla sponda, i nostri padri dietro di lui. Il forte rumore che mi ha fatta svenire era lo sparo della pistola di papà che colpiva Numabuki, disarmandolo. Otaki, alla fine, aveva capito che Heiji era uscito dall’edificio, e aveva capito anche che io ero con lui. Ha avvertito i paterni piani alti, e ci hanno cercato. Nel piccolo ufficio dove Otaki mi teneva quando era indaffarato, è stato ritrovato il fascicolo disperso di Numabuki, che papà aveva lasciato incustodito perché..era in aggiornamento. Di recente, infatti, era saltato fuori di tutto, su quel banale ladro di banche. Avevano scoperto che in realtà era un serial killer, e che rubava in banca solo perché aveva sbagliato un lavoro, e chi di dovere lo voleva morto. Pensava che in prigione sarebbe stato al sicuro,credo..”
Certo, pensai, guardando Heiji. Chi di dovere..i MIB. Numabuki era davvero un pesce a cui era stato deciso di togliere l’acqua..
“A quanto pareva , sono rimasta svenuta parecchio,dopo il fattaccio. Quando mi sono ripresa, ho subito urlato a papà Hattori che Heiji era ferito, che bisognava portarlo all’ospedale, ma Heiji mi ha guardata come se fossi impazzita, e mi ha detto che nessuno si era fatto niente. Mi ha persino fatto un balletto, per farmi vedere che stava benissimo!”
“Già.. c’è mancato poco che non mi dissanguassi, con quel balletto..”
“Si, ma il tuo problema è che io non sono scema! Senza tante cerimonie, mi sono alzata, e gli ho levato la maglietta, per far vedere a tutti che era ferito. Però..”
“Però la ferita non c’era..” ridacchiò Heiji. “L’avevo nascosta col trucco e i cerotti sotto l’elastico dei pantaloni. Se non mi è andata in cancrena, è un miracolo. E tu a quel punto ti sei arresa, e hai definitivamente creduto di aver sognato quel dettaglio. E cosi doveva essere ancora oggi, se non fosse che questo dannato sgorbio, è rispuntato dalle sabbie del tempo dopo dieci anni di sonno..”
Sonoko squittì giuliva.
“Oh kazu-chan, non capisco proprio cosa ti disturbi! Hai appena scoperto che il tuo Heiji si è fatto sfilettare al posto tuo, dovresti essere orgogliosa del tuo eroe!”
“Io..beh lo sono, certo! Heiji ha da sempre il vizio di farsi del male per proteggere me..”
Divennero entrambi bordeaux.
“Ma ciò non toglie che da quel giorno, per tre mesi, il signorino mi ha trattata come un’estranea. Ci ho sudato un guardaroba di camicie, per rientrare nelle sue grazie..”
Heiji divenne scuro in volto.
“E ringrazia di esserci rientrata! Se ci penso, mi sento imbestialire ancora..”
“Ma mi vuoi dire che problema hai? Sei tu quello che ha mentito, che tieni il broncio a fare?”
Lui emise dei versi di frustrazione.
“Io non mi sono arrabbiato per la ferita, scema!” sbraitò. “Non me ne fregava niente, anzi ero contento di aver impedito che ti facessi male. Come quella volta all’isola della sirena, quando mi hai tagliato il dorso della mano..”
 Kazuha impallidì.
“Ti ho tirato su lo stesso, e morta li. Io mi sono arrabbiato per..per un’altra cosa..”
La voce gli morì in bocca. Io lo guardai. Non lo seguivo.
“Non ti seguo, cioccolatino..” mormorò Sonoko confusa. Ecco, siamo in due. “Per cos’era, allora?”
“Già, lo vorrei sapere anche io, Heiji..” si unì Ran.
Ma prima che Heiji potesse replicare indignato. Kazuha scoppiò a ridere.
“No..” esalò tra le lacrime. “Non mi dire..oh dio, muoio!”
Heiji la guardò truce.
“Che ti ridi?”
“Tu..tu ti sei infuriato..perchè non ti ho detto quella cosa?” chiese.
Heiji sbarrò gli occhi, stupefatto. Io ero ancora alla deriva, quando Sonoko fu investita dalla luce.
“La cosa del bosco! Giusto..kazu-chan, tu gli avevi detto che dovevi dirgli una cosa, se ti avesse salvata!”
Ah si, giusto, lo aveva detto durante la fuga! Wow, per una volta, Sonoko aveva tenuto a mente un dettaglio più di me..maledetto caldo!
“Vero! E Heiji aveva risposto che anche lui aveva qualcosa da dirle!” intervenne Ran.
“Già..problema è che..kazuha, vuoi finire tu per me?” disse Heiji a denti stretti.
Kazuha prese fiato dal gran ridere.
“Beh, che c’è da dire? Heiji, dopo che mi fui ristabilita, venne da me, e mi ricordò di quella frase. Mi disse..che lui ciò che aveva da dirmi me lo aveva detto prima che svenissi, e attendeva di sentire cosa avessi da dire io..”
“Già..e invece lei..” ringhiò Heiji, Kazuha fece una smorfia.
“Io non ricordo né quello che ha detto lui, né cosa volevo dirgli io..”
Heiji ringhiò altero, e mi prese sotto il braccio.
“Andiamo in spiaggia, mi voglio fare una nuotata col il tappetto..”
Nessuna delle ragazze ebbe tempo di replicare, che eravamo in macchina. Kazuha tentò di tutto per rabbonire Heiji, come pure Sonoko e Ran, ma fu tutto vano. Io dal canto mio, neanche sprecai fiato. Non credo negli altri, ma la bilancia è risaputo che ha il cemento al posto della testa..
In spiaggia, poi, le ragazze andarono a nuotare, mentre Heiji piantò ombrellone e broncio sul bagnasciuga. Io sospirai, prendendo una fettina di cocomero dal mini frigo, e sedendomi accanto a lui.
“Tanto perché amo le cause perse, provo a chiedere..” dissi, mordendo il cocomero e sputando i semini. “hai davvero detto a kazuha quello che volevi dirle, o era una balla?”
Heiji mi rubò animalesco, un morso di cocomero.
“Si.. glie l’ho detto facendomi affettare un fianco, tagliare la mano e facendo la figura dell’idiota brevettato ogni volta che qualcuno le ronza attorno..”
Io scossi il capo, masticando cocomero. Che male, che siamo messi, gente..
Nel pensare così, vidi Kazuha guardarci, e salutai con la mano. Lei ricambiò, fece una pausa, e poi usci dall’acqua, schizzando heiji con la coda. Lui la fulminò.
“Ok..” disse lei, annuendo sorridente. “Heiji..”
S’inginocchiò di fronte a lui.
“Voglio che tu diventi un bravo detective. Se ci riuscirai..io rimarrò con te per sempre!”
Detto questo, si rialzò in piedi. Heiji era allibito.
“Cosa doveva essere, questo?”
“La cosa che volevo dirti, se mi salvavi dal killer. Mi è appena tornata in mente. Solo quella però, la tua non me la ricordo proprio..”
Heiji la guardò per un paio di secondi, poi scoppiò a ridere. Lei lo guardò confusa.
“Sai cosa? Non importa. Non mi ricordo più nemmeno io, cosa ti ho detto! Su,vai in acqua, che arrivo!” le disse lui. Kazuha annui, e raggiunse le amiche.
Io guardai heiji, con quel suo sorrisetto ebete e goduto in faccia.
“Sei una cosa incredibile, lo sai?..” sbuffai. “E’sempre la stessa storia, con te..”
“Ehi, neanche tu sei mai riuscito a dirlo decentemente, bello mio..” rimbeccò lui, infilandomi il ciambellone in vita e spingendomi in acqua. “In fin dei conti, non è mai stato semplice per nessuno dire..ti amo.”
  
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